Vecchi nostalgici tedeschi. Chi l’avrebbe mai detto che nel 2025 avrebbero diviso nuovamente la Germania in due.
Vecchi nostalgici tedeschi. Chi l’avrebbe mai detto che nel 2025 avrebbero diviso nuovamente la Germania in due. O forse, come già avvenne nel 1949 dopo la Seconda Guerra Mondiale, a volerla divisa non sono stati i cittadini, bensì qualcun altro oltre oceano.
Berlino non ha seguito l’America
Le elezioni in Germania, in cui Elon Musk ha avuto un’influenza mai vista prima da un leader statunitense, segnano la sua prima evidente sconfitta politica da quando è entrato nel mondo della politica. Nonostante la classe dirigente tedesca sia responsabile della grave crisi che coinvolge la Germania e l’Europa, ed esprima numerosi individui pericolosi e bellicosi, l’approccio del supermiliardario americano ha mostrato tutta l’inesperienza di un neofita della politica, che, pur avendo grandi risorse, non possiede la sensibilità culturale e spirituale necessaria per affrontare un paese di tale importanza, complessità e livello educativo.
Il suo tentativo goffo di polarizzare il voto non ha solo scatenato una reazione opposta, ma ha portato alle urne milioni di persone che, pur essendo deluse dalla politica tradizionale, hanno visto con sospetto l’intervento di Musk, un personaggio estraneo agli interessi nazionali.
Mi aveva colpito, ai tempi dell’invasione dell’Iraq, sentire che Paul Bremer III, il criminale in guanti bianchi incaricato da Washington di governare il paese, fosse così determinato a imporre gli schemi americani da voler cambiare addirittura il codice stradale iracheno con quello del Kansas. Fece molto peggio, in effetti. Ma l’approccio scelto per ristrutturare la politica europea sembra seguire quella stessa logica frettolosa e schematica, tipica degli Stati Uniti, che tende a ignorare le diversità culturali, i sentimenti nazionali e le loro irrinunciabili caratteristiche.
In altre parole, il tentativo di creare una “destra globale”, simile a quella espressa dal rombo delle motoseghe di Milei, non sembra adatto ai tempi che stiamo vivendo e alle circostanze.
Dall’altro lato, anche la corrente anti-sistema rappresentata da Sarah Wagenknecht ha fatto dei passi falsi e ha visto una significativa perdita di consenso. Il suo errore di sostenere i partiti tradizionali in Brandeburgo e Turingia ha indebolito l’appeal che aveva guadagnato dopo le elezioni europee del 2024.
Il governo tedesco che emergerà sarà una coalizione che, in un momento delicato e sotto forti pressioni, si chiuderà nel proprio sistema. Nonostante le differenze tra CDU-CSU, SPD e Verdi, la loro comune volontà di seguire le correnti che spingono verso il riarmo sarà la vera chiave di convergenza. Il progetto di trasformare l’Europa occidentale in una piattaforma anti-russa si è consolidato, e questo cambiamento segnerà la fine dell’Unione Europea che conosciamo. O la UE si dissolverà, o evolverà in una forma bellica, dove le risorse si concentreranno sulle armi e le caserme, a discapito dei servizi sociali e della solidarietà – già ampiamente compromessi e dimenticati un po’ dovunque fra i Paesi membri.
Chi si oppone a questa visione può trovare molti alleati disposti a sostenere un progetto pacifista, ma dovrà impegnarsi molto più di Musk e Wagenknecht per proporre una valida alternativa.
Alexanderplatz, auf-wiedersehen
Numeri alla mano, il risultato è stato splendido. La cartina del voto è un quadro di arte contemporanea che richiama la già nota suddivisione del 1949. Sembra uno scherzo, ma non è così. È tutto vero.
Il voto è avvenuto con concentrazione in aree geografiche omogenee. Questa circostanza determinerà una radicalizzazione del confronto politico creando quella che in sociologia viene definita “massa critica di detonazione sociale “.
I Cristiano Democratici dovranno pertanto giungere ad intese nella formazione del governo con AfD, dando di fatto una sorta di vittoria di seconda categoria agli americani.
Non è facile capire come andranno avanti e vicende elettorali. Alcune possibili combinazioni, tutte molto complesse, sono:
- CDU + SPD: la “Grosse Koalition” potrebbe tornare, ma sarebbe un matrimonio di convenienza senza entusiasmo.
- CDU + Verdi: numericamente possibile, ma politicamente complessa.
- CDU + SPD + Verdi: una “coalizione Kenya” che garantirebbe stabilità, ma che potrebbe essere fragile.
- CDU + AfD: esclusa categoricamente da Merz.
- SPD + Verdi + Linke: non ha i numeri per governare.
Davanti potrebbero prospettarsi settimane di trattative, proprio in questo momento così delicato.
Insomma, gli americani hanno ufficialmente “perso le elezioni” ma troveranno il modo di vincerle lo stesso, con un vero bluff da mano di poker.
Si palesa un meccanismo già noto e sempre più alla luce del sole, quello per il quale l’esito elettorale in verità non determina alcun cambiamento sostanziale, ma solo un cambiamento estetico. Quello che invece dimostra questa situazione è che la Germania è divisa verticalmente, fra chi vuole la pace e chi la guerra, fra chi vuole l’immigrazionismo e chi la giustizia sociale,
la Germania rappresenta la prima economia europea, è stata messa in ginocchio a suon di sanzioni e minacce politiche, distruggendone il tessuto industriale a cui ora viene lanciato il salvagente della conversione ad industria di guerra. Sembra davvero la Germania divisa in due della Guerra Fredda. La Storia si ripete con una banalità imbarazzante, a dimostrazione che l’Europa è stata davvero ben assoggettata al dominio anglo-americano ed educata ad obbedire senza riflettere.
Forse i tedeschi ci hanno davvero creduto in una rivincita.
Non avranno la possibilità di dimostrarlo perché il prossimo passo sarà la predisposizione del proprio Paese ad un conflitto europeo disastroso, che parte con uno svantaggio impareggiabile. D’altronde gli USA spingono avanti la carne da cannone europea, come da accordo.
Come disse l’allora Primo Ministro italiano Giulio Andreotti, “Amo così tanto la Germania che preferivo quando ce ne erano due”.