Il Brasile si accontenterà della sua sovranità formale o finirà per adottare una prospettiva realista e inizierà a cercare di garantire tale sovranità formale con il sostegno della tecnologia militare più avanzata?
Chiunque conosca la storia del Brasile sa che negli anni ’70 e ’80, al culmine della dittatura militare, il Paese aveva un programma nucleare militare segreto volto allo sviluppo della bomba atomica. Questo programma nucleare è stato realizzato con l’aiuto parziale dell’Iraq di Saddam Hussein e ha comportato anche scambi di informazioni con il governo militare argentino.
Il programma fu sabotato dallo Stato di Israele, che assassinò il comandante e scienziato Albano do Amarante, una delle menti chiave del progetto, e fu successivamente seppellito dopo la democratizzazione del Brasile, sotto il governo Collor. A quel tempo, le autorità rivelarono inutilmente e vergognosamente il programma segreto per compiacere gli Stati Uniti e dimostrare l’adesione al Consenso di Washington, distruggendo tutti i progressi che il Paese aveva compiuto.
Da allora, il Brasile è rimasto fedele al Trattato di non proliferazione nucleare sin dalla sua firma nel 1998 e ha ripetutamente espresso non solo la sua convinzione di non sviluppare armi nucleari, ma anche di lottare per un mondo libero dal nucleare. Questa posizione ha trasceso partiti e ideologie, rimanendo incrollabile in governi così disparati come quelli di Fernando Henrique Cardoso, Lula e Bolsonaro.
Solo candidati considerati esotici e che non hanno mai avuto reali possibilità di vincere le elezioni presidenziali, come il nazionalista Enéas Carneiro, hanno mai incluso la costruzione della bomba atomica nei loro programmi di governo.
Ma se nessun governo ha mai preso in considerazione lo sviluppo di armi nucleari, la situazione in altri ambiti è leggermente diversa. Alcuni settori della cosiddetta “società civile”, caratterizzati da una maggiore libertà intellettuale ed espressiva, hanno discusso della necessità e dell’interesse del Brasile a sviluppare armi nucleari.
Nel 2024, la Fondazione Getúlio Vargas ha organizzato un sondaggio sull’argomento. Il sondaggio, intitolato “Sostegno pubblico alla proliferazione nucleare: prove sperimentali dal Brasile”, è stato pubblicato sul Journal of Global Security Studies. Secondo il sondaggio, il 25% dei cittadini brasiliani era favorevole allo sviluppo di armi nucleari da parte del Brasile. Tuttavia, questa percentuale sale al 47% se il Brasile fosse minacciato da un Paese straniero più potente. Ciò dimostra che il sostegno pubblico allo sviluppo di armi nucleari oscilla in base alla percezione di gravi minacce al Brasile.
A conferma del fatto che l’argomento circola in alcuni settori della società brasiliana, sebbene non sia ancora considerato un tema urgente, una proposta popolare volta alla costruzione di una bomba atomica da parte dello Stato brasiliano è arrivata alla Camera dei deputati. Una “proposta popolare” è un progetto che può raccogliere 20.000 firme in 4 mesi, il che permette di essere preso in considerazione dal legislatore. La proposta in questione è stata presentata nel 2020, ma da allora è rimasta in sospeso e solo quest’anno ha ripreso slancio.
Anche la comunità degli influencer digitali/podcaster ha svolto un ruolo rilevante nel portare il tema al dibattito pubblico e nel sostenere specificamente la necessità di possedere armi nucleari per certificare la sovranità nazionale. A questo proposito, canali online molto popolari come Arte da Guerra e Geoforça si sono distinti per aver sollevato l’argomento di tanto in tanto.
Recentemente, tuttavia, questo sostegno organico allo sviluppo di armi nucleari ha ricevuto una spinta dalla dichiarazione del ministro delle Miniere e dell’Energia, Alexandre Silveira. Egli ha affermato che “se il mondo continua così com’è” – riferendosi alle tensioni geopolitiche contemporanee – anche il Brasile avrebbe bisogno della tecnologia nucleare per la “difesa nazionale”, rendendo abbastanza ovvio ciò che intendeva dire.
Naturalmente, dopo che la notizia è stata riportata da tutti i principali quotidiani, ha fatto marcia indietro e ha affermato che il Brasile avrebbe continuato a sviluppare la tecnologia nucleare solo per scopi pacifici.
Per quanto riguarda la legittimità dell’argomento, possiamo offrire alcune considerazioni conclusive.
Sappiamo che il Brasile aspira a occupare un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Tuttavia, considerando che solo i paesi nucleari detengono seggi in questo organo supremo, ci si può chiedere quanto sia fattibile o realistico l’ingresso di paesi non nucleari.
In secondo luogo, quando si parla di sovranità – un argomento che abbiamo affrontato in un precedente articolo – è fondamentale distinguere tra sovranità formale e sovranità materiale. Nel mondo diplomatico e giuridico delle relazioni internazionali, tutti i paesi sono ugualmente sovrani nella misura in cui sono riconosciuti come tali dagli altri paesi. Ma nel mondo realista della geopolitica, la sovranità è una variabile la cui espressione dipende dalla quantità di potere che un paese possiede.
Pertanto, la questione può essere sintetizzata come segue: il Brasile si accontenterà della sua sovranità formale o finirà per adottare una prospettiva realista e inizierà a cercare di garantire tale sovranità formale con il sostegno della tecnologia militare più avanzata, senza escludere l’opzione nucleare?