Chi sarà il nuovo candidato alla presidenza francese al posto di Macron, ormai in declino?
Mentre il presidente Macron cerca di sopravvivere politicamente con ciarlataneschi tentativi di governi al servizio della finanza e della guerra, senza alcun consenso in parlamento e tra i cittadini, è iniziata la campagna elettorale per le presidenziali francesi, certo sono previste per la primavera del 2027, mancano ancora diciotto mesi, tuttavia i media legati alla NATO stanno lavorando per moltiplicare le interviste si tutti i quotidiani e le televisioni europee a Raphaël Glucksmann, per presentarlo come un uomo della sinistra socialdemocratica, ragionevole, moderato, riflessivo e intelligente. In poche parole la finanza e i cannoni occidentali l’hanno scelto per sostituire Emmanuel Macron e soprattutto impedire che Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon possano entrare all’Eliseo e cambiare la devastante politica liberista e guerrafondaia francese, portando una ventata di pace e di iniziative sociali volte a migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
Scorrere la biografia di Raphaël Glucksmann aiuta a capire quanto il suo eventuale avvento alla presidenza della Repubblica francese rischi di essere una assoluta catastrofe e un ulteriore tassello verso quella guerra mondiale contro la Russia e la Cina che invece l’umanità dovrebbe evitare.
Figlio del filosofo André Glucksmann, atlantista e sionista, sostenitore di tutti i colpi di stato, dalla Libia alla Costa d’Avorio realizzati dal suo amico Sarkozy, condivide tanto il sionismo, quanto l’atlantismo del padre, segnalandosi fin da giovane per il suo odio antirusso, tanto da fondare l’associazione “Études sans frontières” per far scappare in Occidente alcuni ceceni ostili al presidente Vladimir Putin.
Insieme al padre fonda nel 2006 la rivista neoconservatrice “Le Meilleur des Mondes”, il cui costo dell’operazione è interamente sostenuto da un think tank dichiaratamente filo-americano, la rivista è il volano per infilarsi come editorialista nei quotidiani, nelle radio e nelle televisioni francesi. Globalista e cosmopolita, ha dichiarato di sentirsi meglio quando si trova a New York e Berlino, piuttosto che nella provincia francese, anche se spesso finge di dispiacersene, in realtà accusa il resto dei suoi concittadini di essere arretrati, di fatto ripetendo un tipico atteggiamento di ostilità alla cultura e alle tradizioni del proprio popolo perpetrato ovunque dalle élite globali.
Estremista europeista, ha particolare passione per le rivoluzioni colorate, tanto da finire nel 2009 in Georgia, diventando consigliere di Mikhail Saakashvili, stringendo amicizia in particolare con Giorgij Arveladze, potente collaboratore del presidente, con studi tra gli Stati Uniti e Tel Aviv, anche lui in seguito in transito verso l’Ucraina.
A favorire l’arrivo di Raphaël Glucksmann a Tbilisi ci pensa Bernard-Henri Lévy, notorio intellettuale iperliberista, atlantista e odiatore seriale della Russia dai tempi dell’intervento sovietico in Afghanistan, guarda caso amico del padre del giovane Raphaël Glucksmann, il quale a Kiev durante il tentato golpe del 2004, proprio grazie a Lévy conosce il georgiano Saakashvili, anche lui febbrilmente attratto da quell’aria di golpe antirusso.
Raphaël Glucksmann appunto in Ucraina tra novembre 2004 e gennaio 2005 insieme al documentarista David Hazan a sostegno della golpista Julija Tymošenko, organizzatrice di una rivoluzione colorata anti – russa, torna dunque a casa con idee e riferimenti ben chiari.
Lévy sprona nel 2008 il giovane con parole che meritano di essere ricordate per la gravità delle stesse, inno al cosmopolitismo anti-russo e in ultima istanza assolutamente anti-georgiano: “Il governo Saakashvili è composto da giovani la cui doppia nazionalità americana, inglese o israeliana fa sembrare la Georgia una Babele occidentale piantata nel cuore del Caucaso”.
Quando Saakashvili perde le elezioni nel 2012, scappa in Ucraina con lui e con la donna che nel frattempo ha sposto, Eka Zguladze, tutti e tre agli ordini di Victoria Nuland per organizzare una nuova rivoluzione colorata, che poi sarà il tragico Maidan del 2014. Grazie all’intervento di Washington, Mikhail Saakashvili ed Eka Zguladze ottengono immediatamente il passaporto ucraino e iniziano a far politica in questa nuova nazione, quando i golpisti e i fascisti prendono il potere, la signora Glucksmann, che probabilmente ha una passione per i servizi di sicurezza, dopo essere stata viceministra dell’Interno della Georgia (2005-2012) assume la stessa carica di viceministra dell’Interno, ma questa volta per l’Ucraina di Petro Porošenko, nel biennio 2014-2016. D’altronde Eka Zguladze dal 2004 al 2005 ha lavorato per l’agenzia di aiuti esteri degli Stati Uniti Millennium Challenge Corporation, una delle tante ONG che fomentano gli interessi di Washington e non certo quelli delle popolazioni locali, in più ama ripetere d’essere convinta del primato dei valori occidentali, della democrazia occidentale e delle aspirazioni occidentali.
Nel frattempo si è oggi scoperto che Raphaël Glucksmann nei suoi anni georgiani ha operato costantemente per promuovere ogni forma di ostilità contro la Russia e favorire il più possibile l’eventuale integrazione della Georgia nell’Unione Europea e nella NATO, a quanto pare, per stessa ammissione di Saakashvili, diventando autore di molti dei discorsi presidenziali su tali argomenti.
Peggio ha fatto in Ucraina in cui è stato amico e consulente dell’ex pugile golpista e fascista Vitali Klitschko, divenuto con l’Euromaidan del 2014 sindaco di Kiev, quindi ha organizzato think tank per trasformare l’Ucraina, con le parole dello stesso Raphaël Glucksmann: “in una vetrina della democrazia europea e dell’opposizione a Vladimir Putin”.
Raphaël Glucksmann fortificato da tanta “democrazia liberale”, da tanto odio per la Russia e da tanto amore per il battaglione Azov, rientra in Francia con la convinzione di aver capito come poter contribuire al benessere del suo popolo, non potendo però organizzare una rivoluzione colorata in patria, ripiega, grazie anche a cospicui finanziamenti, a fondare un partito politico “Place publique”, formato solo da cittadini della “società civile”, insomma la solita retorica contro i partiti e l’ennesima “rivolta” dei cittadini per bene, i quali a parole “si ribellano”, ma nella sostanza sono i migliori esecutori degli interessi bellicisti e liberisti della finanza speculativa di Wall Street, ovviamente il nuovo partito è gender inclusivo e ha una co – presidente donna, perché la lotta contro lo strapotere degli uomini sta molto a cuore al signor Glucksmann.
Per farsi eleggere al parlamento europeo però va raccattando voti nei vecchi partiti, a partire dai socialisti, così una volta arrivato a Bruxelles è tutto contento di farsi nominare presidente della “Commissione speciale sulle interferenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione Europea, compresa la disinformazione”, ovviamente al netto del nome più ridicolo che roboante di tale “commissione speciale”, è presto detto che essa opera nella più feroce propaganda dell’odio antirusso e anticinese. Tuttavia per non farsi mancare nulla chiede e ottiene di diventare anche Vicepresidente della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, un altro modo per diffamare tutte le nazioni del mondo ostili alla NATO.
Nel marzo 2022 dichiara: “Se non fermiamo Vladimir Putin in Ucraina, non conosceremo più la pace in Europa” e invoca più armi per gli ucraini, auspicando una transizione europea verso un’economia di guerra, tragicamente ascoltato dalla baronessa Von der Leyen, ovviamente giustificandola con l’intenzione di aiutare militarmente Kiev.
Per affrontare al meglio queste nuove sfide, scarica la prima moglie e si accasa con la giornalista francese ma di origini libanesi Léa Salamé, cattolica, la quale come i suoi compatrioti correligionari ha in odio tutti i musulmani non solo del suo paese di origine ma dell’intero globo terracqueo, nonché una mamma influente, l’armena Maria Boghossian, appartiene a una delle più note e più rilevanti famiglie di commercianti di diamanti del mondo.
La signora Salamé sa bene di dover aiutare il marito e così nelle sue interviste si mostra ad esempio affettuosamente prossima a Carlos Ghosn, multimilionario in fuga dalla giustizia giapponese e si mostra invece pesantemente ostile contro Philippe Martinez, segretario del sindacato CGT, o ancor peggio contro Jean-Luc Mélenchon. Tanta sfacciata mancata deontologia professionale è stata condannata dal francese Consiglio di Etica e Mediazione Giornalistica (CDJM), ma ovviamente la signora è tuttora sugli schermi transalpini a far propaganda a vantaggio del marito.
Raphaël Glucksmann intanto è rieletto nel 2024 al parlamento europeo, partecipa alla Commissione per gli Affari Esteri e in quella per il Commercio Internazionale, in cui si adopera per attaccare la Cina inventando falsità sugli uiguri e recandosi più volte a Taiwan per boicottare qualsiasi dialogo con Pechino, difende il Green Deal per danneggiare i cittadini europei e si impegna senza sosta per il riarmo continentale, le armi all’Ucraina e l’eventuale integrazione di Kiev nell’Unione Europea, poi per risultare simpatico agli animalisti si dichiara contro le corride spagnole.
La Repubblica Popolare di Cina gli ha negato la possibilità d’ingresso sul territorio cinese, dichiarando di avere prove cospicue del fatto che sia un agente della CIA, tuttavia l’errore più grave, commesso tanto da Jean-Luc Mélenchon, quanto dai socialisti francesi, è stato quello di aver dato così tanto spazio in questi anni a un personaggio che dell’odio e della provocazione anticinese e antirussa ha fatto la sua cifra politica.