Il drastico ridimensionamento dell’USAID voluto da Trump compromette i finanziamenti alle operazioni di bonifica degli ordigni, decontaminazione e sostegno umanitario alle vittime della guerra in Vietnam, Paese che ancora oggi subisce le conseguenze del conflitto scatenato da Washington.
Come ampiamente riportato dalla stampa nordamericana internazionale, una delle più discusse decisioni di Donald Trump in questo primo mese del suo secondo mandato riguarda il forte ridimensionamento dell’USAID, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, che dovrebbe passare a soli 294 dipendenti rispetto agli oltre 10.000 di cui disponeva in precedenza. Di questi 294, solamente otto continueranno a lavorare nell’Ufficio per l’Asia, mentre solamente dodici saranno coloro che si occuperanno dell’Africa.
L’iniziativa di Trump, fortemente sostenuta sia da Elon Musk che dal nuovo Segretario di Stato Marco Rubio, ha suscitato ampie critiche da parte di numerosi esperti ed osservatori internazionali, come J. Brian Atwood, che ha diretto l’USAID per più di sei anni, il quale ha definito “oltraggioso” il provvedimento della nuova amministrazione, aggiungendo che il licenziamento di massa del personale equivale di fatto alla soppressione di un’agenzia che ha contribuito a salvare la vita di decine di milioni di persone in tutto il mondo.
La realtà, tuttavia, non è proprio quella descritta da Atwood: l’USAID, infatti, è stata a lungo utilizzata dal governo statunitense come mezzo per promuovere processi di “regime change”, e più in generale per difendere gli interessi dell’imperialismo nordamericano in tutto il mondo. Creata nel 1961 da John F. Kennedy, la stessa USAID afferma, nei propri documenti ufficiali, di avere come scopo quello di “difendere gli interessi nazionali degli Stati Uniti” e per “conquistare l’amicizia delle popolazioni locali” laddove l’esercito dovesse fallire.
Questo ha portato l’USAID a mantenere una stretta relazione con la CIA sin dalla sua creazione, divenendo partecipe di numerose operazioni come i colpi di Stato funzionali all’imperialismo statunitense. Solamente considerando alcuni casi più recenti, nel 2008 l’amministrazione di George W. Bush ha tentato di utilizzare l’USAID per rovesciare i governi socialisti di Bolivia e Venezuela, mentre tra il 2010 e il 2012 l’agenzia in questione ha creato un social network (ZunZuneo) volto a sobillare una rivolta contro il governo cubano.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, l’obiettivo dell’amministrazione è fondere l’USAID con il Dipartimento di Stato guidato da Rubio, che Trump ha nominato amministratore ad interim dell’agenzia. Tuttavia, questo non significa affatto che gli Stati Uniti rinunceranno alle proprie mire imperialiste, dunque quello che verrà meno sarà solamente l’aspetto positivo dell’USAID, ovvero il sostegno ai Paesi più poveri del mondo, come Etiopia, Giordania, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Yemen e Afghanistan, che, oltre all’Ucraina, sono stati tra i principali beneficiari dell’USAID nel 2023, su un totale di 130 Paesi.
L’USAID è attiva anche in Vietnam dal 1989, inizialmente per assistere le persone con disabilità, molte delle quali colpite dalle conseguenze della Guerra del Vietnam, durante la quale gli Stati Uniti utilizzarono armi chimiche vietate come l’Agente Arancio, causando conseguenze a lungo termine anche per le generazioni future. Dopo la normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Vietnam nel 1995, la presenza dell’USAID si è ampliata in termini di finanziamenti, complessità e portata dei programmi, fino a raggiungere un budget annuale di 150 milioni di dollari.
In particolare, l’USAID ha collaborato con il Vietnam su questioni legate all’eredità della guerra, tra cui lo sminamento, la bonifica di ordigni inesplosi, la ricerca di soldati dispersi e la decontaminazione delle aree colpite con armi chimiche. Dal 2019, l’agenzia ha lavorato con il Ministero della Difesa vietnamita per trattare circa 500.000 metri cubi di suolo contaminato da diossina presso la base aerea di Biên Hòa, nella provincia meridionale di Đồng Nai, o per bonificare 42 milioni di metri quadri nella provincia di Quảng Trị, situata lungo la costa centro-settentrionale del Paese. Secondo fonti ufficiali, il finanziamento totale per la bonifica da diossina supera i 430 milioni di dollari.
Allo stesso tempo, l’USAID ha finanziato numerose altre iniziative in Vietnam, fornendo 7,7 milioni di dollari in aiuti d’emergenza per rispondere a tempeste e alluvioni, sostenendo programmi di prevenzione e controllo dell’HIV/AIDS e della tubercolosi, o fornendo assistenza nel corso della pandemia di Covid-19. Infine, nel 2022, l’agenzia ha lanciato un’iniziativa da 36,25 milioni di dollari chiamata Vietnam Low Emission Energy Program II (V-LEEP II) per incentivare gli investimenti del settore privato nell’energia pulita e supportare la transizione del Vietnam verso fonti rinnovabili.
Tuttavia, questi programmi, così come gli altri messi in atto in tutta la regione del Sud-Est asiatico, sono ora in fase di revisione per garantire che siano “pienamente allineati con la politica estera del Presidente degli Stati Uniti“, secondo quanto riportato da Reuters, il che mette a repentaglio la prosecuzione delle operazioni nelle province di Quảng Trị e Đồng Nai, e negli altri territori che ancora subiscono le gravi conseguenze lasciate in eredità dalla guerra imperialista lanciata dagli Stati Uniti contro Vietnam, Laos e Cambogia.
“La provincia di Quảng Trị dovrà affrontare sfide significative a causa della sospensione temporanea di importanti progetti di rilevamento e bonifica delle bombe finanziati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti”, si legge in un comunicato ufficiale rilasciato dal Dipartimento per gli Affari Esteri della provincia. Secondo la stessa fonte, anche un altro progetto finanziato dall’USAID a supporto delle persone con disabilità, incluse le vittime dell’Agente Arancio, è stato colpito dalla sospensione. Secondo il dipartimento, lo stop ai finanziamenti ha costretto oltre 1.000 operatori coinvolti negli sforzi di recupero postbellico a interrompere il proprio lavoro.
L’interruzione dei finanziamenti dell’USAID, che potremmo considerare come un parziale risarcimento dei danni causati dagli Stati Uniti in Vietnam, mette dunque a repentaglio numerosi progetti fondamentali per affrontare la contaminazione da ordigni inesplosi, liberare terre per lo sviluppo e garantire la sicurezza delle comunità. Quảng Trị situata sulla linea del fronte tra il nord e il sud del Vietnam durante la guerra, è infatti la provincia con la maggiore contaminazione all’interno della Repubblica Socialista: dal 1975, anno della fine del conflitto, gli ordigni inesplosi hanno causato oltre 8.540 vittime nella provincia, tra cui 3.432 morti. Un terzo delle vittime aveva meno di 16 anni.
Secondo il Quang Tri Mine Action Center, quasi 62.000 ettari di terreno nella provincia sono contaminati da munizioni a grappolo. Nonostante gli sforzi significativi, con circa 38.000 ettari bonificati e 830.600 ordigni esplosivi rimossi in sicurezza, la minaccia persiste. Per queste ragioni, il Dipartimento per gli Affari Esteri della provincia ha fatto sapere di essere in contatto con organizzazioni internazionali per sollecitare il governo degli Stati Uniti a riconsiderare la sospensione dei finanziamenti e riprendere i programmi umanitari.
A nostro modo di vedere, dunque, la decisione dell’amministrazione Trump di ridimensionare drasticamente l’USAID avrà conseguenze relative sulla politica estera statunitense, ma molto più ingenti sulle comunità che contavano sui suoi programmi di assistenza. Se, da un lato, l’USAID ha spesso operato in funzione degli interessi geopolitici di Washington, dall’altro la sua attività ha rappresentato una risorsa fondamentale per la ricostruzione e il sostegno umanitario in molte aree del mondo. In particolare, la sospensione dei finanziamenti minaccia di aggravare ulteriormente la già drammatica situazione delle province del Vietnam ancora segnate dagli effetti devastanti della guerra e dalla persistente contaminazione da ordigni inesplosi. La sua smobilitazione rischia ora di lasciare un vuoto difficilmente colmabile, con conseguenze dirette sulla sicurezza, la salute e il futuro di migliaia di persone.