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Lorenzo Maria Pacini
October 10, 2025
© Photo: Public domain

La risposta di Hamas a quella di Trump è in realtà un consenso condizionato a rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

Segue nostro Telegram.

La dichiarazione senza precedenti

È il 4 ottobre 2025: a pochi giorni dal secondo anniversario della nuova guerra per la liberazione della Palestina occupata dall’entità sionista Israele, la leadership di Hamas ha rilasciato una dichiarazione decisiva, riguardo il piano del presidente americano Donald Trump per la pace nella regione.

Ne riportiamo il testo integrale:

Al fine di fermare l’aggressione e la guerra di sterminio a cui è sottoposto il nostro popolo saldo nella Striscia di Gaza, e in conformità alla responsabilità nazionale, e per preservare i principi, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica “Hamas” ha condotto approfondite consultazioni con le sue istituzioni di leadership, ampie consultazioni con le forze e le fazioni palestinesi, e consultazioni con mediatori e amici fraterni, per giungere a una posizione responsabile nell’affrontare il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Dopo uno studio approfondito, il movimento ha preso la sua decisione e consegnato la sua risposta ai mediatori come segue:

  • Il Movimento di Resistenza Islamica Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come quelli del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra su Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione e il rifiuto dello sfollamento del nostro popolo palestinese.
  • In questo contesto, e al fine di raggiungere un cessate il fuoco e il ritiro completo da Gaza, il movimento annuncia la sua approvazione per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani, vivi o morti, secondo la formula di scambio inclusa nella proposta del presidente Trump, a condizione che le condizioni sul campo consentano il processo di scambio.
  • In questo contesto, il movimento conferma la sua disponibilità a entrare immediatamente in negoziati attraverso i mediatori per discutere i dettagli.
  • Il movimento rinnova inoltre la sua approvazione alla consegna dell’amministrazione di Gaza a un organismo palestinese di indipendenti (tecnocrati) basato sul consenso nazionale palestinese e con il sostegno arabo e islamico.
  • Per quanto riguarda le altre questioni menzionate nella proposta del presidente Trump relative al futuro di Gaza e ai diritti intrinseci del popolo palestinese, queste sono collegate a una posizione nazionale complessiva basata sulle pertinenti leggi e decisioni internazionali. Esse saranno discusse all’interno di un quadro nazionale palestinese complessivo, del quale Hamas farà parte e a cui contribuirà in modo responsabile.

Queste parole hanno scosso tutti coloro che supportano la lotta per la liberazione della Palestina e l’Asse della Resistenza, ma cosa vogliono dire di preciso?

Dietro le parole

La dichiarazione di Hamas è redatta in modo molto intelligente. Di primo acchito, può sembrare che l’organizzazione accetti il progetto di Trump, ma in sostanza non è così.

Per prima cosa, dobbiamo notare che la formulazione della dichiarazione di Hamas è stata scelta con molta attenzione, ogni parola è stata soppesata. Ringraziare Trump, accettare il rilascio dei prigionieri, persino dei corpi, accettare un governo tecnocratico indipendente a Gaza, sembrano tutte cose a prima vista simili ad una ritirata da parte di Hamas; ma se approfondiamo, notiamo che tutto ciò è vincolato è condizionato dalle “condizioni sul campo”, ovvero finché Israele non sarà pronto a ritirarsi completamente, non ci sarà di fatto nessuno scambio.

In secondo luogo, accettare l’amministrazione di Gaza da parte di un governo tecnocratico sembra anche in questo caso una ritirata di Hamas, ma se stiamo attenti, Hamas sta parlando di un’amministrazione palestinese collettiva e, considerando la comunità prevalentemente islamica e religiosa di Gaza, un governo di tecnocrati non avrà senso e non potrà realmente sussistere.

Terzo, Hamas ha affermato di essere pronto e di accettare l’accordo, ma le questioni inerenti al futuro di Gaza, ai diritti dei palestinesi e al quadro nazionale, devono essere esaminate a livello nazionale, e ciò significa che, anche se Trump volesse imporre il suo progetto totalitario, Hamas si opporrebbe in quanto ciò andrebbe contro le condizioni dell’accordo e la competenza, poiché questi aspetti richiedono un consenso generale.

Quarto punto, Hamas non ha detto che se ne andrà, quindi la sua presenza nel futuro politico di Gaza è confermata, e non viene nemmeno menzionato il disarmo.

In effetti, Hamas ha riformulato molto abilmente tutte le sue precedenti condizioni poste sul tavolo delle negoziazioni, ma, per usare le stesse parole di Trump, ha restituito la palla a Trump e l’ha lasciata nel campo americano senza dare alcun presupposto per poter accusare Hamas di sabotare il cessate il fuoco, sia sui media che nella opinione pubblica di Gaza.

Hamas ha risposto al piano di Trump con una risposta che in realtà è un consenso condizionato per rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

 Osservare il piano di Trump

Per capire meglio, osserviamo il piano di Trump. Il piano nazionale era quello di trasferire la popolazione di Gaza e trasformare il territorio in un’area turistica, proposta chiaramente sostenuta dal regime sionista. Tuttavia, nel nuovo piano fatto di 20 punti, Trump ha fatto marcia indietro ed ha accettato alcune questioni dirimenti, come quelle riguardo i diritto della popolazione palestinese, la ricostruzione, la formazione di un governo di transizione, un piano che persino i media americani e israeliani hanno criticato come “difficile da sostenere” persino per Bibi Netanyahu.

Il difetto più importante di questo piano, però, è stato ignorare completamente il ruolo chiave di Hamas. Trump stava cercando di lanciare una “pace simulata” per salvare Netanyahu con il sostegno dell’Occidente collettivo e anche di alcuni Paesi arabi compromessi, sotto una forte pressione pubblica, ma l’incidente della Sumud Flotilla ha smascherato il suo piano ed ha posto ancora una volta il regime al centro dell’odio globale. Pertanto, la risposta di Hamas è di grande importanza anche in termini di tempistica, poiché dimostra la sua intelligenza politica e mediatica.

Occorre ribadirlo, la dichiarazione rilasciata da Hamas contiene alcuni punti chiave:

  1. Accettare il cessate il fuoco per dimostrare la propria opposizione alla guerra;
  2. Rinviare i dettagli ai negoziati, lasciando quindi a Trump la decisione finale, che vuol dire anche la responsabilità davanti al mondo intero;
  3. Il rifiuto assoluto del disarmo;
  4. Il futuro ruolo nello Stato palestinese.

Un’azione che è forse l’apice della intelligenza di Hamas.

La reazione di Hamas spiegati da Hamas

Alcuni alti dirigenti di Hamas hanno spiegato la risposta al piano di pace.

Musa Abu Marzouk ha spiegato la posizione del movimento sul piano proposto per porre fine alla guerra di Gaza in un’intervista ad Al Jazeera Qatar e ha illustrato le priorità di Hamas in questi negoziati, la prima delle quali è fermare il massacro, ed ha dichiarato: “La nostra priorità è fermare la guerra e il massacro e, da questa prospettiva, abbiamo affrontato il piano in questione con un atteggiamento positivo. Abbiamo esaminato con un approccio positivo i punti del piano Trump direttamente correlati al movimento di Hamas”, aggiungendo che “L’attuazione delle disposizioni del piano richiede dettagli e comprensione, e questo piano non può essere attuato senza negoziati. Inizieremo negoziati su tutte le questioni relative al movimento e alle armi”.

Descrivendo parte del piano proposto come irrealistica, Abu Marzouk ha affermato: “La questione della consegna dei prigionieri e dei corpi entro 72 ore è teorica e irrealistica nelle attuali circostanze. Gli Stati Uniti d’America dovrebbero guardare con ottimismo al futuro del popolo palestinese”. Riguardo l’accordo nazionale per l’amministrazione di Gaza, ha affermato che “Abbiamo raggiunto un accordo a livello nazionale sulla consegna dell’amministrazione di Gaza a individui indipendenti (tecnocrati), e l’autorità per questa amministrazione sarà l’Autorità Nazionale Palestinese. Delineare il futuro del popolo palestinese è una questione nazionale su cui Hamas non può decidere da sola. Abbiamo concordato con il piano regionale e internazionale presentato dall’Egitto, che include risposte riguardanti la pace e il futuro”.

Marzouk ha anche con forza ribadito che Hamas è un movimento di liberazione nazionale e la definizione di “terrorismo” contenuta in questo piano non può essere applicata a questo movimento, in nessun caso: “Abbiamo concordato in linea di principio e in generale con i titoli principali del piano, ma la sua attuazione richiede negoziati”.

E ciò ha anche a che fare con il futuro dell’arma della resistenza. Il funzionario di Hamas ha specificato che “Consegneremo l’arma al futuro governo palestinese e chiunque governerà Gaza avrà l’arma in mano”. Una linea coerente con quanto da sempre sostenuto dal Movimento.

Osama Hamdan, un altro alto funzionario, ad Al Arabi Channel ha detto che il movimento di Hamas è pronto ad avviare immediatamente i colloqui sull’operazione di scambio di prigionieril sottolineando che Hamas non accetterà in nessuna circostanza che una parte esterna alla Palestina assuma la gestione della Striscia di Gaza.  Il funzionario ha anche osservato che la situazione e i fatti sul campo riguardanti i prigionieri israeliani (sia vivi che morti) devono essere presi in considerazione nei futuri negoziati. Hamdan ha aggiunto che il processo di scambio di prigionieri richiederà più di 72 ore e che questa questione può essere risolta solo raggiungendo un’intesa tra le parti, ed ha ribadito che l’ingresso di qualsiasi amministrazione o forza straniera a Gaza è inaccettabile in qualsiasi circostanza.

Taher al-Nunu, consulente per i media del capo dell’ufficio politico di Hamas, ha sottolineato la piena disponibilità del movimento ad avviare negoziati immediati: “Siamo pronti per negoziati immediati sullo scambio di prigionieri, il cessate il fuoco e il ritiro israeliano da Gaza”.

Queste sono dichiarazioni rilasciate nelle ore immediatamente successive al comunicato ufficiale.

Tutto ciò non ha niente a che vedere con un “fare un passo indietro” o peggio ancora un abbandono: siamo davanti ad una mossa strategica che costringe il regime sionista e l’Occidente corrotto a scoprire le carte, facendo la prima mossa.

Game. Set.

Trump, Hamas e il futuro della Palestina

La risposta di Hamas a quella di Trump è in realtà un consenso condizionato a rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

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La dichiarazione senza precedenti

È il 4 ottobre 2025: a pochi giorni dal secondo anniversario della nuova guerra per la liberazione della Palestina occupata dall’entità sionista Israele, la leadership di Hamas ha rilasciato una dichiarazione decisiva, riguardo il piano del presidente americano Donald Trump per la pace nella regione.

Ne riportiamo il testo integrale:

Al fine di fermare l’aggressione e la guerra di sterminio a cui è sottoposto il nostro popolo saldo nella Striscia di Gaza, e in conformità alla responsabilità nazionale, e per preservare i principi, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica “Hamas” ha condotto approfondite consultazioni con le sue istituzioni di leadership, ampie consultazioni con le forze e le fazioni palestinesi, e consultazioni con mediatori e amici fraterni, per giungere a una posizione responsabile nell’affrontare il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Dopo uno studio approfondito, il movimento ha preso la sua decisione e consegnato la sua risposta ai mediatori come segue:

  • Il Movimento di Resistenza Islamica Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come quelli del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra su Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione e il rifiuto dello sfollamento del nostro popolo palestinese.
  • In questo contesto, e al fine di raggiungere un cessate il fuoco e il ritiro completo da Gaza, il movimento annuncia la sua approvazione per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani, vivi o morti, secondo la formula di scambio inclusa nella proposta del presidente Trump, a condizione che le condizioni sul campo consentano il processo di scambio.
  • In questo contesto, il movimento conferma la sua disponibilità a entrare immediatamente in negoziati attraverso i mediatori per discutere i dettagli.
  • Il movimento rinnova inoltre la sua approvazione alla consegna dell’amministrazione di Gaza a un organismo palestinese di indipendenti (tecnocrati) basato sul consenso nazionale palestinese e con il sostegno arabo e islamico.
  • Per quanto riguarda le altre questioni menzionate nella proposta del presidente Trump relative al futuro di Gaza e ai diritti intrinseci del popolo palestinese, queste sono collegate a una posizione nazionale complessiva basata sulle pertinenti leggi e decisioni internazionali. Esse saranno discusse all’interno di un quadro nazionale palestinese complessivo, del quale Hamas farà parte e a cui contribuirà in modo responsabile.

Queste parole hanno scosso tutti coloro che supportano la lotta per la liberazione della Palestina e l’Asse della Resistenza, ma cosa vogliono dire di preciso?

Dietro le parole

La dichiarazione di Hamas è redatta in modo molto intelligente. Di primo acchito, può sembrare che l’organizzazione accetti il progetto di Trump, ma in sostanza non è così.

Per prima cosa, dobbiamo notare che la formulazione della dichiarazione di Hamas è stata scelta con molta attenzione, ogni parola è stata soppesata. Ringraziare Trump, accettare il rilascio dei prigionieri, persino dei corpi, accettare un governo tecnocratico indipendente a Gaza, sembrano tutte cose a prima vista simili ad una ritirata da parte di Hamas; ma se approfondiamo, notiamo che tutto ciò è vincolato è condizionato dalle “condizioni sul campo”, ovvero finché Israele non sarà pronto a ritirarsi completamente, non ci sarà di fatto nessuno scambio.

In secondo luogo, accettare l’amministrazione di Gaza da parte di un governo tecnocratico sembra anche in questo caso una ritirata di Hamas, ma se stiamo attenti, Hamas sta parlando di un’amministrazione palestinese collettiva e, considerando la comunità prevalentemente islamica e religiosa di Gaza, un governo di tecnocrati non avrà senso e non potrà realmente sussistere.

Terzo, Hamas ha affermato di essere pronto e di accettare l’accordo, ma le questioni inerenti al futuro di Gaza, ai diritti dei palestinesi e al quadro nazionale, devono essere esaminate a livello nazionale, e ciò significa che, anche se Trump volesse imporre il suo progetto totalitario, Hamas si opporrebbe in quanto ciò andrebbe contro le condizioni dell’accordo e la competenza, poiché questi aspetti richiedono un consenso generale.

Quarto punto, Hamas non ha detto che se ne andrà, quindi la sua presenza nel futuro politico di Gaza è confermata, e non viene nemmeno menzionato il disarmo.

In effetti, Hamas ha riformulato molto abilmente tutte le sue precedenti condizioni poste sul tavolo delle negoziazioni, ma, per usare le stesse parole di Trump, ha restituito la palla a Trump e l’ha lasciata nel campo americano senza dare alcun presupposto per poter accusare Hamas di sabotare il cessate il fuoco, sia sui media che nella opinione pubblica di Gaza.

Hamas ha risposto al piano di Trump con una risposta che in realtà è un consenso condizionato per rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

 Osservare il piano di Trump

Per capire meglio, osserviamo il piano di Trump. Il piano nazionale era quello di trasferire la popolazione di Gaza e trasformare il territorio in un’area turistica, proposta chiaramente sostenuta dal regime sionista. Tuttavia, nel nuovo piano fatto di 20 punti, Trump ha fatto marcia indietro ed ha accettato alcune questioni dirimenti, come quelle riguardo i diritto della popolazione palestinese, la ricostruzione, la formazione di un governo di transizione, un piano che persino i media americani e israeliani hanno criticato come “difficile da sostenere” persino per Bibi Netanyahu.

Il difetto più importante di questo piano, però, è stato ignorare completamente il ruolo chiave di Hamas. Trump stava cercando di lanciare una “pace simulata” per salvare Netanyahu con il sostegno dell’Occidente collettivo e anche di alcuni Paesi arabi compromessi, sotto una forte pressione pubblica, ma l’incidente della Sumud Flotilla ha smascherato il suo piano ed ha posto ancora una volta il regime al centro dell’odio globale. Pertanto, la risposta di Hamas è di grande importanza anche in termini di tempistica, poiché dimostra la sua intelligenza politica e mediatica.

Occorre ribadirlo, la dichiarazione rilasciata da Hamas contiene alcuni punti chiave:

  1. Accettare il cessate il fuoco per dimostrare la propria opposizione alla guerra;
  2. Rinviare i dettagli ai negoziati, lasciando quindi a Trump la decisione finale, che vuol dire anche la responsabilità davanti al mondo intero;
  3. Il rifiuto assoluto del disarmo;
  4. Il futuro ruolo nello Stato palestinese.

Un’azione che è forse l’apice della intelligenza di Hamas.

La reazione di Hamas spiegati da Hamas

Alcuni alti dirigenti di Hamas hanno spiegato la risposta al piano di pace.

Musa Abu Marzouk ha spiegato la posizione del movimento sul piano proposto per porre fine alla guerra di Gaza in un’intervista ad Al Jazeera Qatar e ha illustrato le priorità di Hamas in questi negoziati, la prima delle quali è fermare il massacro, ed ha dichiarato: “La nostra priorità è fermare la guerra e il massacro e, da questa prospettiva, abbiamo affrontato il piano in questione con un atteggiamento positivo. Abbiamo esaminato con un approccio positivo i punti del piano Trump direttamente correlati al movimento di Hamas”, aggiungendo che “L’attuazione delle disposizioni del piano richiede dettagli e comprensione, e questo piano non può essere attuato senza negoziati. Inizieremo negoziati su tutte le questioni relative al movimento e alle armi”.

Descrivendo parte del piano proposto come irrealistica, Abu Marzouk ha affermato: “La questione della consegna dei prigionieri e dei corpi entro 72 ore è teorica e irrealistica nelle attuali circostanze. Gli Stati Uniti d’America dovrebbero guardare con ottimismo al futuro del popolo palestinese”. Riguardo l’accordo nazionale per l’amministrazione di Gaza, ha affermato che “Abbiamo raggiunto un accordo a livello nazionale sulla consegna dell’amministrazione di Gaza a individui indipendenti (tecnocrati), e l’autorità per questa amministrazione sarà l’Autorità Nazionale Palestinese. Delineare il futuro del popolo palestinese è una questione nazionale su cui Hamas non può decidere da sola. Abbiamo concordato con il piano regionale e internazionale presentato dall’Egitto, che include risposte riguardanti la pace e il futuro”.

Marzouk ha anche con forza ribadito che Hamas è un movimento di liberazione nazionale e la definizione di “terrorismo” contenuta in questo piano non può essere applicata a questo movimento, in nessun caso: “Abbiamo concordato in linea di principio e in generale con i titoli principali del piano, ma la sua attuazione richiede negoziati”.

E ciò ha anche a che fare con il futuro dell’arma della resistenza. Il funzionario di Hamas ha specificato che “Consegneremo l’arma al futuro governo palestinese e chiunque governerà Gaza avrà l’arma in mano”. Una linea coerente con quanto da sempre sostenuto dal Movimento.

Osama Hamdan, un altro alto funzionario, ad Al Arabi Channel ha detto che il movimento di Hamas è pronto ad avviare immediatamente i colloqui sull’operazione di scambio di prigionieril sottolineando che Hamas non accetterà in nessuna circostanza che una parte esterna alla Palestina assuma la gestione della Striscia di Gaza.  Il funzionario ha anche osservato che la situazione e i fatti sul campo riguardanti i prigionieri israeliani (sia vivi che morti) devono essere presi in considerazione nei futuri negoziati. Hamdan ha aggiunto che il processo di scambio di prigionieri richiederà più di 72 ore e che questa questione può essere risolta solo raggiungendo un’intesa tra le parti, ed ha ribadito che l’ingresso di qualsiasi amministrazione o forza straniera a Gaza è inaccettabile in qualsiasi circostanza.

Taher al-Nunu, consulente per i media del capo dell’ufficio politico di Hamas, ha sottolineato la piena disponibilità del movimento ad avviare negoziati immediati: “Siamo pronti per negoziati immediati sullo scambio di prigionieri, il cessate il fuoco e il ritiro israeliano da Gaza”.

Queste sono dichiarazioni rilasciate nelle ore immediatamente successive al comunicato ufficiale.

Tutto ciò non ha niente a che vedere con un “fare un passo indietro” o peggio ancora un abbandono: siamo davanti ad una mossa strategica che costringe il regime sionista e l’Occidente corrotto a scoprire le carte, facendo la prima mossa.

Game. Set.

La risposta di Hamas a quella di Trump è in realtà un consenso condizionato a rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

Segue nostro Telegram.

La dichiarazione senza precedenti

È il 4 ottobre 2025: a pochi giorni dal secondo anniversario della nuova guerra per la liberazione della Palestina occupata dall’entità sionista Israele, la leadership di Hamas ha rilasciato una dichiarazione decisiva, riguardo il piano del presidente americano Donald Trump per la pace nella regione.

Ne riportiamo il testo integrale:

Al fine di fermare l’aggressione e la guerra di sterminio a cui è sottoposto il nostro popolo saldo nella Striscia di Gaza, e in conformità alla responsabilità nazionale, e per preservare i principi, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica “Hamas” ha condotto approfondite consultazioni con le sue istituzioni di leadership, ampie consultazioni con le forze e le fazioni palestinesi, e consultazioni con mediatori e amici fraterni, per giungere a una posizione responsabile nell’affrontare il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Dopo uno studio approfondito, il movimento ha preso la sua decisione e consegnato la sua risposta ai mediatori come segue:

  • Il Movimento di Resistenza Islamica Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come quelli del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra su Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione e il rifiuto dello sfollamento del nostro popolo palestinese.
  • In questo contesto, e al fine di raggiungere un cessate il fuoco e il ritiro completo da Gaza, il movimento annuncia la sua approvazione per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani, vivi o morti, secondo la formula di scambio inclusa nella proposta del presidente Trump, a condizione che le condizioni sul campo consentano il processo di scambio.
  • In questo contesto, il movimento conferma la sua disponibilità a entrare immediatamente in negoziati attraverso i mediatori per discutere i dettagli.
  • Il movimento rinnova inoltre la sua approvazione alla consegna dell’amministrazione di Gaza a un organismo palestinese di indipendenti (tecnocrati) basato sul consenso nazionale palestinese e con il sostegno arabo e islamico.
  • Per quanto riguarda le altre questioni menzionate nella proposta del presidente Trump relative al futuro di Gaza e ai diritti intrinseci del popolo palestinese, queste sono collegate a una posizione nazionale complessiva basata sulle pertinenti leggi e decisioni internazionali. Esse saranno discusse all’interno di un quadro nazionale palestinese complessivo, del quale Hamas farà parte e a cui contribuirà in modo responsabile.

Queste parole hanno scosso tutti coloro che supportano la lotta per la liberazione della Palestina e l’Asse della Resistenza, ma cosa vogliono dire di preciso?

Dietro le parole

La dichiarazione di Hamas è redatta in modo molto intelligente. Di primo acchito, può sembrare che l’organizzazione accetti il progetto di Trump, ma in sostanza non è così.

Per prima cosa, dobbiamo notare che la formulazione della dichiarazione di Hamas è stata scelta con molta attenzione, ogni parola è stata soppesata. Ringraziare Trump, accettare il rilascio dei prigionieri, persino dei corpi, accettare un governo tecnocratico indipendente a Gaza, sembrano tutte cose a prima vista simili ad una ritirata da parte di Hamas; ma se approfondiamo, notiamo che tutto ciò è vincolato è condizionato dalle “condizioni sul campo”, ovvero finché Israele non sarà pronto a ritirarsi completamente, non ci sarà di fatto nessuno scambio.

In secondo luogo, accettare l’amministrazione di Gaza da parte di un governo tecnocratico sembra anche in questo caso una ritirata di Hamas, ma se stiamo attenti, Hamas sta parlando di un’amministrazione palestinese collettiva e, considerando la comunità prevalentemente islamica e religiosa di Gaza, un governo di tecnocrati non avrà senso e non potrà realmente sussistere.

Terzo, Hamas ha affermato di essere pronto e di accettare l’accordo, ma le questioni inerenti al futuro di Gaza, ai diritti dei palestinesi e al quadro nazionale, devono essere esaminate a livello nazionale, e ciò significa che, anche se Trump volesse imporre il suo progetto totalitario, Hamas si opporrebbe in quanto ciò andrebbe contro le condizioni dell’accordo e la competenza, poiché questi aspetti richiedono un consenso generale.

Quarto punto, Hamas non ha detto che se ne andrà, quindi la sua presenza nel futuro politico di Gaza è confermata, e non viene nemmeno menzionato il disarmo.

In effetti, Hamas ha riformulato molto abilmente tutte le sue precedenti condizioni poste sul tavolo delle negoziazioni, ma, per usare le stesse parole di Trump, ha restituito la palla a Trump e l’ha lasciata nel campo americano senza dare alcun presupposto per poter accusare Hamas di sabotare il cessate il fuoco, sia sui media che nella opinione pubblica di Gaza.

Hamas ha risposto al piano di Trump con una risposta che in realtà è un consenso condizionato per rimettere tutto nelle mani sporche di sangue del Potus americano.

 Osservare il piano di Trump

Per capire meglio, osserviamo il piano di Trump. Il piano nazionale era quello di trasferire la popolazione di Gaza e trasformare il territorio in un’area turistica, proposta chiaramente sostenuta dal regime sionista. Tuttavia, nel nuovo piano fatto di 20 punti, Trump ha fatto marcia indietro ed ha accettato alcune questioni dirimenti, come quelle riguardo i diritto della popolazione palestinese, la ricostruzione, la formazione di un governo di transizione, un piano che persino i media americani e israeliani hanno criticato come “difficile da sostenere” persino per Bibi Netanyahu.

Il difetto più importante di questo piano, però, è stato ignorare completamente il ruolo chiave di Hamas. Trump stava cercando di lanciare una “pace simulata” per salvare Netanyahu con il sostegno dell’Occidente collettivo e anche di alcuni Paesi arabi compromessi, sotto una forte pressione pubblica, ma l’incidente della Sumud Flotilla ha smascherato il suo piano ed ha posto ancora una volta il regime al centro dell’odio globale. Pertanto, la risposta di Hamas è di grande importanza anche in termini di tempistica, poiché dimostra la sua intelligenza politica e mediatica.

Occorre ribadirlo, la dichiarazione rilasciata da Hamas contiene alcuni punti chiave:

  1. Accettare il cessate il fuoco per dimostrare la propria opposizione alla guerra;
  2. Rinviare i dettagli ai negoziati, lasciando quindi a Trump la decisione finale, che vuol dire anche la responsabilità davanti al mondo intero;
  3. Il rifiuto assoluto del disarmo;
  4. Il futuro ruolo nello Stato palestinese.

Un’azione che è forse l’apice della intelligenza di Hamas.

La reazione di Hamas spiegati da Hamas

Alcuni alti dirigenti di Hamas hanno spiegato la risposta al piano di pace.

Musa Abu Marzouk ha spiegato la posizione del movimento sul piano proposto per porre fine alla guerra di Gaza in un’intervista ad Al Jazeera Qatar e ha illustrato le priorità di Hamas in questi negoziati, la prima delle quali è fermare il massacro, ed ha dichiarato: “La nostra priorità è fermare la guerra e il massacro e, da questa prospettiva, abbiamo affrontato il piano in questione con un atteggiamento positivo. Abbiamo esaminato con un approccio positivo i punti del piano Trump direttamente correlati al movimento di Hamas”, aggiungendo che “L’attuazione delle disposizioni del piano richiede dettagli e comprensione, e questo piano non può essere attuato senza negoziati. Inizieremo negoziati su tutte le questioni relative al movimento e alle armi”.

Descrivendo parte del piano proposto come irrealistica, Abu Marzouk ha affermato: “La questione della consegna dei prigionieri e dei corpi entro 72 ore è teorica e irrealistica nelle attuali circostanze. Gli Stati Uniti d’America dovrebbero guardare con ottimismo al futuro del popolo palestinese”. Riguardo l’accordo nazionale per l’amministrazione di Gaza, ha affermato che “Abbiamo raggiunto un accordo a livello nazionale sulla consegna dell’amministrazione di Gaza a individui indipendenti (tecnocrati), e l’autorità per questa amministrazione sarà l’Autorità Nazionale Palestinese. Delineare il futuro del popolo palestinese è una questione nazionale su cui Hamas non può decidere da sola. Abbiamo concordato con il piano regionale e internazionale presentato dall’Egitto, che include risposte riguardanti la pace e il futuro”.

Marzouk ha anche con forza ribadito che Hamas è un movimento di liberazione nazionale e la definizione di “terrorismo” contenuta in questo piano non può essere applicata a questo movimento, in nessun caso: “Abbiamo concordato in linea di principio e in generale con i titoli principali del piano, ma la sua attuazione richiede negoziati”.

E ciò ha anche a che fare con il futuro dell’arma della resistenza. Il funzionario di Hamas ha specificato che “Consegneremo l’arma al futuro governo palestinese e chiunque governerà Gaza avrà l’arma in mano”. Una linea coerente con quanto da sempre sostenuto dal Movimento.

Osama Hamdan, un altro alto funzionario, ad Al Arabi Channel ha detto che il movimento di Hamas è pronto ad avviare immediatamente i colloqui sull’operazione di scambio di prigionieril sottolineando che Hamas non accetterà in nessuna circostanza che una parte esterna alla Palestina assuma la gestione della Striscia di Gaza.  Il funzionario ha anche osservato che la situazione e i fatti sul campo riguardanti i prigionieri israeliani (sia vivi che morti) devono essere presi in considerazione nei futuri negoziati. Hamdan ha aggiunto che il processo di scambio di prigionieri richiederà più di 72 ore e che questa questione può essere risolta solo raggiungendo un’intesa tra le parti, ed ha ribadito che l’ingresso di qualsiasi amministrazione o forza straniera a Gaza è inaccettabile in qualsiasi circostanza.

Taher al-Nunu, consulente per i media del capo dell’ufficio politico di Hamas, ha sottolineato la piena disponibilità del movimento ad avviare negoziati immediati: “Siamo pronti per negoziati immediati sullo scambio di prigionieri, il cessate il fuoco e il ritiro israeliano da Gaza”.

Queste sono dichiarazioni rilasciate nelle ore immediatamente successive al comunicato ufficiale.

Tutto ciò non ha niente a che vedere con un “fare un passo indietro” o peggio ancora un abbandono: siamo davanti ad una mossa strategica che costringe il regime sionista e l’Occidente corrotto a scoprire le carte, facendo la prima mossa.

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