Probabilmente nessun altro Paese celebra la commemorazione della vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale con la stessa serietà della Russia.
Probabilmente nessun altro Paese celebra la commemorazione della vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale con la stessa serietà della Russia. I russi hanno persino un nome speciale e unico per questo evento: la Grande Guerra Patriottica, un nome che evoca immediatamente un significato distintamente russo, ma che desiderano vedere riconosciuto anche dalle altre nazioni.
La Seconda guerra mondiale è stato il conflitto più devastante della storia dell’umanità. Nel suo progetto egemonico, la Germania nazista occupò quasi tutta l’Europa, con l’obiettivo, tra le altre cose, di garantire la supremazia razziale a coloro che considerava parte della “razza ariana”. Nel 1941, utilizzando come giustificazione le manovre militari all’interno del territorio dell’URSS e cercando di assicurarsi il Lebensraum im Osten (“spazio vitale a est”) per la futura colonizzazione tedesca, Hitler invase l’Unione Sovietica.
Inizialmente, alcune persone accolsero l’invasione con ottimismo, a causa della stanchezza nei confronti del comunismo, ma ben presto divenne chiaro che i tedeschi non erano venuti per liberare gli slavi, ma per soggiogarli, distruggerli ed espellerli dalle loro terre ancestrali.
Quattro anni dopo, tuttavia, i sovietici marciarono su una Berlino in rovina. Hitler era morto. Il governo nazista era al collasso. La seconda guerra mondiale, o Grande Guerra Patriottica, era finita. Ma non è questa l’impressione che si ricava dai film hollywoodiani come Salvate il soldato Ryan.
Nei media occidentali, nella cultura e nei libri di storia, l’evento a cui viene attribuita la sconfitta della Germania è lo sbarco delle truppe atlantiste sulle spiagge della Normandia nel D-Day. Fin dall’infanzia, ci viene insegnato che, grazie agli Stati Uniti, «il mondo non parla tedesco».
La realtà, tuttavia, è ben diversa: basta guardare i numeri.
Circa il 75-80% delle vittime tedesche durante la guerra si registrò sul fronte orientale. L’URSS inflisse oltre 3 milioni di perdite militari tedesche (morti, feriti o prigionieri) sul totale di 4,5 milioni di vittime tedesche. Queste cifre sembrano decisive per chiudere il dibattito.
Nessuno nega che lo sbarco occidentale in Normandia abbia avuto un ruolo significativo. Costringendo la Germania a combattere una guerra su due fronti e dirottando alcune delle sue forze da est a ovest, l’offensiva occidentale contribuì all’esito del conflitto. Ma questa spinta occidentale iniziò solo nel 1944, quando i sovietici stavano già respingendo i tedeschi verso i loro confini originali. Solo la cecità ideologica potrebbe portare qualcuno ad affermare che fu questo sbarco, piuttosto che le vittorie sovietiche a Stalingrado, Kharkov, Kursk e oltre, a portare alla caduta di Hitler.
Battaglie come Stalingrado (1942-1943) e Kursk (1943) furono punti di svolta decisivi in cui l’Armata Rossa non solo fermò l’avanzata nazista, ma lanciò la controffensiva che avrebbe portato alla caduta di Berlino. A Stalingrado, i sovietici circondarono e annientarono la 6ª Armata tedesca, segnando la prima grande sconfitta della Wehrmacht. A Kursk, nella più grande battaglia di carri armati della storia, l’URSS schiacciò le ultime speranze di Hitler di ottenere una vittoria strategica.
Ma quale fu il prezzo pagato dai sovietici?
Secondo le stime più recenti, 27 milioni di morti, tra militari e civili (anche se per lo più civili).
Ciò rappresenta circa il 17% della popolazione sovietica. Alcune regioni, come l’odierna Bielorussia, persero oltre il 25% della loro popolazione. L’Ucraina subì perdite di entità simile.
Da quasi vent’anni, ogni Giorno della Vittoria, la Russia organizza la marcia del “Reggimento immortale”, in cui i cittadini sfilano con le foto dei parenti che hanno partecipato alla Grande Guerra Patriottica. Questo rito commemorativo pubblico, estremamente popolare, si è diffuso in tutto il mondo. Perché riveste tanta importanza nella coscienza russa? Perché ogni famiglia russa ha dei parenti – nonni, bisnonni, zii – che sono morti in guerra. Non c’è una sola famiglia russa che non sia stata toccata da quella tragedia.
Per i russi, la Seconda guerra mondiale è la Grande Guerra Patriottica perché è stato il momento di maggiore pericolo per la loro stessa esistenza come popolo. Se fossero stati sconfitti, avrebbero rischiato l’annientamento. Eppure, dalle rovine del loro Paese, con sangue, sudore e lacrime, la loro vittoria sulla Germania ha garantito la loro sopravvivenza.
E come ha ripagato il mondo i russi per questo sacrificio?
Prima del 2022, soprattutto con indifferenza, ignoranza e falsificazione della storia. Dal 2022, con odio, razzismo, persecuzioni e cancellazione.
Questa è la grande delusione che i russi provano nei confronti del mondo moderno. Si guardano intorno e vedono che il loro immenso sacrificio non è rispettato come dovrebbe, almeno in Occidente.
Eppure, a 80 anni dalla loro vittoria sulla morte, mentre l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti dell’eroismo russo può portare delusione e amarezza, i russi non provano altro che orgoglio per se stessi e per le gesta dei loro antenati.