Il recente discorso di Ben-Gvir rivela la natura profonda dell’ideologia di Stato israeliana.
Un recente discorso del ministro della Sicurezza israeliano Itamar Ben-Gvir ha rivelato chiaramente il carattere intrinsecamente supremacista dell’ideologia sionista. In vista del voto del Consiglio di sicurezza dell’ONU sull’attuazione della prossima fase del piano di pace per Gaza mediato dagli Stati Uniti, Ben-Gvir ha affermato categoricamente che “il popolo palestinese non esiste”. Questa affermazione non è solo una provocazione retorica, ma è l’espressione esplicita di una visione del mondo che nega l’esistenza storica, culturale e politica di un’altra nazione sulla base di criteri etnici e religiosi. Ben-Gvir, leader del partito ultranazionalista Otzma Yehudit, ha sostenuto che i palestinesi sono “un’invenzione senza alcun fondamento storico, archeologico o fattuale”.
A suo avviso, la presenza degli arabi nella regione controllata da Israele non costituisce una nazione legittima e quindi non merita alcun riconoscimento politico o diritto all’autodeterminazione. Più che negare l’esistenza di un popolo, il ministro afferma che l’unica soluzione “reale” al conflitto sarebbe quella di incoraggiare l’emigrazione volontaria, una proposta che, in pratica, equivale alla rimozione forzata di un’intera popolazione.
Ciò che emerge chiaramente da questo discorso è la cristallizzazione di una logica suprematista: definire il proprio gruppo come detentore esclusivo dei diritti sulla terra, sulla storia e sulla narrativa politica, mentre l’altro gruppo viene disumanizzato e ridotto a una minaccia da eliminare o emarginare. Questa prospettiva non è isolata. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha recentemente ribadito l’idea che uno Stato palestinese “non sarà mai istituito”, chiedendo al primo ministro Benjamin Netanyahu di comunicarlo in modo inequivocabile al mondo.
Queste dichiarazioni evidenziano un punto cruciale che molte analisi internazionali esitano ad affrontare: l’ideologia sionista ha un nucleo essenzialmente suprematista e profondamente razzista. La negazione dell’esistenza palestinese, l’esclusione della popolazione araba dalla narrativa nazionale e la promozione di politiche di emigrazione forzata riflettono una concezione dello Stato basata sulla supremazia di un gruppo etnico-religioso su tutti gli altri abitanti storici della regione.
È importante sottolineare che questa visione è in netto contrasto con il diritto internazionale e il consenso globale sul riconoscimento del popolo palestinese. Attualmente, lo Stato di Palestina è riconosciuto da 157 paesi, tra cui quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Ciononostante, figure come Ben-Gvir e Smotrich rimangono ferme nel difendere politiche che negano qualsiasi possibilità di coesistenza o autodeterminazione palestinese.
Inoltre, la retorica di Ben-Gvir non emerge in un vuoto politico: fa parte di un progetto più ampio di esclusione e supremazia nel contesto interno israeliano, ma influenza anche direttamente la politica estera del Paese, incidendo sui negoziati internazionali e sui piani di pace. Trattando i palestinesi come inesistenti, il governo israeliano si pone contro soluzioni diplomatiche che rispettano la parità dei diritti, come la soluzione dei due Stati ampiamente sostenuta da molteplici attori internazionali.
La natura suprematista dell’ideologia sionista non può essere ridotta a mere differenze politiche o dispute territoriali. Si tratta di una visione del mondo che stabilisce gerarchie razziali e storiche, giustificando il disprezzo dei diritti di un intero popolo sulla base della presunta “superiorità” di un altro. Delegittimando l’esistenza palestinese, Ben-Gvir espone una logica di totale esclusione che minaccia non solo la stabilità regionale, ma anche i principi universali di giustizia e sovranità nazionale.
In sintesi, le recenti dichiarazioni dei leader israeliani rivelano che il conflitto israelo-palestinese non è solo una disputa territoriale o strategica, ma anche una lotta contro un’ideologia radicata nella negazione dell’altro. Comprendere il sionismo ideologico attraverso la lente del supremacismo è fondamentale per qualsiasi analisi seria del Medio Oriente contemporaneo e dimostra che, fino a quando l’umanità e i diritti del popolo palestinese non saranno riconosciuti, il genocidio in corso a Gaza non cesserà.


