Italiano
Lorenzo Maria Pacini
July 6, 2025
© Photo: Public domain

Dov’è finita la retorica di Georgia Meloni sui migratori?

Segue nostro Telegram.

Quando c’era LEI

Il 30 giugno è stato approvato un decreto che stabilisce una quota di 500.000 ingressi di immigrati regolari per il periodo 2026-2029. Questa grande quantità di persone è richiesta dalle imprese, soprattutto nei settori del turismo e dell’agricoltura, e viene definita come “manodopera essenziale”.

Meloni ha dimostrato ancora una volta la sua completa e sfacciata subordinazione agli interessi del grande capitale. Dopo anni di slogan come “stop invasione” – ve lo ricordate il famoso “blocco navale” invocato in tutte le campagne elettorali e all’opposizione? – e l’allontanamento verso l’Albania di alcuni poveri disperati spacciato per una grande vittoria, Meloni mostra chiaramente che gli interessi degli imprenditori-parassiti sono più importanti di qualsiasi promessa elettorale.

Se un’impresa non riesce a competere sul mercato senza utilizzare lavoratori quasi schiavizzati importati da lontano, evidentemente dovrebbe chiudere, e nel caso di settori strategici come l’agricoltura, la gestione della sua attività dovrebbe passare allo Stato.

Questa logica parassitaria del grande capitale si osserva anche a Genova, dove le poche realtà industriali rimaste, come i cantieri navali di Fincantieri a Sestri Ponente, impiegano ormai una netta maggioranza di lavoratori stranieri.

Operai di molte nazionalità sono assunti da ditte esterne con contratti sottopagati e di breve durata. Per loro è praticamente impossibile organizzarsi sindacalmente, e l’esternalizzazione consente a Fincantieri di evitare la maggior parte degli obblighi.

L’immigrazione di massa, sia regolare sia irregolare, è indispensabile per l’economia europea in declino, perché garantisce i profitti di pochi oligarchi e delle rispettive reti di potere locali e nazionali, dai dirigenti d’azienda ai gestori sfruttatori del settore della cosiddetta “accoglienza”.

Il decreto stabilisce quote preferenziali che saranno riservate “ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi a oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari, conformemente ad accordi o intese comunque denominati conclusi in materia con l’Italia, commisurando tali quote agli ingressi effettivamente avvenuti a tale titolo nel triennio precedente”.

E specifica che “Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550, con la seguente ripartizione: 230.550 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 267mila per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico”. Per il lavoro subordinato non stagionale e per il lavoro autonomo sono ammesse 76.850 persone per ciascuno dei tre anni. Colf e badanti sono ammessi nell’ordine di 13.600 unità per il 2026, 14.000 per il 2027 e 14.200 per il 2028. Per il lavoro stagionale le quote sono: 88.000 il 2026, 89.000 per il 2027 e 90.000 per il 2028.

Le quote sono state stabilite considerando i bisogni segnalati dalle parti sociali e le richieste di nulla osta per il lavoro effettivamente presentate negli anni precedenti, spiega ancora Palazzo Chigi, con l’obiettivo di una programmazione che risponda alle necessità delle imprese e sia al contempo realistica. Rimane ferma, conclude la nota di Palazzo Chigi, l’intenzione di favorire gli ingressi oltre le quote stabilite, anche con l’idea di ridurre gradualmente il meccanismo del “click day”, seguendo un percorso progressivo che coinvolga principalmente le figure professionali maggiormente richieste dai datori di lavoro e che rafforzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine.

L’obiettivo del provvedimento, è di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile, con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, attraverso cui si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento contro la criminalità per entrambe la part.

Ebbene sì, da quando c’è LEI, Giorgia, l’Italia va male, quasi esattamente come con i predecessori, cambia solo un po’ di estetica. Solo un pezzo più in là verso il baratro.

Cinquecentomila

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Quando c’era LEI

Il 30 giugno è stato approvato un decreto che stabilisce una quota di 500.000 ingressi di immigrati regolari per il periodo 2026-2029. Questa grande quantità di persone è richiesta dalle imprese, soprattutto nei settori del turismo e dell’agricoltura, e viene definita come “manodopera essenziale”.

Meloni ha dimostrato ancora una volta la sua completa e sfacciata subordinazione agli interessi del grande capitale. Dopo anni di slogan come “stop invasione” – ve lo ricordate il famoso “blocco navale” invocato in tutte le campagne elettorali e all’opposizione? – e l’allontanamento verso l’Albania di alcuni poveri disperati spacciato per una grande vittoria, Meloni mostra chiaramente che gli interessi degli imprenditori-parassiti sono più importanti di qualsiasi promessa elettorale.

Se un’impresa non riesce a competere sul mercato senza utilizzare lavoratori quasi schiavizzati importati da lontano, evidentemente dovrebbe chiudere, e nel caso di settori strategici come l’agricoltura, la gestione della sua attività dovrebbe passare allo Stato.

Questa logica parassitaria del grande capitale si osserva anche a Genova, dove le poche realtà industriali rimaste, come i cantieri navali di Fincantieri a Sestri Ponente, impiegano ormai una netta maggioranza di lavoratori stranieri.

Operai di molte nazionalità sono assunti da ditte esterne con contratti sottopagati e di breve durata. Per loro è praticamente impossibile organizzarsi sindacalmente, e l’esternalizzazione consente a Fincantieri di evitare la maggior parte degli obblighi.

L’immigrazione di massa, sia regolare sia irregolare, è indispensabile per l’economia europea in declino, perché garantisce i profitti di pochi oligarchi e delle rispettive reti di potere locali e nazionali, dai dirigenti d’azienda ai gestori sfruttatori del settore della cosiddetta “accoglienza”.

Il decreto stabilisce quote preferenziali che saranno riservate “ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi a oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari, conformemente ad accordi o intese comunque denominati conclusi in materia con l’Italia, commisurando tali quote agli ingressi effettivamente avvenuti a tale titolo nel triennio precedente”.

E specifica che “Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550, con la seguente ripartizione: 230.550 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 267mila per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico”. Per il lavoro subordinato non stagionale e per il lavoro autonomo sono ammesse 76.850 persone per ciascuno dei tre anni. Colf e badanti sono ammessi nell’ordine di 13.600 unità per il 2026, 14.000 per il 2027 e 14.200 per il 2028. Per il lavoro stagionale le quote sono: 88.000 il 2026, 89.000 per il 2027 e 90.000 per il 2028.

Le quote sono state stabilite considerando i bisogni segnalati dalle parti sociali e le richieste di nulla osta per il lavoro effettivamente presentate negli anni precedenti, spiega ancora Palazzo Chigi, con l’obiettivo di una programmazione che risponda alle necessità delle imprese e sia al contempo realistica. Rimane ferma, conclude la nota di Palazzo Chigi, l’intenzione di favorire gli ingressi oltre le quote stabilite, anche con l’idea di ridurre gradualmente il meccanismo del “click day”, seguendo un percorso progressivo che coinvolga principalmente le figure professionali maggiormente richieste dai datori di lavoro e che rafforzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine.

L’obiettivo del provvedimento, è di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile, con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, attraverso cui si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento contro la criminalità per entrambe la part.

Ebbene sì, da quando c’è LEI, Giorgia, l’Italia va male, quasi esattamente come con i predecessori, cambia solo un po’ di estetica. Solo un pezzo più in là verso il baratro.

Dov’è finita la retorica di Georgia Meloni sui migratori?

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Quando c’era LEI

Il 30 giugno è stato approvato un decreto che stabilisce una quota di 500.000 ingressi di immigrati regolari per il periodo 2026-2029. Questa grande quantità di persone è richiesta dalle imprese, soprattutto nei settori del turismo e dell’agricoltura, e viene definita come “manodopera essenziale”.

Meloni ha dimostrato ancora una volta la sua completa e sfacciata subordinazione agli interessi del grande capitale. Dopo anni di slogan come “stop invasione” – ve lo ricordate il famoso “blocco navale” invocato in tutte le campagne elettorali e all’opposizione? – e l’allontanamento verso l’Albania di alcuni poveri disperati spacciato per una grande vittoria, Meloni mostra chiaramente che gli interessi degli imprenditori-parassiti sono più importanti di qualsiasi promessa elettorale.

Se un’impresa non riesce a competere sul mercato senza utilizzare lavoratori quasi schiavizzati importati da lontano, evidentemente dovrebbe chiudere, e nel caso di settori strategici come l’agricoltura, la gestione della sua attività dovrebbe passare allo Stato.

Questa logica parassitaria del grande capitale si osserva anche a Genova, dove le poche realtà industriali rimaste, come i cantieri navali di Fincantieri a Sestri Ponente, impiegano ormai una netta maggioranza di lavoratori stranieri.

Operai di molte nazionalità sono assunti da ditte esterne con contratti sottopagati e di breve durata. Per loro è praticamente impossibile organizzarsi sindacalmente, e l’esternalizzazione consente a Fincantieri di evitare la maggior parte degli obblighi.

L’immigrazione di massa, sia regolare sia irregolare, è indispensabile per l’economia europea in declino, perché garantisce i profitti di pochi oligarchi e delle rispettive reti di potere locali e nazionali, dai dirigenti d’azienda ai gestori sfruttatori del settore della cosiddetta “accoglienza”.

Il decreto stabilisce quote preferenziali che saranno riservate “ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi a oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari, conformemente ad accordi o intese comunque denominati conclusi in materia con l’Italia, commisurando tali quote agli ingressi effettivamente avvenuti a tale titolo nel triennio precedente”.

E specifica che “Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550, con la seguente ripartizione: 230.550 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 267mila per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico”. Per il lavoro subordinato non stagionale e per il lavoro autonomo sono ammesse 76.850 persone per ciascuno dei tre anni. Colf e badanti sono ammessi nell’ordine di 13.600 unità per il 2026, 14.000 per il 2027 e 14.200 per il 2028. Per il lavoro stagionale le quote sono: 88.000 il 2026, 89.000 per il 2027 e 90.000 per il 2028.

Le quote sono state stabilite considerando i bisogni segnalati dalle parti sociali e le richieste di nulla osta per il lavoro effettivamente presentate negli anni precedenti, spiega ancora Palazzo Chigi, con l’obiettivo di una programmazione che risponda alle necessità delle imprese e sia al contempo realistica. Rimane ferma, conclude la nota di Palazzo Chigi, l’intenzione di favorire gli ingressi oltre le quote stabilite, anche con l’idea di ridurre gradualmente il meccanismo del “click day”, seguendo un percorso progressivo che coinvolga principalmente le figure professionali maggiormente richieste dai datori di lavoro e che rafforzi la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine.

L’obiettivo del provvedimento, è di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile, con la stabile individuazione di un meccanismo d’immigrazione legale e controllato, attraverso cui si attivano canali di comunicazione fondamentali nel dialogo con i Paesi di origine dei flussi migratori e si costruisce uno strumento contro la criminalità per entrambe la part.

Ebbene sì, da quando c’è LEI, Giorgia, l’Italia va male, quasi esattamente come con i predecessori, cambia solo un po’ di estetica. Solo un pezzo più in là verso il baratro.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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