Dopo l’inizio dell’Operazione Militare Speciale, le varie sanzioni comminate dall’Occidente collettivo alla Federazione Russa avevano come obiettivo quello di scalzare Mosca dal novero delle superpotenze energetiche ma tale tentativo è chiaramente fallito.
Da una parte, Mosca ha sostituito macchinari ed equipaggiamenti provenienti dall’estero con equivalenti prodotti internamente, un processo peraltro iniziato già nel 2014.
Come dichiarato recentemente dal Cremlino, gas, nucleare e idroelettrico rappresentano circa l’85% del mix energetico del Paese e rendono la Russia leader anche nella riduzione di emissioni di gas serra, mettendola in condizione di superare il “giardino fiorito” di Borrell sul piano dei suoi principi.
Dall’altra, mentre riduce i suoi rapporti con l’Europa, la Russia si espande costantemente verso i mercati in crescita dell’Unione Economica Eurasiatica e della C.S.I., senza abbandonare l’idea di un mercato energetico comune grazie a prezzi di gas ed elettricità dieci volte più bassi di quelli praticati all’interno del recinto UE.
Nel disegno di Mosca, c’è l’intenzione di coinvolgere strutturalmente l’Uzbekistan e di sfruttare il ruolo ponte del Kazakistan per aprire una nuova rotta energetica verso la Cina: si vedano al riguardo i nuovi progetti di gasdotti quali il Power of Siberia 2 e il Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok.
La Russia ha, inoltre, intenzione di rafforzare non solo la Rotta Artica – ancora in collaborazione con la Cina – ma anche di aumentare le proprie esportazioni verso i Paesi del Sud Globale, inclusi quelli dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia-Pacifico.
Degno di nota il fatto che nel 2024 l’India abbia superato la Repubblica Popolare Cinese per importazioni petrolifere dalla Russia, confermando il ruolo centrale di Mosca nel mercato energetico globale.
Ma se gli U.S.A. stanno ora ammiccando in cerca di nuovi vantaggi geopolitici, l’Unione Europea continua imperterrita a proseguire la sua fallimentare strategia di contrapposizione frontale e totale alla Federazione Russa.
La Commissione di Bruxelles ha appena adottato il 16° pacchetto di sanzioni alla Russia con l’intenzione di colpire comparti quali, appunto, l’energia, il commercio, i trasporti, le infrastrutture e i servizi finanziari. I provvedimenti riguardano altre 74 navi che fanno parte della “flotta ombra” russa (portando il totale di navi colpite dalle sanzioni a 153) o che hanno contribuito ad assicurare entrate energetiche a Mosca; per contrastare le tattiche di elusione, la Commissione Europea ha inserito alcune disposizioni sanzionatorie all’interno del pacchetto di sanzioni già in vigore nei confronti della Bielorussia (1).
Ciò avviene, paradossalmente, mentre un Paese vicino storicamente agli Stati Uniti, la Corea del Sud, annuncia l’abrogazione delle restrizioni di export di materiale sanitario verso la Russia a partire dal 28 febbraio 2025.
Eppure, secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istituto Bruegel e pur con le note riduzioni, nel 2024 la Russia ha fornito ancora 54,45 miliardi di metri cubi di gas naturale all’Unione Europea (erano 150 miliardi nel 2021), rimanendo davanti agli U.S.A. e scalzata solo dalla Norvegia (93,3 miliardi).
In Italia, se l’importazione di gas naturale dalla Russia era scesa al 4% nel 2023, bisogna sottolineare come nel 2024 essa sia risalita al 10% del proprio fabbisogno totale e se diamo retta al Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, in caso di accordo di pace con l’Ucraina, Roma potrebbe tornare ad importare ingenti quantità di gas naturale russo già dal 2025 (nel 2021 l’Italia importava dalla Russia il 42% del totale proprio fabbisogno energetico).
Questo cambiamento di prospettiva dell’Italia è dovuto a diversi fattori: le conseguenze di un inverno freddo dopo due inverni consecutivi (2022 e 2023) particolarmente miti; le incertezze di approvvigionamento energetico dal Medio Oriente in caso di nuovi conflitti regionali; la tendenza del Qatar a preferire i mercati asiatici per il proprio export di gas naturale rispetto a quelli europei; le problematiche a cui potrebbero andare incontro nei prossimi anni gli U.S.A. sia per i danni ambientali dovuti al fracking che per la necessità esponenziale di incamerare e trattenere energia nella sua sfida tecnologica alla Cina specie nel settore dell’intelligenza artificiale.
Come leggere perciò la recente notizia dell’esplosione in Italia della petroliera Seajewel, in rada Tra Savona e Vado Ligure, che gli inquirenti dell’antiterrorismo hanno definito un vero e proprio avvertimento legato all’embargo sul petrolio russo? Qualcuno sospetta una mano ucraina nell’attentato, così come in occasione delle esplosioni dei gasdotti del Nord Stream, in combutta naturalmente con i servizi segreti della NATO.
Forse un incentivo affinchè l’Unione Europea accelerasse i provvedimenti inseriti nel sedicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia? Un avviso perentorio all’Italia nel caso volesse “cambiare bandiera”, dato che già acquista il petrolio libico di contrabbando? (2)
Ciò che sappiamo è che almeno altre tre navi, la Koana, la Grace Ferrum e la Seacharme, considerate appartenenti alla “flotta ombra” russa, hanno subito attentati e danneggiamenti tra gennaio e febbraio 2025: ora la “mano ucraina” potrebbe essere arrivata nel Mediterraneo (3).
In attesa che l’inchiesta della Procura di Genova confermi tali sospetti, nel frattempo l’Europa continua nel suo suicidio geopolitico: la NATO sta progettando di costruire un sistema di oleodotti dalla Germania alla Polonia e alla Repubblica Ceca per garantire un rapido rifornimento di carburante per aerei da caccia in caso di guerra con la Russia, secondo quanto riferito dal settimanale tedesco Der Spiegel che cita una nota interna della Bundeswehr, le forze armate tedesche, secondo cui sussistono “problemi significativi nell’approvvigionamento sostenibile di carburante per le forze che dovrebbero essere schierate al confine orientale in caso di emergenza” (4).
(1) La “flotta ombra” russa è sostanzialmente caratterizzata da due condizioni: la mancanza di un’assicurazione occidentale e l’appartenenza a società di Paesi extra-UE, motivo per cui la UE aveva già sanzionato il trasporto di petrolio russo via mare all’interno dei propri confini.
(2) LIBIA: Il SEGRETO sul Traffico di PETROLIO e immigrati! Cosa NON DICONO i Media – Michelangelo Severgnini intervistato da Ottolina TV l’11 febbraio 2025. Video su youtube.
(3) Giacomo Amadori, Bomba sulla petroliera in Liguria, la pista degli attentatori ucraini, “Panorama”, 20 febbraio 2025.
(4) NATO plans to extend fuel pipeline eastwards, report says, “REUTERS”, 22 febbraio 2025.