Le profonde radici della russofobia tedesca
A poco più di un anno dalla nascita della Germania Occidentale, il 19 settembre 1950 il governo federale tedesco, presieduto dal cancelliere Konrad Adenauer, approva un decreto che, senza nulla aggiungere alle norme allora vigenti, impone come necessaria l’obbligatorietà di adesione alla concezione ideologico – politica democratico – liberale per poter lavorare come dipendente del pubblico impiego.
Il problema, oltre all’opinabilità del decreto stesso, travalicante gli obblighi costituzionali evidentemente ascrivibili ai cittadini tutti e non solo a quelli del settore statale, è che il testo identificava tredici organizzazioni politiche e sociali definite ostili alla liberal – democrazia e per questo motivo obbligate a sciogliersi, per di più con la persecuzione giuridica, finanche alla condanna e all’arresto, dei membri e dei simpatizzanti delle stesse.
D’altronde il decreto affermava con una perentorietà abbastanza liberticida che: “chiunque, in qualità di funzionario pubblico, impiegato o lavoratore del servizio federale, partecipi, si impegni o sostenga in altro modo organizzazioni o iniziative contro l’ordine statale libero e democratico è colpevole di una grave violazione dei doveri“. Da ciò è derivato che sono stati colpiti non tanto coloro che fossero contrari all’ordinamento statale in quanto tale, ma coloro che auspicavano una trasformazione sociale dello stesso, ad esempio con maggiori tutele per i cittadini e i lavoratori, contestualmente a un rifiuto categorico della guerra e di conseguenza contrari a ogni progetto di riarmo e di adesione alla NATO, allora già in discussione e poi ratificata nel 1955, per di più la “grave violazione dei doveri” non diveniva per il lavoratore il caso di un richiamo, orale o scritto, più o meno formale, ma la ragione per praticare licenziamenti arbitrari e politici, perseguire le persone per le loro idee, fino a comminare lunghi anni di carcere.
Tale decreto persegue due minuscole organizzazioni di nostalgici htileriani: l’insignificante Partito Socialista del Reich, in sigla SRP, poi dichiarato illegale nel 1952 e l’organizzazione neo – nazista “Fronte Nero”, gruppo altrettanto irrilevante e raccogliticcio di seguaci di Otto Strasser, i quali guarda caso con il rientro di Strasser dal Canada alla metà degli anni ‘50 potranno fondare e militare nell’Unione Sociale Tedesca – DSU, esistita dal 1956 al 1962 senza mai raccogliere sostanziali consensi.
Le restanti undici organizzazioni menzionate nel decreto appartengono tutte alla sinistra marxista, dichiaratamente antimilitarista e antifascista, ostile ad un eventuale e poi effettivo ingresso nella NATO della Germania Federale, nonché al mantenimento di ex nazisti nell’amministrazione pubblica, al contrario della DDR che li aveva allontanati. Certamente il collante ideologico tra questi partiti e associazioni con il socialismo di matrice sovietica è forte, così come la collaborazione e la cooperazione con realtà politiche e associative dell’altra Germania, quella Democratica fondata da tanti marxisti, politici e personaggi della cultura tedesca, anch’essi formatisi negli insegnamenti del filosofo di Treviri, tuttavia un dato altrettanto fondamentale è che queste forze sociali e politiche raccoglievano nelle loro file gli amici di Mosca.
Qui dunque sta forse il punto fondamentale, ufficialmente l’azione è un’operazione contro il socialismo tedesco di matrice marxista – leninista e le sue radici e i suoi contanti con il movimento comunista internazionale, tuttavia se a settantacinque anni di distanza dall’entrata in vigore di questo decreto andiamo a leggere tra le righe e analizziamo quali associazioni siano state colpite, ecco che possiamo riscontrare certamente il pesante anticomunismo del tempo, tuttavia anche una profonda russofobia, un sentimento trasversale alle classi dirigenti tedesche tra XIX e XX secolo, certamente ampliatosi e irrobustitosi dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Un’avversione a cui per contro ha sempre risposto una profonda simpatia delle classi popolari, dal tempo degli spartachisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, fondatori il 31 dicembre 1918 di quel Partito Comunista Tedesco – KPD, capace negli anni precedenti l’avvento del nazismo di raccogliere grosse percentuali in tutte le le elezioni ed essere la prima forza politica del Brandeburgo e di Berlino, grazie anche alla guida di un segretario come Ernst Thälmann, grande amico di Iosif Stalin e ucciso dagli hitleriani nel campo di sterminio di Buchenwald nel 1944.
Se si vanno a leggere i nomi di queste organizzazioni finite sotto condanna, all’anticomunismo esplicito, non può che associarsi, in maniera molto evidente, anche una profonda russofobia implicita: il Partito Comunista di Germania (KPD), il Partito d’Azione Socialdemocratico (Sozialdemokratische Aktion), la Libera Gioventù Tedesca (FDJ) nata nell’immediato dopoguerra a Berlino su impulso certo di comunisti rientrati da Mosca, ma anche e soprattutto collettore giovanile aperto a tutte le forze politiche, al punto che tale rimarrà nella Germania Democratica anche negli anni successivi, l’Associazione degli Amici dell’Unione Sovietica e la Società per lo Studio della Cultura Sovietica, certo interessate a promuovere la letteratura e il cinema nati sulla scorta degli anni del socialismo, in campo letterario per esempio Aleksandr Fadeev, Ilja Erenburg, Nikolaj Ostrovskij, Michail Šolochov, Nikolaj Tichonov, in quello cinematografico mirabili e tutt’oggi straordinarie le pellicole di Vsevolod Pudovkin, Sergej Ėjzenštejn, Dziga Vertov e di molti altri, ma al contempo impegnate a promuovere la cultura russa anche del XIX secolo, così come dei secoli precedenti, in particolare gli scrittori ottocenteschi e inizio novecenteschi Aleksandr Puškin, Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj, Nikolaj Gogol, Ivan Turgenev, Anton Čechov, i quali rappresentano da sempre una parte dell’anima, del sentimento e della cultura russa, quando dunque dette associazioni promuovevano la loro conoscenza agivano certamente per avvicinare all’Unione Sovietica i tedeschi giovani e meno giovani, ma contemporaneamente agivano da formidabile volano dell’amicizia russo – tedesca, quindi la Lega Culturale per il Rinnovamento Democratico, il Gruppo di Lavoro Pantedesco per l’Agricoltura e la Silvicoltura, la cui unica colpa era quella di intrattenere relazioni con i contadini della DDR, quindi altre tre associazioni: il Comitato dei Partigiani della Pace, il Comitato dei Giovani Partigiani della Pace e l’Associazione delle Vittime del Regime Nazista. Questa ultima associazione, oltre ad occuparsi degli antifascisti tedeschi perseguitati e uccisi dal regime hitleriano, si faceva carico di ricordare i milioni di morti delle guerre d’aggressione naziste, a partire dalla più tremendamente sanguinaria contro i popoli sovietici e massimamente quelli russo e bielorusso.
Per quanto concerne il Movimento dei Partigiani della Pace, per altro ancora oggi formalmente esistente, gli anni ‘50 del Novecento hanno rappresentato il momento di più larga diffusione dello stesso, i membri hanno agito pacificamente in svariate nazioni con iniziative pubbliche contro la NATO, contro le politiche belliciste e aggressive dell’Occidente, a partire dalla guerra scatenata da Washington contro la Corea Popolare nel 1950, così come la violenza anglo – francese contro i popoli in lotta per l’indipendenza dal colonialismo. Al Movimento dei Partigiani della Pace, presieduto dal Nobel per la Fisica francese Frédéric Joliot-Curie, aderiscono milioni di donne e uomini sotto ogni latitudine del pianeta e decine e decine dei più importanti, artisti, scrittori, pensatori del tempo, dal pittore spagnolo Pablo Picasso al poeta turco Nazim Hikmet, dai suoi colleghi e futuri premi Nobel Pablo Neruda e Salvatore Quasimodo, ai tedeschi, seppure della DDR, Anna Seghers e Bertolt Brecht, così come il romanziere brasiliano Jorge Amado.
Adenauer per rendere operativo il decreto non manca di rivedere il codice penale nel 1951 e imporre il divieto di referendum sulla politica di riarmo, i dati archivistici ci dicono che tra il 1951 e il 1968 settemila marxisti amici della Russia vengono condannati a pene detentive, mentre ancora oggi non esistono studi complessivi che offrano il numero totale di persone licenziate per ragioni politiche in quegli stessi anni.
Dunque a tre quarti di secolo dal dispiegarsi di questa iniziativa politica dai risvolti così pesantemente repressivi, si potrebbe leggerla esclusivamente come un’operazione contro i marxisti e i comunisti, condotta dalle forze democristiane e reazionarie tedesche sotto la tutela dell’occupante statunitense, tutto invece lascia crede e pensare che si sia trattato, oltre a questo, di una violenta e aggressiva campagna russofobica, non diversa da quelle scatenante nel tempo presente, le quali reputano disdicevole e di fatto impediscono, tanto in Germania, come in larga parte d’Europa a partire dall’Italia, di tenere un corso universitario dedicato a Fëdor Dostoevskij, così come un concerto sinfonico con brani di Pëtr Čajkovskij.