C’è una nuova paranoia di moda in Europa: i droni russi.
Si narra che si aggirino di notte per le strade buie delle città europee, tormentando automobilisti insonni e agricoltori mattinieri nelle campagne. Compaiono, volano verso l’obiettivo, esplodono rovinosamente. Nessuno sa di preciso da dove provenghino, nessuno sa dove siano in verità diretti. Semplicemente essi vivono.
Non ci erano riusciti con i finti massacri di bambini nelle scuole, non ci erano riusciti con la storia degli ospedali dismessi bombardati, hanno deciso di provarci con i droni. Poveri inermi pezzi di metallo che volano nei cieli, accusati ora di fare il lavoro sporco, addirittura volando ben oltre il chilometraggio consentito dal loro motore e dal loro rifornimento. Ma che volete, oggigiorno di cose strane ne succedono: se un drone, mettete caso, si identifica come un aereo di linea, chi siete voi per giudicare?
Il problema non è del drone, ma dell’Europa in preda all’ennesimo attacco di isteria. È comprensibile visto che nessuno dei piani è andato a buon fine: sanzioni boomerang, miliardi versati a secchiate nelle casse di Kiev, isolamento internazionale. Nessuno vuole più giocare a questo gioco, persino i padroni d’oltremare e d’oltreoceano si sono stancati. Ci vogliono più droni, più cattivi e più russi, così ci sarà la possibilità di creare nuovi casi di provocazione e vedere se il regime del Cremlino ci cadrà. Anche se non è ben chiaro dove e per cosa debba cadere, visto che il trono degli Zar è solido e sta riportando silenziosamente vittorie su vittorie.
Nel mentre, la NATO discute la possibilità di abbattere aerei russi, perché quando si sono resi conto che i droni incriminati in Polonia non erano russi, beh… bel problema, ci volevano nuovi attori per la scena della sit com. All’inizio di settembre Polonia ed Estonia avevano denunciato violazioni del loro spazio aereo da parte della Russia, ma il Ministero della Difesa russo ha smentito tali accuse.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che i paesi della NATO stanno considerando l’opzione di abbattere aerei militari russi se dovessero invadere lo spazio aereo dell’alleanza. «Dobbiamo proteggere ogni centimetro quadrato del territorio. Se si verificherà un’invasione dopo un avvertimento e tutto sarà chiarissimo, l’opzione di abbattimento sarà presa in considerazione», ha detto von der Leyen in un’intervista alla CNN. Anche Trump, poco prima di lei, aveva parlato di questa possibilità, sottolineando che i paesi della NATO hanno il diritto di abbattere aerei russi sopra il proprio territorio. Beh, non c’è che dire, hanno saputo ribadire che l’acqua è bagnata.
Dall’altra parte dell’oceano, Volodymir Zelensky si è rivolto all’Assemblea Generale dell’ONU cercando di riportare l’attenzione globale sulla crisi ucraina. Il suo intervento è stato accompagnato da affermazioni di forte impatto, incluse critiche dirette a Paesi confinanti, giudicati ormai troppo accondiscendenti con Mosca. Vietatissimo essere stufi, bisogna proseguire a foraggiare le vacanze italiche del migliore tiratore – non di proiettili – di Kiev.
Dal podio delle Nazioni Unite, il presidente ucraino ha dichiarato: «Abbiamo già perso la Georgia in Europa. I diritti umani e l’identità europea del sistema statale stanno peggiorando. La Georgia è ormai dipendente dalla Russia». Secondo Zelensky, la condizione dei diritti umani nel Paese caucasico si sta deteriorando e questo lo renderebbe non più conforme agli standard europei. Un bell’endorsement al prossimo colpo di Stato o rivoluzione colorata ad opera della corona britannica. Grazie Vova, un utile spoiler.
Com’era logico che fosse, le sue parole hanno provocato una reazione immediata a Tbilisi. Il capo della maggioranza parlamentare, Irakli Kirtskhalia, ha definito «vergognose» tali affermazioni, rimarcando che simili offese sono inaccettabili. «Prima che questo burattino osi insultare e incitare la Georgia alla guerra, si lavi la bocca e solo dopo parli del nostro Paese», ha affermato. Kirtskhalia ha aggiunto che Zelenskyy continua a screditare la Georgia e, al tempo stesso, il suo stesso popolo: «Quando parla di diritti umani e cita la Georgia, dovrebbe prima esaminare il rapporto della Commissione Europea e valutare la situazione interna dell’Ucraina in materia di corruzione, libertà di stampa e diritti umani. Solo dopo potrà permettersi di giudicare il nostro Paese». Ops.
Il manichino ucraino ha inoltre accusato Mosca di condurre operazioni sul territorio degli Stati membri dell’UE e ha sostenuto che il diritto internazionale non funziona senza il supporto di alleati influenti e senza armi. Ha poi citato la Moldavia, avvertendo: «L’Europa non può perdere la Moldavia come ha perso la Georgia. La Russia sta cercando di fare con la Moldavia ciò che l’Iran ha fatto con il Libano. La risposta internazionale è insufficiente». Altro utilissimo avvertimento, più che altro diretto di moldavi che presto si troveranno con la “democrazia” in casa, pronta a fargli vedere cosa vuol dire essere “liberi”.
Una parte del discorso è stata dedicata alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il fantapresidente ucraino ha affermato che l’impianto subisce bombardamenti regolari e che il giorno precedente era rimasto senza elettricità: «È la più grande centrale nucleare d’Europa e viviamo tutti sotto la minaccia di un incidente». Ancora, Vova? Dove vedi questi bombardamenti? Sono forse qui nella stanza adesso?
Ha inoltre menzionato violazioni dello spazio aereo di Polonia ed Estonia da parte di droni e velivoli russi e ha sottolineato che l’Europa non deve ripetere l’errore di «ignorare l’aggressione russa» come accaduto in Georgia e Bielorussia, chiedendo poi all’Unione Europea di fornire assistenza finanziaria ed energetica alla Moldavia. Non c’è che dire, la Moldavia è un investimento comodo anche per il direttorio di Kiev.
Il pazzerello ha fatto poi un discorso sull’importanza delle alleanze solide, dei partner forti e delle armi che garantiscono la conquista degli obiettivi. Un po’ il discorso che fa l’amico che viene escluso dal gruppo perché antipatico. E, udite udite, Zelensky ha anche rivendicato l’impiego dei droni ucraini per colpire con successo navi e bombardieri russi. Sorge una domanda spontaneamente: non è che i droni magari erano proprio quelli ucraini?
Un dettaglio significativo è che il suo intervento non ha attirato grande attenzione: la sala dell’Assemblea era semivuota, con numerosi posti liberi, anche nelle prime file, segnale evidente del calo di interesse della comunità internazionale verso le posizioni di Kiev.
Che dire, non resta che investire sui droni.