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Lorenzo Maria Pacini
January 12, 2025
© Photo: Public domain

Cecilia Sala è stata liberata dopo la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini. Una vittoria diplomatica o l’ennesima figuraccia?

Segue nostro Telegram.

La Meloni sulla cresta dell’onda

Se sia stata una scenetta ben congeniata o se sia stata una casualità sfruttata con intelligenza, questo forse non lo sapremo mai; quello che sappiamo con certezza è che Giorgia Meloni verrà ulteriormente celebrata come leader autorevole e credibile a livello internazionale.

Già Politico l’aveva lodata come la leader più potente d’Europa – un titolo riservato a poche altre, come Ursula Von der Leyen – e quanto avvenuto non fa che confermare il riconoscimento politico della Primo Ministro.

C’è voluto un viaggio di Stato di poche ore a Mar-a-Lago nella residenza privata di Donald Trump per ricevere ordini su cosa e come fare, contrattando la liberazione di quella che risulta sempre più anche all’opinione pubblica essere una “giornalista” collusa coi servizi segreti.

Ne valeva davvero la pena? Il punto è che la figuraccia era dietro l’angolo, anche sul piano politico e diplomatico. Meloni non poteva chinare il capo e basta, doveva ottenere qualcosa in cambio, facendo sembrare tutta questa imbarazzante operazione come un gesto di realpolitik.

L’Italia effettivamente ha negato l’estradizione di Mohammad Abedini, un gesto che non è risultato simpatico per il padrone americano; Meloni conosce la sua posizione rispetto all’Iran e non poteva dare l’idea di perdere punti nel ranking della politica. Gli esempi di casi come Alessia Piperno, arrestata in Iran nel settembre 2022 e liberata dopo 45 giorni, e Patrik Zaki, arrestato in Egitto nel 2020 e liberato nel luglio 2023, e Ilaria De Rosa, arrestata in Arabia Saudita nel maggio 2023 e liberata nel novembre 2024, non potevano che spingere ad un altro “successo” all’italiana.

Successo che il Governo Meloni potrà vantare anche senza particolare responsabilità dei servizi di intelligence, in quanto Elisabetta Belloni, direttrice del DIS, si è dimessa il 23 dicembre per protesta riguardo le ingerenze del governo nel suo operato.

La liberazione e il rientro di Cecilia Sala è stata presentata dai mass media come una vittoria dell’Italia contro il “perfido regime degli Ayatollah”. Poveri italiani che vengono trattati come pecore dai loro corrotti mass media.

L’Italia è stata umiliata dagli USA, che avevano imposto alla magistratura l’arresto di un cittadino iraniano, dimostrando ancora una volta che l’Italia non è un Paese sovrano bensì una colonia sottomessa. Nessun politico italiano ha commentato la vicenda accusando i veri criminali della situazione – cioè gli Stati Uniti -, né tantomeno ha denunciato la condizione di vassallaggio in cui verte la Nazione, costretta fino al ridicolo ad eseguire ordini senza diritto di replica.

Non è tutto successo quello che sembra tale: la vittoria è dell’Iran

Al di là della retorica giornalistica, la vittoria è tutta dell’Iran, che ha liberato il suo cittadini imponendo la sua volontà al padrone americano e al vassallo italiano.

Iran che ha mantenuto, ancora una volta, un profilo che non viene compreso dall’Occidente perché troppo “diverso” e fuori dalle logiche del consumismo mediatico.

Negli ultimi dieci anni, la diplomazia della Repubblica Islamica dell’Iran è stata caratterizzata da un mix di approcci pragmatici e ideologici, con un forte focus su questioni regionali, la gestione delle relazioni con le potenze globali e la protezione dei propri interessi nazionali. La politica estera iraniana ha cercato di navigare tra la sua posizione di potenza regionale, le ambizioni nucleari e la pressione internazionale, cercando di mantenere un equilibrio tra conciliazione e fermezza.

Un aspetto fondamentale è stato il confronto con l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Il culmine di questa dinamica è stato l’accordo sul nucleare (JCPOA) del 2015, in cui l’Iran ha accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Tuttavia, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, ha segnato una fase di forte tensione, con l’Iran che ha risposto intensificando il suo programma nucleare e aumentando le interazioni in Medio Oriente.

Negli ultimi anni, l’Iran ha anche cercato di diversificare le proprie alleanze, avvicinandosi a Paesi come la Cina e la Russia, in parte come contromossa alla crescente pressione occidentale. Una combinazione di resistenza alle sanzioni e di dialogo strategico, con un forte focus sulla sicurezza regionale e la stabilità interna.

Anche Trump capitalizzerà bene da questa vicenda: ha dimostrato che chi sta con lui, può ottenere qualcosa di buono. Un privilegio, un successo inasperato, un favore indimenticabile. Forse può sembrare poco, ma se il genio della lampada offre un desiderio da esprimere, puoi pur sempre giocarti questa opportunità in maniera intelligente e fare in modo di ottenere altri desideri.

Di sicuro in Italia ci saranno passerelle di dichiarazioni dei politici, di inviti nei talk show e di incontri pubblici in cui la nuova eroina sarà celebrata come un esempio di coraggio. Se la grancassa mediatica frutterà bene, ce la ritroveremo con una carriera politica nel giro di un paio di anni.

La liberazione di Cecilia Sala e la brutta figura dell’Italia

Cecilia Sala è stata liberata dopo la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini. Una vittoria diplomatica o l’ennesima figuraccia?

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La Meloni sulla cresta dell’onda

Se sia stata una scenetta ben congeniata o se sia stata una casualità sfruttata con intelligenza, questo forse non lo sapremo mai; quello che sappiamo con certezza è che Giorgia Meloni verrà ulteriormente celebrata come leader autorevole e credibile a livello internazionale.

Già Politico l’aveva lodata come la leader più potente d’Europa – un titolo riservato a poche altre, come Ursula Von der Leyen – e quanto avvenuto non fa che confermare il riconoscimento politico della Primo Ministro.

C’è voluto un viaggio di Stato di poche ore a Mar-a-Lago nella residenza privata di Donald Trump per ricevere ordini su cosa e come fare, contrattando la liberazione di quella che risulta sempre più anche all’opinione pubblica essere una “giornalista” collusa coi servizi segreti.

Ne valeva davvero la pena? Il punto è che la figuraccia era dietro l’angolo, anche sul piano politico e diplomatico. Meloni non poteva chinare il capo e basta, doveva ottenere qualcosa in cambio, facendo sembrare tutta questa imbarazzante operazione come un gesto di realpolitik.

L’Italia effettivamente ha negato l’estradizione di Mohammad Abedini, un gesto che non è risultato simpatico per il padrone americano; Meloni conosce la sua posizione rispetto all’Iran e non poteva dare l’idea di perdere punti nel ranking della politica. Gli esempi di casi come Alessia Piperno, arrestata in Iran nel settembre 2022 e liberata dopo 45 giorni, e Patrik Zaki, arrestato in Egitto nel 2020 e liberato nel luglio 2023, e Ilaria De Rosa, arrestata in Arabia Saudita nel maggio 2023 e liberata nel novembre 2024, non potevano che spingere ad un altro “successo” all’italiana.

Successo che il Governo Meloni potrà vantare anche senza particolare responsabilità dei servizi di intelligence, in quanto Elisabetta Belloni, direttrice del DIS, si è dimessa il 23 dicembre per protesta riguardo le ingerenze del governo nel suo operato.

La liberazione e il rientro di Cecilia Sala è stata presentata dai mass media come una vittoria dell’Italia contro il “perfido regime degli Ayatollah”. Poveri italiani che vengono trattati come pecore dai loro corrotti mass media.

L’Italia è stata umiliata dagli USA, che avevano imposto alla magistratura l’arresto di un cittadino iraniano, dimostrando ancora una volta che l’Italia non è un Paese sovrano bensì una colonia sottomessa. Nessun politico italiano ha commentato la vicenda accusando i veri criminali della situazione – cioè gli Stati Uniti -, né tantomeno ha denunciato la condizione di vassallaggio in cui verte la Nazione, costretta fino al ridicolo ad eseguire ordini senza diritto di replica.

Non è tutto successo quello che sembra tale: la vittoria è dell’Iran

Al di là della retorica giornalistica, la vittoria è tutta dell’Iran, che ha liberato il suo cittadini imponendo la sua volontà al padrone americano e al vassallo italiano.

Iran che ha mantenuto, ancora una volta, un profilo che non viene compreso dall’Occidente perché troppo “diverso” e fuori dalle logiche del consumismo mediatico.

Negli ultimi dieci anni, la diplomazia della Repubblica Islamica dell’Iran è stata caratterizzata da un mix di approcci pragmatici e ideologici, con un forte focus su questioni regionali, la gestione delle relazioni con le potenze globali e la protezione dei propri interessi nazionali. La politica estera iraniana ha cercato di navigare tra la sua posizione di potenza regionale, le ambizioni nucleari e la pressione internazionale, cercando di mantenere un equilibrio tra conciliazione e fermezza.

Un aspetto fondamentale è stato il confronto con l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Il culmine di questa dinamica è stato l’accordo sul nucleare (JCPOA) del 2015, in cui l’Iran ha accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Tuttavia, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, ha segnato una fase di forte tensione, con l’Iran che ha risposto intensificando il suo programma nucleare e aumentando le interazioni in Medio Oriente.

Negli ultimi anni, l’Iran ha anche cercato di diversificare le proprie alleanze, avvicinandosi a Paesi come la Cina e la Russia, in parte come contromossa alla crescente pressione occidentale. Una combinazione di resistenza alle sanzioni e di dialogo strategico, con un forte focus sulla sicurezza regionale e la stabilità interna.

Anche Trump capitalizzerà bene da questa vicenda: ha dimostrato che chi sta con lui, può ottenere qualcosa di buono. Un privilegio, un successo inasperato, un favore indimenticabile. Forse può sembrare poco, ma se il genio della lampada offre un desiderio da esprimere, puoi pur sempre giocarti questa opportunità in maniera intelligente e fare in modo di ottenere altri desideri.

Di sicuro in Italia ci saranno passerelle di dichiarazioni dei politici, di inviti nei talk show e di incontri pubblici in cui la nuova eroina sarà celebrata come un esempio di coraggio. Se la grancassa mediatica frutterà bene, ce la ritroveremo con una carriera politica nel giro di un paio di anni.

Cecilia Sala è stata liberata dopo la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini. Una vittoria diplomatica o l’ennesima figuraccia?

Segue nostro Telegram.

La Meloni sulla cresta dell’onda

Se sia stata una scenetta ben congeniata o se sia stata una casualità sfruttata con intelligenza, questo forse non lo sapremo mai; quello che sappiamo con certezza è che Giorgia Meloni verrà ulteriormente celebrata come leader autorevole e credibile a livello internazionale.

Già Politico l’aveva lodata come la leader più potente d’Europa – un titolo riservato a poche altre, come Ursula Von der Leyen – e quanto avvenuto non fa che confermare il riconoscimento politico della Primo Ministro.

C’è voluto un viaggio di Stato di poche ore a Mar-a-Lago nella residenza privata di Donald Trump per ricevere ordini su cosa e come fare, contrattando la liberazione di quella che risulta sempre più anche all’opinione pubblica essere una “giornalista” collusa coi servizi segreti.

Ne valeva davvero la pena? Il punto è che la figuraccia era dietro l’angolo, anche sul piano politico e diplomatico. Meloni non poteva chinare il capo e basta, doveva ottenere qualcosa in cambio, facendo sembrare tutta questa imbarazzante operazione come un gesto di realpolitik.

L’Italia effettivamente ha negato l’estradizione di Mohammad Abedini, un gesto che non è risultato simpatico per il padrone americano; Meloni conosce la sua posizione rispetto all’Iran e non poteva dare l’idea di perdere punti nel ranking della politica. Gli esempi di casi come Alessia Piperno, arrestata in Iran nel settembre 2022 e liberata dopo 45 giorni, e Patrik Zaki, arrestato in Egitto nel 2020 e liberato nel luglio 2023, e Ilaria De Rosa, arrestata in Arabia Saudita nel maggio 2023 e liberata nel novembre 2024, non potevano che spingere ad un altro “successo” all’italiana.

Successo che il Governo Meloni potrà vantare anche senza particolare responsabilità dei servizi di intelligence, in quanto Elisabetta Belloni, direttrice del DIS, si è dimessa il 23 dicembre per protesta riguardo le ingerenze del governo nel suo operato.

La liberazione e il rientro di Cecilia Sala è stata presentata dai mass media come una vittoria dell’Italia contro il “perfido regime degli Ayatollah”. Poveri italiani che vengono trattati come pecore dai loro corrotti mass media.

L’Italia è stata umiliata dagli USA, che avevano imposto alla magistratura l’arresto di un cittadino iraniano, dimostrando ancora una volta che l’Italia non è un Paese sovrano bensì una colonia sottomessa. Nessun politico italiano ha commentato la vicenda accusando i veri criminali della situazione – cioè gli Stati Uniti -, né tantomeno ha denunciato la condizione di vassallaggio in cui verte la Nazione, costretta fino al ridicolo ad eseguire ordini senza diritto di replica.

Non è tutto successo quello che sembra tale: la vittoria è dell’Iran

Al di là della retorica giornalistica, la vittoria è tutta dell’Iran, che ha liberato il suo cittadini imponendo la sua volontà al padrone americano e al vassallo italiano.

Iran che ha mantenuto, ancora una volta, un profilo che non viene compreso dall’Occidente perché troppo “diverso” e fuori dalle logiche del consumismo mediatico.

Negli ultimi dieci anni, la diplomazia della Repubblica Islamica dell’Iran è stata caratterizzata da un mix di approcci pragmatici e ideologici, con un forte focus su questioni regionali, la gestione delle relazioni con le potenze globali e la protezione dei propri interessi nazionali. La politica estera iraniana ha cercato di navigare tra la sua posizione di potenza regionale, le ambizioni nucleari e la pressione internazionale, cercando di mantenere un equilibrio tra conciliazione e fermezza.

Un aspetto fondamentale è stato il confronto con l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Il culmine di questa dinamica è stato l’accordo sul nucleare (JCPOA) del 2015, in cui l’Iran ha accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Tuttavia, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, ha segnato una fase di forte tensione, con l’Iran che ha risposto intensificando il suo programma nucleare e aumentando le interazioni in Medio Oriente.

Negli ultimi anni, l’Iran ha anche cercato di diversificare le proprie alleanze, avvicinandosi a Paesi come la Cina e la Russia, in parte come contromossa alla crescente pressione occidentale. Una combinazione di resistenza alle sanzioni e di dialogo strategico, con un forte focus sulla sicurezza regionale e la stabilità interna.

Anche Trump capitalizzerà bene da questa vicenda: ha dimostrato che chi sta con lui, può ottenere qualcosa di buono. Un privilegio, un successo inasperato, un favore indimenticabile. Forse può sembrare poco, ma se il genio della lampada offre un desiderio da esprimere, puoi pur sempre giocarti questa opportunità in maniera intelligente e fare in modo di ottenere altri desideri.

Di sicuro in Italia ci saranno passerelle di dichiarazioni dei politici, di inviti nei talk show e di incontri pubblici in cui la nuova eroina sarà celebrata come un esempio di coraggio. Se la grancassa mediatica frutterà bene, ce la ritroveremo con una carriera politica nel giro di un paio di anni.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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