I media occidentali hanno fatto di tutto per distogliere l’opinione pubblica da una esatta comprensione della posta in gioco nei due teatri di guerra
Sara GANDINI
Al cuore della civiltà moderna occidentale vi è la scienza con la sua potenza sperimentale e di calcolo. Purtroppo le applicazioni scientifiche al servizio dell’economia di mercato dimenticano le loro origini e la storicità del fenomeno stesso, presentandosi come valori “assoluti”. Capita, dunque, di sorvolare sul divenire complesso di certi saperi e di approfittare della loro potenza effettuale per considerarli “oggettivi”, “universali”, “indiscutibili”. Ce ne accorgiamo non appena una qualche controversia scientifica accende gli animi e dà vita a un dibattito tra posizioni differenti.
La tendenza, sul piano ideologico e della comunicazione pubblica, è quella di tacitare le opinioni divergenti in dissenso con la verità ufficiale. Ma la filosofia del Novecento ci insegna che la stessa pretesa di oggettività e universalismo è il risultato di un tragitto storico determinato: quello occidentale androcentrico che giunge fino ad oggi nell’era complessa del mondo multipolare. Se dimentichiamo la storia, rischiamo di cadere in astrazioni pericolose. Pensiamo ai doppi standard etici che hanno caratterizzato l’Europa dinnanzi alla guerra in Ucraina e al massacro quotidiano dei palestinesi ad opera dello Stato di Israele. Questi conflitti rivelano al mondo la confusione e l’ipocrisia del cosiddetto Occidente. Non vi è nessuna possibilità di tornare a una qualche innocenza (che abbiamo perso da molto tempo, a ben vedere) dopo il sacrificio degli ucraini e l’olocausto dei palestinesi affamati, trucidati e sgomberati a forza dalle loro terre.
In entrambi i casi i media occidentali hanno fatto di tutto per distogliere l’opinione pubblica da una esatta comprensione della posta in gioco nei due teatri di guerra (per quanto, come è stato già ricordato, a Gaza si stia assistendo a uno sterminio più che a una guerra, dove l’aggressione israeliana può contare su una imparagonabile superiorità tecnologica e militare, per non parlare del supporto Usa e dei silenzi complici delle cancellerie europee). Ciò che accomuna Ucraina e Palestina possiamo intuirlo solo se rimaniamo fedeli al senso storico, ovvero all’insieme di concause che determinano gli accadimenti presi in considerazione.
Ormai la percezione degli eventi, dentro l’infosfera dominata dalla propaganda euroatlantica, fatica a connettere cause multiple ed effetti. Come se non sapessimo tutti che Israele occupa da decenni territori non suoi, contro numerosi pronunciamenti di condanna delle Nazioni Unite. Come se non sapessimo che la Nato ha continuato ad espandersi a est per mettere pressione alla Federazione Russa nella speranza di un regime change e di una sua frammentazione.
Dire questo procura sempre reazioni scomposte: si diventa putiniani, antisemiti, negazionisti e no-vax in un batter d’occhio. A forza di criminalizzare il dissenso e le letture alternative dei fenomeni collettivi indagati, le élite del neoliberalismo autoritario (dalla governance pandemica alle folli politiche di riarmo) stanno alimentando il populismo in tutte le sue forme più reazionarie. Dando una sponda al criminale Netanyahu, si fomenta l’astio verso il popolo ebraico. Oscurando le manovre occidentali in Ucraina (inclusi gli accordi di Minsk che i garanti tedeschi e francesi hanno fatto violare ripetutamente senza intervenire) e l’ostilità verso i negoziati degli Usa dem e del Regno Unito, si sono fatti morire centinaia di migliaia di soldati ucraini e russi, per non parlare dei civili. Chiudendo la bocca a chiunque abbia provato a criticare in modo argomentato la gestione dell’emergenza sanitaria dal 2020 in poi, si è tracciato un solco incolmabile tra cittadini e istituzioni.
Eppure ci sono anche esempi buoni di paesi che hanno cercato di mantenere una comunicazione onesta durante la pandemia, evitando modalità autoritarie. La Svezia, così brutalmente attaccata da vari paesi, si è distinta per avere adottato solo le misure che avevano una evidenza scientifica documentata, rispetto per le scelte personali e per la dimensione sociale e umana. Quindi ad esempio tenendo aperte le scuole il più a lungo possibile, senza imporre lockdown rigidi e invitando la popolazione a lavorare da casa il più possibile. E questo non ha portato ad un aumento della mortalità. Anzi. Si è distinta alla fine per essere uno dei paesi con eccesso di mortalità minore e nessuna riduzione di apprendimento per i ragazzi, persino per le classi sociali più disagiate.
Questo mostra che è possibile. Se è vero che la democrazia liberale versa in condizioni gravissime, vittima com’è di oligarchie senza scrupoli, lavoriamo almeno da una comunicazione più onesta tra istituzioni e cittadini e assumiamoci il coraggio di agire secondo verità. Da qui si può ripartire. Ne va della nostra umanità, oggi più che mai.
Articolo originale Il Fatto Quotidiano