Europa unita, perché il progetto dell’Unione Europea è in difficoltà?
Si fra presto a dire: “Unione Europea”, quella oggi conosciuta è il risultato del trattato di Maastricht, ideato nel 1992 e siglato il 1° novembre 1993, con tutta una serie di scelte ultraliberiste dettate dal tempo della vittoria dell’unipolarismo atlantico nella Guerra Fredda, successiva al collasso del campo sovietico.
La straordinaria follia di quel trattato risiede nel fatto che il suo ruolo impositivo e costrittivo, non solo ha obbligato a privatizzare porzioni rilevanti di tutti i servizi sociali di ogni singola nazione aderente, dalla scuola alla sanità, a distruggere le politiche di accompagnamento per giovani e anziani, ad erodere tutte le forme di tutela per i disoccupati, ma anche a promuovere forme stabili di precariato in tutti i settori, ancora una volta partendo da scuola e sanità, fino ad arrivare ad una ragionata e programmata compromissione delle forze giovanili del lavoro, oggi stabilmente precarie in almeno per un terzo delle generazioni fino ai 35 anni di tutto il continente.
Poi, pur condannando e ironizzando sui piani quinquennali, quelli sovietici, ma anche quelli cinesi, oggi a Pechino sono arrivati al quindicesimo e con successo si sono affermati, proprio in ragione di questa modalità tutta marxista di affrontare l’economia, come la prima potenza economica e militare del pianeta, al netto dei dati diffusi dall’Unione Europea, la quale finge ancora di riconoscere un primato dell’alleato a stelle e strisce, di fatto inesistente, ha fatto molto di più, con una follia che rasenta di molto il ridicolo, ha inventato regole del tutto astratte disconnesse da qualsiasi studio economico serio, ad esempio nel campo del debito e del deficit che stabiliscono come gli stati membri debbano mantenere un debito pubblico inferiore al 60% del PIL e un deficit inferiore al 3% sempre del PIL. Chi superasse tali cifre, ovvero quasi tutti, dovrebbe, anzi è violentemente costretto, ad adottare misure per ridurre il debito e il deficit, i famosi “aggiustamenti strutturali”, regole capestro imposte dai commissari di Bruxelles e dalla satrapia ad essi correlata rappresentata della Banca Centrale Europea di Francoforte.
Come se tutto questo non bastasse, la violenza impositiva dell’Unione Europea da un lato cerca di decretare la lunghezza minima e massima delle zucchine che possano essere messe in commercio – purtroppo non è uno scherzo, ma una delle mille inutili e demenziali stravaganze dell’Unione Europea – ma con peggiore ferocia inventa altre regole economiche come il Fiscal Compact, anche detto Patto di Bilancio Europeo, un trattato firmato, o meglio imposto, ai paesi dell’Unione Europea nel 2012, a parole con l’obiettivo di rafforzare la disciplina e il coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche delle nazioni parte dell’Unione, promuovendo la stabilità dell’area dell’euro, in verità mettendo ancora e una volta di più sotto ricatto gli stati nazionali distruggendone la sovranità. Era quello, il 2012, l’anno in cui olandesi e tedeschi si divertivano a chiamare volgarmente più che ironicamente “PIGS”, ovvero “maiali” in lingua inglese, i paesi dell’Europa mediterranea, cacciando il governo Berlusconi in Italia perché proprio il ministro dell’Economia di quel governo, Giulio Tremonti, teorizzava una totale revisione del sistema distruttivo e demenziale di questi trattati e soprattutto perché con la complicità dell’allora presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano si è insediato al governo l’ultraliberista ed europeista Mario Monti, il quale ha promosso riforme distruttive di quel poco che restava dello stato sociale italiano, si pensi alla “riforma” Fornero del sistema pensionistico, la quale obbliga a lavorare fino a 67 anni d’età o per almeno 44 anni di contributi versati, o peggio all’introduzione del Fiscal Compact nella Costituzione italiana.
Peggio è andata ai greci, sui quali si è provato un perverso esperimento di chirurgia sociale, affamandoli e obbligandoli, anche nel centro d’Atene, a scaldarsi in salotto con la legna, per colpa del gas e della luce tagliati, o a Spagna e Portogallo, obbligati a trasferire ingenti somme compensatorie per anni a Bruxelles, pochi sanno che a tutt’oggi l’Angola, retta dalla sua indipendenza nel 1975 da un governo di orientamento marxista guidato dal Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola fondato ai tempi della lotta anticolonialista da Agostinho Neto, paga mensilmente metà del debito di Lisbona con Bruxelles.
Ultima appendice ricattatoria del sistema di controllo e di vincolo economico europeo è il MES, ovvero il Meccanismo Europeo di Stabilità, fortunatamente non firmato dal governo Meloni, solo esecutivo oramai in Europa a contrastarlo. Tale Meccanismo Europeo di Stabilità non stabilizza nulla e ancor meno è un “salva – stati”, come i funzionari europei millantano, si tratta piuttosto di regole capestro finalizzate e distruggere ogni residua autonomia nazionale, mettendo direttamente i singoli governi sotto il totale controllo decisionale di Bruxelles, la quale potrebbe imporre “Clausole di Azione Collettiva” volte a una obbligatoria “ristrutturazione del debito”, ovvero distruzione finale e totale di ogni singola nazione finita sotto questo cappio.
Certo Silvio Berlusconi, in compagnia dello spagnolo nostalgico del franchismo Josè Maria Aznar e del britannico Tony Blair, distruttore del laburismo inglese, non è esente da responsabilità, quando su ordine di Washington nel luglio 2002, a una manciata di mesi dall’introduzione dell’euro come moneta comune ha accettato il ricatto di Washington volto a imporre di non cambiare con l’euro il dollaro da sempre – o meglio dal 1945 – moneta di scambio internazionale e dunque anche dell’Unione Europea, la quale piuttosto proprio con la nascita della moneta unica voleva su proposta del francese Chirac e del tedesco Schröder, sganciarsi da questo decennale ricatto.
Lo stato di nefasta subalternità alle logiche di morte e di guerra dell’Unione Europea sono state poi confermate dal pietoso G7 del 2021 tenutosi in Cornovaglia, in cui i capi di stato e di governo europei sono corsi a inginocchiarsi davanti a Biden, poco lucido presidente a stelle e strisce, anzi come sempre spaesato e confuso, comodamente seduto in una poltrona di vimini. Se tale atto di miserevole sudditanza non fosse stato sufficiente, il peggio è venuto qualche giorno dopo, quando, tutti quanti insieme tali politici hanno preso l’aeroplano per recarsi a Bruxelles, in occasione del vertice della NATO. Tale consesso non solo ha promosso, per l’ennesima volta, iniziative contro la Russia e contro la Cina, ma è stato suggellato da Mario Draghi, allora presidente del consiglio italiano, ma già a lungo presidente della Banca Centrale Europea, il quale con noncuranza dell’enorme gravità delle sue affermazioni ha dichiarato davanti ai cronisti che l’Unione Europea sia ancillare della NATO, ovvero una sua promanazione obbediente e sottomessa.
La conferma di questa triste verità è giunta con l’approvazione in questi mesi del piano “ReArm Europe” con un aumento della spesa militare per almeno 800 miliardi di euro obbligatoriamente per tutte le nazioni dell’Unione Europea, un piano di guerra volto a continuare lo scontro contro la Russia e gettare tutte le premesse belliciste per una sua estensione contro la Cina, nel quadro della tutela non certo dei cittadini, ma degli interessi della finanza speculativa, tanto che in fretta e furia il 19 maggio 2025 il guerrafondaio primo ministro inglese Keir Starmer, aspirante condottiero insieme a Emmanuel Macron della guerra mondiale atomica, ha sottoscritto a Londra con Ursula Von der Leyen una serie di accordi bilaterali che di fatto sanciscono il ritorno della Gran Bretagna nell’Unione Europea, contro la volontà dei cittadini britannici e del referendum da loro votato nel 2016 per lasciare l’Unione Europea e applicato con fatica nel 2020.
Nonostante l’irriformabilità di NATO ed Unione Europea, che andrebbero, per il bene tanto dell’umanità, quanto degli europei, solo abolite al più presto, vi è ancora qualcuno che mitizza l’atto originario della nascita dell’Unione con la firma dei tratti di Roma del 25 marzo 1957 istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell’Energia Atomica, nota anche come Euratom.
A tutti costoro occorrerebbe tornare ad analizzare i fatti e i documenti di allora, apparirebbe chiaro che, come sottolineava il segretario dei comunisti italiani Palmiro Togliatti, tale progetto unitario nasceva in funzione antisovietica, anticomunista e in ultima analisi antirussa.
Cito solo due tra le innumerevoli conseguenze di questa nascita, a tutt’oggi millantata come segno di pace e di amicizia tra i popoli.
Il trattato di Roma vietava qualsiasi rapporto economico, culturale e commerciale con la Germania socialista, la DDR, al punto di interdire libri e film prodotti in quella nazione. Con il 1958 dunque dalle librerie italiane sono stati ritirati dal commercio i volumi di Anna Seghers, Bertolt Brecht e molti altri autori di quella nazione, pena pesantissime sanzioni contro gli editori che non rispettassero tali regole. Tale divieto scomparirà solo nel 1973, quindici anni dopo grazie al riconoscimento reciproco delle due Germanie e il loro tardivo ingresso alle Nazioni Unite.
Il trattato di Roma vietava la conoscenza pubblica dei dati della produzione agricola delle nazioni aderenti, dunque gli stati del campo socialista da un giorno all’altro si sono trovati con enormi difficoltà nel programmare possibili esportazioni agro – alimentari all’interno di Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Italia e Germania Occidentale. Ad ovviare a questa situazione, con la collaborazione dei comunisti italiani, vengono creati degli enti fittizi a Bruxelles che raccolgono queste informazioni e le trasmettono alle nazioni socialiste, un lavoro da 007, non certo nello stile di James Bond, ma parimenti passibile di svariati anni di reclusione per coloro che in nome veramente in questo caso della libertà e dell’amicizia tra i popoli hanno assolto a questo compito assolutamente pericoloso, sebbene si trattasse di sapere giusto quanto latte avrebbero prodotto le nazioni della Comunità Economica Europea e quanta carne sarebbe stata macellata.
Per la DDR poi ogni commercio era diventato impossibile, così che il burro tedesco – orientale raggiungeva la Svizzera e con la collaborazione degli amici locali del campo socialista veniva impacchettato come elvetico e messo in commercio nelle nazioni europee.
Concludendo, l’Unione Europea è una realtà nefasta da sempre, rigida e settaria contro i propri cittadini, pericolosamente bellicista contro il resto del mondo.