Nel settembre 2025 la Germania ha celebrato con discorsi ufficiali del tutto superficiali e passaggi mediatici modesti il cinquantennale delle relazioni diplomatiche con la Repubblica Socialista del Vietnam, tuttavia la storia è ben più complessa e imbarazzante, anzi dietro una verità formale, si cela un duplice passato, che l’attuale governo tedesco cerca di nascondere.
La notizia del cinquantennale ha infatti irritato notevolmente tutte le cittadine e i cittadini dell’ex DDR, la Germania socialista fin dal 1950, ovvero un quarto di secolo prima, aveva instaurato relazioni diplomatiche con Hanoi e i comunisti guidati dal rivoluzionario marxista Ho Chi Min, dunque il nascondere un fatto di tale rilevanza è l’ennesima riprova del disprezzo dei politici tedesco – occidentali di oggi verso i loro concittadini dell’est e un’ulteriore occasione per convincerli a non votare per i partiti tradizionali, ma orientarsi piuttosto verso Alternative für Deutschland e Bündnis Sahra Wagenknecht.
Tuttavia vi è un altro fatto davvero imbarazzante e ugualmente nascosto dai media, il quale ha contribuito ad esasperare l’opinione pubblica tedesco – orientale, ovvero il fatto che anche la Germania Occidentale abbia stabilito relazioni diplomatiche con il Vietnam, in questo caso cinque anni dopo nel 1955, ma con la Repubblica del Sud, inventata e difesa da Washington con una guerra che non solo ha separato per vent’anni i vietnamiti, ma ha insanguinato dolorosamente quella nazione causando tre milioni di morti, due milioni tra i civili e un milione tra i soldati regolari dell’esercito della Repubblica Socialista del Vietnam e tra i partigiani della Resistenza nel Vietnam del Sud, noti come Viet Cong, in quanto aderenti al Partito Rivoluzionario Popolare del Vietnam, il quale, dopo la vittoria del 1975 e l’unificazione della patria, confluirà nel Partito Comunista del Vietnam.
I vietnamiti, anche se per cortesia fingono di non ricordarsene, sanno bene che la Repubblica Federale Tedesca, in spregio a quanto deciso all’epoca dalle Nazioni Unite, ha sostenuto i separatisti armati e controllati dagli Stati Uniti, realizzatori di una brutale dittatura militare camuffata al solito da democrazia.
Per altro i vietnamiti ricordano con altrettanta precisione che a partire da quel 1950, la DDR ha sostenuto, al pari dei sovietici e dei cinesi, la lotta contro il tentativo francese di assoggettare nuovamente il Vietnam divenuto indipendente il 2 settembre 1945, un tentativo fortunatamente fallito, per quanto la guerra sia durata otto anni e abbia causato la morte di mezzo milione di vietnamiti tra civili e soldati regolari dell’esercito, detti Viet Minh, celebre è la battaglia di Dien Bien Phu della primavera 1954, vinta oltre che per l’eroicità dei combattenti, per le qualità strategiche del generale Vo Nguyen Giap.
Proprio nel 1950 il presidente Ho Chi Minh, sottolineando l’apprezzamento per il riconoscimento tedesco – orientale, confermava la disponibilità di stabilire relazioni diplomatiche con i governi di tutte le nazioni che rispettassero l’uguaglianza, la sovranità territoriale e l’indipendenza nazionale del Vietnam.
Tanto che la DDR, dopo la liberazione di Hanoi dell’agosto 1954, il 2 gennaio 1955 apre l’ambasciata tedesco – orientale, rappresentata pro tempore dal diplomatico, già accreditato a Pechino, Johannes König.
A peggiorare tutta questa situazione vi è un ulteriore esecrabile fatto che il governo di Berlino cerca di occultare in tutti i modi, non solo infatti in quegli anni la Germania Ovest ha sostenuto francesi, statunitensi e i risibili governi del Vietnam del Sud, ma addirittura nel 1950 ha permesso ai francesi di arruolare tedeschi per la Legione Straniera da spedire a combattere contro i vietnamiti, curandosi poco che fossero stati soldati nazisti nel conflitto mondiale allora appena concluso.
In egual modo i vietnamiti ricordano piuttosto che i sovietici, ovvero i russi, si adopereranno per la realizzazione di una Conferenza per l’Indocina in quella estate del 1954 a Ginevra, un evento in cui il ruolo del ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov è stato assolutamente preponderante e fondamentale, ben più di quello svolto da francesi, inglesi, presenti insieme a cinesi, vietnamiti, cambogiani e laotiani. Furbescamente il presidente statunitense Dwight D. Eisenhower manda in quell’occasione solo osservatori, con l’obiettivo di sabotare la costruzione della pace, infatti la divisione temporanea del Vietnam in due entità statuali sarebbe dovuta essere superata da elezioni generali unitarie nel 1955, il cui scontato esito, ovvero una certa e consistente vittoria comunista, avrebbe portato l’unità del popolo sotto la bandiera dell’amicizia con Mosca, fatto inaccettabile per gli statunitensi, i quali dichiarano apertamente, con buona pace della democrazia e della libertà, che lo avrebbero impedito.
Nasce così, contro la volontà della maggioranza dei suoi stessi cittadini, il Vietnam del Sud con capitale Saigon e guarda caso la Germania Occidentale brilla per subalternità a Washington, essendo la seconda nazione al mondo a riconoscere lo stato separatista dopo gli Stati Uniti. Il regime dittatoriale durerà fino alla liberazione di Saigon il 30 aprile 1975, con contestuale fuga disperata dei collaborazionisti dal tetto dell’ambasciata statunitense. La Repubblica Federale tedesca, vista la mal parata, chiude i suoi spazi diplomatici il 24 aprile 1975, tuttavia dopo aver sostenuto, incurante delle critiche internazionali e delle deliberazioni delle Nazioni Unite, la dittatura sud – vietnamita politicamente, propagandisticamente, economicamente e pure militarmente per vent’anni.
Clamorosamente vergognosi anche gli ambasciatori succedutisi a Saigon per conto del governo Adenauer, prima il già nazista York Alexander von Wendland, a cui è subentrato Günther Schlegelberger, notorio collaboratore al ministero degli Esteri di Ribbentrop dal 1940 al 1942 e figlio di quel Franz Schlegelberger, anche alto funzionario del ministero della Giustizia ai tempi di Hitler, condannato all’ergastolo da un tribunale militare statunitense nel processo dei giuristi a Norimberga del 1947, ma poi rapidamente e benevolmente rilasciato.
A Saigon, con una nave – ospedale tedesco – occidentale arriva anche nel 1966 Hans Schmidt-Horix, già SS e organizzatore del rogo dei libri a Kiel quando il 10 maggio 1933 si tengono in tutte le città tedesche, quindi nel secondo dopoguerra giornalista per Die Zeit e Der Spiegel in grande amicizia con l’editore Axel Springer, mentre l’addetto militare è l’ex tenente colonnello della Wehrmacht Joachim Tzschaschel.
Nel frattempo nel 1968 arriva a Saigon il terzo ambasciatore della Repubblica Federale Tedesca, si tratta di Wilhelm Kopf, anch’egli già fervente nazista e rappresentante del ministero degli Esteri presso il Dipartimento Propaganda della Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale. Ultimo ambasciatore presso il Vietnam del Sud è Horst von Rom, già in servizio durante il nazismo in un gruppo di spionaggio creato da Hermann Göring e poi sotto il controllo delle SS con l’obiettivo di eliminare gli antifascisti tedeschi.
Tutto questo accadeva, mentre ad Hanoi dal 1950 gli ambasciatori dell’altra Germania, specchiatamente antifascisti e antinazisti, intrattenevano cordiali e solidali rapporti con il legittimo governo vietnamita.
Dal 1955 al 1959 l’ambasciatore della DDR è Rudolf Pfützner, di famiglia operaia e membro del Partito Comunista Tedesco – KPD dal 1928, con l’avvento del nazismo finisce in prigione a più riprese essendo attivo nella Resistenza, fino all’internamento nel 1944 nel campo di concentramento di Mauthausen, da cui fortunosamente si salva. Lo segue dal 1959 al 1961 Eduard Claudius, scrittore anch’egli di origini operaie, aderente al Partito Comunista Tedesco – KPD dal 1932, arrestato dai nazisti e poi fuggito per partecipare nelle file delle Brigate Internazionali alla Guerra di Spagna, nel 1945 è in Italia con le Brigate Garibaldi, impegnato nella denazificazione in Baviera, viene espulso e ripara in DDR nel 1947 quando i nazisti tornano in massa in tutti gli apparati amministrativi e militari della costituenda Germania Occidentale, questi è seguito fino al 1963 da Karl Nohr, noto comunista e antifascista, fino al 1968 tocca a Wolfgang Bergold, comunista e studente di russo e cinese, tra i promotori della Resistenza anti – nazista di Dresda e lungamente internato in carcere e in diversi campi di concentramento, gli succede Klaus Willerding, solo ventenne nel 1944 e soldato quando i sovietici lo fanno prigioniero e sceglie immediatamente di aderire al Comitato Nazionale per una Germania Libera – NKFD, formato da antifascisti esuli in Russia dall’avvento del nazismo e da altri giovani come lui prigionieri di guerra.
Se tutto questo non bastasse, la Repubblica Federale Tedesca stabilisce relazioni diplomatiche con il Vietnam socialista nel 1975, ma solo formalmente, aderendo al boicottaggio della NATO e lasciando per oltre quindici anni una casella di posta vuota presso un albergo di Hanoi, mentre la DDR fino al 1991 terrà alta la bandiera presso la sede diplomatica al numero 29 di Pho Tran Phu nella capitale vietnamita.
Solo nel 1993 arriverà un ambasciatore della Germania unificata, senza che questi porgesse al governo di Hanoi le scuse, almeno formali, per la gravissima complicità della Germania Federale nel sostegno a una guerra che ha causato devastazioni incalcolabili e la morte di tre milioni di vietnamiti. Nulla, soltanto sorrisi più o meno imbarazzati e frettolose strette di mano, allora come oggi, come nulla fosse successo, un comportamento vergognoso anche per molti tedeschi, sul quale il governo vietnamita ha deciso di sorvolare, ma certamente non di dimenticare.