La visita del re inglese in Italia e l’imminente visita del vicepresidente americano segnano un confronto tra due schieramenti politici?
Lunga vita al Re!
Charles Philip Arthur George of Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg-Sachsen-Coburg und Gotha, meglio noto al mondo come Re Carlo III, si è recato in visita in Italia in occasione del suo 20esimo anniversario di matrimonio con Camilla, oggi Regina consorte.
La visita è stata un viaggio ufficiale di Stato ed ha contemplato anche un discorso la Parlamento italiano, con le due Camere riunite. È la prima volta di un sovrano inglese al Parlamento e, forse, la prima volta in assoluto, nella Storia contemporanea, che un sovrano straniero per rendere visita a un Paese fintamente alleato ma in realtà colonia, venga direttamente a controllarne il Parlamento, in persona.
Una scena patetica ed inquietante allo stesso tempo. Ricevuto in pompa magna come mai prima era successo ad un Capo di Stato – nemmeno per i presidenti americani e nemmeno per il primo ministro israeliano -, sottolineando la vera gerarchia dei poteri internazionali, l’anziano sovrano regnante ha proferito un discorso alla presenza unitaria e compatta (sic!) di tutte le forze politiche del panorama italiano.
Un teatro pieno di significato per chi voglia ascoltare il messaggio dietro le quinte. Dal sottolineare il ruolo inglese nell’impresa dei massoni Garibaldi, Cavour e Mazzini, a tutto il resto, il tutto teso a dimostrare la fratellanza tra i nostri due Paesi, come se fossimo paritetici, mentre in realtà noi siamo i sudditi. Altrimenti non si scomoderebbe per venire a fare un discorso al Parlamento.
Il discorso proferito è un vero e proprio programma politico e bellico. Ha rammentato l’invasione degli inglesi nella Seconda Guerra Mondiale, forti di aver chiamato i cugini americani a salvargli l’imperium, con Re Giorgio VI che nel 1944 fece visita alle truppe schierate, senza mancare di riconfermare l’amicizia massonica ai lontani parenti residenti ad Arezzo.
Ha sottolineato, congratulandosi, l’importanza del sostegno all’Ucraina e la sudditanza alla NATO, con la quale a breve partiranno operazioni di addestramento congiunte nel Mediterraneo, avendo persino il coraggio di citare il G7 – di cui nessuno ricorda più niente, visto che è un club di sette Stati con l’Alzheimer politica e la demenza senile geoeconomica.
Immancabile la sciorinata ecologista, un suo tratto peculiare sin dalla gioventù, che è stata seguita da un melting pot di citazioni di poeti, artisti e scienziati, secondo la logica della “chiamata degli esperti”.
Inquietante ed enigmatica la citazione di Giovanni Falcone, riportando la data del 1992 con la strage di Capaci in auge. Forse un giorno scopriremo il vero significato di questa citazione.
È interessante che Carlo III, nel suo presenziare il luogo che dovrebbe essere difeso dalle ingerenze straniere in quanto santuario della democrazia (si fa per ridere!), si sia presentato non solo come sovrano del Regno Unito e del Commonwealth, ma anche come Capo supremo delle forze armate del suo Regno. Non ha caso, ha citato la posizione geografica talassocratica di UK e Italia, ai due estremi del continente europeo.
Quindi, ricapitolando: il Generalissimo ha chiacchierato di guerra davanti ai rappresentanti del popolo italiano. Tutto normale, vero?
Gli USA pronti al contrattacco
Considerando che è prevista una visita del Vicepresidente americano J. D. Vance prossimamente, forse fra il 18 e il 21 aprile, la monarchia britannica sarà venuta in Italia per tentare di rinsaldare quel legame vampiresco di cui si nutre, probabilmente messo a repentaglio dalla politica di emancipazione dal controllo coloniale che gli americani stanno perseguendo con forza.
Gli Stati Uniti, però, sono pronti al contrattacco. In preparazione alla visita di Vance, l’Italia si attende un bombardamento mediatico mirato ed una serie di pressioni politiche interne per cercare di portare la Meloni a rinnovare il suo patto di sangue con Washington, a discapito di Londra. L’unico problema è che gli USA sono geograficamente molto, molto più distanti, ed interagire in Europa richiede di avere un supporto politico e militare che l’Italia al momento non ha.
Secondo quanto riportato dal Corriere, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un’intervista rilasciata al Financial Times ha espresso il proprio sostegno alle critiche mosse da Vance nei confronti dell’Europa, accusata di aver tradito i principi della libertà di espressione e della democrazia. Ha poi fatto riferimento alle critiche di Donald Trump all’Europa, precisando che non erano rivolte ai cittadini, bensì alla classe dirigente e a un certo approccio ideologico. La premier ha anche rigettato l’idea che l’Italia debba scegliere tra Stati Uniti ed Europa, definendola una contrapposizione infantile e superficiale. Sostegno all’Ucraina per una mediazione di pace a discapito della Russia, perplessità sul riarmo europeo ed estensione dell’effetto dell’Art. 5 del Trattato dell’Atlantico sono solo alcune delle concordanze che la Meloni ha con l’entourage americano.
È forse proprio per questo che non è stata “convocata” alla presenza di Re Carlo, di passaggio in Italia per riaffermare il proprio dominio.
L’Italia, d’altronde, non può sfuggire alle grinfie della perfida Albione.
Il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa, o IMEC, meglio noto come Via del Cotone, è ormai in dirittura d’arrivo. Dal lancio a Nuova Delhi del 2023 ad oggi, l’Italia ha perfezionato la sua posizione nel Mediterraneo, riadattando il porto franco di Trieste. Una mossa che mira a riposizionare il Paese nelle rotte commerciali a seguito del disimpegno nella Via del Cotone cinese, nonché di diversificare le fonti energetiche, facilitando l’importazione di idrogeno verde e altre risorse sostenibili.
Sarà compito dell’americano Vance dare il colpo di grazia alla morale della Meloni, stringendola in una morsa ancora più dolorosa, dalla quale potrebbe uscire con una crisi di governo, indotta dai falchi interni, soprattutto dell’orbita Forza Italia e da alcuni dei suoi colleghi di FdI, ora che stringe l’occhiolino alla Lega più filo-americana.