I tentativi degli avversari della Russia di politicizzare questa tragedia e di usarla per distruggere le relazioni tradizionalmente strette e fiduciose tra popoli e Stati storicamente vicini sono ovviamente destinati a fallire.
Le indagini sulla caduta dell’aereo di linea Embraer 190 di fabbricazione brasiliana sono ancora in corso e quindi è prematuro parlare dei dettagli tecnici. Il Presidente Putin si è pubblicamente scusato per il fatto che il tragico incidente sia avvenuto nello spazio aereo russo ed ha espresso le sue sincere condoglianze alle famiglie delle vittime.
Nei media occidentali, però, i responsabili della tragedia sono già stati assegnati. Chi è stato? I russi, naturalmente!
Anche in questo contesto informativo, tuttavia, la nota del Ministero degli Esteri britannico, secondo cui «la dichiarazione del Presidente Putin non riconosce che le azioni sconsiderate e irresponsabili dello Stato russo rappresentano una minaccia enorme e immediata agli interessi e alla sicurezza nazionale di altri Stati», appare particolarmente folle.
Nessuno in Occidente dirà che la causa iniziale dell’accaduto è stata un’altra incursione terroristica dei droni ucraini nella regione meridionale della Russia, dove proprio in quel momento si trovava un aereo in volo da Baku a Grozny.
È lecito supporre che con tutte le loro dichiarazioni pubbliche, ed altri stratagemmi, le autorità britanniche, che sono direttamente interessate a destabilizzare il Caucaso e l’Asia centrale (anche attraverso i progetti “pan-turchi” promossi da Ankara), faranno tutto il possibile e l’impossibile, senza attendere i risultati dell’inchiesta, per scaricare la responsabilità del tragico incidente sulla Russia.
È altresì possibile che si tratti di un progetto attentamente studiato per estromettere definitivamente la Russia dal Caucaso meridionale, fatto che potrebbe portare a problemi già in territorio russo. Non è un caso che insieme a Grozny, nello stesso giorno, il 25 dicembre, i droni ucraini abbiano attaccato Magas (Inguscezia) e Vladikavkaz (Ossezia del Nord), dove una donna è stata uccisa in un attacco a un centro commerciale. Non va dimenticato che l’Azerbaigian è un importante partecipante ai negoziati riguardanti gli ipotetici schemi per le forniture di gas russo all’Europa, dopo la scadenza dell’attuale contratto di Gazprom il 31 dicembre. Di conseguenza, il deterioramento delle relazioni russo-azere è nell’interesse degli oppositori della continuazione delle forniture di gas russo all’Europa attraverso il sistema di trasporto del gas ucraino e il Turkish Stream.
Passando alle circostanze immediate della tragedia, notiamo che l’impatto distruttivo sul sistema di navigazione dell’aereo Azal potrebbe essere stato effettuato con l’aiuto di uno sciame di droni ucraini dotati di sistemi locali di guerra elettronica. L’aereo “accecato” avrebbe potuto perdere la rotta e, per di più, potrebbe essere stato abilmente messo sotto tiro dalla difesa aerea. La rotta dell’aereo era nota, quindi il motivo per incolpare i russi di tutto sembra essere abbastanza adatto.
Non va dimenticato che i sistemi a sciame delle parti in conflitto stanno venendo alla ribalta e che l’esercito ucraino sta mostrando un’attività senza precedenti in questo settore. La comparsa di nuvole di droni sulle principali città russe non è più una notizia sensazionale. Tutti questi attacchi sono stati preceduti da millantate allusioni da parte del nemico che stava preparando una grande provocazione con i droni contro la Russia. Allo stesso modo, non deve sorprendere il fatto che questi droni possano essere dotati di sistemi di controllo all’avanguardia, compreso forse un sistema di guerra elettronica locali.
Se la versione dell’impatto esterno sull’aereo sarà confermata, i beneficiari si paleseranno inevitabilmente, e in realtà hanno già iniziato a farlo, come dimostra la dichiarazione del Ministero degli Esteri britannico citata sopra. Chi trae vantaggio dal grave raffreddamento delle relazioni di Baku con Mosca sullo sfondo della guerra ibrida scatenata dall’Occidente contro la Russia? A quanto pare, non solo e non tanto il singolo Nikol Pashinyan, che non si è presentato al vertice informale della CSI, bensì i suoi padroni; e non certo soltanto Ilham Aliyev, che è tornato d’urgenza in patria in occasione della tragedia. Nulla da dire sull’Ucraina, visto il suo diretto coinvolgimento nell’attacco terroristico al centro commerciale e di intrattenimento Crocus City di Mosca e nell’omicidio del tenente generale Igor Kirillov, capo delle forze russe di protezione contro le radiazioni, le sostanze chimiche e biologiche. Si può tracciare un cinico schema con un’evidente colorazione etnica: l’attacco terroristico a Crocus City è stato compiuto da cittadini del Tagikistan, il generale Kirillov e il suo assistente sono stati uccisi da un cittadino dell’Uzbekistan. La Russia ha relazioni amichevoli con tutti questi Paesi che, secondo il piano dei suoi nemici, dovrebbero essere distrutti il più possibile. E qui, proprio “a proposito” c’è una “buona” occasione per complicare seriamente le relazioni bilaterali russo-azere.
All’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, tutto il mondo è stato colpito dalla mostruosa provocazione nota come “Bucha”, emotivamente percepita negativamente dal pubblico di lingua inglese (Butcher significa “macellaio”, “boia” in inglese). Ora l’abilità dei provocatori è cresciuta enormemente. Volano sotto le nuvole per fare del male anche lì. Tornano in mente le parole di Joseph Goebbels: «Datemi i media e trasformerò qualsiasi nazione in una mandria di maiali». La vita ha confermato le parole di quest’uomo terribile: in Ucraina, sotto l’influenza della propaganda nazista, si è formato un branco di maiali, che si abbandonano alla gioia delle loro azioni più orribili. Non solo nel fango di Bucha, ma forse anche nei cieli sopra Grozny.
Possiamo solo affermare che i tentativi degli avversari della Russia di politicizzare questa tragedia e di usarla per distruggere le relazioni tradizionalmente strette e fiduciose tra popoli e Stati storicamente vicini sono ovviamente destinati a fallire.