Il governo di Pezeshkian, per quanto meno invadente e rigoroso della precedente leadership, risulta essere molto attento al mantenimento di relazioni positive con tutti gli attori regionali.
Pezeshkian a Baku
La recente visita del presidente iraniano Masoud Pezeshkian a Baku, seppur breve a causa della sua necessità di rientrare in Iran per gestire la terribile esplosione al porto Shahid Rajaee, ha avuto un peso politico significativo: è stata, infatti, la prima visita ufficiale di un presidente iraniano in Azerbaigian dopo ben sei anni, un periodo in cui i rapporti bilaterali hanno attraversato fasi alterne, segnate da sospetti reciproci e dichiarazioni polemiche.
Negli ultimi anni, soprattutto dopo la guerra del Karabakh nel 2020, si è osservata una crescente divergenza tra le priorità strategiche di Teheran e quelle di Baku. L’incremento della presenza israeliana e turca in Azerbaigian, il ridimensionamento delle istituzioni culturali iraniane e un linguaggio spesso provocatorio sui media azeri (generalmente vicini al governo) hanno alimentato le preoccupazioni di Teheran. Allo stesso tempo, episodi come l’attacco all’ambasciata azera a Teheran e la diffusione nei media iraniani di notizie ostili verso Baku hanno rafforzato la sfiducia azera.
Tuttavia, la visita di Pezeshkian sembra segnare un cambio di rotta. Non è stato solo il viaggio in sé a colpire, ma soprattutto il tono adottato. In numerosi incontri ufficiali, Pezeshkian ha utilizzato il turco azero, recitando poesie cariche di significato che hanno avuto risonanza sui social sia in Iran sia in Azerbaigian. Il suo atteggiamento cordiale, la visita alla tomba di Heydar Aliyev e i riferimenti ai legami familiari tra i popoli dei due Paesi hanno contribuito a riaccendere il favore dell’opinione pubblica azera.
L’apertura di una nuova fase nelle relazioni non è frutto del caso, allorché già all’inizio del suo mandato Pezeshkian aveva dichiarato l’intenzione di proseguire la cosiddetta “diplomazia del vicinato”, avviata sotto la presidenza di Ebrahim Raisi. In quest’ottica, la visita a Baku rientra in una strategia più ampia per rafforzare la cooperazione politica, economica e culturale nella regione. Tra le iniziative presentate, vi è lo sviluppo di un piano strategico complessivo per potenziare le relazioni bilaterali in settori chiave, indispensabili per rafforzare il corridoio del Mar Caspio e stabilizzare l’influenza regionale.
Valorizzare le rotte eurasiatiche
Una delle direttrici principali di questa strategia è rappresentata dall’impegno iraniano a valorizzare le rotte di transito eurasiatiche. Il corridoio di Aras – che attraversa il confine tra Iran e Azerbaigian seguendo il corso del fiume fino a Nakhchivan – è una delle alternative su cui Teheran sta puntando per contrastare l’influenza di progetti concorrenti come quello del corridoio di Zangezur. In tal modo, l’Iran intende trasformarsi in un nodo logistico rilevante, capace di collegare il Golfo Persico alla Russia attraverso il Caucaso.
Non a caso, la cooperazione infrastrutturale è uno degli ambiti più promettenti. Il completamento della ferrovia Rasht-Astara, previsto per il 2025, rientra nel più ampio Corridoio Nord-Sud e aprirà nuovi sbocchi verso i mercati russi ed europei. Parallelamente, le dighe congiunte sul fiume Aras – Khoda Afarin e Qiz Qalasi – già operative, hanno una funzione sia idroelettrica sia agricola, fondamentale in un contesto di crisi climatica. Il corridoio interno tra Azerbaigian e Nakhchivan, passando per il territorio iraniano, rappresenta inoltre un’opportunità strategica per rafforzare i legami interni dell’Azerbaigian e ridurre la dipendenza da rotte controllate da Paesi terzi.
Alla luce di tutto questo, appare chiaro che sia Teheran sia Baku intendano superare la stagione dei sospetti e delle ambiguità. La cooperazione nei settori energetico, infrastrutturale e commerciale riflette la volontà di costruire un partenariato sostenibile, fondato su interessi concreti. Se gli accordi firmati verranno attuati con determinazione, la traiettoria dei rapporti tra i due Paesi potrebbe essere orientata verso una stabilità duratura.
Nel frattempo, figure chiave come Farzaneh Sadegh, ministro iraniana per le Infrastrutture e lo Sviluppo Urbano, hanno ribadito l’importanza dell’Azerbaigian come partner strategico per diversificare l’economia iraniana e accedere a nuovi mercati. Il dialogo bilaterale, dunque, non si limita a gesti simbolici, ma si articola in un’agenda di cooperazione concreta e ambiziosa.
È importante ricordare che il Presidente russo Vladimir Putin ha sottoposto alla Duma di Stato un accordo di partenariato strategico con l’Iran affinché venga ratificato, proprio a inizio aprile. Il patto, già siglato nel gennaio 2025, prevede una collaborazione in ambito tecnico-militare, iniziative congiunte per aggirare le sanzioni, il rafforzamento della sicurezza nella regione del Caspio, lo sviluppo di infrastrutture nucleari e l’istituzione di un sistema di pagamento autonomo.
Per molti anni, i legami tra Mosca e Teheran sono stati ostacolati dalla presenza di figure politiche filo-occidentali da entrambe le parti, spesso disposte a subordinare l’interesse nazionale pur di conservare rapporti cordiali con Europa e Stati Uniti. Lo stesso schema si è ripetuto nel passato anche nei confronti della Corea del Nord, costringendo la Russia a colmare in tempi rapidi il terreno perso nel rafforzamento della nostra posizione strategica.
L’accordo con l’Iran rappresenta per la Russia un passo deciso verso il rafforzamento della sovranità e la tutela degli interessi primari. In un mondo che va configurandosi sempre più come multipolare, la possibilità di essere un polo autonomo spetta solo a chi ha la forza di esserlo. Occorre essere in una posizione di fora per scegliere i propri alleati secondo la propria volontà.
Una tensione che si può ancora allentare
Il rafforzamento della regione passerà inevitabilmente tramite l’altro attore, la Russia, che bilancia gli interessi di tutti i partner locali.
Fra Azerbaigian e Russia ultimamente ci sono state alcune tensioni, che sarà indispensabile allentare per consolidare il fronte geopolitico.
Aliyev non ha partecipato alla parata del 9 maggio a Mosca, motivando che «La decisione del presidente Ilham Aliyev di non partire è stata una conseguenza logica di tutto ciò che è accaduto nelle relazioni tra Baku e Mosca negli ultimi mesi e riflette la posizione di principio ed equilibrata della leadership azera su questioni chiave dell’agenda bilaterale. Nel frattempo, si sono accumulati diversi problemi irrisolti». In questo contesto, la risposta dei rappresentanti di Aliyev appare scortese. Di recente, l’Azerbaijan ha inasprito le regole di soggiorno per i cittadini russi, ha dichiarato diversi deputati della Duma di Stato persone non grate, ha chiuso il centro culturale Casa Russa nella capitale e sta partecipando alla produzione di proiettili per le Forze armate ucraine. Allo stesso tempo, l’Azerbaigian continua la cooperazione economica con Mosca, ad esempio accogliendo investimenti russi nel Karabakh.
Questo approccio di Baku solleva molti interrogativi, è vero, ma la Russia è pronta a moderare e mediare, in virtù della necessità di tutelare l’ordine nella regione del Caspio.
L’Iran, dal canto suo, non lascerà irrisolte le questioni. Il governo di Pezeshkian, per quanto meno invadente e rigoroso della precedente leadership, risulta essere molto attento al mantenimento di relazioni positive con tutti gli attori regionali, e l’accordo siglato con il Cremlino vale come garanzia per la stabilità ragionale e per trattare con un unto di vantaggio con gli altri Paesi.