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Stefano Vernole
February 9, 2025
© Photo: Public domain

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

Segue nostro Telegram.

Lo scorso 3 febbraio, il Segretario generale della NATO Mark Rutte ha partecipato a una riunione informale dei leader dell’UE a Bruxelles per discutere della politica di difesa europea.

Durante l’incontro, il Segretario generale ha sottolineato l’importanza del partenariato NATO-UE, evidenziando il legame transatlantico come fondamento della sicurezza europea. Il signor Rutte ha anche delineato le priorità condivise per la NATO e l’UE e ha chiesto a entrambe le organizzazioni di procedere più rapidamente e di stringersi insieme di fronte alle crescenti sfide alla sicurezza.

“Sostenere l’Ucraina resta cruciale e l’Europa deve aumentare il supporto militare”, ha affermato il Segretario generale: “Dobbiamo impegnarci a lungo termine per la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina quando arriverà il momento”, ha aggiunto. Il signor Rutte ha inoltre accolto con favore gli sforzi dell’UE per rafforzare la difesa europea. Il Segretario generale ha osservato come “l’UE possa aiutare la deterrenza e la difesa della NATO a rimanere credibili aumentando gli investimenti, allentando le normative, affrontando la frammentazione industriale e facilitando la mobilità militare. Per avere successo nella protezione dell’Europa, l’UE e la NATO devono essere coerenti, complementari e interoperabili”, ha affermato.

Contemporaneamente, il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha tenuto un lungo discorso al primo incontro di leader europei, inglesi compresi, dedicato esclusivamente alla difesa: “La guerra in corso in Ucraina, gli attacchi informatici e ibridi, la situazione in Medio Oriente: tutto ciò richiede un forte approccio europeo per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini, per garantire la pace nel nostro continente. E la costruzione dell’Europa della difesa è parte integrante di questo progetto. Oggi, le nostre discussioni si sono concentrate su tre argomenti principali: capacità, finanziamenti e partnership. In primo luogo, sulle capacità di difesa che dovrebbero essere sviluppate in via prioritaria: concordiamo di concentrarci sulle lacune più critiche individuate dagli Stati membri attraverso il lavoro dell’Agenzia europea per la difesa, in piena coerenza con la NATO. Di concentrarci sulle esigenze più urgenti tra di esse. E di concentrarci sulle aree in cui vi è un chiaro valore aggiunto dell’UE. Nella discussione odierna, l’attenzione si è concentrata chiaramente, ad esempio, sulla difesa aerea e missilistica, ma anche, per citarne solo alcuni, su missili e munizioni, mobilità militare e facilitatori strategici. Oggi è emerso un altro messaggio molto chiaro: il rafforzamento dell’industria europea della difesa deve essere al centro di questo sforzo: dobbiamo produrre più capacità di cui abbiamo bisogno e farlo più velocemente. In secondo luogo, abbiamo discusso di finanziamenti. Gli Stati membri hanno compiuto grandi sforzi a livello nazionale. La spesa per la difesa è già aumentata del 30% tra il 2021 e il 2024. Oggi, in media, i 23 Stati membri che sono anche alleati della NATO spendono circa il 2% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo continuare nella stessa direzione. La Commissione ha annunciato che avrebbe esaminato le flessibilità all’interno delle nuove regole di governance economica, per consentire una maggiore spesa nazionale per la difesa …”.

Naturalmente è stata la posizione europea riguardo all’Ucraina al centro della sua attenzione: “La partnership strategica dell’UE con la NATO è fondamentale per garantire la sicurezza transatlantica. Entrambe le organizzazioni continueranno a lavorare insieme e a rafforzarsi a vicenda … Vorrei sottolineare che la situazione in Ucraina è stata molto presente per tutta la giornata. Restiamo fermi nel nostro impegno per la sicurezza dell’Ucraina, per una pace globale, giusta e duratura. Noi europei abbiamo già fornito supporto all’Ucraina per un importo di 134 miliardi di euro, e continueremo a farlo. Perché siamo determinati a supportare l’Ucraina per tutto il tempo necessario e a qualsiasi costo.”

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

L’agenzia di stampa Reuters ha confermato che gli Stati Uniti hanno ritardato e poi ripreso proprio con la nuova Amministrazione presidenziale la fornitura di armi all’Ucraina, mentre Keith Kellogg, inviato speciale Usa per il conflitto nella regione, ha sottolineato come Washington sia pronta a raddoppiare le sanzioni alla Russia.

Ma ciò che lascia pessimisti su una possibile risoluzione pacifica è il cosiddetto Piano Trump per l’Ucraina, così come rivelato dal giornale britannico Daily Mail: “I piani non confermati, riportati dal quotidiano ucraino Strana, hanno fatto il giro degli ambienti politici e diplomatici in Ucraina e includerebbero un cessate il fuoco entro il 20 aprile che congelerebbe la costante avanzata della Russia, il divieto all’Ucraina di aderire alla NATO e la richiesta a Kiev di accettare la sovranità russa sui territori annessi. Oltre a ciò, le truppe ucraine saranno costrette a lasciare la regione russa di Kursk, dove hanno lanciato una controffensiva ad agosto, mentre un contingente di soldati europei, che potrebbe includere truppe britanniche, sarà incaricato di pattugliare una zona demilitarizzata. Le truppe americane non saranno coinvolte in questo contingente”.

Secondo quanto riferito, all’UE verrebbe chiesto di assistere l’Ucraina nei suoi sforzi di ricostruzione, che potrebbero costare fino a 486 miliardi di dollari (392 miliardi di sterline) nel prossimo decennio, secondo il think tank German Marshall Fund.

Sebbene molti dei termini dei piani segnalati includano concessioni per l’Ucraina, Trump starebbe anche pianificando di continuare a sostenere l’esercito ucraino e di tracciare un percorso per l’adesione all’UE entro il 2030. La Russia otterrebbe invece la revoca delle sanzioni sull’energia russa per diversi anni, sebbene i fondi provenienti da dazi speciali sull’energia saranno utilizzati per contribuire a finanziare gli sforzi di ricostruzione dell’Ucraina.

Entro il 9 maggio 2025 i termini dell’accordo sarebbero resi pubblici, senza ulteriore imposizione della legge marziale o mobilitazione.

In sintesi, si tratterebbe di un compromesso politico con il quale gli occidentali potrebbero rivendicare di aver impedito alla Russia di occupare Kiev e sostituire l’illegittimo Governo ucraino, mentre a Mosca rimarrebbe la consolazione di tenersi i territori conquistati durante il conflitto, senza specificare se tali annessioni verranno poi riconosciute da UE e USA.

In considerazione del fatto che la Russia continua ad avanzare sul terreno e che l’esercito ucraino si trova di fronte ad una cronica carenza di uomini da inviare al fronte, perché mai Mosca dovrebbe accettare proprio ora un congelamento del conflitto che non le fornisce le irrinunciabili garanzie di sicurezza alla base dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale?

Anche questa “velina”, perciò, unitamente alle “sparate” di Trump su Gaza o sulle risorse minerarie e terre rare da incamerare in cambio dell’aiuto fornito a Kiev (il 70% di esse si trova sotto controllo russo), appare un’operazione di propaganda volta a mantenere alta l’attenzione mediatica sulla nuova Amministrazione presidenziale statunitense più che un serio tentativo di arrivare alla pace. Quest’ultima, infatti, può essere raggiunta solo quando Trump accetterà di far arretrare la NATO dai confini russi, eliminando intanto i sistemi antimissile da Polonia e Romania e segnando una concreta inversione di tendenza rispetto all’oltranzismo atlantico degli ultimi 30 anni.

Nonostante la retorica hollywoodiana di Trump, un accordo sull’Ucraina resta lontano

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

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Lo scorso 3 febbraio, il Segretario generale della NATO Mark Rutte ha partecipato a una riunione informale dei leader dell’UE a Bruxelles per discutere della politica di difesa europea.

Durante l’incontro, il Segretario generale ha sottolineato l’importanza del partenariato NATO-UE, evidenziando il legame transatlantico come fondamento della sicurezza europea. Il signor Rutte ha anche delineato le priorità condivise per la NATO e l’UE e ha chiesto a entrambe le organizzazioni di procedere più rapidamente e di stringersi insieme di fronte alle crescenti sfide alla sicurezza.

“Sostenere l’Ucraina resta cruciale e l’Europa deve aumentare il supporto militare”, ha affermato il Segretario generale: “Dobbiamo impegnarci a lungo termine per la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina quando arriverà il momento”, ha aggiunto. Il signor Rutte ha inoltre accolto con favore gli sforzi dell’UE per rafforzare la difesa europea. Il Segretario generale ha osservato come “l’UE possa aiutare la deterrenza e la difesa della NATO a rimanere credibili aumentando gli investimenti, allentando le normative, affrontando la frammentazione industriale e facilitando la mobilità militare. Per avere successo nella protezione dell’Europa, l’UE e la NATO devono essere coerenti, complementari e interoperabili”, ha affermato.

Contemporaneamente, il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha tenuto un lungo discorso al primo incontro di leader europei, inglesi compresi, dedicato esclusivamente alla difesa: “La guerra in corso in Ucraina, gli attacchi informatici e ibridi, la situazione in Medio Oriente: tutto ciò richiede un forte approccio europeo per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini, per garantire la pace nel nostro continente. E la costruzione dell’Europa della difesa è parte integrante di questo progetto. Oggi, le nostre discussioni si sono concentrate su tre argomenti principali: capacità, finanziamenti e partnership. In primo luogo, sulle capacità di difesa che dovrebbero essere sviluppate in via prioritaria: concordiamo di concentrarci sulle lacune più critiche individuate dagli Stati membri attraverso il lavoro dell’Agenzia europea per la difesa, in piena coerenza con la NATO. Di concentrarci sulle esigenze più urgenti tra di esse. E di concentrarci sulle aree in cui vi è un chiaro valore aggiunto dell’UE. Nella discussione odierna, l’attenzione si è concentrata chiaramente, ad esempio, sulla difesa aerea e missilistica, ma anche, per citarne solo alcuni, su missili e munizioni, mobilità militare e facilitatori strategici. Oggi è emerso un altro messaggio molto chiaro: il rafforzamento dell’industria europea della difesa deve essere al centro di questo sforzo: dobbiamo produrre più capacità di cui abbiamo bisogno e farlo più velocemente. In secondo luogo, abbiamo discusso di finanziamenti. Gli Stati membri hanno compiuto grandi sforzi a livello nazionale. La spesa per la difesa è già aumentata del 30% tra il 2021 e il 2024. Oggi, in media, i 23 Stati membri che sono anche alleati della NATO spendono circa il 2% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo continuare nella stessa direzione. La Commissione ha annunciato che avrebbe esaminato le flessibilità all’interno delle nuove regole di governance economica, per consentire una maggiore spesa nazionale per la difesa …”.

Naturalmente è stata la posizione europea riguardo all’Ucraina al centro della sua attenzione: “La partnership strategica dell’UE con la NATO è fondamentale per garantire la sicurezza transatlantica. Entrambe le organizzazioni continueranno a lavorare insieme e a rafforzarsi a vicenda … Vorrei sottolineare che la situazione in Ucraina è stata molto presente per tutta la giornata. Restiamo fermi nel nostro impegno per la sicurezza dell’Ucraina, per una pace globale, giusta e duratura. Noi europei abbiamo già fornito supporto all’Ucraina per un importo di 134 miliardi di euro, e continueremo a farlo. Perché siamo determinati a supportare l’Ucraina per tutto il tempo necessario e a qualsiasi costo.”

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

L’agenzia di stampa Reuters ha confermato che gli Stati Uniti hanno ritardato e poi ripreso proprio con la nuova Amministrazione presidenziale la fornitura di armi all’Ucraina, mentre Keith Kellogg, inviato speciale Usa per il conflitto nella regione, ha sottolineato come Washington sia pronta a raddoppiare le sanzioni alla Russia.

Ma ciò che lascia pessimisti su una possibile risoluzione pacifica è il cosiddetto Piano Trump per l’Ucraina, così come rivelato dal giornale britannico Daily Mail: “I piani non confermati, riportati dal quotidiano ucraino Strana, hanno fatto il giro degli ambienti politici e diplomatici in Ucraina e includerebbero un cessate il fuoco entro il 20 aprile che congelerebbe la costante avanzata della Russia, il divieto all’Ucraina di aderire alla NATO e la richiesta a Kiev di accettare la sovranità russa sui territori annessi. Oltre a ciò, le truppe ucraine saranno costrette a lasciare la regione russa di Kursk, dove hanno lanciato una controffensiva ad agosto, mentre un contingente di soldati europei, che potrebbe includere truppe britanniche, sarà incaricato di pattugliare una zona demilitarizzata. Le truppe americane non saranno coinvolte in questo contingente”.

Secondo quanto riferito, all’UE verrebbe chiesto di assistere l’Ucraina nei suoi sforzi di ricostruzione, che potrebbero costare fino a 486 miliardi di dollari (392 miliardi di sterline) nel prossimo decennio, secondo il think tank German Marshall Fund.

Sebbene molti dei termini dei piani segnalati includano concessioni per l’Ucraina, Trump starebbe anche pianificando di continuare a sostenere l’esercito ucraino e di tracciare un percorso per l’adesione all’UE entro il 2030. La Russia otterrebbe invece la revoca delle sanzioni sull’energia russa per diversi anni, sebbene i fondi provenienti da dazi speciali sull’energia saranno utilizzati per contribuire a finanziare gli sforzi di ricostruzione dell’Ucraina.

Entro il 9 maggio 2025 i termini dell’accordo sarebbero resi pubblici, senza ulteriore imposizione della legge marziale o mobilitazione.

In sintesi, si tratterebbe di un compromesso politico con il quale gli occidentali potrebbero rivendicare di aver impedito alla Russia di occupare Kiev e sostituire l’illegittimo Governo ucraino, mentre a Mosca rimarrebbe la consolazione di tenersi i territori conquistati durante il conflitto, senza specificare se tali annessioni verranno poi riconosciute da UE e USA.

In considerazione del fatto che la Russia continua ad avanzare sul terreno e che l’esercito ucraino si trova di fronte ad una cronica carenza di uomini da inviare al fronte, perché mai Mosca dovrebbe accettare proprio ora un congelamento del conflitto che non le fornisce le irrinunciabili garanzie di sicurezza alla base dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale?

Anche questa “velina”, perciò, unitamente alle “sparate” di Trump su Gaza o sulle risorse minerarie e terre rare da incamerare in cambio dell’aiuto fornito a Kiev (il 70% di esse si trova sotto controllo russo), appare un’operazione di propaganda volta a mantenere alta l’attenzione mediatica sulla nuova Amministrazione presidenziale statunitense più che un serio tentativo di arrivare alla pace. Quest’ultima, infatti, può essere raggiunta solo quando Trump accetterà di far arretrare la NATO dai confini russi, eliminando intanto i sistemi antimissile da Polonia e Romania e segnando una concreta inversione di tendenza rispetto all’oltranzismo atlantico degli ultimi 30 anni.

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

Segue nostro Telegram.

Lo scorso 3 febbraio, il Segretario generale della NATO Mark Rutte ha partecipato a una riunione informale dei leader dell’UE a Bruxelles per discutere della politica di difesa europea.

Durante l’incontro, il Segretario generale ha sottolineato l’importanza del partenariato NATO-UE, evidenziando il legame transatlantico come fondamento della sicurezza europea. Il signor Rutte ha anche delineato le priorità condivise per la NATO e l’UE e ha chiesto a entrambe le organizzazioni di procedere più rapidamente e di stringersi insieme di fronte alle crescenti sfide alla sicurezza.

“Sostenere l’Ucraina resta cruciale e l’Europa deve aumentare il supporto militare”, ha affermato il Segretario generale: “Dobbiamo impegnarci a lungo termine per la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina quando arriverà il momento”, ha aggiunto. Il signor Rutte ha inoltre accolto con favore gli sforzi dell’UE per rafforzare la difesa europea. Il Segretario generale ha osservato come “l’UE possa aiutare la deterrenza e la difesa della NATO a rimanere credibili aumentando gli investimenti, allentando le normative, affrontando la frammentazione industriale e facilitando la mobilità militare. Per avere successo nella protezione dell’Europa, l’UE e la NATO devono essere coerenti, complementari e interoperabili”, ha affermato.

Contemporaneamente, il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha tenuto un lungo discorso al primo incontro di leader europei, inglesi compresi, dedicato esclusivamente alla difesa: “La guerra in corso in Ucraina, gli attacchi informatici e ibridi, la situazione in Medio Oriente: tutto ciò richiede un forte approccio europeo per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini, per garantire la pace nel nostro continente. E la costruzione dell’Europa della difesa è parte integrante di questo progetto. Oggi, le nostre discussioni si sono concentrate su tre argomenti principali: capacità, finanziamenti e partnership. In primo luogo, sulle capacità di difesa che dovrebbero essere sviluppate in via prioritaria: concordiamo di concentrarci sulle lacune più critiche individuate dagli Stati membri attraverso il lavoro dell’Agenzia europea per la difesa, in piena coerenza con la NATO. Di concentrarci sulle esigenze più urgenti tra di esse. E di concentrarci sulle aree in cui vi è un chiaro valore aggiunto dell’UE. Nella discussione odierna, l’attenzione si è concentrata chiaramente, ad esempio, sulla difesa aerea e missilistica, ma anche, per citarne solo alcuni, su missili e munizioni, mobilità militare e facilitatori strategici. Oggi è emerso un altro messaggio molto chiaro: il rafforzamento dell’industria europea della difesa deve essere al centro di questo sforzo: dobbiamo produrre più capacità di cui abbiamo bisogno e farlo più velocemente. In secondo luogo, abbiamo discusso di finanziamenti. Gli Stati membri hanno compiuto grandi sforzi a livello nazionale. La spesa per la difesa è già aumentata del 30% tra il 2021 e il 2024. Oggi, in media, i 23 Stati membri che sono anche alleati della NATO spendono circa il 2% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo continuare nella stessa direzione. La Commissione ha annunciato che avrebbe esaminato le flessibilità all’interno delle nuove regole di governance economica, per consentire una maggiore spesa nazionale per la difesa …”.

Naturalmente è stata la posizione europea riguardo all’Ucraina al centro della sua attenzione: “La partnership strategica dell’UE con la NATO è fondamentale per garantire la sicurezza transatlantica. Entrambe le organizzazioni continueranno a lavorare insieme e a rafforzarsi a vicenda … Vorrei sottolineare che la situazione in Ucraina è stata molto presente per tutta la giornata. Restiamo fermi nel nostro impegno per la sicurezza dell’Ucraina, per una pace globale, giusta e duratura. Noi europei abbiamo già fornito supporto all’Ucraina per un importo di 134 miliardi di euro, e continueremo a farlo. Perché siamo determinati a supportare l’Ucraina per tutto il tempo necessario e a qualsiasi costo.”

Nonostante la retorica di Trump che ha parlato di sostanziali progressi e di un prossimo incontro con Putin, la realtà è quindi estremamente lontana dalle sue dichiarazioni.

L’agenzia di stampa Reuters ha confermato che gli Stati Uniti hanno ritardato e poi ripreso proprio con la nuova Amministrazione presidenziale la fornitura di armi all’Ucraina, mentre Keith Kellogg, inviato speciale Usa per il conflitto nella regione, ha sottolineato come Washington sia pronta a raddoppiare le sanzioni alla Russia.

Ma ciò che lascia pessimisti su una possibile risoluzione pacifica è il cosiddetto Piano Trump per l’Ucraina, così come rivelato dal giornale britannico Daily Mail: “I piani non confermati, riportati dal quotidiano ucraino Strana, hanno fatto il giro degli ambienti politici e diplomatici in Ucraina e includerebbero un cessate il fuoco entro il 20 aprile che congelerebbe la costante avanzata della Russia, il divieto all’Ucraina di aderire alla NATO e la richiesta a Kiev di accettare la sovranità russa sui territori annessi. Oltre a ciò, le truppe ucraine saranno costrette a lasciare la regione russa di Kursk, dove hanno lanciato una controffensiva ad agosto, mentre un contingente di soldati europei, che potrebbe includere truppe britanniche, sarà incaricato di pattugliare una zona demilitarizzata. Le truppe americane non saranno coinvolte in questo contingente”.

Secondo quanto riferito, all’UE verrebbe chiesto di assistere l’Ucraina nei suoi sforzi di ricostruzione, che potrebbero costare fino a 486 miliardi di dollari (392 miliardi di sterline) nel prossimo decennio, secondo il think tank German Marshall Fund.

Sebbene molti dei termini dei piani segnalati includano concessioni per l’Ucraina, Trump starebbe anche pianificando di continuare a sostenere l’esercito ucraino e di tracciare un percorso per l’adesione all’UE entro il 2030. La Russia otterrebbe invece la revoca delle sanzioni sull’energia russa per diversi anni, sebbene i fondi provenienti da dazi speciali sull’energia saranno utilizzati per contribuire a finanziare gli sforzi di ricostruzione dell’Ucraina.

Entro il 9 maggio 2025 i termini dell’accordo sarebbero resi pubblici, senza ulteriore imposizione della legge marziale o mobilitazione.

In sintesi, si tratterebbe di un compromesso politico con il quale gli occidentali potrebbero rivendicare di aver impedito alla Russia di occupare Kiev e sostituire l’illegittimo Governo ucraino, mentre a Mosca rimarrebbe la consolazione di tenersi i territori conquistati durante il conflitto, senza specificare se tali annessioni verranno poi riconosciute da UE e USA.

In considerazione del fatto che la Russia continua ad avanzare sul terreno e che l’esercito ucraino si trova di fronte ad una cronica carenza di uomini da inviare al fronte, perché mai Mosca dovrebbe accettare proprio ora un congelamento del conflitto che non le fornisce le irrinunciabili garanzie di sicurezza alla base dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale?

Anche questa “velina”, perciò, unitamente alle “sparate” di Trump su Gaza o sulle risorse minerarie e terre rare da incamerare in cambio dell’aiuto fornito a Kiev (il 70% di esse si trova sotto controllo russo), appare un’operazione di propaganda volta a mantenere alta l’attenzione mediatica sulla nuova Amministrazione presidenziale statunitense più che un serio tentativo di arrivare alla pace. Quest’ultima, infatti, può essere raggiunta solo quando Trump accetterà di far arretrare la NATO dai confini russi, eliminando intanto i sistemi antimissile da Polonia e Romania e segnando una concreta inversione di tendenza rispetto all’oltranzismo atlantico degli ultimi 30 anni.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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