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July 12, 2025
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I doppi standard della stampa occidentale e italiana

Giuseppe LADETTO

Segue nostro Telegram.

In un momento di estremo pericolo per la pace mondiale, di fronte a quanto accade in Medio Oriente, si rivela l’ipocrisia del mondo politico e mediatico del nostro Paese. Maggioranza e opposizione sanno solo utilizzare strumentalmente i fatti per lanciarsi reciproche accuse senza nemmeno tentare di capire che cosa stia succedendo e quanto ne possa scaturire, mentre la più parte dei media descrive gli avvenimenti con spirito fazioso da tifosi calcistici.

Da un lato, si confida nella capacità di Trump di mettere in campo una qualche soluzione negoziata sia riguardo a Gaza, sia soprattutto nel conflitto fra Israele e Iran. Dall’altro lato, si guarda all’Europa (da cui Meloni si terrebbe ancora distante) come un soggetto capace di intraprendere iniziative tese a riportare la pace nell’area. Tutti poi continuano a recitare il ritornello dei due popoli e due Stati quando sanno perfettamente che nel contesto attuale e prossimo venturo ciò è impossibile.

Si chiudono gli occhi davanti a fatti evidenti.

Ogni soluzione proposta da Trump è totalmente allineata alle richieste israeliane. Nel caso migliore, l’imprevedibile presidente pensa che, con gli accordi commerciali e con lo sfruttamento del martoriato territorio di Gaza (in cui coinvolgere i Paesi arabi limitrofi), si produrrà ricchezza con cui si potrà risolvere ogni questione anche comprando la rinuncia dei palestinesi a una propria patria. Non capisce (non lo capiscono molti anche in Europa) che vi sono in gioco questioni esistenziali, di sopravvivenza di popoli e di culture, popoli che mai accetteranno di totalmente sacrificarsi per soddisfare le esigenze israeliane.

L’Europa, da cui si attende un intervento pacificatore, non può in alcun modo svolgere un tale ruolo: non ne ha la capacità, ma soprattutto non lo può fare perché è da sempre incondizionatamente schierata con Israele. Infatti, malgrado quanto accade a Gaza, Cisgiordania e Libano, l’Europa ha continuato a fornire sostegno ad Israele. Inoltre, Macron e Merz hanno dichiarato di essere pronti a difendere Israele dalle iniziative belliche iraniane, mentre il Regno Unito già partecipa alla guerra intercettando, con i suoi aerei, i missili e i droni iraniani inviati contro Israele in risposta all’attacco in corso.

Non c’è da meravigliarsene perché, per i membri delle élite europee, comunque vadano le cose, Israele è dei “nostri”, è una democrazia, è l’avanguardia dell’Occidente in un’area estranea od ostile ai valori democratici e liberali. Allora, tale “avanguardia” può violare ogni regola, iniziare guerre (sempre giustificate come preventive), effettuare pulizie etniche senza che tutto ciò turbi le coscienze di questi signori, perché il rispetto delle regole e dei diritti umani, tanto decantato, vale solo per gli altri (i non occidentali). Infatti, quell’Occidente che, in ogni contesto, mette in campo il diritto internazionale, lo ha sempre violato (Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Kosovo ecc., per non andare troppo indietro nella storia) e lo viola oggi in Medio Oriente giustificando azioni con esso incompatibili.

Ma Israele, viene detto da più parti, deve difendersi dall’asse del male (Teheran e i suoi accoliti), difendendo così anche noi, ciò che giustifica la durezza dei mezzi adottati per combatterlo. Ma in verità, da quando è nato, lo Stato israeliano adotta, per “difendersi”, mezzi e azioni non in linea con il diritto internazionale, e ciò da ben prima che in Iran si insediassero gli ayatollah (1979), da prima che nascessero Hezbollah (1982) e Hamas (1987).

Si ribatte che Israele comunque ha sempre dovuto difendersi dai Paesi che lo circondano. Tuttavia, è uno strano concetto di difesa quello per cui Israele, conducendo guerre “difensive”, continua ad espandersi territorialmente a scapito dei vicini. Infatti, oggi Israele è giunto ad occupare l’intera Terra Santa e una significativa porzione della Siria e del Libano, e non sembra volersi fermare.

Quanto all’attuale minaccia nucleare iraniana che giustificherebbe l’odierno intervento bellico israeliano, è bene evidenziare alcune cose.

Un accordo per impedire all’Iran di usare a fini militari il programma di sviluppo del nucleare era già stato raggiunto per iniziativa di Obama nel 2015, un accordo mai accettato da Israele e rigettato (sotto pressioni israeliane) da Trump durante il suo primo mandato quando, inoltre, introdusse per l’Iran pesanti sanzioni. Ciò malgrado, l’AIEA è rimasta in grado di verificare periodicamente la situazione. Solo recentemente Trump, cambiando opinione, ha ripreso le trattative per riottenere dall’Iran un impegno ad abbandonare ogni velleità di possesso di armi nucleari. Tuttavia, per raggiungere un risultato, doveva pur concedere all’Iran qualche cosa in cambio, perché Teheran non apparisse totalmente perdente, e visto che un tale accordo avrebbe inciso negativamente sull’uso del nucleare a scopi civili. Quel qualcosa richiesto da Teheran era probabilmente la fine, o un forte ridimensionamento, delle sanzioni, ma su ciò Trump ha fatto orecchie da mercante. Solo pochi giorni fa ha annunciato che un accordo positivo era possibile e prossimo.

Come mai proprio in tale momento Israele ha attaccato l’Iran? Forse quelle dichiarazioni di Trump erano un trabocchetto concordato con Tel Aviv per disorientare Teheran, o, più probabilmente, era proprio l’accordo che Netanyahu non voleva. Il suo obiettivo prioritario non era e non è sventare una minaccia nucleare non imminente a cui è possibile porre termine con mezzi diplomatici, come era già avvenuto. L’obiettivo è l’abbattimento del regime iraniano senza alcuna preoccupazione di quanto potrà accadere nell’area, con il probabile avvento di quel caos pericoloso seguito alle primavere arabe e alle connesse guerre per esportare la democrazia; oppure è forse proprio un tale caos che desidera.

Certo il regime teocratico degli ayatollah presenta un volto detestabile anche per una consistente parte del popolo iraniano, in particolare della fascia giovanile, ma tale fatto (qui come ovunque) non legittima un intervento militare esterno.

Le pericolose iniziative belliche di Israele e la sua manifesta volontà di imporre, grazie alla sua supremazia militare, il proprio volere in tutto il Medio Oriente cominciano a destare preoccupazione anche in Paesi fino a ieri non ostili, come la Turchia, e perfino negli Emirati del Golfo e nella stessa Arabia Saudita.

Nel frattempo il massacro a Gaza continua nella distrazione indotta dagli eventi sul fronte iraniano.

Davanti alle continue violazioni israeliane del diritto internazionale e, come a Gaza, dei diritti umani, l’opinione pubblica ovunque è sempre più spinta a voltare le spalle ad Israele, ma il biasimo, agli occhi del mondo, coinvolge anche i governi dei Paesi occidentali per il sostegno ad un Israele che, come ha detto Merz, sta facendo il lavoro sporco anche “per tutti noi”, per l’Europa e l’Occidente, rendendoli di fatto complici.

Tuttavia, sarebbe prudente che l’Europa (quella dei Paesi NATO), con non più del 6-7 % della popolazione mondiale, cominciasse a preoccuparsi di che cosa pensa di lei una rilevante parte dell’umanità.

E quando poi gli Stati Uniti sono entrati in guerra bombardando con le superbombe i siti nucleari iraniani, spero che da quel punto nell’intero Occidente non ci sia più alcuno così impudente e ipocrita da parlare ancora in qualunque contesto di rispetto del diritto internazionale.

Articolo originale Basta con l’ipocrisia dell’Occidente – Associazione Popolari

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.
Basta con l’ipocrisia dell’Occidente

I doppi standard della stampa occidentale e italiana

Giuseppe LADETTO

Segue nostro Telegram.

In un momento di estremo pericolo per la pace mondiale, di fronte a quanto accade in Medio Oriente, si rivela l’ipocrisia del mondo politico e mediatico del nostro Paese. Maggioranza e opposizione sanno solo utilizzare strumentalmente i fatti per lanciarsi reciproche accuse senza nemmeno tentare di capire che cosa stia succedendo e quanto ne possa scaturire, mentre la più parte dei media descrive gli avvenimenti con spirito fazioso da tifosi calcistici.

Da un lato, si confida nella capacità di Trump di mettere in campo una qualche soluzione negoziata sia riguardo a Gaza, sia soprattutto nel conflitto fra Israele e Iran. Dall’altro lato, si guarda all’Europa (da cui Meloni si terrebbe ancora distante) come un soggetto capace di intraprendere iniziative tese a riportare la pace nell’area. Tutti poi continuano a recitare il ritornello dei due popoli e due Stati quando sanno perfettamente che nel contesto attuale e prossimo venturo ciò è impossibile.

Si chiudono gli occhi davanti a fatti evidenti.

Ogni soluzione proposta da Trump è totalmente allineata alle richieste israeliane. Nel caso migliore, l’imprevedibile presidente pensa che, con gli accordi commerciali e con lo sfruttamento del martoriato territorio di Gaza (in cui coinvolgere i Paesi arabi limitrofi), si produrrà ricchezza con cui si potrà risolvere ogni questione anche comprando la rinuncia dei palestinesi a una propria patria. Non capisce (non lo capiscono molti anche in Europa) che vi sono in gioco questioni esistenziali, di sopravvivenza di popoli e di culture, popoli che mai accetteranno di totalmente sacrificarsi per soddisfare le esigenze israeliane.

L’Europa, da cui si attende un intervento pacificatore, non può in alcun modo svolgere un tale ruolo: non ne ha la capacità, ma soprattutto non lo può fare perché è da sempre incondizionatamente schierata con Israele. Infatti, malgrado quanto accade a Gaza, Cisgiordania e Libano, l’Europa ha continuato a fornire sostegno ad Israele. Inoltre, Macron e Merz hanno dichiarato di essere pronti a difendere Israele dalle iniziative belliche iraniane, mentre il Regno Unito già partecipa alla guerra intercettando, con i suoi aerei, i missili e i droni iraniani inviati contro Israele in risposta all’attacco in corso.

Non c’è da meravigliarsene perché, per i membri delle élite europee, comunque vadano le cose, Israele è dei “nostri”, è una democrazia, è l’avanguardia dell’Occidente in un’area estranea od ostile ai valori democratici e liberali. Allora, tale “avanguardia” può violare ogni regola, iniziare guerre (sempre giustificate come preventive), effettuare pulizie etniche senza che tutto ciò turbi le coscienze di questi signori, perché il rispetto delle regole e dei diritti umani, tanto decantato, vale solo per gli altri (i non occidentali). Infatti, quell’Occidente che, in ogni contesto, mette in campo il diritto internazionale, lo ha sempre violato (Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Kosovo ecc., per non andare troppo indietro nella storia) e lo viola oggi in Medio Oriente giustificando azioni con esso incompatibili.

Ma Israele, viene detto da più parti, deve difendersi dall’asse del male (Teheran e i suoi accoliti), difendendo così anche noi, ciò che giustifica la durezza dei mezzi adottati per combatterlo. Ma in verità, da quando è nato, lo Stato israeliano adotta, per “difendersi”, mezzi e azioni non in linea con il diritto internazionale, e ciò da ben prima che in Iran si insediassero gli ayatollah (1979), da prima che nascessero Hezbollah (1982) e Hamas (1987).

Si ribatte che Israele comunque ha sempre dovuto difendersi dai Paesi che lo circondano. Tuttavia, è uno strano concetto di difesa quello per cui Israele, conducendo guerre “difensive”, continua ad espandersi territorialmente a scapito dei vicini. Infatti, oggi Israele è giunto ad occupare l’intera Terra Santa e una significativa porzione della Siria e del Libano, e non sembra volersi fermare.

Quanto all’attuale minaccia nucleare iraniana che giustificherebbe l’odierno intervento bellico israeliano, è bene evidenziare alcune cose.

Un accordo per impedire all’Iran di usare a fini militari il programma di sviluppo del nucleare era già stato raggiunto per iniziativa di Obama nel 2015, un accordo mai accettato da Israele e rigettato (sotto pressioni israeliane) da Trump durante il suo primo mandato quando, inoltre, introdusse per l’Iran pesanti sanzioni. Ciò malgrado, l’AIEA è rimasta in grado di verificare periodicamente la situazione. Solo recentemente Trump, cambiando opinione, ha ripreso le trattative per riottenere dall’Iran un impegno ad abbandonare ogni velleità di possesso di armi nucleari. Tuttavia, per raggiungere un risultato, doveva pur concedere all’Iran qualche cosa in cambio, perché Teheran non apparisse totalmente perdente, e visto che un tale accordo avrebbe inciso negativamente sull’uso del nucleare a scopi civili. Quel qualcosa richiesto da Teheran era probabilmente la fine, o un forte ridimensionamento, delle sanzioni, ma su ciò Trump ha fatto orecchie da mercante. Solo pochi giorni fa ha annunciato che un accordo positivo era possibile e prossimo.

Come mai proprio in tale momento Israele ha attaccato l’Iran? Forse quelle dichiarazioni di Trump erano un trabocchetto concordato con Tel Aviv per disorientare Teheran, o, più probabilmente, era proprio l’accordo che Netanyahu non voleva. Il suo obiettivo prioritario non era e non è sventare una minaccia nucleare non imminente a cui è possibile porre termine con mezzi diplomatici, come era già avvenuto. L’obiettivo è l’abbattimento del regime iraniano senza alcuna preoccupazione di quanto potrà accadere nell’area, con il probabile avvento di quel caos pericoloso seguito alle primavere arabe e alle connesse guerre per esportare la democrazia; oppure è forse proprio un tale caos che desidera.

Certo il regime teocratico degli ayatollah presenta un volto detestabile anche per una consistente parte del popolo iraniano, in particolare della fascia giovanile, ma tale fatto (qui come ovunque) non legittima un intervento militare esterno.

Le pericolose iniziative belliche di Israele e la sua manifesta volontà di imporre, grazie alla sua supremazia militare, il proprio volere in tutto il Medio Oriente cominciano a destare preoccupazione anche in Paesi fino a ieri non ostili, come la Turchia, e perfino negli Emirati del Golfo e nella stessa Arabia Saudita.

Nel frattempo il massacro a Gaza continua nella distrazione indotta dagli eventi sul fronte iraniano.

Davanti alle continue violazioni israeliane del diritto internazionale e, come a Gaza, dei diritti umani, l’opinione pubblica ovunque è sempre più spinta a voltare le spalle ad Israele, ma il biasimo, agli occhi del mondo, coinvolge anche i governi dei Paesi occidentali per il sostegno ad un Israele che, come ha detto Merz, sta facendo il lavoro sporco anche “per tutti noi”, per l’Europa e l’Occidente, rendendoli di fatto complici.

Tuttavia, sarebbe prudente che l’Europa (quella dei Paesi NATO), con non più del 6-7 % della popolazione mondiale, cominciasse a preoccuparsi di che cosa pensa di lei una rilevante parte dell’umanità.

E quando poi gli Stati Uniti sono entrati in guerra bombardando con le superbombe i siti nucleari iraniani, spero che da quel punto nell’intero Occidente non ci sia più alcuno così impudente e ipocrita da parlare ancora in qualunque contesto di rispetto del diritto internazionale.

Articolo originale Basta con l’ipocrisia dell’Occidente – Associazione Popolari