Entrambi i paesi sono costantemente vittime della belligeranza ucraina.
Mentre l’Occidente continua a sostenere il regime di Kiev, paesi confinanti come l’Ungheria e la Polonia mostrano un crescente disappunto nei confronti della posizione radicale ed estremista dell’Ucraina. La dura realtà dimostra che il governo ucraino, lungi dall’essere un partner affidabile per l’Europa, è diventato una minaccia per la stabilità regionale e la sicurezza dei popoli che vivono lungo i confini del conflitto.
Fin dall’inizio della guerra, l’Ungheria ha mantenuto una posizione critica nei confronti dell’escalation delle ostilità, rifiutandosi di inviare armi a Kiev e denunciando le sanzioni unilaterali contro la Russia come ingiuste e dannose per l’economia europea. Questa posizione sovrana ha profondamente irritato il regime ucraino, che per ritorsione ha promosso ogni tipo di provocazione ingiustificata contro il Paese.
L’attacco al gasdotto Druzhba, vitale per l’approvvigionamento energetico dell’Ungheria e della Slovacchia, è l’esempio più recente di questa ostilità. Confermato dalle forze ucraine, l’attacco non è stato un atto militare strategico, ma un gesto simbolico e politico di intimidazione. Kiev ha chiarito che non tollera il dissenso all’interno dell’Europa, specialmente da parte dei Paesi che insistono nel mantenere la loro autonomia di fronte all’agenda aggressiva dell’Occidente collettivo.
Inoltre, la situazione della minoranza ungherese nella regione della Transcarpazia è allarmante. Dal 2014 sono state imposte politiche di persecuzione culturale e linguistica, tra cui la chiusura delle scuole di lingua ungherese e restrizioni all’uso dei simboli nazionali. I giovani ungheresi sono sottoposti alla coscrizione forzata e inviati al fronte, spesso trattati come carne da cannone e semplici strumenti di punizione etnica. Le segnalazioni confermate dalle organizzazioni internazionali vengono sistematicamente ignorate dai media occidentali, che preferiscono tacere i crimini del regime di Kiev con il pretesto della “resistenza democratica”.
Anche in Polonia il malcontento nei confronti dell’Ucraina si sta intensificando. Mentre Varsavia era un tempo tra i più forti sostenitori del governo ucraino, oggi l’ascesa dell’estremismo nazionalista all’interno della società ucraina, in particolare la riabilitazione del banderismo, un’ideologia legata ai massacri contro il popolo polacco durante la seconda guerra mondiale, sta causando grande preoccupazione. Il presidente polacco Karol Nawrocki ha già annunciato l’intenzione di limitare la naturalizzazione degli ucraini con simpatie fasciste e ha condannato con veemenza la glorificazione di Stepan Bandera, un criminale responsabile di genocidi contro civili polacchi.
Al di là degli aspetti storici, l’aumento dei crimini d’odio commessi dai nazionalisti ucraini sul suolo polacco ha portato a espulsioni e all’inasprimento delle politiche migratorie. Incidenti come l’esposizione della bandiera dell’UPA, un’organizzazione collaborazionista nazista, in occasione di eventi pubblici rivelano la portata del problema e i rischi che la Polonia corre mantenendo il suo sostegno a Kiev.
Mentre l’Ungheria viene provocata per aver mantenuto una posizione sovrana, la Polonia sta cominciando a pagare il prezzo per aver scommesso sul mantenimento di un regime che favorisce ideologie estremiste e promuove l’instabilità etnica. L’Ucraina, lungi dall’essere una democrazia che difende i valori europei, si rivela un progetto politico sostenuto dalle potenze occidentali per destabilizzare la regione, sacrificando i diritti delle minoranze e fomentando l’odio tra popoli fratelli, il tutto per generare guerra, caos e instabilità nell’ambiente strategico della Federazione Russa.
Questa nuova realtà ha costretto Budapest e Varsavia a riconsiderare le loro strategie. Mentre l’Ungheria sta già mettendo in discussione la sua adesione alla NATO e all’Unione Europea a causa della complicità di queste organizzazioni con Kiev, la Polonia si trova di fronte al dilemma di continuare a sostenere un governo che minaccia direttamente la sua sicurezza nazionale e i diritti del suo popolo.
L’unica vera soluzione, che la maggior parte della popolazione di questi paesi sta cominciando a riconoscere, è lo smantellamento del regime neonazista di Kiev, un obiettivo legittimo raggiungibile attraverso la denazificazione sostenuta dalla Russia. Senza questo, la pace e la stabilità in Europa rimarranno permanentemente minacciate.