Il comportamento dei servizi segreti israeliani analizzato in uno studio francese riapre il dibattito su quanto accaduto il 7 ottobre 2023
Due anni dopo il 7 ottobre 2023, il corpus di fonti ora disponibile ci consente ampiamente, come ha scritto Raymond Aron, di “sbrogliare la struttura del corso della storia, di districare il groviglio di cause massicce ed eventi frammentari” che hanno permesso che un simile attacco venisse portato a termine.
Il recentissimo studio di Clement Renault, storico e ricercatore per l’Istituto francese di ricerche strategiche e scuola militare, offre un’analisi sistemica di questa sorpresa epocale, attingendo agli strumenti analitici della letteratura sui fallimenti dell’intelligence israeliana[1].
L’autore propone quindi tre argomentazioni principali. In primo luogo, le cause del fallimento del 7 ottobre risiedono in una combinazione di inadeguatezze nella raccolta di informazioni, nella persistenza di presupposti analitici indiscussi, nelle routine burocratiche e nelle relazioni disfunzionali tra servizi di intelligence e autorità politiche. In secondo luogo, mentre l’attacco del 7 ottobre segna un grave fallimento dell’intelligence israeliana, segnala più fondamentalmente una débacle della strategia di gestione della sicurezza per la Striscia di Gaza su cui si basava l’intero sistema sionista e di cui l’operazione militare in corso dal 27 ottobre 2023 è un’estensione. In terzo luogo, i rapporti interni dei servizi segreti israeliani dimostrano un rigore professionale guidato da standard elevati e da un sincero desiderio di apprendere dai propri errori. Tuttavia, i significativi successi delle operazioni militari condotte nel 2024 e nel 2025 contro Hezbollah e l’Iran, pur confermando un elevato livello di sofisticazione tecnica e la potenza offensiva dei servizi segreti di Tel Aviv, non devono essere confusi con un’attenta valutazione degli insegnamenti tratti dal fallimento del 7 ottobre 2023.
Il ricercatore israeliano Avner Barnea, in primis, sostiene che i servizi segreti sionisti siano rimasti completamente colti di sorpresa e non abbiano mai avuto informazioni che potessero allertarli sulla portata e l’imminenza dell’attacco (warning intelligence). Un secondo tentativo è stato compiuto da Janice Gross Stein, basato su un’analisi delle relazioni civili-militari israeliane, della psicologia dei decisori e delle patologie organizzative all’interno dei servizi segreti. Infine, Michel Wyss ha pubblicato un’analisi articolata e multifattoriale del fallimento del 7 ottobre per il CTC Sentinel nell’ottobre 2024, sostenendo che “l’incapacità di Israele di rilevare l’imminente attacco non è stata il risultato di un singolo difetto, ma piuttosto il prodotto di una moltitudine di problemi a diversi livelli politici e militari e all’interno di diversi servizi segreti”.
Lo studio di Renault si basa naturalmente su questo lavoro iniziale, ma tenta di ampliare notevolmente la sua analisi. Diversi fattori giustificano questa impresa. In primo luogo, nel corso del 2024 e all’inizio del 2025 sono emerse ulteriori fonti. L’attacco del 7 ottobre non è ancora stato oggetto di una commissione d’inchiesta ufficiale in Israele, ma il servizio di intelligence militare Aman e lo Shin Bet, il servizio di intelligence interno, hanno pubblicato i loro rapporti interni sugli attacchi del 7 ottobre rispettivamente il 28 febbraio e il 4 marzo 2025.
Peraltro, diversi alti funzionari israeliani si sono dimessi o sono stati rimossi dall’incarico nel 2024 e nel 2025, e hanno fornito ulteriori prove attraverso le loro dichiarazioni pubbliche. Tra questi, il Maggiore Generale Aharon Haliva, direttore di Aman fino ad aprile 2024, e Ronen Bar, direttore dello Shin Bet fino ad aprile 2025.
Inoltre, gran parte di questa analisi, ad eccezione di quella di Michel Wyss, attinge solo modestamente alla densa letteratura accademica sulle sorprese strategiche e sui fallimenti dell’intelligence. Eppure, si tratta di un tema di ricerca centrale in questa letteratura, che è diventato sempre più abbondante nel corso degli anni, poiché le analisi di fallimenti diversi come Pearl Harbor, la guerra dello Yom Kippur, la rivoluzione iraniana, le armi di distruzione di massa irachene, e persino l’11 settembre 2001, hanno fornito un importante quadro critico per esaminare e analizzare i processi, gli errori e le disfunzioni delle organizzazioni e delle attività di intelligence.
Tuttavia, sebbene il 7 ottobre 2023 rappresenti un trauma grave per Israele e un tracollo storico per i suoi servizi segreti di una portata almeno simile a quella della guerra dello Yom Kippur del 1973, non c’è nulla in questo fallimento che non possa essere compreso e analizzato alla luce della ricca letteratura sui fallimenti dell’intelligence. Questo studio mira quindi ad analizzare l’attacco del 7 ottobre 2023 e a identificare le incapacità dell’intelligence israeliana di anticiparlo e prevenirlo sulla base di tale letteratura: un corpus di diverse fonti primarie (rapporti ufficiali, dati governativi, dichiarazioni pubbliche, comunicati stampa ufficiali, interviste alla stampa), nonché sulle fonti secondarie sopra menzionate.
Esso è organizzato in tre parti principali. La prima esamina i quadri dottrinali della strategia israeliana nei confronti di Gaza e le conseguenti capacità di intelligence. Analizza l’evoluzione di Hamas e delle sue capacità, descrivendo così la dialettica sviluppatasi tra le rispettive strategie dei due attori fino alla vigilia del 7 ottobre. La seconda parte esamina i fallimenti dei servizi segreti israeliani nell’anticipare l’attacco di Hamas. Si concentra successivamente sulla raccolta di informazioni, l’interpretazione e l’analisi delle fonti disponibili, le carenze burocratiche, nonché quelle nel processo decisionale e il rapporto tra servizi segreti e autorità politiche. La terza parte esamina la strategia israeliana dal 7 ottobre e il ruolo assegnato ai servizi segreti in essa. Esamina il rapporto tra servizi e autorità politiche dal 7 ottobre e il significato delle operazioni condotte contro Hezbollah e Iran nell’aprile 2024 e nel giugno 2025, cercando di valutare in che misura queste ultime rechino l’impronta delle lezioni del 7 ottobre 2023.
In conclusione, il significato dello studio di Renault ci ricorda due cose: non esistono servizi segreti “infallibili” e anche la tanto decantata intelligence di Tel Aviv può andare incontro a disfatte strategiche; dall’altra, il rapporto rivaluta indifettamente il ruolo e le capacità militari di Hamas e degli altri gruppi della resistenza palestinese, liquidati in tutta fretta come “terroristi”.
Ricordiamo che il 7 ottobre 2023 hanno avuto luogo feroci combattimenti tra le forze armate israeliane e i miliziani palestinesi. Il terribile bilancio di 1139 morti israeliani è stato attribuito alla furia di Hamas. Ma quante di quelle vittime sono rimaste uccise nel fuoco incrociato tra israeliani e palestinesi? Quante sono morte a causa dello sproporzionato uso della forza da parte dell’esercito di Tel Aviv, che ha fatto ricorso a carri armati ed elicotteri da combattimento anche in contesti urbani?
La sorpresa che il gruppo militare delle Brigate Al-Qassam, composto da circa 1.200 soldati d’élite selezionati per l’Operazione Al-Aqsa Flood, non aveva previsto è stata che la Divisione di Gaza dell’esercito israeliano è crollata nel giro di poche ore, nonostante possedesse le armi più avanzate, tra cui carri armati, veicoli blindati, aerei, dispositivi elettronici e capacità di spionaggio. Un tracollo avvenuto nel giro di poche ore, mentre i palestinesi avevano solo modeste armi leggere e veicoli di trasporto fatiscenti. In realtà, con uomini forti, addestramento, morale alto, una giusta causa da rilanciare mediaticamente e il desiderio di sferrare un attacco strategico, questa unità ha avuto la meglio. Ciò ha portato a un caos che gli stessi palestinesi non si aspettavano, entrando negli insediamenti e andando oltre, raggiungendo Sderot Rahat e un raggio di 40 chilometri dalla Striscia di Gaza. Tale confusione ha spinto molte persone e fazioni ad attraversare la linea di separazione e a catturare sia civili che personale militare, mentre alcuni hanno persino iniziato a trasportare beni dagli insediamenti.
L’offensiva è stata condotta simultaneamente in ambiente terrestre, aereo, marittimo e cibernetico, con un approccio che nell’ambito militare assume il nome di “multidominio” (multi-domain). L’attacco, attentamente preparato per mesi, ha colto di sorpresa le agenzie di intelligence e le forze armate di Israele, come esse stesse hanno ammesso. Prima di quel sabato, che coincideva anche con la festa ebraica di Simchat Torah, Israele aveva presumibilmente sottovalutato il pericolo posto da Hamas, da ovest, mentre sembrava concentrare la propria attenzione principalmente sulla minaccia posta da Hezbollah, verso il nord del Paese, e sul rischio di disordini in Cisgiordania, verso est. Infine, aveva presumibilmente sopravvalutato le proprie capacità di difesa, soprattutto quelle fondate sul ricorso a tecnologie avanzate. Secondo alcuni studiosi ed esperti, si può sostenere che Israele abbia sottostimato un generale processo di “democratizzazione della tecnologia” della nostra epoca, che consente anche ad attori non-statali, come organizzazioni private e gruppi ribelli, di acquisire competenze prima riservate agli Stati, permettendo loro persino di lanciare complesse campagne militari come quella del 7 ottobre 2023.
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[1] Clément Renault, Surveiller sans voir. Les services de reinsegnement israéliens et l’échec du 7 octobre, IRSEM, ottobre 2025.