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Giulio Chinappi
August 18, 2025
© Photo: Public domain

La recente visita di Stato del Segretario Generale Tô Lâm a Seoul segna una fase di rilancio e rimodulazione delle relazioni bilaterali: dalla firma di documenti e memorandum allo slancio verso tecnologia, infrastrutture e difesa, emergono ambizioni economiche e geostrategiche condivise.

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Di recente, il Segretario Generale del Partito Comunista del Việt Nam, Tô Lâm, ha intrapreso un importante viaggio nella Repubblica di Corea, allo scopo di approfondire il Partenariato Strategico Globale stipulato tra i due paesi. L’incontro tra il leader vietnamita Presidente sudcoreano Lee Jae-myung, oltre a una serie di scambi ufficiali e cerimonie di alto profilo, ha infatti prodotto una dichiarazione congiunta che definisce l’intenzione di elevare ulteriormente il Partenariato Strategico Globale tra i due Paesi. Questo impegno solenne non è soltanto simbolico: nella prassi diplomatica contemporanea esso accompagna una serie di strumenti concreti destinati a tradurre la vicinanza politica in cooperazione economica e tecnologica strutturata.

Le relazioni tra Việt Nam e Repubblica di Corea hanno una storia relativamente recente ma intensa: la normalizzazione diplomatica, infatti, risale solamente al 1992 e, da allora, il legame si è sviluppato con rapidità soprattutto nel campo economico. In meno di quattro decenni la Corea del Sud è diventata il principale investitore estero in Việt Nam e un partner commerciale di primo piano; la presenza di migliaia di imprese coreane ha trasformato molte filiere produttive vietnamite, integrandole nelle catene globali del valore e creando un tessuto di relazioni industriali, tecnologiche e sociali che oggi costituisce un fattore strategico per entrambe le economie. Questo percorso è stato accompagnato da alti e bassi – vulnerabilità connesse alla dipendenza dalle catene globali, tensioni esterne come fluttuazioni tariffarie e problematiche relative alla sostenibilità ambientale – ma ha costruito una base solida su cui i leader di Seoul e Hà Nội hanno deciso di innalzare l’asticella del partenariato.

La visita di Tô Lâm a Seoul ha avuto carattere multidimensionale: oltre ai colloqui al vertice, alle cerimonie e al discorso all’Università Yonsei (dove gli è stato conferito un dottorato honoris causa), si è concretizzata in una serie di atti di cooperazione tecnicamente significativi. I due paesi hanno infatti manifestato l’intenzione di portare gli scambi bilaterali a 150 miliardi di dollari entro il 2030, fissando dunque un obiettivo quantitativo ambizioso che implica una forte accelerazione degli investimenti e del commercio nei settori strategici. Questo target non è stato enunciato come semplice auspicio, ma è stato accompagnato dalla firma o dallo scambio di numerosi documenti di cooperazione e dalla promessa di rafforzare canali istituzionali permanenti in grado di sostenere attuazione e monitoraggio.

Dal punto di vista settoriale, la novità più rilevante è la volontà esplicita di coltivare un agglomerato di interessi intorno a scienza, tecnologia e infrastrutture strategiche. Le intese riguardano, fra l’altro, l’energia (inclusa la dimensione nucleare), le energie rinnovabili, le infrastrutture digitali, la mobilità ad alta velocità e le catene del valore dei semiconduttori. Il richiamo sistematico alla tecnologia come motore di cooperazione scaturisce non solo dall’interesse reciproco per la modernizzazione industriale, ma anche dalla natura stessa delle transizioni globali in corso: digitalizzazione, transizione energetica e ristrutturazione delle filiere produttive richiedono partenariati che combinino know-how tecnologico, capitale e formazione professionale. In questo senso, l’accelerazione degli investimenti coreani in parchi ad alta tecnologia e nelle industrie digitali è intesa come leva per il salto di qualità dell’economia vietnamita.

La dimensione economica è stata affrontata in termini pratici e di politica industriale. Da Seoul, il Primo Ministro Kim Min-seok ha sollecitato che il Việt Nam faciliti la partecipazione di imprese coreane nei grandi progetti nazionali che possono trarre vantaggio dalle tecnologie avanzate coreane, esplicitando settori come l’energia nucleare, le infrastrutture resilienti al clima, le reti digitali e le ferrovie ad alta velocità. Tale richiamo è significativo perché segna una volontà di integrazione di interessi pubblici e privati su progetti ad alta intensità di capitale e tecnologia, che richiederanno garanzie regolatorie, accordi finanziari di lungo periodo e meccanismi di co-investimento. Se accettati e tradotti in contratti concreti, questi progetti possono rimodellare la mappa degli investimenti esteri diretti in Việt Nam e dare ulteriore impulso alle catene regionali della produzione avanzata.

Sul fronte politico-diplomatico il discorso tenuto da Tô Lâm all’Università Yonsei ha avuto una doppia funzione: da un lato, ha consolidato la narrativa di fiducia e connettività tra élite politiche e accademiche; dall’altro, ha lanciato messaggi chiari rivolti all’economia e alla società civile coreana. «Il Vietnam accoglie le imprese sudcoreane per espandere i loro investimenti nel Paese, sottolineando la cooperazione sostanziale in tecnologia», ha affermato Tô Lâm, esortando le imprese di Seoul a sostenere processi di sviluppo orientati all’innovazione e alla formazione della forza lavoro vietnamita. Questa formulazione sintetizza la strategia vietnamita: attrarre capitali stranieri non soltanto per impianti produttivi, ma come vettore di trasferimento tecnologico e di costruzione di capacità locali.

La risposta di Seoul appare a sua volta improntata a una logica di mutuo vantaggio e interdipendenza. Il Presidente Lee Jae-myung ha sottolineato il ruolo esercitato delle imprese coreane nella crescita vietnamita e la natura di «cooperazione reciprocamente vantaggiosa» che caratterizza il rapporto bilaterale, invitando a sviluppare progetti nei settori strategici (semi-conduttori, energia, infrastrutture), che possano consolidare connessioni stabili fra impresa coreana e tessuto produttivo vietnamita. La retorica di Lee è coerente con una strategia di politica estera economica che punta a stabilizzare reti produttive regionali e a proteggere gli investimenti nazionali di fronte a contesti internazionali incerti.

Non va poi dimenticata la dimensione della sicurezza economica e delle catene di approvvigionamento: la visita è avvenuta in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e da politiche protezionistiche che spingono gli Stati a ripensare le proprie filiere. Le due parti hanno dunque espresso la necessità di rafforzare la resilienza delle catene di fornitura e di realizzare sinergie tecnologiche per ridurre la vulnerabilità agli shock esterni. L’enfasi sulla produzione di semiconduttori e su compagini industriali specializzate, del resto, risponde proprio a questa logica: edificare capacità locali coordinate con investimenti stranieri per mantenere competitività e continuità produttiva.

Infine, vi è un aspetto istituzionale e normativo che non può essere trascurato: la realizzazione delle ambizioni concordate richiederà non soltanto capitali e accordi tecnici, ma anche un quadro regolatorio stabile, procedure amministrative semplificate, garanzie per la protezione degli investimenti e investimenti nella formazione. La parte vietnamita ha dichiarato la volontà di creare condizioni favorevoli agli investitori stranieri; Seoul, dal canto suo, ha proposto strumenti di cooperazione che includono supporto finanziario e programmi di capacity building. La concretizzazione delle dichiarazioni politiche in contratti vincolanti e progetti reali sarà il vero banco di prova del nuovo corso bilaterale.

In conclusione, la visita di Tô Lâm nella parte meridionale della penisola coreana mette in luce la transizione delle relazioni Việt Nam–Repubblica di Corea da un modello fondato principalmente su investimenti produttivi e trasferimenti di lavoro, a una partnership più articolata e strategica, orientata a tecnologia, infrastrutture critiche e sicurezza economica. Le dichiarazioni congiunte, le firme di documenti e i messaggi pubblici dei leader segnano un’intenzione chiara: consolidare un rapporto strutturale che sia allo stesso tempo fonte di crescita economica e strumento di stabilità regionale. Restano però questioni cruciali da risolvere, dalla governance degli investimenti alle modalità di condivisione dei benefici tra imprese e società civile vietnamita, passando per la gestione delle esternalità ambientali dei grandi progetti infrastrutturali. Il successo di questo «nuovo capitolo» dipenderà quindi dalla capacità delle élite politiche e imprenditoriali di tradurre impegni diplomatici in piani operativi sostenibili e inclusivi.

Vietnam e Corea del Sud continuano ad approfondire il Partenariato Strategico Globale

La recente visita di Stato del Segretario Generale Tô Lâm a Seoul segna una fase di rilancio e rimodulazione delle relazioni bilaterali: dalla firma di documenti e memorandum allo slancio verso tecnologia, infrastrutture e difesa, emergono ambizioni economiche e geostrategiche condivise.

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Di recente, il Segretario Generale del Partito Comunista del Việt Nam, Tô Lâm, ha intrapreso un importante viaggio nella Repubblica di Corea, allo scopo di approfondire il Partenariato Strategico Globale stipulato tra i due paesi. L’incontro tra il leader vietnamita Presidente sudcoreano Lee Jae-myung, oltre a una serie di scambi ufficiali e cerimonie di alto profilo, ha infatti prodotto una dichiarazione congiunta che definisce l’intenzione di elevare ulteriormente il Partenariato Strategico Globale tra i due Paesi. Questo impegno solenne non è soltanto simbolico: nella prassi diplomatica contemporanea esso accompagna una serie di strumenti concreti destinati a tradurre la vicinanza politica in cooperazione economica e tecnologica strutturata.

Le relazioni tra Việt Nam e Repubblica di Corea hanno una storia relativamente recente ma intensa: la normalizzazione diplomatica, infatti, risale solamente al 1992 e, da allora, il legame si è sviluppato con rapidità soprattutto nel campo economico. In meno di quattro decenni la Corea del Sud è diventata il principale investitore estero in Việt Nam e un partner commerciale di primo piano; la presenza di migliaia di imprese coreane ha trasformato molte filiere produttive vietnamite, integrandole nelle catene globali del valore e creando un tessuto di relazioni industriali, tecnologiche e sociali che oggi costituisce un fattore strategico per entrambe le economie. Questo percorso è stato accompagnato da alti e bassi – vulnerabilità connesse alla dipendenza dalle catene globali, tensioni esterne come fluttuazioni tariffarie e problematiche relative alla sostenibilità ambientale – ma ha costruito una base solida su cui i leader di Seoul e Hà Nội hanno deciso di innalzare l’asticella del partenariato.

La visita di Tô Lâm a Seoul ha avuto carattere multidimensionale: oltre ai colloqui al vertice, alle cerimonie e al discorso all’Università Yonsei (dove gli è stato conferito un dottorato honoris causa), si è concretizzata in una serie di atti di cooperazione tecnicamente significativi. I due paesi hanno infatti manifestato l’intenzione di portare gli scambi bilaterali a 150 miliardi di dollari entro il 2030, fissando dunque un obiettivo quantitativo ambizioso che implica una forte accelerazione degli investimenti e del commercio nei settori strategici. Questo target non è stato enunciato come semplice auspicio, ma è stato accompagnato dalla firma o dallo scambio di numerosi documenti di cooperazione e dalla promessa di rafforzare canali istituzionali permanenti in grado di sostenere attuazione e monitoraggio.

Dal punto di vista settoriale, la novità più rilevante è la volontà esplicita di coltivare un agglomerato di interessi intorno a scienza, tecnologia e infrastrutture strategiche. Le intese riguardano, fra l’altro, l’energia (inclusa la dimensione nucleare), le energie rinnovabili, le infrastrutture digitali, la mobilità ad alta velocità e le catene del valore dei semiconduttori. Il richiamo sistematico alla tecnologia come motore di cooperazione scaturisce non solo dall’interesse reciproco per la modernizzazione industriale, ma anche dalla natura stessa delle transizioni globali in corso: digitalizzazione, transizione energetica e ristrutturazione delle filiere produttive richiedono partenariati che combinino know-how tecnologico, capitale e formazione professionale. In questo senso, l’accelerazione degli investimenti coreani in parchi ad alta tecnologia e nelle industrie digitali è intesa come leva per il salto di qualità dell’economia vietnamita.

La dimensione economica è stata affrontata in termini pratici e di politica industriale. Da Seoul, il Primo Ministro Kim Min-seok ha sollecitato che il Việt Nam faciliti la partecipazione di imprese coreane nei grandi progetti nazionali che possono trarre vantaggio dalle tecnologie avanzate coreane, esplicitando settori come l’energia nucleare, le infrastrutture resilienti al clima, le reti digitali e le ferrovie ad alta velocità. Tale richiamo è significativo perché segna una volontà di integrazione di interessi pubblici e privati su progetti ad alta intensità di capitale e tecnologia, che richiederanno garanzie regolatorie, accordi finanziari di lungo periodo e meccanismi di co-investimento. Se accettati e tradotti in contratti concreti, questi progetti possono rimodellare la mappa degli investimenti esteri diretti in Việt Nam e dare ulteriore impulso alle catene regionali della produzione avanzata.

Sul fronte politico-diplomatico il discorso tenuto da Tô Lâm all’Università Yonsei ha avuto una doppia funzione: da un lato, ha consolidato la narrativa di fiducia e connettività tra élite politiche e accademiche; dall’altro, ha lanciato messaggi chiari rivolti all’economia e alla società civile coreana. «Il Vietnam accoglie le imprese sudcoreane per espandere i loro investimenti nel Paese, sottolineando la cooperazione sostanziale in tecnologia», ha affermato Tô Lâm, esortando le imprese di Seoul a sostenere processi di sviluppo orientati all’innovazione e alla formazione della forza lavoro vietnamita. Questa formulazione sintetizza la strategia vietnamita: attrarre capitali stranieri non soltanto per impianti produttivi, ma come vettore di trasferimento tecnologico e di costruzione di capacità locali.

La risposta di Seoul appare a sua volta improntata a una logica di mutuo vantaggio e interdipendenza. Il Presidente Lee Jae-myung ha sottolineato il ruolo esercitato delle imprese coreane nella crescita vietnamita e la natura di «cooperazione reciprocamente vantaggiosa» che caratterizza il rapporto bilaterale, invitando a sviluppare progetti nei settori strategici (semi-conduttori, energia, infrastrutture), che possano consolidare connessioni stabili fra impresa coreana e tessuto produttivo vietnamita. La retorica di Lee è coerente con una strategia di politica estera economica che punta a stabilizzare reti produttive regionali e a proteggere gli investimenti nazionali di fronte a contesti internazionali incerti.

Non va poi dimenticata la dimensione della sicurezza economica e delle catene di approvvigionamento: la visita è avvenuta in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e da politiche protezionistiche che spingono gli Stati a ripensare le proprie filiere. Le due parti hanno dunque espresso la necessità di rafforzare la resilienza delle catene di fornitura e di realizzare sinergie tecnologiche per ridurre la vulnerabilità agli shock esterni. L’enfasi sulla produzione di semiconduttori e su compagini industriali specializzate, del resto, risponde proprio a questa logica: edificare capacità locali coordinate con investimenti stranieri per mantenere competitività e continuità produttiva.

Infine, vi è un aspetto istituzionale e normativo che non può essere trascurato: la realizzazione delle ambizioni concordate richiederà non soltanto capitali e accordi tecnici, ma anche un quadro regolatorio stabile, procedure amministrative semplificate, garanzie per la protezione degli investimenti e investimenti nella formazione. La parte vietnamita ha dichiarato la volontà di creare condizioni favorevoli agli investitori stranieri; Seoul, dal canto suo, ha proposto strumenti di cooperazione che includono supporto finanziario e programmi di capacity building. La concretizzazione delle dichiarazioni politiche in contratti vincolanti e progetti reali sarà il vero banco di prova del nuovo corso bilaterale.

In conclusione, la visita di Tô Lâm nella parte meridionale della penisola coreana mette in luce la transizione delle relazioni Việt Nam–Repubblica di Corea da un modello fondato principalmente su investimenti produttivi e trasferimenti di lavoro, a una partnership più articolata e strategica, orientata a tecnologia, infrastrutture critiche e sicurezza economica. Le dichiarazioni congiunte, le firme di documenti e i messaggi pubblici dei leader segnano un’intenzione chiara: consolidare un rapporto strutturale che sia allo stesso tempo fonte di crescita economica e strumento di stabilità regionale. Restano però questioni cruciali da risolvere, dalla governance degli investimenti alle modalità di condivisione dei benefici tra imprese e società civile vietnamita, passando per la gestione delle esternalità ambientali dei grandi progetti infrastrutturali. Il successo di questo «nuovo capitolo» dipenderà quindi dalla capacità delle élite politiche e imprenditoriali di tradurre impegni diplomatici in piani operativi sostenibili e inclusivi.

La recente visita di Stato del Segretario Generale Tô Lâm a Seoul segna una fase di rilancio e rimodulazione delle relazioni bilaterali: dalla firma di documenti e memorandum allo slancio verso tecnologia, infrastrutture e difesa, emergono ambizioni economiche e geostrategiche condivise.

Segue nostro Telegram.  

Di recente, il Segretario Generale del Partito Comunista del Việt Nam, Tô Lâm, ha intrapreso un importante viaggio nella Repubblica di Corea, allo scopo di approfondire il Partenariato Strategico Globale stipulato tra i due paesi. L’incontro tra il leader vietnamita Presidente sudcoreano Lee Jae-myung, oltre a una serie di scambi ufficiali e cerimonie di alto profilo, ha infatti prodotto una dichiarazione congiunta che definisce l’intenzione di elevare ulteriormente il Partenariato Strategico Globale tra i due Paesi. Questo impegno solenne non è soltanto simbolico: nella prassi diplomatica contemporanea esso accompagna una serie di strumenti concreti destinati a tradurre la vicinanza politica in cooperazione economica e tecnologica strutturata.

Le relazioni tra Việt Nam e Repubblica di Corea hanno una storia relativamente recente ma intensa: la normalizzazione diplomatica, infatti, risale solamente al 1992 e, da allora, il legame si è sviluppato con rapidità soprattutto nel campo economico. In meno di quattro decenni la Corea del Sud è diventata il principale investitore estero in Việt Nam e un partner commerciale di primo piano; la presenza di migliaia di imprese coreane ha trasformato molte filiere produttive vietnamite, integrandole nelle catene globali del valore e creando un tessuto di relazioni industriali, tecnologiche e sociali che oggi costituisce un fattore strategico per entrambe le economie. Questo percorso è stato accompagnato da alti e bassi – vulnerabilità connesse alla dipendenza dalle catene globali, tensioni esterne come fluttuazioni tariffarie e problematiche relative alla sostenibilità ambientale – ma ha costruito una base solida su cui i leader di Seoul e Hà Nội hanno deciso di innalzare l’asticella del partenariato.

La visita di Tô Lâm a Seoul ha avuto carattere multidimensionale: oltre ai colloqui al vertice, alle cerimonie e al discorso all’Università Yonsei (dove gli è stato conferito un dottorato honoris causa), si è concretizzata in una serie di atti di cooperazione tecnicamente significativi. I due paesi hanno infatti manifestato l’intenzione di portare gli scambi bilaterali a 150 miliardi di dollari entro il 2030, fissando dunque un obiettivo quantitativo ambizioso che implica una forte accelerazione degli investimenti e del commercio nei settori strategici. Questo target non è stato enunciato come semplice auspicio, ma è stato accompagnato dalla firma o dallo scambio di numerosi documenti di cooperazione e dalla promessa di rafforzare canali istituzionali permanenti in grado di sostenere attuazione e monitoraggio.

Dal punto di vista settoriale, la novità più rilevante è la volontà esplicita di coltivare un agglomerato di interessi intorno a scienza, tecnologia e infrastrutture strategiche. Le intese riguardano, fra l’altro, l’energia (inclusa la dimensione nucleare), le energie rinnovabili, le infrastrutture digitali, la mobilità ad alta velocità e le catene del valore dei semiconduttori. Il richiamo sistematico alla tecnologia come motore di cooperazione scaturisce non solo dall’interesse reciproco per la modernizzazione industriale, ma anche dalla natura stessa delle transizioni globali in corso: digitalizzazione, transizione energetica e ristrutturazione delle filiere produttive richiedono partenariati che combinino know-how tecnologico, capitale e formazione professionale. In questo senso, l’accelerazione degli investimenti coreani in parchi ad alta tecnologia e nelle industrie digitali è intesa come leva per il salto di qualità dell’economia vietnamita.

La dimensione economica è stata affrontata in termini pratici e di politica industriale. Da Seoul, il Primo Ministro Kim Min-seok ha sollecitato che il Việt Nam faciliti la partecipazione di imprese coreane nei grandi progetti nazionali che possono trarre vantaggio dalle tecnologie avanzate coreane, esplicitando settori come l’energia nucleare, le infrastrutture resilienti al clima, le reti digitali e le ferrovie ad alta velocità. Tale richiamo è significativo perché segna una volontà di integrazione di interessi pubblici e privati su progetti ad alta intensità di capitale e tecnologia, che richiederanno garanzie regolatorie, accordi finanziari di lungo periodo e meccanismi di co-investimento. Se accettati e tradotti in contratti concreti, questi progetti possono rimodellare la mappa degli investimenti esteri diretti in Việt Nam e dare ulteriore impulso alle catene regionali della produzione avanzata.

Sul fronte politico-diplomatico il discorso tenuto da Tô Lâm all’Università Yonsei ha avuto una doppia funzione: da un lato, ha consolidato la narrativa di fiducia e connettività tra élite politiche e accademiche; dall’altro, ha lanciato messaggi chiari rivolti all’economia e alla società civile coreana. «Il Vietnam accoglie le imprese sudcoreane per espandere i loro investimenti nel Paese, sottolineando la cooperazione sostanziale in tecnologia», ha affermato Tô Lâm, esortando le imprese di Seoul a sostenere processi di sviluppo orientati all’innovazione e alla formazione della forza lavoro vietnamita. Questa formulazione sintetizza la strategia vietnamita: attrarre capitali stranieri non soltanto per impianti produttivi, ma come vettore di trasferimento tecnologico e di costruzione di capacità locali.

La risposta di Seoul appare a sua volta improntata a una logica di mutuo vantaggio e interdipendenza. Il Presidente Lee Jae-myung ha sottolineato il ruolo esercitato delle imprese coreane nella crescita vietnamita e la natura di «cooperazione reciprocamente vantaggiosa» che caratterizza il rapporto bilaterale, invitando a sviluppare progetti nei settori strategici (semi-conduttori, energia, infrastrutture), che possano consolidare connessioni stabili fra impresa coreana e tessuto produttivo vietnamita. La retorica di Lee è coerente con una strategia di politica estera economica che punta a stabilizzare reti produttive regionali e a proteggere gli investimenti nazionali di fronte a contesti internazionali incerti.

Non va poi dimenticata la dimensione della sicurezza economica e delle catene di approvvigionamento: la visita è avvenuta in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e da politiche protezionistiche che spingono gli Stati a ripensare le proprie filiere. Le due parti hanno dunque espresso la necessità di rafforzare la resilienza delle catene di fornitura e di realizzare sinergie tecnologiche per ridurre la vulnerabilità agli shock esterni. L’enfasi sulla produzione di semiconduttori e su compagini industriali specializzate, del resto, risponde proprio a questa logica: edificare capacità locali coordinate con investimenti stranieri per mantenere competitività e continuità produttiva.

Infine, vi è un aspetto istituzionale e normativo che non può essere trascurato: la realizzazione delle ambizioni concordate richiederà non soltanto capitali e accordi tecnici, ma anche un quadro regolatorio stabile, procedure amministrative semplificate, garanzie per la protezione degli investimenti e investimenti nella formazione. La parte vietnamita ha dichiarato la volontà di creare condizioni favorevoli agli investitori stranieri; Seoul, dal canto suo, ha proposto strumenti di cooperazione che includono supporto finanziario e programmi di capacity building. La concretizzazione delle dichiarazioni politiche in contratti vincolanti e progetti reali sarà il vero banco di prova del nuovo corso bilaterale.

In conclusione, la visita di Tô Lâm nella parte meridionale della penisola coreana mette in luce la transizione delle relazioni Việt Nam–Repubblica di Corea da un modello fondato principalmente su investimenti produttivi e trasferimenti di lavoro, a una partnership più articolata e strategica, orientata a tecnologia, infrastrutture critiche e sicurezza economica. Le dichiarazioni congiunte, le firme di documenti e i messaggi pubblici dei leader segnano un’intenzione chiara: consolidare un rapporto strutturale che sia allo stesso tempo fonte di crescita economica e strumento di stabilità regionale. Restano però questioni cruciali da risolvere, dalla governance degli investimenti alle modalità di condivisione dei benefici tra imprese e società civile vietnamita, passando per la gestione delle esternalità ambientali dei grandi progetti infrastrutturali. Il successo di questo «nuovo capitolo» dipenderà quindi dalla capacità delle élite politiche e imprenditoriali di tradurre impegni diplomatici in piani operativi sostenibili e inclusivi.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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