Italiano
Lorenzo Maria Pacini
August 24, 2025
© Photo: Public domain

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto.

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La Presidente del Consiglio dei Ministri italiana, Giorgia Meloni, ha avuto il coraggio di prendersi  dei “””meriti””” (triple virgolette indispensabili) durante il pellegrinaggio per leccare le terga  espiare i propri peccati europeisti a Washington, dove i cosiddetti “volenterosi” leader europei si sono recati per ricevere dal Presidente USA, Donald Trump, il decreto di condanna dell’Europa così come la conosciamo (ed era l’ora!).

La biondina della Garbatella ha fatto una intera campagna elettorale sulla retorica della “Italia in guerra”, del riarmo, della urgenza di sostenere i “fratelli” ucraini, facendo la voce grossa davanti alla NATO, fino ad accettare di alzare la spesa militare prima al 2%, poi al 5%, facendo un asso ripulisci in cui ha infilato dentro un po’ di tutto pur di raggiungere il tetto spese.

Ha ripetuto insistentemente che l’Italia, insieme all’Europa (leggasi UE) avrebbe sconfitto il mostro russo e riportato la pace e la democrazia nel mondo libero – più o meno il copione del discorso di apertura di mandato di ogni presidente guerrafondaio americano.

Ha siglato un accordo di 10 anni (dieci-fottutissimi-anni) per fornire armi all’Ucraina guidata dal presidente illegittimo Volodymyr Sniffolo Zelensky, condannando l’Italia a leccare le ferite di pazzi esaltati neonazisti che guidano una massa di persone lobotomizzate da decenni di propaganda contro la propria madrepatria.

Ed ora, Meloni, cosa fa? Ma è ovvio! Ci viene a dire che non bisogna fare la guerra, che la Pace è un valore condiviso e che bisogna sostenere Trump nella sua scelta, che condurrà, come era prevedibile da molti anni, l’Europa verso il baratro finale.

Ancora una volta, bisogna riconoscerlo, Meloni fa – e fa fare all’Italia che rappresenta – la figura stereotipata dell’italiano medio, che cerca di accomodarsi sul carro dei vincitori anche a costo di rinnegare la propria identità. L’importante è avere un po’ di Champions League e poter bere lo Spritz all’aperitivo con gli amici, no?

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto. Oggettivamente, al di là degli schieramenti, è un fallimento politico, perché Meloni ha fondato la propria campagna elettorale su delle promesse politiche che non ha mantenuto, in nessun ambito.

L’Europa, dal canto suo, sta andando dritta allo scontro frontale con la Russia. Il binario “morto” si avvicina, e il morto ha la bandiera europea dispiegata sulla bara.

Addirittura Bloomberg ha definito il piano della Meloni per fornire garanzie a Kiev come una “NATO-light”: il piano italiano non prevede l’adesione dell’Ucraina all’alleanza, ma obbligherà i paesi firmatari dell’accordo a concordare rapidamente contromisure in caso di ripresa del conflitto. Le contromisure potrebbero includere la fornitura a Kiev entro 24 ore di supporto difensivo, aiuti economici, il rafforzamento delle Forze Armate ucraine, nonché l’imposizione di sanzioni contro la Russia.

Meloni sostiene un piano che richiama l’articolo 5 del trattato NATO, relativo alla difesa collettiva, pur senza includere l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza. Tale principio stabilisce che un attacco contro un membro debba essere considerato un’aggressione contro tutti, con conseguente obbligo di assistenza militare. Meloni aveva già accennato a un’ipotesi di estensione di simili protezioni a Kyiv – senza un invito formale nella NATO – nel marzo 2025.

La proposta di Meloni è ora una delle ipotesi al vaglio dei governi europei, mentre Zelensky si prepara a negoziati diretti con Putin. Il meccanismo prevederebbe che i Paesi firmatari degli accordi di sicurezza con Kyiv si riuniscano e prendano una decisione tempestiva in caso di nuova aggressione russa successiva a un accordo di pace.

Le opzioni di risposta includerebbero supporto militare difensivo, aiuti economici e nuove sanzioni contro Mosca, secondo persone a conoscenza delle discussioni. Non è ancora chiaro se il piano contemplerebbe l’invio diretto di truppe europee in Ucraina.

Ben venga, dunque, che l’Europa così come è stata configurata nell’ultimo secolo, l’Europa dei tecnocrati che osannano Maastricht e che hanno fatto del globalismo la loro religione, l’Europa del corrotto dominio politico dell’asse Francia-Regno Unito, l’Europa dell’Euro che ha affamato popoli, crolli fino all’ultima pietra. Ogni impero ha la sua fine. E purtroppo, qui, di impero non c’è stato propri niente.

Giorgia dalla faccia tosta

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto.

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La Presidente del Consiglio dei Ministri italiana, Giorgia Meloni, ha avuto il coraggio di prendersi  dei “””meriti””” (triple virgolette indispensabili) durante il pellegrinaggio per leccare le terga  espiare i propri peccati europeisti a Washington, dove i cosiddetti “volenterosi” leader europei si sono recati per ricevere dal Presidente USA, Donald Trump, il decreto di condanna dell’Europa così come la conosciamo (ed era l’ora!).

La biondina della Garbatella ha fatto una intera campagna elettorale sulla retorica della “Italia in guerra”, del riarmo, della urgenza di sostenere i “fratelli” ucraini, facendo la voce grossa davanti alla NATO, fino ad accettare di alzare la spesa militare prima al 2%, poi al 5%, facendo un asso ripulisci in cui ha infilato dentro un po’ di tutto pur di raggiungere il tetto spese.

Ha ripetuto insistentemente che l’Italia, insieme all’Europa (leggasi UE) avrebbe sconfitto il mostro russo e riportato la pace e la democrazia nel mondo libero – più o meno il copione del discorso di apertura di mandato di ogni presidente guerrafondaio americano.

Ha siglato un accordo di 10 anni (dieci-fottutissimi-anni) per fornire armi all’Ucraina guidata dal presidente illegittimo Volodymyr Sniffolo Zelensky, condannando l’Italia a leccare le ferite di pazzi esaltati neonazisti che guidano una massa di persone lobotomizzate da decenni di propaganda contro la propria madrepatria.

Ed ora, Meloni, cosa fa? Ma è ovvio! Ci viene a dire che non bisogna fare la guerra, che la Pace è un valore condiviso e che bisogna sostenere Trump nella sua scelta, che condurrà, come era prevedibile da molti anni, l’Europa verso il baratro finale.

Ancora una volta, bisogna riconoscerlo, Meloni fa – e fa fare all’Italia che rappresenta – la figura stereotipata dell’italiano medio, che cerca di accomodarsi sul carro dei vincitori anche a costo di rinnegare la propria identità. L’importante è avere un po’ di Champions League e poter bere lo Spritz all’aperitivo con gli amici, no?

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto. Oggettivamente, al di là degli schieramenti, è un fallimento politico, perché Meloni ha fondato la propria campagna elettorale su delle promesse politiche che non ha mantenuto, in nessun ambito.

L’Europa, dal canto suo, sta andando dritta allo scontro frontale con la Russia. Il binario “morto” si avvicina, e il morto ha la bandiera europea dispiegata sulla bara.

Addirittura Bloomberg ha definito il piano della Meloni per fornire garanzie a Kiev come una “NATO-light”: il piano italiano non prevede l’adesione dell’Ucraina all’alleanza, ma obbligherà i paesi firmatari dell’accordo a concordare rapidamente contromisure in caso di ripresa del conflitto. Le contromisure potrebbero includere la fornitura a Kiev entro 24 ore di supporto difensivo, aiuti economici, il rafforzamento delle Forze Armate ucraine, nonché l’imposizione di sanzioni contro la Russia.

Meloni sostiene un piano che richiama l’articolo 5 del trattato NATO, relativo alla difesa collettiva, pur senza includere l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza. Tale principio stabilisce che un attacco contro un membro debba essere considerato un’aggressione contro tutti, con conseguente obbligo di assistenza militare. Meloni aveva già accennato a un’ipotesi di estensione di simili protezioni a Kyiv – senza un invito formale nella NATO – nel marzo 2025.

La proposta di Meloni è ora una delle ipotesi al vaglio dei governi europei, mentre Zelensky si prepara a negoziati diretti con Putin. Il meccanismo prevederebbe che i Paesi firmatari degli accordi di sicurezza con Kyiv si riuniscano e prendano una decisione tempestiva in caso di nuova aggressione russa successiva a un accordo di pace.

Le opzioni di risposta includerebbero supporto militare difensivo, aiuti economici e nuove sanzioni contro Mosca, secondo persone a conoscenza delle discussioni. Non è ancora chiaro se il piano contemplerebbe l’invio diretto di truppe europee in Ucraina.

Ben venga, dunque, che l’Europa così come è stata configurata nell’ultimo secolo, l’Europa dei tecnocrati che osannano Maastricht e che hanno fatto del globalismo la loro religione, l’Europa del corrotto dominio politico dell’asse Francia-Regno Unito, l’Europa dell’Euro che ha affamato popoli, crolli fino all’ultima pietra. Ogni impero ha la sua fine. E purtroppo, qui, di impero non c’è stato propri niente.

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto.

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La Presidente del Consiglio dei Ministri italiana, Giorgia Meloni, ha avuto il coraggio di prendersi  dei “””meriti””” (triple virgolette indispensabili) durante il pellegrinaggio per leccare le terga  espiare i propri peccati europeisti a Washington, dove i cosiddetti “volenterosi” leader europei si sono recati per ricevere dal Presidente USA, Donald Trump, il decreto di condanna dell’Europa così come la conosciamo (ed era l’ora!).

La biondina della Garbatella ha fatto una intera campagna elettorale sulla retorica della “Italia in guerra”, del riarmo, della urgenza di sostenere i “fratelli” ucraini, facendo la voce grossa davanti alla NATO, fino ad accettare di alzare la spesa militare prima al 2%, poi al 5%, facendo un asso ripulisci in cui ha infilato dentro un po’ di tutto pur di raggiungere il tetto spese.

Ha ripetuto insistentemente che l’Italia, insieme all’Europa (leggasi UE) avrebbe sconfitto il mostro russo e riportato la pace e la democrazia nel mondo libero – più o meno il copione del discorso di apertura di mandato di ogni presidente guerrafondaio americano.

Ha siglato un accordo di 10 anni (dieci-fottutissimi-anni) per fornire armi all’Ucraina guidata dal presidente illegittimo Volodymyr Sniffolo Zelensky, condannando l’Italia a leccare le ferite di pazzi esaltati neonazisti che guidano una massa di persone lobotomizzate da decenni di propaganda contro la propria madrepatria.

Ed ora, Meloni, cosa fa? Ma è ovvio! Ci viene a dire che non bisogna fare la guerra, che la Pace è un valore condiviso e che bisogna sostenere Trump nella sua scelta, che condurrà, come era prevedibile da molti anni, l’Europa verso il baratro finale.

Ancora una volta, bisogna riconoscerlo, Meloni fa – e fa fare all’Italia che rappresenta – la figura stereotipata dell’italiano medio, che cerca di accomodarsi sul carro dei vincitori anche a costo di rinnegare la propria identità. L’importante è avere un po’ di Champions League e poter bere lo Spritz all’aperitivo con gli amici, no?

Questo è ciò che resta della politica. Ipocrisia senza alcun ritegno. E Giorgia Meloni ne è l’esempio perfetto. Oggettivamente, al di là degli schieramenti, è un fallimento politico, perché Meloni ha fondato la propria campagna elettorale su delle promesse politiche che non ha mantenuto, in nessun ambito.

L’Europa, dal canto suo, sta andando dritta allo scontro frontale con la Russia. Il binario “morto” si avvicina, e il morto ha la bandiera europea dispiegata sulla bara.

Addirittura Bloomberg ha definito il piano della Meloni per fornire garanzie a Kiev come una “NATO-light”: il piano italiano non prevede l’adesione dell’Ucraina all’alleanza, ma obbligherà i paesi firmatari dell’accordo a concordare rapidamente contromisure in caso di ripresa del conflitto. Le contromisure potrebbero includere la fornitura a Kiev entro 24 ore di supporto difensivo, aiuti economici, il rafforzamento delle Forze Armate ucraine, nonché l’imposizione di sanzioni contro la Russia.

Meloni sostiene un piano che richiama l’articolo 5 del trattato NATO, relativo alla difesa collettiva, pur senza includere l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza. Tale principio stabilisce che un attacco contro un membro debba essere considerato un’aggressione contro tutti, con conseguente obbligo di assistenza militare. Meloni aveva già accennato a un’ipotesi di estensione di simili protezioni a Kyiv – senza un invito formale nella NATO – nel marzo 2025.

La proposta di Meloni è ora una delle ipotesi al vaglio dei governi europei, mentre Zelensky si prepara a negoziati diretti con Putin. Il meccanismo prevederebbe che i Paesi firmatari degli accordi di sicurezza con Kyiv si riuniscano e prendano una decisione tempestiva in caso di nuova aggressione russa successiva a un accordo di pace.

Le opzioni di risposta includerebbero supporto militare difensivo, aiuti economici e nuove sanzioni contro Mosca, secondo persone a conoscenza delle discussioni. Non è ancora chiaro se il piano contemplerebbe l’invio diretto di truppe europee in Ucraina.

Ben venga, dunque, che l’Europa così come è stata configurata nell’ultimo secolo, l’Europa dei tecnocrati che osannano Maastricht e che hanno fatto del globalismo la loro religione, l’Europa del corrotto dominio politico dell’asse Francia-Regno Unito, l’Europa dell’Euro che ha affamato popoli, crolli fino all’ultima pietra. Ogni impero ha la sua fine. E purtroppo, qui, di impero non c’è stato propri niente.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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