Un nuovo colpo all’economia europea da parte dei funzionari di Bruxelles
La proposta di bilancio pluriennale per il 2028-2034 presentata nei giorni scorsi dalla Commissione Europea ha provocato a Bruxelles un piccolo terremoto. Il progetto – cruciale perché definisce le priorità politiche dell’esecutivo europeo e che dovrà mettere il blocco nelle migliori condizioni per rispondere agli sconvolgimenti internazionali in atto e alle sfide per la difesa e la doppia transizione energetica e digitale – prevede uno stanziamento di circa 2.000 miliardi di euro. Su base nominale è quasi il doppio rispetto a quello del settennato precedente 2021-2027 (1.270 miliardi): “Si tratta del bilancio più ambizioso mai proposto”, ha detto la presidente Ursula Von der Leyen.
La maggior parte delle entrate arriverà quindi dall’adeguamento e dall’incremento di rendite che l’esecutivo di Bruxelles vuole recuperare da nuove imposte. Tra queste una tassa sulle grandi imprese, sul tabacco e sui rifiuti elettronici; il denaro incassato servirà anche per rimborsare i prestiti del Next Generation Eu, aprendo la strada ad un altro strumento di debito comune, da utilizzare in caso di nuove crisi.
All’Eurocamera l’accoglienza è stata decisamente “fredda” e diversi Paesi hanno levato gli scudi contro un piano definito “inaccettabile” e “troppo elevato”: “Il Parlamento Ue non accetterà alcuna riduzione del controllo parlamentare e del legittimo controllo e scrutinio democratico sulla spesa dell’Ue o, peggio, una rinazionalizzazione delle principali politiche dell’Unione”, hanno tuonato i leader della ‘maggioranza Ursula’ Manfred Weber (Ppe), Iratxe Garcia Perez (S&D), Valery Hayer (Renew), Bas Eickhout e Terry Reintke (Verdi).
Un modello, quindi, che a differenza dell’attuale introduce condizionalità a fronte dei pagamenti e che quindi è percepito con sospetto, se non vera e propria ostilità da alcune capitali europee, in particolare a Berlino e ad Amsterdam: “Un aumento complessivo del bilancio dell’Ue non è accettabile in un momento in cui tutti gli Stati membri stanno compiendo notevoli sforzi per consolidare i propri bilanci nazionali”, ha dichiarato il portavoce del Governo tedesco Stefan Kornelius in una nota, “pertanto non potremo accettare la proposta della Commissione”, ha aggiunto. Dall’Olanda, il Ministro delle Finanze Eelco Heinen ha avvertito: “Il bilancio proposto è troppo elevato. Non dovremmo concentrarci sempre e solo su come l’Ue possa spendere di più, ma piuttosto su come i fondi esistenti possano essere spesi meglio”.
Il secondo capitolo di spesa (circa 590 miliardi) riguarda competitività e innovazione con un fondo dedicato di quasi 410 miliardi. Il terzo capitolo “Global Europe”, per la politica estera e di vicinato, vale 215 miliardi e il quarto dedicato ai costi dell’amministrazione circa 118 miliardi.
Anche il mondo dell’agricoltura è sul piede di guerra. Se nell’ultimo bilancio pluriennale dell’Ue infatti, la Politica Agricola Comune (PAC) ammontava a 386 miliardi di euro, stavolta al comparto saranno destinati solo 300 miliardi di euro. Si tratta di una riduzione di oltre il 20% senza considerare l’inflazione “per un settore che è già sotto pressione per i dazi di Donald Trump” ha obiettato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e del COPA, associazione che rappresenta oltre 22 milioni di agricoltori europei. Inoltre, mentre in passato la PAC costituiva una sezione a sé stante del bilancio, nella proposta della Commissione viene accorpata ai finanziamenti per altre politiche in un fondo destinato ai “Piani di partenariato nazionale e regionale”. L’esecutivo Ue ha fornito rassicurazioni sulla PAC, ma a conti fatti i fondi del comparto scenderanno da 378 a 300 miliardi: “E’ un disastro annunciato”, ha reagito l’italiana Coldiretti, annunciando la mobilitazione permanente. “E’ la fine dell’agricoltura”, ha affermato Cia-Agricoltori italiani.
Il premier ungherese Orban ha sottolineato che con il nuovo bilancio pluriennale “L’Ucraina otterrebbe un massiccio aumento dei finanziamenti, mentre gli agricoltori europei ci rimetterebbero. Questo piano rischia di mettere in disparte l’Europa rurale e di minacciare le famiglie di tutto il continente”, confermando l’ostilità di Budapest al piano Von der Leyen che vorrebbe far entrare Kiev nell’Unione Europea.
La Francia, già alle prese con enormi difficoltà di bilancio, ha annunciato di voler cancellare due giorni festivi nel calendario per risparmiare soldi (Lunedì di Pasquetta e l’8 maggio), suscitando le ire dell’opposizione.
Contemporaneamente, l’adozione da parte del Consiglio europeo del 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia, non farà che aumentare le contraddizioni interne.
Le nuove misure si concentrano su cinque elementi costitutivi: “ridurre le entrate energetiche della Russia, colpire il settore bancario russo, indebolire ulteriormente il suo complesso militare-industriale, rafforzare le misure antielusione e ritenere la Russia responsabile dei suoi crimini contro i bambini ucraini e il patrimonio culturale”. Con questo pacchetto, il numero di navi elencate nella flotta ombra russa raggiunge un totale di 444 e il numero di singoli elenchi supera le 2.500 unità. Il pacchetto comprende anche nuove sanzioni nei confronti della Bielorussia.
In sintesi, ecco che cosa prevede secondo quanto scritto dalla UE:
“Misure energetiche: Abbassamento del tetto sui prezzi del petrolio greggio da 60 a 47,6 USD e introduzione di un meccanismo automatico e dinamico per la sua revisione in futuro. Il nuovo sistema garantirà che il tetto sia sempre inferiore del 15% al prezzo medio di mercato del greggio degli Urali nel precedente periodo di sei mesi, con conseguente prevedibilità per gli operatori e pressione al ribasso sui ricavi energetici russi.
Divieto di transazione per Nord Stream 1 e 2: ciò significa che nessun operatore dell’UE può effettuare transazioni relative ai gasdotti Nord Stream.
Divieto di importazione di prodotti petroliferi raffinati derivati dal greggio russo: ciò significa un giro di vite sulle importazioni di prodotti raffinati a partire dal greggio russo che vengono trasformati all’estero e consegnati nell’UE. Ciò impedirà al petrolio greggio russo di raggiungere il mercato europeo in qualsiasi forma.
105 ulteriori elenchi di navi, il che significa che un totale di 444 navi della flotta ombra russa sono ora elencate dall’UE. Tre navi cisterna per il GNL sono state cancellate dall’elenco a seguito del fermo impegno che queste navi non effettueranno più il trasporto di energia russa verso i progetti russi Yamal e Arctic 2. Le navi elencate sono soggette a un divieto di accesso al porto e a un divieto di ricevere servizi. Accanto agli elenchi di queste navi cisterna non idonee alla navigazione, l’UE sta conducendo attività di sensibilizzazione nei confronti degli Stati per garantire che i registri delle navi non consentano a tali navi cisterna di navigare sotto la loro bandiera.
Inserzioni a tutti gli effetti – congelamento dei beni, divieti di viaggio – lungo tutta la catena del valore della flotta ombra. Questi si rivolgono sia alle società russe che a quelle internazionali che gestiscono navi della flotta ombra, ai commercianti di petrolio greggio russo, nonché a un importante cliente della flotta ombra, una raffineria in India con Rosneft come principale azionista.
Misure finanziarie: trasformare il divieto di fornitura di servizi specializzati di messaggistica finanziaria con alcune banche russe in un divieto totale di transazione. Ciò significa che alle imprese dell’UE è vietato svolgere qualsiasi attività, compresa la fornitura di servizi di messaggistica specializzati soggetti a questa misura finora, con le 23 entità elencate. Aggiungendo altre 22 banche russe a questa transazione e al divieto di messaggistica e portando il totale a 45, nessun operatore dell’UE sarà in grado di interagire direttamente o indirettamente con una delle banche quotate, compresa la fornitura di servizi di messaggistica specializzati.
Ampliare il divieto di transazione per gli operatori finanziari di Paesi terzi, compresi i fornitori di cripto-attività che contribuiscono a eludere le sanzioni, sostengono la guerra della Russia nei confronti dell’Ucraina o sono collegati al servizio di messaggistica finanziaria della Russia. Agli operatori dell’UE è vietato effettuare transazioni con uno di tali operatori finanziari.
Nuovo divieto di transazione nei confronti del Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF), delle sue controllate, dei suoi investimenti e degli istituti finanziari che li sostengono. Le nuove misure vietano il dialogo con qualsiasi persona giuridica, entità o organismo in cui il RDIF detiene la proprietà o gli investimenti. Ciò impedirà alla Russia di utilizzare l’RDIF per accedere ai mercati finanziari globali, eludere le sanzioni dell’UE, ottenere valuta estera, sostenere il suo sforzo bellico o aumentare la resilienza della sua economia. Il pacchetto si rivolge a 4 imprese in cui l’RDIF ha investito, aiutando gli operatori economici nell’attuazione e nella conformità.
Divieto di fornitura di determinati software bancari: il divieto di fornire servizi e software al Governo russo e alle società russe includerà ora tipi chiave di software bancario.
Misure commerciali: il pacchetto espande le restrizioni all’esportazione e i divieti per interrompere e indebolire ulteriormente il complesso militare-industriale della Russia. Si tratta, tra l’altro, di: restrizioni su ulteriori tecnologie avanzate e ulteriori divieti di esportazione che corrispondono a quasi 2,1 miliardi di euro di esportazioni nel 2024.
Misure contro elusione sanzioni: questo pacchetto aggiunge 26 entità all’elenco di quelle che forniscono sostegno diretto o indiretto al complesso industriale militare russo o che si impegnano nell’elusione delle sanzioni. Ciò comprende 15 entità stabilite in Russia e 11 in altri Paesi terzi (4 in Turchia e 7 in Cina/Hong Kong). L’allegato IV elenca le società che sono utenti finali militari o che fanno parte o hanno stretti legami con il complesso militare-industriale russo e per le quali si applicano restrizioni ancora più severe. Il divieto di transito è ampliato con l’aggiunta di 8 codici della nomenclatura combinata (NC) dall’elenco dei beni economicamente critici – aggiornato il 24 febbraio 2025 – utilizzati per l’edilizia e i trasporti, due dei quali sono di diretta rilevanza per l’industria energetica. Ciò significa che tali merci non possono più transitare nel territorio della Russia quando sono esportate dall’UE verso Paesi terzi.
Il pacchetto introduce inoltre una disposizione specifica onnicomprensiva per affrontare il rischio di elusione attraverso Paesi terzi delle esportazioni di prodotti tecnologici avanzati. Ciò fornirà agli Stati membri uno strumento aggiuntivo per fermare e indagare sulle spedizioni sospette e prevenire l’elusione delle sanzioni.
Obiettivi militari e catene di approvvigionamento: il pacchetto contiene 55 elenchi aggiuntivi. Questi elenchi mirano al complesso industriale militare al fine di frenare le capacità militari della Russia. Per limitare ulteriormente il suo accesso a beni e tecnologie, gli elenchi mirano alla catena di approvvigionamento del complesso industriale militare russo, anche attraverso l’elenco delle società in Cina che forniscono beni utilizzati sul campo di battaglia. Inoltre, il pacchetto riguarda otto società che operano nel complesso industriale militare bielorusso, che sostiene gli sforzi bellici della Russia.
Misure di protezione degli Stati membri dall’Arbitrato: introduzione di restrizioni protettive relative alla risoluzione delle controversie investitore-Stato (ISDS). Queste nuove misure affrontano il rischio di danni economici derivanti dagli arbitrati sugli investimenti avviati dalle persone inserite in elenco in relazione alle sanzioni dell’UE. Le misure forniscono un’ulteriore protezione agli Stati membri dai crediti connessi alle sanzioni nell’ambito dei loro trattati bilaterali di investimento (BIT). Ciò include la possibilità per gli Stati membri di recuperare eventuali danni subiti a seguito di procedimenti di risoluzione delle controversie investitore-Stato avviati nei loro confronti.
Nuove misure contro la Bielorussia: parallelamente, il pacchetto comprende misure aggiuntive nei confronti della Bielorussia, in particolare il divieto di approvvigionamento di armi da Minsk, l’aggiunta di una disposizione generale per i prodotti di tecnologia avanzata, la trasformazione del divieto di servizi specializzati di messaggistica finanziaria in un divieto totale di transazione e l’aggiunta di misure per proteggere gli Stati membri dall’arbitrato.
Il pacchetto comprende anche ulteriori restrizioni all’esportazione di beni sensibili, tecnologie e beni industriali. Infine, aggiunge una entità soggetta a restrizioni e otto entità aggiuntive soggette a congelamento dei beni”[1].
Naturalmente dal Cremlino nessuno si è scomposto per la diciottesima tornata di sanzioni, i cui effetti negativi, come per tutti i pacchetti precedenti, andranno a ricadere sulle aziende europee e non su Mosca. Allo stesso tempo, mettere direttamente nel mirino Paesi come India, Cina, Turchia e Bielorussia per aver continuato a commerciare legittimamente con la Russia, non farà che aumentare il processo di emancipazione dei BRICS e del Sud Globale dal sistema di dominazione occidentale.
[1] European Union, Official Journal L series daily view, 19 luglio 2025, eur-lex.europa.eu.