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Stefano Vernole
August 22, 2025
© Photo: Public domain

Negli scorsi giorni, il Pakistan ha ribadito il proprio impegno nei confronti delle norme globali di non proliferazione nucleare, sottolineando il suo solido sistema esecutivo, il regime completo di controllo delle esportazioni e il ruolo attivo nell’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Segue nostro Telegram.   

I punti chiave del documento riguardano:

il sostegno a processi inclusivi e negoziati attraverso la Conferenza sul Disarmo;

la sicurezza uguale e inalterata per tutti gli Stati;

l’adesione volontaria alle Linee Guida del Gruppo di Sicurezza Nazionale insieme all’offerta di assistenza tecnica ad altri Paesi.

Il Pakistan si è opposto ad approcci discriminatori e politicamente motivati nei regimi di controllo delle esportazioni e ha chiesto un accesso senza ostacoli alle tecnologie nucleari pacifiche per lo sviluppo economico.

Nella Dichiarazione ufficiale presentata da Syed Atif Raza, Consigliere della Missione di Islamabad, alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Risoluzione 1540 del 6 agosto 2025 è stato sottolineato come il Pakistan abbia attuato con successo i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e abbia istituito: i) un solido sistema di comando e controllo; ii) un rigoroso meccanismo legislativo, amministrativo e di applicazione per regolamentare il trasferimento di beni e tecnologie sensibili e garantirne la sicurezza in ogni fase; iii) un regime completo di controllo delle esportazioni, in linea con i più elevati standard internazionali.

Per l’attuazione della Risoluzione 1540, il Pakistan ha finora presentato sei rapporti, inclusa la matrice completa; ha nominato il Punto di Contatto Nazionale e adottato un Piano d’Azione Nazionale volontario; ha offerto assistenza tecnica a diversi Paesi per contribuire all’attuazione della Risoluzione 1540 e ribadito il proprio sostegno alla promozione della cooperazione regionale per una sua efficace attuazione. Islamabad ha anche ospitato un “Seminario Regionale sull’attuazione della 1540” per condividere le migliori pratiche e le esperienze nazionali.

In relazione alle recenti polemiche sul nucleare iraniano, il rappresentante pakistano alle Nazioni Unite ha esplicitamente ribadito che “I regimi multilaterali di controllo delle esportazioni potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel rafforzare gli sforzi globali di non proliferazione. Tuttavia, per mantenere la credibilità, questi regimi devono evitare la cartellizzazione e non dovrebbero essere visti come club esclusivi che danno priorità agli interessi politici e commerciali. Una non proliferazione efficace richiede un approccio non discriminatorio, obiettivo e basato su criteri. Invece di promuovere obiettivi politici mascherati da preoccupazioni di non proliferazione, in modo selettivo, gli sforzi dovrebbero concentrarsi sugli interessi collettivi per promuovere la stabilità strategica globale e regionale.

Inoltre, gli sforzi di non proliferazione, importanti di per sé, non devono ostacolare la cooperazione internazionale nell’uso pacifico delle tecnologie a duplice uso, che è vitale per lo sviluppo economico del Sud del mondo. Il diritto inalienabile di tutti i Paesi di utilizzare l’energia e le tecnologie nucleari per scopi pacifici, in conformità con i rispettivi obblighi legali internazionali e di non proliferazione, deve essere rispettato e garantito. A questo proposito, ribadiamo la nostra proposta di istituire un Gruppo di lavoro aperto e inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite per garantire un accesso equo alle tecnologie e per affrontare i casi di negazione che ostacolano lo sviluppo.(1)”

Il rinnovato protagonismo diplomatico del Pakistan non è certo sfuggito a Washington che, nella sua politica di corteggiamento degli Swing States e constatato il riavvicinamento russo-indiano, ha cercato di riequilibrare le proprie relazioni con Islamabad.

Per la seconda volta in poche settimane – fatto assolutamente inedito – il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito pakistano, il Feldmaresciallo Asim Munir, si è recato in visita ufficiale negli Stati Uniti. A Tampa, ha partecipato alla cerimonia di pensionamento del comandante uscente del CENTCOM e ha incontrato il Presidente del Joint Chiefs of Staff degli Stati Uniti, tra gli altri. Parlando in seguito alla comunità pakistana negli Stati Uniti, Asim Munir ha affermato che l’India vuole presentarsi come un “Vishwa Guru”, ma in realtà non è affatto così; se Nuova Delhi insisterà ancora nel voler creare instabilità nella regione, il Pakistan ha già chiarito che qualsiasi atto di aggressione indiana troverà una pronta reazione.

Subito dopo, il Dipartimento di Stato americano ha designato la Brigata Majeed, in quanto proxy dell’Esercito di Liberazione del Baloch, come organizzazione terroristica straniera – il BLA è stato inserito nell’elenco dei Gruppi Terroristici Specialmente Designati (SDGT) nel luglio 2019 – sancendo una grande vittoria per la diplomazia pakistana.

Curdi e Beluci rappresentano una delle carte che Israele intende giocare per destabilizzare l’Iran, ed eventualmente il Pakistan se Islamabad dovesse continuare ad appoggiare Teheran (il Movimento per il Balochistan Libero, durante la recente aggressione militare israeliana all’Iran aveva dichiarato che: “Le azioni militari decisive di Israele contro il regime iraniano non sono solo incoraggianti, ma rappresentano anche un segnale positivo per il popolo beluci, che ha sofferto a lungo sotto il colonialismo iraniano”(2)).

Ugualmente, il Belucistan è un territorio strategicamente determinante per l’implementazione del Corridoio economico Cina-Pakistan, un investimento di Pechino del valore complessivo di 65 miliardi di dollari, interessato dalle azioni armate dei gruppi terroristici presenti nella regione.

La recente creazione del Balochistan Studies Project da parte del Middle East Media Research Institute (MEMRI), un think tank con evidenti legami israeliani, ha giustificato questo progetto rivelando i ricchi giacimenti di risorse naturali dell’area ed enfatizzando la necessità di contrastare l’Iran. Israele, puntando a cooptare la lotta Baloch, non solo cerca di indebolire Teheran, ma anche di fare leva sui beluci per i propri scopi imperialisti. E in questo contesto, le aziende minerarie occidentali, pur proclamando sostegno alla causa Baloch, hanno in realtà contribuito ad un devastante saccheggio delle risorse locali, aggravando la crisi umanitaria nella regione: una spartizione alla quale ora vorrebbe partecipare anche Tel Aviv che coglierebbe due piccioni con una fava.

Soltanto dal 7 al 12 agosto, le forze di sicurezza pakistane hanno ucciso 50 terroristi nella provincia del Belucistan, contrastando tentativi di infiltrazione lungo il confine con l’Afghanistan e accusando l’India di sostenere i separatisti.

1)  Center for International Strategic Studies, Cdn.pakun.org.

2) Memri – Iran | Special Dispatch No. 12021, Free Balochistan Movement Praises Israel’s Iran Attacks, www.memri.org, 16 giugno 2025.

Il Pakistan ribadisce il suo impegno nell’attuazione della Risoluzione ONU 1540

Negli scorsi giorni, il Pakistan ha ribadito il proprio impegno nei confronti delle norme globali di non proliferazione nucleare, sottolineando il suo solido sistema esecutivo, il regime completo di controllo delle esportazioni e il ruolo attivo nell’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Segue nostro Telegram.   

I punti chiave del documento riguardano:

il sostegno a processi inclusivi e negoziati attraverso la Conferenza sul Disarmo;

la sicurezza uguale e inalterata per tutti gli Stati;

l’adesione volontaria alle Linee Guida del Gruppo di Sicurezza Nazionale insieme all’offerta di assistenza tecnica ad altri Paesi.

Il Pakistan si è opposto ad approcci discriminatori e politicamente motivati nei regimi di controllo delle esportazioni e ha chiesto un accesso senza ostacoli alle tecnologie nucleari pacifiche per lo sviluppo economico.

Nella Dichiarazione ufficiale presentata da Syed Atif Raza, Consigliere della Missione di Islamabad, alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Risoluzione 1540 del 6 agosto 2025 è stato sottolineato come il Pakistan abbia attuato con successo i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e abbia istituito: i) un solido sistema di comando e controllo; ii) un rigoroso meccanismo legislativo, amministrativo e di applicazione per regolamentare il trasferimento di beni e tecnologie sensibili e garantirne la sicurezza in ogni fase; iii) un regime completo di controllo delle esportazioni, in linea con i più elevati standard internazionali.

Per l’attuazione della Risoluzione 1540, il Pakistan ha finora presentato sei rapporti, inclusa la matrice completa; ha nominato il Punto di Contatto Nazionale e adottato un Piano d’Azione Nazionale volontario; ha offerto assistenza tecnica a diversi Paesi per contribuire all’attuazione della Risoluzione 1540 e ribadito il proprio sostegno alla promozione della cooperazione regionale per una sua efficace attuazione. Islamabad ha anche ospitato un “Seminario Regionale sull’attuazione della 1540” per condividere le migliori pratiche e le esperienze nazionali.

In relazione alle recenti polemiche sul nucleare iraniano, il rappresentante pakistano alle Nazioni Unite ha esplicitamente ribadito che “I regimi multilaterali di controllo delle esportazioni potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel rafforzare gli sforzi globali di non proliferazione. Tuttavia, per mantenere la credibilità, questi regimi devono evitare la cartellizzazione e non dovrebbero essere visti come club esclusivi che danno priorità agli interessi politici e commerciali. Una non proliferazione efficace richiede un approccio non discriminatorio, obiettivo e basato su criteri. Invece di promuovere obiettivi politici mascherati da preoccupazioni di non proliferazione, in modo selettivo, gli sforzi dovrebbero concentrarsi sugli interessi collettivi per promuovere la stabilità strategica globale e regionale.

Inoltre, gli sforzi di non proliferazione, importanti di per sé, non devono ostacolare la cooperazione internazionale nell’uso pacifico delle tecnologie a duplice uso, che è vitale per lo sviluppo economico del Sud del mondo. Il diritto inalienabile di tutti i Paesi di utilizzare l’energia e le tecnologie nucleari per scopi pacifici, in conformità con i rispettivi obblighi legali internazionali e di non proliferazione, deve essere rispettato e garantito. A questo proposito, ribadiamo la nostra proposta di istituire un Gruppo di lavoro aperto e inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite per garantire un accesso equo alle tecnologie e per affrontare i casi di negazione che ostacolano lo sviluppo.(1)”

Il rinnovato protagonismo diplomatico del Pakistan non è certo sfuggito a Washington che, nella sua politica di corteggiamento degli Swing States e constatato il riavvicinamento russo-indiano, ha cercato di riequilibrare le proprie relazioni con Islamabad.

Per la seconda volta in poche settimane – fatto assolutamente inedito – il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito pakistano, il Feldmaresciallo Asim Munir, si è recato in visita ufficiale negli Stati Uniti. A Tampa, ha partecipato alla cerimonia di pensionamento del comandante uscente del CENTCOM e ha incontrato il Presidente del Joint Chiefs of Staff degli Stati Uniti, tra gli altri. Parlando in seguito alla comunità pakistana negli Stati Uniti, Asim Munir ha affermato che l’India vuole presentarsi come un “Vishwa Guru”, ma in realtà non è affatto così; se Nuova Delhi insisterà ancora nel voler creare instabilità nella regione, il Pakistan ha già chiarito che qualsiasi atto di aggressione indiana troverà una pronta reazione.

Subito dopo, il Dipartimento di Stato americano ha designato la Brigata Majeed, in quanto proxy dell’Esercito di Liberazione del Baloch, come organizzazione terroristica straniera – il BLA è stato inserito nell’elenco dei Gruppi Terroristici Specialmente Designati (SDGT) nel luglio 2019 – sancendo una grande vittoria per la diplomazia pakistana.

Curdi e Beluci rappresentano una delle carte che Israele intende giocare per destabilizzare l’Iran, ed eventualmente il Pakistan se Islamabad dovesse continuare ad appoggiare Teheran (il Movimento per il Balochistan Libero, durante la recente aggressione militare israeliana all’Iran aveva dichiarato che: “Le azioni militari decisive di Israele contro il regime iraniano non sono solo incoraggianti, ma rappresentano anche un segnale positivo per il popolo beluci, che ha sofferto a lungo sotto il colonialismo iraniano”(2)).

Ugualmente, il Belucistan è un territorio strategicamente determinante per l’implementazione del Corridoio economico Cina-Pakistan, un investimento di Pechino del valore complessivo di 65 miliardi di dollari, interessato dalle azioni armate dei gruppi terroristici presenti nella regione.

La recente creazione del Balochistan Studies Project da parte del Middle East Media Research Institute (MEMRI), un think tank con evidenti legami israeliani, ha giustificato questo progetto rivelando i ricchi giacimenti di risorse naturali dell’area ed enfatizzando la necessità di contrastare l’Iran. Israele, puntando a cooptare la lotta Baloch, non solo cerca di indebolire Teheran, ma anche di fare leva sui beluci per i propri scopi imperialisti. E in questo contesto, le aziende minerarie occidentali, pur proclamando sostegno alla causa Baloch, hanno in realtà contribuito ad un devastante saccheggio delle risorse locali, aggravando la crisi umanitaria nella regione: una spartizione alla quale ora vorrebbe partecipare anche Tel Aviv che coglierebbe due piccioni con una fava.

Soltanto dal 7 al 12 agosto, le forze di sicurezza pakistane hanno ucciso 50 terroristi nella provincia del Belucistan, contrastando tentativi di infiltrazione lungo il confine con l’Afghanistan e accusando l’India di sostenere i separatisti.

1)  Center for International Strategic Studies, Cdn.pakun.org.

2) Memri – Iran | Special Dispatch No. 12021, Free Balochistan Movement Praises Israel’s Iran Attacks, www.memri.org, 16 giugno 2025.

Negli scorsi giorni, il Pakistan ha ribadito il proprio impegno nei confronti delle norme globali di non proliferazione nucleare, sottolineando il suo solido sistema esecutivo, il regime completo di controllo delle esportazioni e il ruolo attivo nell’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Segue nostro Telegram.   

I punti chiave del documento riguardano:

il sostegno a processi inclusivi e negoziati attraverso la Conferenza sul Disarmo;

la sicurezza uguale e inalterata per tutti gli Stati;

l’adesione volontaria alle Linee Guida del Gruppo di Sicurezza Nazionale insieme all’offerta di assistenza tecnica ad altri Paesi.

Il Pakistan si è opposto ad approcci discriminatori e politicamente motivati nei regimi di controllo delle esportazioni e ha chiesto un accesso senza ostacoli alle tecnologie nucleari pacifiche per lo sviluppo economico.

Nella Dichiarazione ufficiale presentata da Syed Atif Raza, Consigliere della Missione di Islamabad, alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Risoluzione 1540 del 6 agosto 2025 è stato sottolineato come il Pakistan abbia attuato con successo i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e abbia istituito: i) un solido sistema di comando e controllo; ii) un rigoroso meccanismo legislativo, amministrativo e di applicazione per regolamentare il trasferimento di beni e tecnologie sensibili e garantirne la sicurezza in ogni fase; iii) un regime completo di controllo delle esportazioni, in linea con i più elevati standard internazionali.

Per l’attuazione della Risoluzione 1540, il Pakistan ha finora presentato sei rapporti, inclusa la matrice completa; ha nominato il Punto di Contatto Nazionale e adottato un Piano d’Azione Nazionale volontario; ha offerto assistenza tecnica a diversi Paesi per contribuire all’attuazione della Risoluzione 1540 e ribadito il proprio sostegno alla promozione della cooperazione regionale per una sua efficace attuazione. Islamabad ha anche ospitato un “Seminario Regionale sull’attuazione della 1540” per condividere le migliori pratiche e le esperienze nazionali.

In relazione alle recenti polemiche sul nucleare iraniano, il rappresentante pakistano alle Nazioni Unite ha esplicitamente ribadito che “I regimi multilaterali di controllo delle esportazioni potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel rafforzare gli sforzi globali di non proliferazione. Tuttavia, per mantenere la credibilità, questi regimi devono evitare la cartellizzazione e non dovrebbero essere visti come club esclusivi che danno priorità agli interessi politici e commerciali. Una non proliferazione efficace richiede un approccio non discriminatorio, obiettivo e basato su criteri. Invece di promuovere obiettivi politici mascherati da preoccupazioni di non proliferazione, in modo selettivo, gli sforzi dovrebbero concentrarsi sugli interessi collettivi per promuovere la stabilità strategica globale e regionale.

Inoltre, gli sforzi di non proliferazione, importanti di per sé, non devono ostacolare la cooperazione internazionale nell’uso pacifico delle tecnologie a duplice uso, che è vitale per lo sviluppo economico del Sud del mondo. Il diritto inalienabile di tutti i Paesi di utilizzare l’energia e le tecnologie nucleari per scopi pacifici, in conformità con i rispettivi obblighi legali internazionali e di non proliferazione, deve essere rispettato e garantito. A questo proposito, ribadiamo la nostra proposta di istituire un Gruppo di lavoro aperto e inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite per garantire un accesso equo alle tecnologie e per affrontare i casi di negazione che ostacolano lo sviluppo.(1)”

Il rinnovato protagonismo diplomatico del Pakistan non è certo sfuggito a Washington che, nella sua politica di corteggiamento degli Swing States e constatato il riavvicinamento russo-indiano, ha cercato di riequilibrare le proprie relazioni con Islamabad.

Per la seconda volta in poche settimane – fatto assolutamente inedito – il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito pakistano, il Feldmaresciallo Asim Munir, si è recato in visita ufficiale negli Stati Uniti. A Tampa, ha partecipato alla cerimonia di pensionamento del comandante uscente del CENTCOM e ha incontrato il Presidente del Joint Chiefs of Staff degli Stati Uniti, tra gli altri. Parlando in seguito alla comunità pakistana negli Stati Uniti, Asim Munir ha affermato che l’India vuole presentarsi come un “Vishwa Guru”, ma in realtà non è affatto così; se Nuova Delhi insisterà ancora nel voler creare instabilità nella regione, il Pakistan ha già chiarito che qualsiasi atto di aggressione indiana troverà una pronta reazione.

Subito dopo, il Dipartimento di Stato americano ha designato la Brigata Majeed, in quanto proxy dell’Esercito di Liberazione del Baloch, come organizzazione terroristica straniera – il BLA è stato inserito nell’elenco dei Gruppi Terroristici Specialmente Designati (SDGT) nel luglio 2019 – sancendo una grande vittoria per la diplomazia pakistana.

Curdi e Beluci rappresentano una delle carte che Israele intende giocare per destabilizzare l’Iran, ed eventualmente il Pakistan se Islamabad dovesse continuare ad appoggiare Teheran (il Movimento per il Balochistan Libero, durante la recente aggressione militare israeliana all’Iran aveva dichiarato che: “Le azioni militari decisive di Israele contro il regime iraniano non sono solo incoraggianti, ma rappresentano anche un segnale positivo per il popolo beluci, che ha sofferto a lungo sotto il colonialismo iraniano”(2)).

Ugualmente, il Belucistan è un territorio strategicamente determinante per l’implementazione del Corridoio economico Cina-Pakistan, un investimento di Pechino del valore complessivo di 65 miliardi di dollari, interessato dalle azioni armate dei gruppi terroristici presenti nella regione.

La recente creazione del Balochistan Studies Project da parte del Middle East Media Research Institute (MEMRI), un think tank con evidenti legami israeliani, ha giustificato questo progetto rivelando i ricchi giacimenti di risorse naturali dell’area ed enfatizzando la necessità di contrastare l’Iran. Israele, puntando a cooptare la lotta Baloch, non solo cerca di indebolire Teheran, ma anche di fare leva sui beluci per i propri scopi imperialisti. E in questo contesto, le aziende minerarie occidentali, pur proclamando sostegno alla causa Baloch, hanno in realtà contribuito ad un devastante saccheggio delle risorse locali, aggravando la crisi umanitaria nella regione: una spartizione alla quale ora vorrebbe partecipare anche Tel Aviv che coglierebbe due piccioni con una fava.

Soltanto dal 7 al 12 agosto, le forze di sicurezza pakistane hanno ucciso 50 terroristi nella provincia del Belucistan, contrastando tentativi di infiltrazione lungo il confine con l’Afghanistan e accusando l’India di sostenere i separatisti.

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The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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August 19, 2025

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