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Stefano Vernole
March 9, 2025
© Photo: Public domain

Mentre il mondo è attanagliato dai conflitti, la Cina continua il suo costante sviluppo economico. Quali obiettivi si porrà il Regno di Mezzo in un mondo multipolare?

Segue nostro Telegram.

Mentre si cerca di distrarre la Russia con “offerte” ancora tutte da chiarire, gli analisti e i decision maker statunitensi puntano con convinzione verso quella che considerano la vera minaccia all’imperialismo a stelle strisce: la Repubblica Popolare Cinese.

Se da una parte il “commerciante” Trump utilizza il “bastone e la carota”, elevando nuovi dazi commerciali e contemporaneamente elogiando Xi Jinping e il popolo cinese, l’establishment di Washington non perde occasione per convincere l’opinione pubblica occidentale a riorientare verso Pechino la propria frustrazione e la conseguente aggressività repressa, elementi tipici di una civiltà in pieno declino.

La corsa tecnologica per ora vede la Cina sempre più avanti, specie se paragonata al ritmo soporifero dell’Europa guidata dalla Commissione di Bruxelles, ed è attualmente al centro delle tensioni economiche Washington-Pechino.

Il piano “Made in China 2025”, formulato nel 2015, mirava a produrre in patria il 40% dei semiconduttori usati dal Paese entro il 2020 e il 70% entro il 2025. Ora questi obiettivi di autosufficienza sono stati ulteriormente alzati: il quinto plenum del diciannovesimo Comitato centrale – il principale organismo decisionale del Paese, che ha approvato le linee del piano quinquennale 2021-2026 e gli obiettivi strategici nazionali per il 2035 – ha decretato che “l’autonomia scientifica e tecnologica è il pilastro della strategia di sviluppo cinese”: ad oggi, l’86% degli obiettivi previsti dal Piano sono stati raggiunti.

Ma affinché la strategia cinese di “sviluppo guidato dall’innovazione” possa avere successo, recuperare terreno nel campo dei semiconduttori è essenziale (ricordiamo che Taiwan ne produce circa il 70% dell’intera fornitura mondiale) e per questa ragione negli scorsi anni ha lanciato una gigantesca campagna di incentivi economici e fiscali per le imprese capaci di aumentare la produzione di alta tecnologia in patria. Quella dei semiconduttori è un’industria chiave che merita particolare attenzione da parte dei governi impegnati nella competizione tecnologica, perché è il motore della rivoluzione attualmente in corso nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). I semiconduttori sono centrali in tutti i settori industriali dove la Cina punta a diventare un leader globale, da quello militare all’economia digitale legata al 5G: intelligenza artificiale, cloud computing e Internet delle Cose.

La Cina si conferma come il principale motore degli investimenti globali nella transizione energetica, avendo contribuito con due terzi dei 2,1 trilioni di dollari spesi a livello mondiale nel 2024, secondo il rapporto Energy Transition Investment Trends 2025, che sottolinea come il Dragone abbia ampliato il suo vantaggio rispetto alle altre economie, con una spesa più che doppia rispetto a qualsiasi altro Paese (3.600 miliardi di RMB di finanziamenti alla ricerca e sviluppo nel 2024, +8,4 per cento rispetto all’anno precedente).

Grazie a una forte domanda interna, la Cina ha concentrato i suoi investimenti in settori chiave come l’energia solare, le batterie al litio, i veicoli elettrici (EV) e le reti elettriche. Con una crescita del 20% su base annua, la sola Cina continentale ha contribuito con 134 miliardi di dollari all’aumento globale degli investimenti, che ha raggiunto i 202 miliardi di dollari.

Pechino ha registrato una crescita solida in numerosi settori, tra cui energie rinnovabili, accumulo di energia nucleare, veicoli elettrici, idrogeno, pompe di calore e reti elettriche. In particolare, il settore delle energie rinnovabili ha vissuto un anno eccezionale, con la capacità installata totale di energia eolica e solare che ha superato 1,4 miliardi di kilowatt, consolidando ulteriormente il ruolo della Cina come leader mondiale nello sviluppo delle rinnovabili.

Nel 2024 il commercio estero della Cina è cresciuto del 5% su base annua, raggiungendo la cifra di 43,85 trilioni di yuan (circa 5,98 trilioni di dollari) e stabilendo un nuovo record. I dati pubblicati nel gennaio scorso dall’Amministrazione generale delle dogane (GAC) parlano chiarissimo: mentre il mondo è attraversato da conflitti, tensioni crescenti e chiusure, la Repubblica Popolare Cinese continua a cooperare con gli altri Paesi in nome di una comunità umana dal futuro condiviso. Le esportazioni e le importazioni sono cresciute del 7,1% e del 2,3%, toccando rispettivamente i 25,45 e i 18,39 trilioni di yuan. Questi valori sottolineano l’enorme contributo cinese allo sviluppo globale (in pratica il 30% della crescita economica mondiale nel 2024 è dovuto alla Cina). E non solo perché la Cina è ormai un partner commerciale rilevante per oltre 150 economie del mondo (un insieme destinato ad espandersi sempre di più) ma anche perché la Cina ha attuato molteplici misure volte a condividere il proprio enorme mercato interno con il resto del mondo.

Cina e Unione Europea hanno mantenuto stretti legami economici e rafforzato ulteriormente i loro interessi comuni, vedendo crescere il commercio bilaterale dell’1,6%. Nonostante i dazi, anche quello tra Cina e Usa è aumentato, precisamente del 4,9%, così come il volume commerciale con i Paesi partner della Belt and Road, salito del 6,4%. La Cina ha facilitato l’accesso al suo mercato per le esportazioni dei Paesi meno sviluppati; a partire dal dicembre 2024, Pechino ha concesso un trattamento tariffario zero nei confronti della comunità del Sud globale. La Repubblica Popolare Cinese, altro aspetto da evidenziare, è il primo Paese in via di sviluppo – e la principale economia mondiale – ad attuare un’iniziativa del genere.

Questi dati vengono rafforzati dal bilancio interno stilato dopo il Capodanno cinese. Secondo l’Amministrazione fiscale del Paese, durante la festività gli introiti delle industrie legate ai consumi sono aumentati del 10,8% rispetto all’anno precedente. Le vendite di elettrodomestici e mobili sono cresciute in modo esponenziale, con un incremento del 226,8% per le apparecchiature audiovisive domestiche. L’integrazione tra cultura e tecnologia ha reso il Capodanno un’esperienza immersiva, attirando visitatori cinesi e stranieri, mentre le attività invernali e le tecnologie digitali hanno contribuito a stimolare il turismo: oltre 2,3 miliardi di viaggi, con un guadagno di oltre 11 miliardi di yuan (circa 1,51 miliardi di dollari) nei settori della ristorazione e dello shopping, sono i dati registrati durante la festività.

Ma la Cina ha risposto recentemente anche all’atteggiamento oltranzista europeo sul conflitto in Ucraina ribadendo i suoi principi guida internazionali.  L’Iniziativa per la sicurezza globale proposta dalla Cina, che enfatizza i concetti di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, offre, sottolinea il Global Times, nuove idee per allentare le tensioni in Europa: “Nella tendenza irreversibile alla multipolarità, esiste un vasto spazio win-win tra la domanda europea di “autonomia strategica” e la necessità della Cina di uno sviluppo di alta qualità. Alcuni politici vedono la Cina come un “rivale sistemico” e le fluttuazioni nella politica verso la Cina potrebbero ritardare i progressi della cooperazione tra la Cina e l’UE. Per trasformare il consenso tra le due parti in azione, è necessario colmare il doppio divario di percezione e interessi” (1).

(1) China and Europe should jointly write a new narrative for a multipolar world: Global Times editorial, “Global Times”, 17 febbraio 2025.

La Repubblica Popolare Cinese continua mantenersi salda di fronte alle provocazioni occidentali

Mentre il mondo è attanagliato dai conflitti, la Cina continua il suo costante sviluppo economico. Quali obiettivi si porrà il Regno di Mezzo in un mondo multipolare?

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Mentre si cerca di distrarre la Russia con “offerte” ancora tutte da chiarire, gli analisti e i decision maker statunitensi puntano con convinzione verso quella che considerano la vera minaccia all’imperialismo a stelle strisce: la Repubblica Popolare Cinese.

Se da una parte il “commerciante” Trump utilizza il “bastone e la carota”, elevando nuovi dazi commerciali e contemporaneamente elogiando Xi Jinping e il popolo cinese, l’establishment di Washington non perde occasione per convincere l’opinione pubblica occidentale a riorientare verso Pechino la propria frustrazione e la conseguente aggressività repressa, elementi tipici di una civiltà in pieno declino.

La corsa tecnologica per ora vede la Cina sempre più avanti, specie se paragonata al ritmo soporifero dell’Europa guidata dalla Commissione di Bruxelles, ed è attualmente al centro delle tensioni economiche Washington-Pechino.

Il piano “Made in China 2025”, formulato nel 2015, mirava a produrre in patria il 40% dei semiconduttori usati dal Paese entro il 2020 e il 70% entro il 2025. Ora questi obiettivi di autosufficienza sono stati ulteriormente alzati: il quinto plenum del diciannovesimo Comitato centrale – il principale organismo decisionale del Paese, che ha approvato le linee del piano quinquennale 2021-2026 e gli obiettivi strategici nazionali per il 2035 – ha decretato che “l’autonomia scientifica e tecnologica è il pilastro della strategia di sviluppo cinese”: ad oggi, l’86% degli obiettivi previsti dal Piano sono stati raggiunti.

Ma affinché la strategia cinese di “sviluppo guidato dall’innovazione” possa avere successo, recuperare terreno nel campo dei semiconduttori è essenziale (ricordiamo che Taiwan ne produce circa il 70% dell’intera fornitura mondiale) e per questa ragione negli scorsi anni ha lanciato una gigantesca campagna di incentivi economici e fiscali per le imprese capaci di aumentare la produzione di alta tecnologia in patria. Quella dei semiconduttori è un’industria chiave che merita particolare attenzione da parte dei governi impegnati nella competizione tecnologica, perché è il motore della rivoluzione attualmente in corso nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). I semiconduttori sono centrali in tutti i settori industriali dove la Cina punta a diventare un leader globale, da quello militare all’economia digitale legata al 5G: intelligenza artificiale, cloud computing e Internet delle Cose.

La Cina si conferma come il principale motore degli investimenti globali nella transizione energetica, avendo contribuito con due terzi dei 2,1 trilioni di dollari spesi a livello mondiale nel 2024, secondo il rapporto Energy Transition Investment Trends 2025, che sottolinea come il Dragone abbia ampliato il suo vantaggio rispetto alle altre economie, con una spesa più che doppia rispetto a qualsiasi altro Paese (3.600 miliardi di RMB di finanziamenti alla ricerca e sviluppo nel 2024, +8,4 per cento rispetto all’anno precedente).

Grazie a una forte domanda interna, la Cina ha concentrato i suoi investimenti in settori chiave come l’energia solare, le batterie al litio, i veicoli elettrici (EV) e le reti elettriche. Con una crescita del 20% su base annua, la sola Cina continentale ha contribuito con 134 miliardi di dollari all’aumento globale degli investimenti, che ha raggiunto i 202 miliardi di dollari.

Pechino ha registrato una crescita solida in numerosi settori, tra cui energie rinnovabili, accumulo di energia nucleare, veicoli elettrici, idrogeno, pompe di calore e reti elettriche. In particolare, il settore delle energie rinnovabili ha vissuto un anno eccezionale, con la capacità installata totale di energia eolica e solare che ha superato 1,4 miliardi di kilowatt, consolidando ulteriormente il ruolo della Cina come leader mondiale nello sviluppo delle rinnovabili.

Nel 2024 il commercio estero della Cina è cresciuto del 5% su base annua, raggiungendo la cifra di 43,85 trilioni di yuan (circa 5,98 trilioni di dollari) e stabilendo un nuovo record. I dati pubblicati nel gennaio scorso dall’Amministrazione generale delle dogane (GAC) parlano chiarissimo: mentre il mondo è attraversato da conflitti, tensioni crescenti e chiusure, la Repubblica Popolare Cinese continua a cooperare con gli altri Paesi in nome di una comunità umana dal futuro condiviso. Le esportazioni e le importazioni sono cresciute del 7,1% e del 2,3%, toccando rispettivamente i 25,45 e i 18,39 trilioni di yuan. Questi valori sottolineano l’enorme contributo cinese allo sviluppo globale (in pratica il 30% della crescita economica mondiale nel 2024 è dovuto alla Cina). E non solo perché la Cina è ormai un partner commerciale rilevante per oltre 150 economie del mondo (un insieme destinato ad espandersi sempre di più) ma anche perché la Cina ha attuato molteplici misure volte a condividere il proprio enorme mercato interno con il resto del mondo.

Cina e Unione Europea hanno mantenuto stretti legami economici e rafforzato ulteriormente i loro interessi comuni, vedendo crescere il commercio bilaterale dell’1,6%. Nonostante i dazi, anche quello tra Cina e Usa è aumentato, precisamente del 4,9%, così come il volume commerciale con i Paesi partner della Belt and Road, salito del 6,4%. La Cina ha facilitato l’accesso al suo mercato per le esportazioni dei Paesi meno sviluppati; a partire dal dicembre 2024, Pechino ha concesso un trattamento tariffario zero nei confronti della comunità del Sud globale. La Repubblica Popolare Cinese, altro aspetto da evidenziare, è il primo Paese in via di sviluppo – e la principale economia mondiale – ad attuare un’iniziativa del genere.

Questi dati vengono rafforzati dal bilancio interno stilato dopo il Capodanno cinese. Secondo l’Amministrazione fiscale del Paese, durante la festività gli introiti delle industrie legate ai consumi sono aumentati del 10,8% rispetto all’anno precedente. Le vendite di elettrodomestici e mobili sono cresciute in modo esponenziale, con un incremento del 226,8% per le apparecchiature audiovisive domestiche. L’integrazione tra cultura e tecnologia ha reso il Capodanno un’esperienza immersiva, attirando visitatori cinesi e stranieri, mentre le attività invernali e le tecnologie digitali hanno contribuito a stimolare il turismo: oltre 2,3 miliardi di viaggi, con un guadagno di oltre 11 miliardi di yuan (circa 1,51 miliardi di dollari) nei settori della ristorazione e dello shopping, sono i dati registrati durante la festività.

Ma la Cina ha risposto recentemente anche all’atteggiamento oltranzista europeo sul conflitto in Ucraina ribadendo i suoi principi guida internazionali.  L’Iniziativa per la sicurezza globale proposta dalla Cina, che enfatizza i concetti di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, offre, sottolinea il Global Times, nuove idee per allentare le tensioni in Europa: “Nella tendenza irreversibile alla multipolarità, esiste un vasto spazio win-win tra la domanda europea di “autonomia strategica” e la necessità della Cina di uno sviluppo di alta qualità. Alcuni politici vedono la Cina come un “rivale sistemico” e le fluttuazioni nella politica verso la Cina potrebbero ritardare i progressi della cooperazione tra la Cina e l’UE. Per trasformare il consenso tra le due parti in azione, è necessario colmare il doppio divario di percezione e interessi” (1).

(1) China and Europe should jointly write a new narrative for a multipolar world: Global Times editorial, “Global Times”, 17 febbraio 2025.

Mentre il mondo è attanagliato dai conflitti, la Cina continua il suo costante sviluppo economico. Quali obiettivi si porrà il Regno di Mezzo in un mondo multipolare?

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Mentre si cerca di distrarre la Russia con “offerte” ancora tutte da chiarire, gli analisti e i decision maker statunitensi puntano con convinzione verso quella che considerano la vera minaccia all’imperialismo a stelle strisce: la Repubblica Popolare Cinese.

Se da una parte il “commerciante” Trump utilizza il “bastone e la carota”, elevando nuovi dazi commerciali e contemporaneamente elogiando Xi Jinping e il popolo cinese, l’establishment di Washington non perde occasione per convincere l’opinione pubblica occidentale a riorientare verso Pechino la propria frustrazione e la conseguente aggressività repressa, elementi tipici di una civiltà in pieno declino.

La corsa tecnologica per ora vede la Cina sempre più avanti, specie se paragonata al ritmo soporifero dell’Europa guidata dalla Commissione di Bruxelles, ed è attualmente al centro delle tensioni economiche Washington-Pechino.

Il piano “Made in China 2025”, formulato nel 2015, mirava a produrre in patria il 40% dei semiconduttori usati dal Paese entro il 2020 e il 70% entro il 2025. Ora questi obiettivi di autosufficienza sono stati ulteriormente alzati: il quinto plenum del diciannovesimo Comitato centrale – il principale organismo decisionale del Paese, che ha approvato le linee del piano quinquennale 2021-2026 e gli obiettivi strategici nazionali per il 2035 – ha decretato che “l’autonomia scientifica e tecnologica è il pilastro della strategia di sviluppo cinese”: ad oggi, l’86% degli obiettivi previsti dal Piano sono stati raggiunti.

Ma affinché la strategia cinese di “sviluppo guidato dall’innovazione” possa avere successo, recuperare terreno nel campo dei semiconduttori è essenziale (ricordiamo che Taiwan ne produce circa il 70% dell’intera fornitura mondiale) e per questa ragione negli scorsi anni ha lanciato una gigantesca campagna di incentivi economici e fiscali per le imprese capaci di aumentare la produzione di alta tecnologia in patria. Quella dei semiconduttori è un’industria chiave che merita particolare attenzione da parte dei governi impegnati nella competizione tecnologica, perché è il motore della rivoluzione attualmente in corso nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). I semiconduttori sono centrali in tutti i settori industriali dove la Cina punta a diventare un leader globale, da quello militare all’economia digitale legata al 5G: intelligenza artificiale, cloud computing e Internet delle Cose.

La Cina si conferma come il principale motore degli investimenti globali nella transizione energetica, avendo contribuito con due terzi dei 2,1 trilioni di dollari spesi a livello mondiale nel 2024, secondo il rapporto Energy Transition Investment Trends 2025, che sottolinea come il Dragone abbia ampliato il suo vantaggio rispetto alle altre economie, con una spesa più che doppia rispetto a qualsiasi altro Paese (3.600 miliardi di RMB di finanziamenti alla ricerca e sviluppo nel 2024, +8,4 per cento rispetto all’anno precedente).

Grazie a una forte domanda interna, la Cina ha concentrato i suoi investimenti in settori chiave come l’energia solare, le batterie al litio, i veicoli elettrici (EV) e le reti elettriche. Con una crescita del 20% su base annua, la sola Cina continentale ha contribuito con 134 miliardi di dollari all’aumento globale degli investimenti, che ha raggiunto i 202 miliardi di dollari.

Pechino ha registrato una crescita solida in numerosi settori, tra cui energie rinnovabili, accumulo di energia nucleare, veicoli elettrici, idrogeno, pompe di calore e reti elettriche. In particolare, il settore delle energie rinnovabili ha vissuto un anno eccezionale, con la capacità installata totale di energia eolica e solare che ha superato 1,4 miliardi di kilowatt, consolidando ulteriormente il ruolo della Cina come leader mondiale nello sviluppo delle rinnovabili.

Nel 2024 il commercio estero della Cina è cresciuto del 5% su base annua, raggiungendo la cifra di 43,85 trilioni di yuan (circa 5,98 trilioni di dollari) e stabilendo un nuovo record. I dati pubblicati nel gennaio scorso dall’Amministrazione generale delle dogane (GAC) parlano chiarissimo: mentre il mondo è attraversato da conflitti, tensioni crescenti e chiusure, la Repubblica Popolare Cinese continua a cooperare con gli altri Paesi in nome di una comunità umana dal futuro condiviso. Le esportazioni e le importazioni sono cresciute del 7,1% e del 2,3%, toccando rispettivamente i 25,45 e i 18,39 trilioni di yuan. Questi valori sottolineano l’enorme contributo cinese allo sviluppo globale (in pratica il 30% della crescita economica mondiale nel 2024 è dovuto alla Cina). E non solo perché la Cina è ormai un partner commerciale rilevante per oltre 150 economie del mondo (un insieme destinato ad espandersi sempre di più) ma anche perché la Cina ha attuato molteplici misure volte a condividere il proprio enorme mercato interno con il resto del mondo.

Cina e Unione Europea hanno mantenuto stretti legami economici e rafforzato ulteriormente i loro interessi comuni, vedendo crescere il commercio bilaterale dell’1,6%. Nonostante i dazi, anche quello tra Cina e Usa è aumentato, precisamente del 4,9%, così come il volume commerciale con i Paesi partner della Belt and Road, salito del 6,4%. La Cina ha facilitato l’accesso al suo mercato per le esportazioni dei Paesi meno sviluppati; a partire dal dicembre 2024, Pechino ha concesso un trattamento tariffario zero nei confronti della comunità del Sud globale. La Repubblica Popolare Cinese, altro aspetto da evidenziare, è il primo Paese in via di sviluppo – e la principale economia mondiale – ad attuare un’iniziativa del genere.

Questi dati vengono rafforzati dal bilancio interno stilato dopo il Capodanno cinese. Secondo l’Amministrazione fiscale del Paese, durante la festività gli introiti delle industrie legate ai consumi sono aumentati del 10,8% rispetto all’anno precedente. Le vendite di elettrodomestici e mobili sono cresciute in modo esponenziale, con un incremento del 226,8% per le apparecchiature audiovisive domestiche. L’integrazione tra cultura e tecnologia ha reso il Capodanno un’esperienza immersiva, attirando visitatori cinesi e stranieri, mentre le attività invernali e le tecnologie digitali hanno contribuito a stimolare il turismo: oltre 2,3 miliardi di viaggi, con un guadagno di oltre 11 miliardi di yuan (circa 1,51 miliardi di dollari) nei settori della ristorazione e dello shopping, sono i dati registrati durante la festività.

Ma la Cina ha risposto recentemente anche all’atteggiamento oltranzista europeo sul conflitto in Ucraina ribadendo i suoi principi guida internazionali.  L’Iniziativa per la sicurezza globale proposta dalla Cina, che enfatizza i concetti di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, offre, sottolinea il Global Times, nuove idee per allentare le tensioni in Europa: “Nella tendenza irreversibile alla multipolarità, esiste un vasto spazio win-win tra la domanda europea di “autonomia strategica” e la necessità della Cina di uno sviluppo di alta qualità. Alcuni politici vedono la Cina come un “rivale sistemico” e le fluttuazioni nella politica verso la Cina potrebbero ritardare i progressi della cooperazione tra la Cina e l’UE. Per trasformare il consenso tra le due parti in azione, è necessario colmare il doppio divario di percezione e interessi” (1).

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The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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