L’Aiea è un’organizzazione internazionale o agisce esclusivamente nell’interesse di qualcuno?
L’Assemblea Consultiva Islamica (il Parlamento iraniano) ha recentemente approvato una proposta di legge che sancisce l’interruzione di qualsiasi forma di cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), l’organo di controllo nucleare delle Nazioni Unite. Il provvedimento preclude agli ispettori dell’Agenzia l’accesso al territorio iraniano, a meno che il Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale non fornisca specifiche autorizzazioni.
La decisione dell’organo legislativo iraniano, sulla cui conversione in legge dovrà pronunciarsi a breve il Consiglio dei Guardiani, è stata assunta sulla scia dell’aggressione israeliana sferrata il 13 giugno e dei successivi raid aerei statunitensi contro gli impianti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, ma giunge a coronamento di un rapido processo di distanziamento dall’Aiea avviato da Teheran a partire quantomeno dall’inizio di giugno. L’evento scatenante va individuato nell’acquisizione, da parte del governo iraniano, di migliaia di documenti segreti israeliani riguardanti il programma nucleare di Tel Aviv, dai quali emergerebbe un collegamento diretto tra l’Agenzia e Israele. Più specificamente, i file ottenuti da Teheran nell’ambito di un’operazione spionistica condotta dal Sevak attesterebbero un coordinamento strutturale tra il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi e le autorità israeliane, alle quali sarebbe stata trasmessa la corrispondenza riservata che l’Agenzia intratteneva con gli interlocutori istituzionali iraniani. Attraverso il canale di comunicazione allestito ad hoc, Grossi avrebbe passato ai servizi di sicurezza israeliani i nomi e gli indirizzi degli scienziati coinvolti nel programma nucleare iraniano poi assassinati. «Questi documenti dimostrano chiaramente che, anziché svolgere un ruolo neutrale, l’Aiea è diventata uno strumento al servizio del regime sionista», ha confidato il 10 giugno a «Fars News» una fonte interna all’intelligence iraniana.
Un’accusa durissima ma reiterata con forza ancor maggiore dagli iraniani in seguito all’aggressione israeliana, che Tel Aviv ha sferrato adducendo come fattore scatenante il contenuto di una risoluzione proposta il 12 giugno da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania e approvata dal Consiglio dei Governatori dell’Aiea (19 voti favorevoli, 3 contrari, 11 astensioni) in cui si condannava l’atteggiamento reputato reticente e scarsamente collaborativo tenuto dalle autorità iraniane. In buona sostanza, l’Aiea sosteneva che l’Iran stesse violando alcuni dei suoi obblighi in materia di non proliferazione per la prima volta in quasi un ventennio, sulla base delle informazioni raccolte e incrociate dal software Mosaic. Vale a dire una piattaforma sviluppata dall’azienda statunitense di Palantir – riconducibile al magnate Peter Thiel, molto vicino a Trump – di cui l’Aiea si serve fin dal 2015, che, attraverso l’intelligenza artificiale, ravvisa “intenzioni ostili” dall’analisi di indicatori indiretti (immagini satellitari, metadati, modelli comportamentali, ecc.).
La documentazione incentrata sul programma nucleare israeliano di cui l’Iran è entrato in possesso attesterebbe, secondo quanto affermato da Teheran, che Grossi aveva già condiviso con Israele i risultati di Mosaic. Nel 2018, il software aveva sfornato rapporti allarmanti circa l’andamento del programma nucleare di Teheran, inducendo il personale dell’Aiea a avviare ispezioni a sorpresa su una sessantina di siti iraniani. Come rileva l’ex diplomatico britannico Alastair Crooke, «questi risultati, sebbene dipendano in gran parte dalle equazioni algoritmiche, sono stati incorporati nei rapporti formali dell’Aiea, accettati dagli Stati membri dell’Onu e integrati nei regimi di non proliferazione come valutazioni credibili basate su prove. Mosaic, tuttavia, non è un sistema passivo. È addestrato a dedurre dal suo algoritmo intenzioni ostili, ma quando viene riutilizzato per la sorveglianza nucleare, le sue equazioni rischiano di tradurre una semplice correlazione in intenzioni maligne». Vale la pena di evidenziare che Palantir è legata a Tel Aviv da una partnership strategica di cui l’Israeli Defense Force si è avvalsa per condurre operazioni militari nella Striscia di Gaza. Peter Thiel, fondatore della società, è inoltre molto vicino al presidente Trump, e ha già concluso con la sua amministrazione contratti per un controvalore prossimo al miliardi di dollari. Palantir è inoltre in trattative con la Social Security Administration, l’Internal Revenue Service e diverse altre agenzie federali per espandere l’utilizzo della sua piattaforma Foundry, uno strumento avanzato di integrazione e analisi dei dati già adottato dalla Homeland Security, dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani e da altri enti.
La delicata posizione politica in cui si colloca Palantir solleva dubbi circa l’imparzialità dei suoi sistemi. Lo stesso Ministero degli Esteri russo ha affermato in una nota che Washington, Londra, Parigi e Berlino, promotori della risoluzione presentata il 12 giugno, avevano preliminarmente esercitato «pressioni sulla leadership dell’Aiea affinché formulasse una controversa “valutazione globale” del programma nucleare iraniano, i cui aspetti critici sono stati successivamente sfruttati per far approvare una risoluzione anti-iraniana dal Consiglio dei governatori dell’Aiea. Questa risoluzione ha di fatto dato il via libera alle azioni di Israele». In seguito alle quali Grossi in persona ha quindi innestato una clamorosa retromarcia: «non possiamo affermare – ha dichiarato il direttore dell’Aiea – che al momento in Iran ci sia uno sforzo sistematico per produrre un’arma nucleare […]. C’erano elementi di preoccupazione, ma non abbiamo mai sostenuto che stessero fabbricando un’arma nucleare».
Di fronte alle rivelazioni formulate “fuori tempo massimo” da Grossi, le autorità iraniane hanno tacciato l’Aiea di collaborazionismo con Tel Aviv, accusandola di tradimento nei confronti del regime di non proliferazione. Esmail Baqaei, portavoce del Ministero degli Esteri, ha rivolto all’indirizzo del direttore dell’Aiea un messaggio di fuoco: «è troppo tardi, signor Grossi: lei ha oscurato la verità nel suo rapporto assolutamente parziale, strumentalizzato dagli Stati Uniti e dagli europei per elaborare una risoluzione contenente accuse infondate di “inadempienza” nei confronti dell’Iran; la stessa risoluzione è stata poi addotta, come pretesto finale, da un regime guerrafondaio e genocida per scatenare una guerra di aggressione contro l’Iran e lanciare un attacco illegale contro i nostri impianti nucleari pacifici. Sapete quanti iraniani innocenti sono stati uccisi/menomati a causa di questa guerra criminale? Avete trasformato l’Aiea in uno strumento di convenienza per i Paesi che non aderiscono al Trattato di Non Proliferazione e privato i Paesi che l’hanno sottoscritto del loro diritto fondamentale ai sensi dell’articolo 4».
Mohammad Eslami, a capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica iraniana, ha rincarato la dose, affermando che «quando questa guerra finirà, chiederemo al direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi di assumersi la piena responsabilità di aver legittimato attacchi militari contro strutture protette».