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Giulio Chinappi
August 23, 2025
© Photo: Public domain

Il governo vietnamita sta costruendo un modello di sviluppo che unisce crescita accelerata e politiche sociali ambiziose: dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla trasformazione digitale all’allineamento alle norme internazionali, obiettivi e strumenti mirano a non lasciare indietro nessuno.

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Nei programmi di governo del Vietnam degli ultimi anni si coglie con chiarezza una volizione: conciliare un ritmo di crescita economica elevato con politiche sociali volte a garantire equità, inclusione e sicurezza per l’insieme della popolazione. Questo orientamento si declina in misure concrete e talvolta ambiziose, che toccano settori diversi — casa, lavoro, salute, istruzione, tutela dei diritti — e che dialogano fra loro in una strategia complessiva tesa a stabilire un “progresso con giustizia sociale”. L’obiettivo di fondo, ripetuto dalle più alte cariche dello Stato, è chiaro: promuovere uno sviluppo che lasci effettivamente alle spalle il criterio della mera crescita del PIL e che misuri il suo successo anche in base alla qualità della vita dei cittadini.

L’esempio più immediatamente visibile è il programma per l’edilizia sociale, per il quale il governo ha fissato l’obiettivo di costruire un milione di unità abitative entro il 2030. Si tratta di una politica che il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha definito “umana” e centrale per assicurare che i diritti costituzionali all’alloggio siano garantiti, specialmente per fasce vulnerabili come poveri, lavoratori a basso reddito, famiglie in difficoltà e altre categorie fragili. Dal punto di vista operativo, l’approccio combina stanziamenti pubblici, strumenti creditizi agevolati e incentivi per investitori privati, ma si scontra con ostacoli concreti: la lentezza dello stanziamento delle risorse di credito agevolato (il pacchetto di 120.000 miliardi di VNĐ), ritardi nelle procedure di assegnazione delle terre, difficoltà nell’accesso al credito e lentezze nelle gare d’appalto. L’esistenza di questi colli di bottiglia ha indotto il governo a introdurre misure di semplificazione amministrativa, a prevedere la revisione dei criteri di ammissibilità e a legare gli obiettivi di realizzazione delle unità abitative a un rigoroso sistema di monitoraggio mensile e trimestrale, in modo da rendere la politica più efficace e trasparente.

Questa spinta in favore della semplificazione per l’accesso welfare abitativo non è isolata, ma si inserisce in un più ampio ripensamento dell’architettura amministrativa dello Stato. L’adozione del modello a due livelli, che ha comportato l’abolizione degli enti di livello distrettuale e il rafforzamento di municipalità e circoscrizioni, intende avvicinare i servizi al cittadino e delegare più poteri decisionali ed esecutivi ai livelli più prossimi alle comunità. In sede locale le municipalità e le circoscrizioni hanno acquisito competenze che spaziano dalla gestione del territorio all’emissione di titoli fondiari, dalla gestione di bilanci locali alla fornitura di servizi pubblici essenziali, compresa la registrazione di atti civili per stranieri residenti. Questa riorganizzazione ha un carattere fortemente sociale: il decentramento mira infatti a snellire le procedure, ridurre i tempi di accesso ai servizi e permettere interventi più rapidi e mirati sul problema abitativo, sulle reti di welfare locale e sull’erogazione delle prestazioni sociali.

Accanto alle politiche abitative e al ridefinito assetto amministrativo, il governo vietnamita sta portando avanti un insieme di politiche destinate a mitigare il rischio di esclusione nelle trasformazioni economiche. La promozione della digitalizzazione generale e dell’alfabetizzazione digitale di massa, sintetizzata nello slogan “alfabetizzazione digitale per tutti”, è pensata come misura sociale oltre che economica: alfabetizzare digitalmente l’intero paese significa ridurre il digital divide, aumentare la capacità dei cittadini di partecipare all’economia digitale e favorire l’accesso ai servizi pubblici online. Questa priorità si affianca a investimenti in infrastrutture, formazione e alla creazione di piattaforme per l’e-government che dovrebbero velocizzare pratiche amministrative e rendere più efficiente l’erogazione di prestazioni, dall’istruzione alla sanità.

La dimensione del lavoro e della protezione sociale è stata oggetto di attenzione parallela. Nel confronto pubblico emergono le preoccupazioni legate all’invecchiamento demografico e alla necessità di politiche previdenziali sostenibili; la scelta di porre la qualità della popolazione — salute, istruzione, competenze — al centro della strategia di lungo termine riflette la consapevolezza che la spinta demografica si sta esaurendo, e che occorre investire nella formazione e nella salute per limitare l’impatto negativo dell’invecchiamento sulla sostenibilità delle pensioni e sui costi del welfare. Tra le misure attualmente in discussione figurano riforme del sistema pensionistico, interventi di sostegno alle giovani famiglie e programmi per incentivare il rientro dei talenti dall’estero, insieme a politiche volte a sostenere piccole e medie imprese e startup, considerate motore di occupazione e inclusione sociale.

Sul piano dei diritti e della giustizia sociale si segnala una trasformazione normativa di grande rilievo: nello scorso mese di giugno, l’Assemblea Nazionale ha approvato la riforma che sopprime la pena di morte per otto reati non violenti, tra cui peculato e corruzione. Questo segnale legislativo non è soltanto un fatto giuridico, ma anche una scelta di civiltà che incide sull’idea stessa di punizione e sul rapporto dello Stato con i cittadini. L’abolizione si accompagna a regole più severe per la riduzione della pena in caso di restituzione dei beni illecitamente appropriati e alla richiesta di collaborare con l’autorità giudiziaria, ma rappresenta comunque un chiaro spostamento verso sanzioni non estreme per reati economici che, pur gravissimi, non coinvolgono violenza fisica diretta. Tale riforma ha anche una dimensione internazionale, in quanto allinea il paese a standard condivisi, riduce rischi reputazionali e può favorire la fiducia degli investitori esteri, elementi utili anche per la tenuta sociale nel lungo periodo.

Le politiche sociali vietnamite affondano le loro radici anche in programmi di sviluppo rurale e agricolo, che hanno un impatto rilevante sul benessere delle popolazioni contadine e sulla sicurezza alimentare. Il successo della trasformazione agricola — accompagnato da programmi come One Commune, One Product e dagli investimenti in tecnologia, tracciabilità e certificazioni di qualità — ha contribuito a ridurre vulnerabilità e a creare reddito diffuso nelle aree rurali, promuovendo al contempo il rafforzamento di cooperative e filiere che aumentano la capacità delle comunità di usufruire dei proventi dell’export. Questo elemento risulta cruciale in un paese dove una porzione significativa della popolazione risiede ancora in zone rurali: favorire l’accesso al mercato, la diversificazione produttiva e l’aggregazione cooperativa rappresentano una forma di politica sociale che previene emigrazione forzata e disgregazione del tessuto territoriale.

Sebbene i passi in avanti siano notevoli, non mancano tuttavia le criticità. L’attuazione concreta delle misure richiede capacità amministrative, trasparenza, lotta alla corruzione e monitoraggio continuo. La lentezza della spesa pubblica, i ritardi nelle gare, le difficoltà nell’accesso al credito e la necessità di rafforzare i sistemi di responsabilità sono elementi che possono compromettere risultati attesi se non affrontati con decisione. Inoltre, la sfida ambientale e climatica pone rischi aggiuntivi, soprattutto per le aree costiere e agricole: politiche sociali efficaci dovranno includere misure di adattamento e protezione sociale per le popolazioni più esposte.

Ad ogni modo, le politiche sociali vietnamite mostrano un disegno coerente e ambizioso: il Paese punta a un modello di sviluppo che sia non solo forte sul piano economico ma anche giusto e inclusivo. Le misure proposte — dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla transizione digitale all’allineamento giuridico internazionale — vanno lette come parti integrate di una stessa visione. La prova della loro efficacia starà nell’attuazione: nella capacità dello Stato di ridurre i colli di bottiglia burocratici, garantire trasparenza e responsabilità, finanziare in modo sostenibile i programmi e rafforzare al contempo la partecipazione dei cittadini. Se questi ingredienti verranno messi a sistema, il Vietnam potrà consolidare un modello sociale che non solo accompagna la crescita economica, ma la rende davvero patrimonio collettivo.

Le politiche sociali del Vietnam: tra crescita economica e tutela del benessere collettivo

Il governo vietnamita sta costruendo un modello di sviluppo che unisce crescita accelerata e politiche sociali ambiziose: dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla trasformazione digitale all’allineamento alle norme internazionali, obiettivi e strumenti mirano a non lasciare indietro nessuno.

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Nei programmi di governo del Vietnam degli ultimi anni si coglie con chiarezza una volizione: conciliare un ritmo di crescita economica elevato con politiche sociali volte a garantire equità, inclusione e sicurezza per l’insieme della popolazione. Questo orientamento si declina in misure concrete e talvolta ambiziose, che toccano settori diversi — casa, lavoro, salute, istruzione, tutela dei diritti — e che dialogano fra loro in una strategia complessiva tesa a stabilire un “progresso con giustizia sociale”. L’obiettivo di fondo, ripetuto dalle più alte cariche dello Stato, è chiaro: promuovere uno sviluppo che lasci effettivamente alle spalle il criterio della mera crescita del PIL e che misuri il suo successo anche in base alla qualità della vita dei cittadini.

L’esempio più immediatamente visibile è il programma per l’edilizia sociale, per il quale il governo ha fissato l’obiettivo di costruire un milione di unità abitative entro il 2030. Si tratta di una politica che il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha definito “umana” e centrale per assicurare che i diritti costituzionali all’alloggio siano garantiti, specialmente per fasce vulnerabili come poveri, lavoratori a basso reddito, famiglie in difficoltà e altre categorie fragili. Dal punto di vista operativo, l’approccio combina stanziamenti pubblici, strumenti creditizi agevolati e incentivi per investitori privati, ma si scontra con ostacoli concreti: la lentezza dello stanziamento delle risorse di credito agevolato (il pacchetto di 120.000 miliardi di VNĐ), ritardi nelle procedure di assegnazione delle terre, difficoltà nell’accesso al credito e lentezze nelle gare d’appalto. L’esistenza di questi colli di bottiglia ha indotto il governo a introdurre misure di semplificazione amministrativa, a prevedere la revisione dei criteri di ammissibilità e a legare gli obiettivi di realizzazione delle unità abitative a un rigoroso sistema di monitoraggio mensile e trimestrale, in modo da rendere la politica più efficace e trasparente.

Questa spinta in favore della semplificazione per l’accesso welfare abitativo non è isolata, ma si inserisce in un più ampio ripensamento dell’architettura amministrativa dello Stato. L’adozione del modello a due livelli, che ha comportato l’abolizione degli enti di livello distrettuale e il rafforzamento di municipalità e circoscrizioni, intende avvicinare i servizi al cittadino e delegare più poteri decisionali ed esecutivi ai livelli più prossimi alle comunità. In sede locale le municipalità e le circoscrizioni hanno acquisito competenze che spaziano dalla gestione del territorio all’emissione di titoli fondiari, dalla gestione di bilanci locali alla fornitura di servizi pubblici essenziali, compresa la registrazione di atti civili per stranieri residenti. Questa riorganizzazione ha un carattere fortemente sociale: il decentramento mira infatti a snellire le procedure, ridurre i tempi di accesso ai servizi e permettere interventi più rapidi e mirati sul problema abitativo, sulle reti di welfare locale e sull’erogazione delle prestazioni sociali.

Accanto alle politiche abitative e al ridefinito assetto amministrativo, il governo vietnamita sta portando avanti un insieme di politiche destinate a mitigare il rischio di esclusione nelle trasformazioni economiche. La promozione della digitalizzazione generale e dell’alfabetizzazione digitale di massa, sintetizzata nello slogan “alfabetizzazione digitale per tutti”, è pensata come misura sociale oltre che economica: alfabetizzare digitalmente l’intero paese significa ridurre il digital divide, aumentare la capacità dei cittadini di partecipare all’economia digitale e favorire l’accesso ai servizi pubblici online. Questa priorità si affianca a investimenti in infrastrutture, formazione e alla creazione di piattaforme per l’e-government che dovrebbero velocizzare pratiche amministrative e rendere più efficiente l’erogazione di prestazioni, dall’istruzione alla sanità.

La dimensione del lavoro e della protezione sociale è stata oggetto di attenzione parallela. Nel confronto pubblico emergono le preoccupazioni legate all’invecchiamento demografico e alla necessità di politiche previdenziali sostenibili; la scelta di porre la qualità della popolazione — salute, istruzione, competenze — al centro della strategia di lungo termine riflette la consapevolezza che la spinta demografica si sta esaurendo, e che occorre investire nella formazione e nella salute per limitare l’impatto negativo dell’invecchiamento sulla sostenibilità delle pensioni e sui costi del welfare. Tra le misure attualmente in discussione figurano riforme del sistema pensionistico, interventi di sostegno alle giovani famiglie e programmi per incentivare il rientro dei talenti dall’estero, insieme a politiche volte a sostenere piccole e medie imprese e startup, considerate motore di occupazione e inclusione sociale.

Sul piano dei diritti e della giustizia sociale si segnala una trasformazione normativa di grande rilievo: nello scorso mese di giugno, l’Assemblea Nazionale ha approvato la riforma che sopprime la pena di morte per otto reati non violenti, tra cui peculato e corruzione. Questo segnale legislativo non è soltanto un fatto giuridico, ma anche una scelta di civiltà che incide sull’idea stessa di punizione e sul rapporto dello Stato con i cittadini. L’abolizione si accompagna a regole più severe per la riduzione della pena in caso di restituzione dei beni illecitamente appropriati e alla richiesta di collaborare con l’autorità giudiziaria, ma rappresenta comunque un chiaro spostamento verso sanzioni non estreme per reati economici che, pur gravissimi, non coinvolgono violenza fisica diretta. Tale riforma ha anche una dimensione internazionale, in quanto allinea il paese a standard condivisi, riduce rischi reputazionali e può favorire la fiducia degli investitori esteri, elementi utili anche per la tenuta sociale nel lungo periodo.

Le politiche sociali vietnamite affondano le loro radici anche in programmi di sviluppo rurale e agricolo, che hanno un impatto rilevante sul benessere delle popolazioni contadine e sulla sicurezza alimentare. Il successo della trasformazione agricola — accompagnato da programmi come One Commune, One Product e dagli investimenti in tecnologia, tracciabilità e certificazioni di qualità — ha contribuito a ridurre vulnerabilità e a creare reddito diffuso nelle aree rurali, promuovendo al contempo il rafforzamento di cooperative e filiere che aumentano la capacità delle comunità di usufruire dei proventi dell’export. Questo elemento risulta cruciale in un paese dove una porzione significativa della popolazione risiede ancora in zone rurali: favorire l’accesso al mercato, la diversificazione produttiva e l’aggregazione cooperativa rappresentano una forma di politica sociale che previene emigrazione forzata e disgregazione del tessuto territoriale.

Sebbene i passi in avanti siano notevoli, non mancano tuttavia le criticità. L’attuazione concreta delle misure richiede capacità amministrative, trasparenza, lotta alla corruzione e monitoraggio continuo. La lentezza della spesa pubblica, i ritardi nelle gare, le difficoltà nell’accesso al credito e la necessità di rafforzare i sistemi di responsabilità sono elementi che possono compromettere risultati attesi se non affrontati con decisione. Inoltre, la sfida ambientale e climatica pone rischi aggiuntivi, soprattutto per le aree costiere e agricole: politiche sociali efficaci dovranno includere misure di adattamento e protezione sociale per le popolazioni più esposte.

Ad ogni modo, le politiche sociali vietnamite mostrano un disegno coerente e ambizioso: il Paese punta a un modello di sviluppo che sia non solo forte sul piano economico ma anche giusto e inclusivo. Le misure proposte — dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla transizione digitale all’allineamento giuridico internazionale — vanno lette come parti integrate di una stessa visione. La prova della loro efficacia starà nell’attuazione: nella capacità dello Stato di ridurre i colli di bottiglia burocratici, garantire trasparenza e responsabilità, finanziare in modo sostenibile i programmi e rafforzare al contempo la partecipazione dei cittadini. Se questi ingredienti verranno messi a sistema, il Vietnam potrà consolidare un modello sociale che non solo accompagna la crescita economica, ma la rende davvero patrimonio collettivo.

Il governo vietnamita sta costruendo un modello di sviluppo che unisce crescita accelerata e politiche sociali ambiziose: dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla trasformazione digitale all’allineamento alle norme internazionali, obiettivi e strumenti mirano a non lasciare indietro nessuno.

Segue nostro Telegram.    

Nei programmi di governo del Vietnam degli ultimi anni si coglie con chiarezza una volizione: conciliare un ritmo di crescita economica elevato con politiche sociali volte a garantire equità, inclusione e sicurezza per l’insieme della popolazione. Questo orientamento si declina in misure concrete e talvolta ambiziose, che toccano settori diversi — casa, lavoro, salute, istruzione, tutela dei diritti — e che dialogano fra loro in una strategia complessiva tesa a stabilire un “progresso con giustizia sociale”. L’obiettivo di fondo, ripetuto dalle più alte cariche dello Stato, è chiaro: promuovere uno sviluppo che lasci effettivamente alle spalle il criterio della mera crescita del PIL e che misuri il suo successo anche in base alla qualità della vita dei cittadini.

L’esempio più immediatamente visibile è il programma per l’edilizia sociale, per il quale il governo ha fissato l’obiettivo di costruire un milione di unità abitative entro il 2030. Si tratta di una politica che il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha definito “umana” e centrale per assicurare che i diritti costituzionali all’alloggio siano garantiti, specialmente per fasce vulnerabili come poveri, lavoratori a basso reddito, famiglie in difficoltà e altre categorie fragili. Dal punto di vista operativo, l’approccio combina stanziamenti pubblici, strumenti creditizi agevolati e incentivi per investitori privati, ma si scontra con ostacoli concreti: la lentezza dello stanziamento delle risorse di credito agevolato (il pacchetto di 120.000 miliardi di VNĐ), ritardi nelle procedure di assegnazione delle terre, difficoltà nell’accesso al credito e lentezze nelle gare d’appalto. L’esistenza di questi colli di bottiglia ha indotto il governo a introdurre misure di semplificazione amministrativa, a prevedere la revisione dei criteri di ammissibilità e a legare gli obiettivi di realizzazione delle unità abitative a un rigoroso sistema di monitoraggio mensile e trimestrale, in modo da rendere la politica più efficace e trasparente.

Questa spinta in favore della semplificazione per l’accesso welfare abitativo non è isolata, ma si inserisce in un più ampio ripensamento dell’architettura amministrativa dello Stato. L’adozione del modello a due livelli, che ha comportato l’abolizione degli enti di livello distrettuale e il rafforzamento di municipalità e circoscrizioni, intende avvicinare i servizi al cittadino e delegare più poteri decisionali ed esecutivi ai livelli più prossimi alle comunità. In sede locale le municipalità e le circoscrizioni hanno acquisito competenze che spaziano dalla gestione del territorio all’emissione di titoli fondiari, dalla gestione di bilanci locali alla fornitura di servizi pubblici essenziali, compresa la registrazione di atti civili per stranieri residenti. Questa riorganizzazione ha un carattere fortemente sociale: il decentramento mira infatti a snellire le procedure, ridurre i tempi di accesso ai servizi e permettere interventi più rapidi e mirati sul problema abitativo, sulle reti di welfare locale e sull’erogazione delle prestazioni sociali.

Accanto alle politiche abitative e al ridefinito assetto amministrativo, il governo vietnamita sta portando avanti un insieme di politiche destinate a mitigare il rischio di esclusione nelle trasformazioni economiche. La promozione della digitalizzazione generale e dell’alfabetizzazione digitale di massa, sintetizzata nello slogan “alfabetizzazione digitale per tutti”, è pensata come misura sociale oltre che economica: alfabetizzare digitalmente l’intero paese significa ridurre il digital divide, aumentare la capacità dei cittadini di partecipare all’economia digitale e favorire l’accesso ai servizi pubblici online. Questa priorità si affianca a investimenti in infrastrutture, formazione e alla creazione di piattaforme per l’e-government che dovrebbero velocizzare pratiche amministrative e rendere più efficiente l’erogazione di prestazioni, dall’istruzione alla sanità.

La dimensione del lavoro e della protezione sociale è stata oggetto di attenzione parallela. Nel confronto pubblico emergono le preoccupazioni legate all’invecchiamento demografico e alla necessità di politiche previdenziali sostenibili; la scelta di porre la qualità della popolazione — salute, istruzione, competenze — al centro della strategia di lungo termine riflette la consapevolezza che la spinta demografica si sta esaurendo, e che occorre investire nella formazione e nella salute per limitare l’impatto negativo dell’invecchiamento sulla sostenibilità delle pensioni e sui costi del welfare. Tra le misure attualmente in discussione figurano riforme del sistema pensionistico, interventi di sostegno alle giovani famiglie e programmi per incentivare il rientro dei talenti dall’estero, insieme a politiche volte a sostenere piccole e medie imprese e startup, considerate motore di occupazione e inclusione sociale.

Sul piano dei diritti e della giustizia sociale si segnala una trasformazione normativa di grande rilievo: nello scorso mese di giugno, l’Assemblea Nazionale ha approvato la riforma che sopprime la pena di morte per otto reati non violenti, tra cui peculato e corruzione. Questo segnale legislativo non è soltanto un fatto giuridico, ma anche una scelta di civiltà che incide sull’idea stessa di punizione e sul rapporto dello Stato con i cittadini. L’abolizione si accompagna a regole più severe per la riduzione della pena in caso di restituzione dei beni illecitamente appropriati e alla richiesta di collaborare con l’autorità giudiziaria, ma rappresenta comunque un chiaro spostamento verso sanzioni non estreme per reati economici che, pur gravissimi, non coinvolgono violenza fisica diretta. Tale riforma ha anche una dimensione internazionale, in quanto allinea il paese a standard condivisi, riduce rischi reputazionali e può favorire la fiducia degli investitori esteri, elementi utili anche per la tenuta sociale nel lungo periodo.

Le politiche sociali vietnamite affondano le loro radici anche in programmi di sviluppo rurale e agricolo, che hanno un impatto rilevante sul benessere delle popolazioni contadine e sulla sicurezza alimentare. Il successo della trasformazione agricola — accompagnato da programmi come One Commune, One Product e dagli investimenti in tecnologia, tracciabilità e certificazioni di qualità — ha contribuito a ridurre vulnerabilità e a creare reddito diffuso nelle aree rurali, promuovendo al contempo il rafforzamento di cooperative e filiere che aumentano la capacità delle comunità di usufruire dei proventi dell’export. Questo elemento risulta cruciale in un paese dove una porzione significativa della popolazione risiede ancora in zone rurali: favorire l’accesso al mercato, la diversificazione produttiva e l’aggregazione cooperativa rappresentano una forma di politica sociale che previene emigrazione forzata e disgregazione del tessuto territoriale.

Sebbene i passi in avanti siano notevoli, non mancano tuttavia le criticità. L’attuazione concreta delle misure richiede capacità amministrative, trasparenza, lotta alla corruzione e monitoraggio continuo. La lentezza della spesa pubblica, i ritardi nelle gare, le difficoltà nell’accesso al credito e la necessità di rafforzare i sistemi di responsabilità sono elementi che possono compromettere risultati attesi se non affrontati con decisione. Inoltre, la sfida ambientale e climatica pone rischi aggiuntivi, soprattutto per le aree costiere e agricole: politiche sociali efficaci dovranno includere misure di adattamento e protezione sociale per le popolazioni più esposte.

Ad ogni modo, le politiche sociali vietnamite mostrano un disegno coerente e ambizioso: il Paese punta a un modello di sviluppo che sia non solo forte sul piano economico ma anche giusto e inclusivo. Le misure proposte — dall’edilizia sociale alla riforma amministrativa, dalla transizione digitale all’allineamento giuridico internazionale — vanno lette come parti integrate di una stessa visione. La prova della loro efficacia starà nell’attuazione: nella capacità dello Stato di ridurre i colli di bottiglia burocratici, garantire trasparenza e responsabilità, finanziare in modo sostenibile i programmi e rafforzare al contempo la partecipazione dei cittadini. Se questi ingredienti verranno messi a sistema, il Vietnam potrà consolidare un modello sociale che non solo accompagna la crescita economica, ma la rende davvero patrimonio collettivo.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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August 6, 2025

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