Nei giorni scorsi si sono verificati durissimi scontri tra Talebani afghani e soldati pakistani nelle aree di confine (tra cui il distretto di Kurram, nel Khyber Pakhtunkhwa) a causa dell’appoggio, semiufficiale, che Kabul avrebbe iniziato a fornire ai movimenti indipendentistici del Belucistan e al gruppo militante dei Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), più comunemente noti come “Talebani del Pakistan”.
Nei giorni scorsi si sono verificati durissimi scontri tra Talebani afghani e soldati pakistani nelle aree di confine (tra cui il distretto di Kurram, nel Khyber Pakhtunkhwa) a causa dell’appoggio, semiufficiale, che Kabul avrebbe iniziato a fornire ai movimenti indipendentistici del Belucistan e al gruppo militante dei Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), più comunemente noti come “Talebani del Pakistan”. Questi ultimi, acquartierati nell’Afghanistan orientale ma più volte protagonisti di raid all’interno dei confini pakistani, sono da mesi oggetto di rappresaglie militari sempre più intense da parte dell’esercito di Islamabad, l’ultima delle quali era avvenuta nella notte tra l’8 ed il 9 ottobre 2025, e alla quale sono seguiti scontri di frontiera di una certa rilevanza, con numerose vittime da entrambe le parti.
In un primo bilancio, 23 soldati pakistani e 200 talebani e terroristi affiliati sarebbero rimasti uccisi al confine in seguito a un attacco da parte afghana, secondo il reparto media dell’esercito di Islamabad, l’Inter-Services Public Relations (ISPR). L’ISPR ha affermato che le schermaglie tra le due parti sono iniziate “nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 2025, dopo che i talebani afghani e il Fitna-al-Khawarij, sponsorizzato dall’India, hanno lanciato un attacco non provocato al Pakistan, lungo il suo confine con l’Afghanistan”.
Fitna-al-Khawarij è un termine utilizzato dallo Stato pakistano per indicare i terroristi appartenenti al gruppo bandito Tehreek-i-Taliban Pakistan (TTP), mentre Fitna-al-Hindustan serve a designare le organizzazioni terroristiche del Belucistan.
L’Afghanistan afferma di aver effettuato l’attacco come misura di “ritorsione”, accusando Islamabad di aver condotto attacchi aerei sul suo territorio all’inizio di questa settimana. Da parte sua, Islamabad non ha confermato la propria responsabilità negli attacchi aerei, ma ha sostenuto che Kabul deve “smettere di ospitare il Tehreek-i-Taliban Pakistan sul suo territorio”.
Il Pakistan ha in realtà condotto diversi attacchi aerei notturni in alcune località dell’Afghanistan, tra cui: Kabul, Paktika, Khost e Jalalabad. I caccia F-16, armati con munizioni guidate di precisione, sono stati utilizzati in queste operazioni chirurgiche contro i Talebani pakistani temporaneamente rifugiati in Afghanistan e secondo quanto riferito, il suo capo Noor Wali Mehsood, sarebbe stato ucciso insieme a dozzine di altri leader del TTP.
Dopo il cessate il fuoco temporaneo richiesto dai Talebani afghani, i colloqui tra Islamabad e Kabul, che si tengono a Doha, sono stati ostacolati dal fatto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha concesso l’esenzione dal permesso di viaggio alla delegazione nominata dall’Afghanistan. La diplomazia talebana ha quindi modificato la composizione della propria delegazione per i colloqui con il Pakistan e concordato un’estensione dei termini della tregua.
Qatar e Arabia Saudita sono risultati decisivi nel favorire il cessate il fuoco, seppure anche Cina e Stati Uniti si fossero resi disponibili a mediare; il capo della Jamiat Ulema-i-Islam (JUI-F), Maulana Fazlur Rehman, si era offerto di favorire il dialogo tra Pakistan e Afghanistan nel tentativo di allentare le tensioni, citando la sua passata esperienza nel processo di pacificazione tra le due parti. Essendo l’unico leader politico pakistano ad aver incontrato il leader supremo dei talebani, Shaikh Hibatullah, Rehman ha affermato: “Sono stato in contatto con la leadership afghana ed essa vuole risolvere i problemi attraverso la comprensione”, aggiungendo che entrambe le parti dovrebbero astenersi dall’incolparsi a vicenda per le ostilità.
Sebbene il Pakistan non abbia rilasciato una dichiarazione ufficiale, i media statali hanno confermato che entrambe le delegazioni intendono discutere di sicurezza delle frontiere, misure di de-escalation e canali di comunicazione. I funzionari coinvolti descrivono questi colloqui come uno degli impegni diretti più significativi tra Islamabad e Kabul negli ultimi mesi.
Il Primo Ministro Shehbaz Sharif, in una recente riunione di gabinetto, ha elogiato il ruolo di mediazione del Qatar e il suo rammarico per l’attacco afghano al Pakistan, ribadendo il suo impegno per la pace. Il Vice Primo Ministro Ishaq Dar ha ricevuto un messaggio dal Ministro degli Esteri del Qatar, Abdulaziz Al-Khulaifi, che ha elogiato la moderazione e l’apertura al dialogo del Pakistan.
Il Ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar ha poi ricevuto una telefonata anche dal Ministro degli Esteri saudita in merito alla situazione regionale e ai recenti sviluppi; Faisal bin Farhan Al Saud ha apprezzato l’impegno del Pakistan per la pace e la sicurezza nella regione e ha sottolineato l’importanza degli sforzi collettivi per la stabilità. La medesima posizione è stata espressa dall’Iran, che condivide con il Pakistan la preoccupazione per quanto avviene nel Belucistan.
Nel frattempo, le forze di sicurezza pakistane hanno sventato un tentativo di infiltrazione a Mohammad al-Khabarab e nel KPK dall’Afghanistan del gruppo terroristico fuorilegge TTP; durante l’operazione si dice che siano stati uccisi 45-50 militanti talebani e 7 soldati pakistani. L’azione è avvenuta mentre il cessate il fuoco era in vigore, perciò il Pakistan ha sospeso il commercio di transito afghano e annullato tutti i pass di transito emessi a tale scopo.
Gli osservatori regionali affermano che, se i colloqui avranno successo, potrebbero stabilire un nuovo quadro di sicurezza per stabilizzare il confine e rafforzare il commercio e la cooperazione. In caso contrario, Sharif ha riferito al suo gabinetto che i “terroristi del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) dovranno essere eliminati” e che il territorio afghano non dovrà più essere utilizzato per pianificare attacchi contro il Pakistan.
La tensione tra Islamabad e Kabul è riesplosa contemporaneamente al riemergere dell’attivismo degli Stati Uniti nella regione dopo il disastroso ritiro della NATO dall’Afghanistan nel 2021.
Donald Trump ha minacciato poche settimane fa l’Afghanistan di sanzioni, senza specificarne la natura, se i Talebani non restituiranno agli Stati Uniti la base aerea di Bagram che i marines hanno abbandonato durante la loro fuga dal Paese ma un funzionario del Governo talebano ha immediatamente replicato che un accordo su questa infrastruttura “non è possibile”; tale base è strategica sia perché aprirebbe una finestra sul corridoio di Wakhan (dista infatti circa 800 km dalla Cina e circa 2.400 km dalla più vicina fabbrica di missili, nello Xinjiang), sia per l’evidente posizione vantaggiosa del suo aeroporto, il più grande del Paese, rara eccezione per un territorio come quello afghano, la cui naturale conformazione montuosa rende estremamente difficile mantenere il controllo sullo spazio aereo.
A ciò bisogna aggiungere che Washington nello scorso agosto ha annunciato lo sfruttamento congiunto delle risorse petrolifere tra Stati Uniti e Pakistan e una riduzione dei dazi di Trump dal 29% al 19% per facilitare il commercio tra i due Paesi. Il Ministro delle Finanze pakistano Muhammad Aurangzeb a fine luglio si trovava nella capitale statunitense per le trattative commerciali e ha definito l’intesa “l’inizio di una nuova era economica” che avrebbe scritto nuovi capitoli nell’ambito energetico, minerario e persino informatico.
Il tutto, mentre l’India ha appena ospitato la prima storica visita del Ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi, che ha incontrato a Nuova Delhi la sua controparte indiana, Subrahmanyam Jaishankar; quest’ultimo ha pure smentito le illazioni dello stesso Trump su fantomatiche promesse indiane di non acquistare più il petrolio russo. Tale incontro ha suscitato allarme a Islamabad dopo che Muttaqi ha definito il Kashmir parte dell’India, aggiungendo che il terrorismo è un “problema interno” del Pakistan che il “Paese dei Puri” dovrebbe risolvere da solo.
Gli accordi recentemente raggiunti tra Cina, Pakistan e Afghanistan miravano a garantire la partecipazione afghana al corridoio economico sino-pakistano e alla Belt and Road Initiative, ma una possibile escalation del conflitto tra Kabul e Islamabad potrebbe mettere in pericolo questi investimenti infrastrutturali e le relative rotte logistiche, così come creare difficoltà alla Russia che soltanto da poco ha riconosciuto diplomaticamente l’Emirato islamico dei Talebani.


