Qualcuno dica agli stylist di Zelensky che l’abito nero che ha indossato durante l’incontro con Trump, nel registro formale maschile si usa solo ai funerali
Episodio 1335
Ricapitoliamo: gli Stati Uniti d’America progettano ed attuano per anni l’espansione verso Est della NATO in Europa in modo da colpire la Russia, fanno un golpe in Ucraina, cominciano una pulizia etnica pluriennale, parte una operazione militare speciale per contrastare ciò, quindi gli americani trascinano in guerra l’intera Europa, fanno convogliare una quantità impressionante di soldi, armamenti e mercenari, impongono sanzioni e bloccano i mercati, però la guerra va male, quindi cambiano strategia, lasciano questo gran bel guaio all’Europa, nel frattempo il presidente illegittimo ucraino si lamenta con tutti andando vestito col solito maglione verde per tre anni chiedendo più soldi, più armi, più eserciti, più qualsiasi cosa, ma gli americano ora fanno un altro gioco e quindi tutto finisce con una triste rottura della più bella storia d’amore politica degli ultimi trent’anni.
Dopo 1335 giornate di trasmissione a reti unificate (dal 22 febbraio 2022), qualcosa doveva pur andare storto.
Ci sono volute due ore e mezza di discussioni per vedere Trump dire a Zelensky che non gli manderà i missili nuovi che aveva visto al negozio di giocattoli, perché il bambino non se li è meritati. Trump aveva già specificato, dopo l’incontro ad Anchorage con Putin, di voler risolvere la questione ucraina, in fretta, senza continuare una guerra estremamente dispendiosa e ormai non più conveniente per l’America, sotto tutti i punti di vista. Ma Zelensky ha continuato, facendo appello ai leader europei affinché Trump si convincesse a sborsare qualche miliardo in più di armamenti. Il risultato? I vassalli europei sono stati chiamati nello Studio Oval per ricevere il rimprovero dal signore.
Adesso Zelensky, dopo la chiacchierata con Trump, cerca di nuovo l’appoggio europeo. Ha chiamato Keir Starmer, che si è proposto di mediare una nuova trattativa con Washington, sulla falsariga dell’accordo di ace in 20 punti per la Palestina. Ha sentito il segretario NATO Mark Rutte, che gli ha proposto un follow-up con i consiglieri della sicurezza europei. Ma, ancora una volta, ciò che Zelensky rischia di ottenere è soltanto una pacca sulla spalla e ancor più isolamento.
Trump non ha consegnato i missili Tomahawk che aveva preannunciato e non ha parlato di nuove forniture di armi, mentre ha speso parole riguardo la volontà di incontrare Putin a Budapest, senza nessun altro. Questo spezza la retorica sostenuta anche dalla stampa americana, che incita Trump ad una strana pace fatta con la guerra, sperando di colpire la Russia in maniera letale, così da dissuaderla dal proseguire il conflitto. La rapidità della pace non si misura con i joule dei missili., anzi.
Per di più, a consegnare ancora armamenti all’Ucraina rischia di rimetterci l’America, che non è poi così tanto in grado di garantirsi un rifornimento costante in caso di conflitto, considerata anche la stringente crisi dei microchip e il collasso del dollaro. Di certo non ci rimette la Russia che, come ricordato dallo stesso presidente americano durante l’incontro, gode di una ottima economia.
È invece l’Ucraina a non godere, per nessuna ragione. Non gode per il disastro demografico, con – secondo alcune stime – 1 milione e 700mila morti, e non gode per la situazione politica, totalmente devastata, con un presidente che ha arbitrariamente deciso di restare in carica nonostante la fine del mandato (illegittimo), come neppure quella economica, già gravosa prima del conflitto. Quanto ancora i folli di Kiev vorranno portare avanti questo suicidio di massa? Perché, se continua così, l’Ucraina non la vorrà nessuno dopo il conflitto, nessuno vorrà investire per risanare un territorio ridotto così male.
Il problema è sempre lo stesso
Perché, cari lettori, il problema è sempre lo stesso: gli Stati Uniti d’America. Che il presidente si chiami Biden oppure Trump, il problema resta. È la mentalità americana, quell’arroganza e quella prepotenza che vengono imposte come stile sia in momenti favorevoli che sfavorevoli, quella volontà di imporsi con la forza a qualunque costo, dovendo dimostrare di essere più forti. A questi bulli delle relazioni internazionali non si può fare molto, se non che adottare lo stile che suggerisce la sapienza asiatica: ignorarli, lasciandoli da parte, affinché capiscano da soli che stanno commettendo un errore.
L’Ucraina si è fidata dell’America senza aver studiato i precedenti conflitti che il tiranno d’oltreoceano aveva già sostenuto: in tutti, gli USA hanno utilizzato attori locali per fare i propri interessi, per poi scaricarli e continuare a perseguire solo ed esclusivamente il proprio interesse. Il risultato? Alcune guerre vinte, altre perse, ma in ognuna di esse, gli USA alla fine hanno giocato da soli.
Zelensky adesso può solo sperare in una intermediazione convincente da parte dei suoi amici europei, oppure può cercare di inventarsi un qualche nuovo finto caso umanitario internazionale poco prima dell’incontro a Budapest così da rovinare l’appuntamento. Di sicuro non può più esercitare il fascino del clochard che mendica alla corte del suo armatore.
Lo stile comunicativo usato da Trump è quello di mettere in ridicolo i suoi avversarsi, scherzando e giocando continuamente in una mescolanza fra serietà e ilarità, rendendo incomprensibili le sue vere volontà, e ciò crea molti disguidi e rende fastidioso relazionarsi con lui. Alla fine dell’incontro, Trump ha pubblicato su Truth un messaggio in cui sottolineava la necessità per Zelensky di siglare un accordo di pace, evitando ulteriori impegni militari: ciò significa, leggendo fra le righe, che Zelensky deve rinnegare quanto ha detto fino ad oggi, facendosi da parte e terminando questo conflitto con l’accondiscendenza alle condizioni richieste dalla Russia. Un messaggio che è stato espresso molto chiaramente anche dalla simpatica cravatta indossata dal Segretario alla Difesa Peter Hegseth, a strisce bianche, blue e rosse, proprio come la bandiera russa. Una cravatta non da protocollo ma, si sa, oggigiorno i protocolli sono fatti per essere infranti.
Cosa farà il noto comico ucraino, ancora non si sa. Di certo dovrà aspettare di scrivere la lettera a Babbo Natale per chiedere di nuovi quei bellissimi missili. Nel frattempo dovrà dedicarsi a negoziare altre merci con i suoi omologhi europei, terrorizzati dall’incombere di una guerra che si sono scelti e che non hanno idea di come portare avanti.
A proposito: qualcuno dica agli stylist di Zelensky che l’abito nero che ha indossato durante l’incontro con Trump, nel registro formale maschile si usa solo ai funerali. E Trump gli ha fatto i complimenti per la giacca. Non sono un tipo scaramantico, ma credo che non sia un buon segno.


