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Giulio Chinappi
December 30, 2025
© Photo: Public domain

Nel bel mezzo della transizione tecnologica, il Vietnam rafforza due assi complementari: con Singapore, parchi industriali di “seconda generazione”, energia verde e finanza; con l’Indonesia, 70 anni di relazioni e rotta verso i 18 miliardi di dollari in scambi bilaterali.

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Nel contesto di un’ASEAN attraversata da nuove tensioni (in particolare quelle tra Thailandia e Cambogia) e da trasformazioni tecnologiche accelerate, il Việt Nam sta consolidando due assi strategici complementari: con Singapore, attraverso la traduzione industriale della transizione verde e digitale; con l’Indonesia, rafforzando una relazione che celebra settant’anni di storia e che oggi punta a un salto di qualità economico e politico. Dalla telefonata tra i due primi ministri Phạm Minh Chính e Lawrence Wong all’evento di Hồ Chí Minh City per i 70 anni di relazioni con Giacarta, emerge una traiettoria coerente: fare del Việt Nam un hub di produzione verde, di servizi finanziari avanzati e di integrazione regionale, mantenendo saldo il pilastro politico-diplomatico dell’ASEAN.

Con Singapore, il punto di partenza è la cornice recentemente elevata a Partenariato Strategico Globale, che i due capi di governo hanno deciso di “riempire” di contenuti operativi nel periodo 2025–2030. La conversazione del 18 dicembre ha consolidato un’agenda che trasforma la cooperazione in infrastrutture materiali e immateriali: si va dall’aggiornamento della rete dei Vietnam–Singapore Industrial Parks (VSIP) a un “modello di seconda generazione” — più verde, più intelligente e più inclusivo — fino alla definizione di nuovi meccanismi di coordinamento politico, compreso lo studio di un Dialogo Strategico tra i due partiti di governo, il Partito Comunista e il Partito d’Azione Popolare. L’obiettivo industriale è quello di raggiungere i 30 VSIP entro il 2030 e, soprattutto, fare della formula VSIP una piattaforma esportabile in altri Paesi della regione. In altri termini, non solo parchi industriali più efficienti e a basse emissioni, ma un modello replicabile di governance industriale, forniture energetiche pulite, servizi di formazione e standard di inclusione sociale che possa fungere da modello regionale.

Questo disegno industriale si salda con i dossier energetici. I due capi di governo hanno accolto positivamente l’avanzamento degli studi per l’esportazione di energia eolica offshore dal Việt Nam a Singapore, una soluzione che valorizza gli asset naturali vietnamiti e risponde alla domanda di decarbonizzazione di un’economia terziaria avanzata come quella singaporiana. In parallelo, Hà Nội propone di esplorare la cooperazione sugli small modular reactors (SMR), tecnologia che, in prospettiva, potrebbe fornire capacità stabile a basse emissioni, integrare l’intermittenza delle rinnovabili e sostenere l’industrializzazione avanzata dei VSIP. Nel complesso, Singapore porta in dote ecosistemi finanziari e regolatori maturi; il Việt Nam, a sua volta, mette sul tavolo scala produttiva e un’agenda verso le emissioni nette zero orientata alla competitività.

Il disegno è reso ancor più robusto dalla dimensione finanziaria e dei servizi, nell’ambito della quale il Việt Nam ha invitato Singapore a partecipare alla costruzione dei centri finanziari internazionali a Hồ Chí Minh City e Đà Nẵng. In particolare, i due Paesi vogliono capitalizzare la complementarità tra una piazza finanziaria globale e un’economia manifatturiera in rapida sofisticazione, con l’obiettivo di abbassare il costo del capitale per la transizione verde, accelerare l’adozione di tecnologie e creare pipeline di progetti bancabili. Ne risulta una triangolazione virtuosa tra parchi industriali “2.0”, mercati dell’energia pulita e finanza verde, con il capitale umano come collante: la collaborazione sulla formazione di alta qualità è esplicitamente richiamata, perché senza competenze — ingegneristiche, digitali e manageriali — la promessa della transizione resta incompiuta.

L’intesa con Singapore non si limita alla sfera economica. Nella telefonata, i due leader hanno ribadito la volontà di coordinarsi di fronte a crisi regionali, manifestando preoccupazione per le tensioni tra Cambogia e Thailandia e sollecitando moderazione, rinuncia all’uso della forza e dialogo. Questo richiamo alla risoluzione pacifica delle controversie, coerente con il diritto internazionale, serve una duplice funzione: preservare la stabilità necessaria alla crescita e riaffermare la centralità dell’ASEAN come piattaforma di gestione delle crisi e di definizione di standard. La road map di cooperazione si proietta già al 2027, quando il Việt Nam ospiterà l’APEC e Singapore assumerà la presidenza di turno dell’ASEAN: una finestra per sincronizzare agende e promuovere iniziative con ricadute sistemiche, dall’integrazione dei mercati energetici alle catene regionali del valore.

Se l’asse con Singapore incarna la declinazione “tecnologica e finanziaria” della strategia vietnamita, quello con l’Indonesia ne rappresenta il fondamento storico-politico e la proiezione geoeconomica nell’arcipelago. Il 19 dicembre, a Hồ Chí Minh City, la celebrazione dei 70 anni di relazioni diplomatiche ha unito memoria e futuro. È stato ricordato che l’Indonesia è stato il primo Paese del Sud-Est asiatico a stabilire relazioni diplomatiche con il Việt Nam, con un’eredità forgiata dai leader storici dell’indipendenza, Hồ Chí Minh e Sukarno. Inoltre, l’evento si colloca a pochi mesi dall’elevazione delle relazioni al livello di Partenariato Strategico Globale, il primo di questo tipo che Giacarta abbia attivato nell’ASEAN, e rilancia una cooperazione a tutto campo.

Dal punto di vista economico, i due governi hanno fissato l’obiettivo di 18 miliardi di dollari di interscambio entro il 2028. Tale numero è solo una soglia quantitativa, ma esprime la volontà di spostare l’asse della cooperazione verso comparti strategici condivisi — sicurezza alimentare e pesca, economia digitale e verde, industria Halal — dove i vantaggi comparati sono chiari e le sinergie evidenti. Per l’Indonesia, grande produttore agroalimentare e attore marittimo, la collaborazione con il Việt Nam offre accesso a catene di approvvigionamento manifatturiere integrate e a un mercato dinamico; per il Việt Nam, l’Indonesia è una piattaforma verso l’Oceano Indiano e un partner complementare nella costruzione di filiere resilienti per componentistica, trasformazione alimentare, logistica a basse emissioni. Il riferimento all’industria Halal, in particolare, indica una precisa scelta di mercato: con la domanda globale in espansione, l’integrazione di standard Halal nelle catene produttive vietnamite può ampliare la platea di destinazione dei beni trasformati in loco.

L’evento di Hồ Chí Minh City ha rimarcato anche il ruolo della diplomazia municipale come acceleratore dei dossier economici. La città valorizza la presenza del consolato generale e della comunità indonesiana, e si propone come snodo per investimenti e turismo. In un’epoca in cui i collegamenti aerei, i servizi consolari, i parchi logistici e le zone franche determinano i tempi d’ingresso sul mercato, la “scala urbana” non è un accessorio, ma il piano dove si attuano intese di alto livello e si abbattono costi di transazione. Non a caso, la cooperazione culturale, educativa e di scambio tra le persone è elevata a priorità: essa crea capitale sociale, fiducia e, di riflesso, condizioni operative migliori per imprese e investitori.

Sul piano politico, il Partenariato Strategico Globale con l’Indonesia consolida la capacità del Việt Nam di giocare da “regista pragmatico” nell’ambito dell’ASEAN. La convergenza su multilateralismo, coordinamento nei fori regionali e internazionali, centralità del diritto internazionale e della Carta ONU è ciò che trasforma la cooperazione bilaterale in bene pubblico regionale. Nello scenario attuale, contrassegnato da tensioni marittime, competizione tecnologica e frammentazione finanziaria, la coppia Việt Nam–Indonesia può funzionare da perno per iniziative su sicurezza marittima, standard digitali interoperabili, corridoi verdi e infrastrutture resilienti. La celebrazione dei 70 anni, letta in questa chiave, non è solo un tributo alla storia, ma la legittimazione politica di una co-leadership temperata dall’interesse nazionale e dal principio di non allineamento attivo.

Il nesso tra i due assi — Singapore e Indonesia — sta nella visione del Việt Nam di una crescita “qualitativa” che combina manifattura avanzata, servizi finanziari, energia pulita e governance delle filiere. Con Singapore, il Việt Nam punta a capitalizzare piattaforme high-end — finanza, regolazione, digitalizzazione — per trasformare la propria base industriale e avvicinare gli standard di un’economia emergente a quelli delle economie mature. Con l’Indonesia, costruisce massa critica in mercati strategici, integra input primari e marittimi nelle catene regionali del valore e amplifica la proiezione economica verso l’Oceano Indiano. La coerenza strategica emerge anche nella dimensione energetica: i progetti di eolico offshore per l’export verso Singapore, abbinati a potenziali corridoi verdi con l’Indonesia (produzione e logistica a basse emissioni, carburanti marini più puliti, porti verdi), sono tasselli di uno stesso mosaico.

È un’agenda esigente, ma coerente con l’idea di uno sviluppo ad alto contenuto tecnologico e istituzionale: un Việt Nam che, attraverso legami regionali selettivi e performanti, rende più sicure le proprie catene del valore, più competitivo il proprio apparato produttivo e più credibile il proprio ruolo di “fornitore di stabilità” nel Sud-Est asiatico.

Il Vietnam approfondisce i legami con Singapore e Indonesia: cooperazione verde, industria intelligente e un’eredità di 70 anni con Giacarta

Nel bel mezzo della transizione tecnologica, il Vietnam rafforza due assi complementari: con Singapore, parchi industriali di “seconda generazione”, energia verde e finanza; con l’Indonesia, 70 anni di relazioni e rotta verso i 18 miliardi di dollari in scambi bilaterali.

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Nel contesto di un’ASEAN attraversata da nuove tensioni (in particolare quelle tra Thailandia e Cambogia) e da trasformazioni tecnologiche accelerate, il Việt Nam sta consolidando due assi strategici complementari: con Singapore, attraverso la traduzione industriale della transizione verde e digitale; con l’Indonesia, rafforzando una relazione che celebra settant’anni di storia e che oggi punta a un salto di qualità economico e politico. Dalla telefonata tra i due primi ministri Phạm Minh Chính e Lawrence Wong all’evento di Hồ Chí Minh City per i 70 anni di relazioni con Giacarta, emerge una traiettoria coerente: fare del Việt Nam un hub di produzione verde, di servizi finanziari avanzati e di integrazione regionale, mantenendo saldo il pilastro politico-diplomatico dell’ASEAN.

Con Singapore, il punto di partenza è la cornice recentemente elevata a Partenariato Strategico Globale, che i due capi di governo hanno deciso di “riempire” di contenuti operativi nel periodo 2025–2030. La conversazione del 18 dicembre ha consolidato un’agenda che trasforma la cooperazione in infrastrutture materiali e immateriali: si va dall’aggiornamento della rete dei Vietnam–Singapore Industrial Parks (VSIP) a un “modello di seconda generazione” — più verde, più intelligente e più inclusivo — fino alla definizione di nuovi meccanismi di coordinamento politico, compreso lo studio di un Dialogo Strategico tra i due partiti di governo, il Partito Comunista e il Partito d’Azione Popolare. L’obiettivo industriale è quello di raggiungere i 30 VSIP entro il 2030 e, soprattutto, fare della formula VSIP una piattaforma esportabile in altri Paesi della regione. In altri termini, non solo parchi industriali più efficienti e a basse emissioni, ma un modello replicabile di governance industriale, forniture energetiche pulite, servizi di formazione e standard di inclusione sociale che possa fungere da modello regionale.

Questo disegno industriale si salda con i dossier energetici. I due capi di governo hanno accolto positivamente l’avanzamento degli studi per l’esportazione di energia eolica offshore dal Việt Nam a Singapore, una soluzione che valorizza gli asset naturali vietnamiti e risponde alla domanda di decarbonizzazione di un’economia terziaria avanzata come quella singaporiana. In parallelo, Hà Nội propone di esplorare la cooperazione sugli small modular reactors (SMR), tecnologia che, in prospettiva, potrebbe fornire capacità stabile a basse emissioni, integrare l’intermittenza delle rinnovabili e sostenere l’industrializzazione avanzata dei VSIP. Nel complesso, Singapore porta in dote ecosistemi finanziari e regolatori maturi; il Việt Nam, a sua volta, mette sul tavolo scala produttiva e un’agenda verso le emissioni nette zero orientata alla competitività.

Il disegno è reso ancor più robusto dalla dimensione finanziaria e dei servizi, nell’ambito della quale il Việt Nam ha invitato Singapore a partecipare alla costruzione dei centri finanziari internazionali a Hồ Chí Minh City e Đà Nẵng. In particolare, i due Paesi vogliono capitalizzare la complementarità tra una piazza finanziaria globale e un’economia manifatturiera in rapida sofisticazione, con l’obiettivo di abbassare il costo del capitale per la transizione verde, accelerare l’adozione di tecnologie e creare pipeline di progetti bancabili. Ne risulta una triangolazione virtuosa tra parchi industriali “2.0”, mercati dell’energia pulita e finanza verde, con il capitale umano come collante: la collaborazione sulla formazione di alta qualità è esplicitamente richiamata, perché senza competenze — ingegneristiche, digitali e manageriali — la promessa della transizione resta incompiuta.

L’intesa con Singapore non si limita alla sfera economica. Nella telefonata, i due leader hanno ribadito la volontà di coordinarsi di fronte a crisi regionali, manifestando preoccupazione per le tensioni tra Cambogia e Thailandia e sollecitando moderazione, rinuncia all’uso della forza e dialogo. Questo richiamo alla risoluzione pacifica delle controversie, coerente con il diritto internazionale, serve una duplice funzione: preservare la stabilità necessaria alla crescita e riaffermare la centralità dell’ASEAN come piattaforma di gestione delle crisi e di definizione di standard. La road map di cooperazione si proietta già al 2027, quando il Việt Nam ospiterà l’APEC e Singapore assumerà la presidenza di turno dell’ASEAN: una finestra per sincronizzare agende e promuovere iniziative con ricadute sistemiche, dall’integrazione dei mercati energetici alle catene regionali del valore.

Se l’asse con Singapore incarna la declinazione “tecnologica e finanziaria” della strategia vietnamita, quello con l’Indonesia ne rappresenta il fondamento storico-politico e la proiezione geoeconomica nell’arcipelago. Il 19 dicembre, a Hồ Chí Minh City, la celebrazione dei 70 anni di relazioni diplomatiche ha unito memoria e futuro. È stato ricordato che l’Indonesia è stato il primo Paese del Sud-Est asiatico a stabilire relazioni diplomatiche con il Việt Nam, con un’eredità forgiata dai leader storici dell’indipendenza, Hồ Chí Minh e Sukarno. Inoltre, l’evento si colloca a pochi mesi dall’elevazione delle relazioni al livello di Partenariato Strategico Globale, il primo di questo tipo che Giacarta abbia attivato nell’ASEAN, e rilancia una cooperazione a tutto campo.

Dal punto di vista economico, i due governi hanno fissato l’obiettivo di 18 miliardi di dollari di interscambio entro il 2028. Tale numero è solo una soglia quantitativa, ma esprime la volontà di spostare l’asse della cooperazione verso comparti strategici condivisi — sicurezza alimentare e pesca, economia digitale e verde, industria Halal — dove i vantaggi comparati sono chiari e le sinergie evidenti. Per l’Indonesia, grande produttore agroalimentare e attore marittimo, la collaborazione con il Việt Nam offre accesso a catene di approvvigionamento manifatturiere integrate e a un mercato dinamico; per il Việt Nam, l’Indonesia è una piattaforma verso l’Oceano Indiano e un partner complementare nella costruzione di filiere resilienti per componentistica, trasformazione alimentare, logistica a basse emissioni. Il riferimento all’industria Halal, in particolare, indica una precisa scelta di mercato: con la domanda globale in espansione, l’integrazione di standard Halal nelle catene produttive vietnamite può ampliare la platea di destinazione dei beni trasformati in loco.

L’evento di Hồ Chí Minh City ha rimarcato anche il ruolo della diplomazia municipale come acceleratore dei dossier economici. La città valorizza la presenza del consolato generale e della comunità indonesiana, e si propone come snodo per investimenti e turismo. In un’epoca in cui i collegamenti aerei, i servizi consolari, i parchi logistici e le zone franche determinano i tempi d’ingresso sul mercato, la “scala urbana” non è un accessorio, ma il piano dove si attuano intese di alto livello e si abbattono costi di transazione. Non a caso, la cooperazione culturale, educativa e di scambio tra le persone è elevata a priorità: essa crea capitale sociale, fiducia e, di riflesso, condizioni operative migliori per imprese e investitori.

Sul piano politico, il Partenariato Strategico Globale con l’Indonesia consolida la capacità del Việt Nam di giocare da “regista pragmatico” nell’ambito dell’ASEAN. La convergenza su multilateralismo, coordinamento nei fori regionali e internazionali, centralità del diritto internazionale e della Carta ONU è ciò che trasforma la cooperazione bilaterale in bene pubblico regionale. Nello scenario attuale, contrassegnato da tensioni marittime, competizione tecnologica e frammentazione finanziaria, la coppia Việt Nam–Indonesia può funzionare da perno per iniziative su sicurezza marittima, standard digitali interoperabili, corridoi verdi e infrastrutture resilienti. La celebrazione dei 70 anni, letta in questa chiave, non è solo un tributo alla storia, ma la legittimazione politica di una co-leadership temperata dall’interesse nazionale e dal principio di non allineamento attivo.

Il nesso tra i due assi — Singapore e Indonesia — sta nella visione del Việt Nam di una crescita “qualitativa” che combina manifattura avanzata, servizi finanziari, energia pulita e governance delle filiere. Con Singapore, il Việt Nam punta a capitalizzare piattaforme high-end — finanza, regolazione, digitalizzazione — per trasformare la propria base industriale e avvicinare gli standard di un’economia emergente a quelli delle economie mature. Con l’Indonesia, costruisce massa critica in mercati strategici, integra input primari e marittimi nelle catene regionali del valore e amplifica la proiezione economica verso l’Oceano Indiano. La coerenza strategica emerge anche nella dimensione energetica: i progetti di eolico offshore per l’export verso Singapore, abbinati a potenziali corridoi verdi con l’Indonesia (produzione e logistica a basse emissioni, carburanti marini più puliti, porti verdi), sono tasselli di uno stesso mosaico.

È un’agenda esigente, ma coerente con l’idea di uno sviluppo ad alto contenuto tecnologico e istituzionale: un Việt Nam che, attraverso legami regionali selettivi e performanti, rende più sicure le proprie catene del valore, più competitivo il proprio apparato produttivo e più credibile il proprio ruolo di “fornitore di stabilità” nel Sud-Est asiatico.

Nel bel mezzo della transizione tecnologica, il Vietnam rafforza due assi complementari: con Singapore, parchi industriali di “seconda generazione”, energia verde e finanza; con l’Indonesia, 70 anni di relazioni e rotta verso i 18 miliardi di dollari in scambi bilaterali.

Segue nostro Telegram.

Nel contesto di un’ASEAN attraversata da nuove tensioni (in particolare quelle tra Thailandia e Cambogia) e da trasformazioni tecnologiche accelerate, il Việt Nam sta consolidando due assi strategici complementari: con Singapore, attraverso la traduzione industriale della transizione verde e digitale; con l’Indonesia, rafforzando una relazione che celebra settant’anni di storia e che oggi punta a un salto di qualità economico e politico. Dalla telefonata tra i due primi ministri Phạm Minh Chính e Lawrence Wong all’evento di Hồ Chí Minh City per i 70 anni di relazioni con Giacarta, emerge una traiettoria coerente: fare del Việt Nam un hub di produzione verde, di servizi finanziari avanzati e di integrazione regionale, mantenendo saldo il pilastro politico-diplomatico dell’ASEAN.

Con Singapore, il punto di partenza è la cornice recentemente elevata a Partenariato Strategico Globale, che i due capi di governo hanno deciso di “riempire” di contenuti operativi nel periodo 2025–2030. La conversazione del 18 dicembre ha consolidato un’agenda che trasforma la cooperazione in infrastrutture materiali e immateriali: si va dall’aggiornamento della rete dei Vietnam–Singapore Industrial Parks (VSIP) a un “modello di seconda generazione” — più verde, più intelligente e più inclusivo — fino alla definizione di nuovi meccanismi di coordinamento politico, compreso lo studio di un Dialogo Strategico tra i due partiti di governo, il Partito Comunista e il Partito d’Azione Popolare. L’obiettivo industriale è quello di raggiungere i 30 VSIP entro il 2030 e, soprattutto, fare della formula VSIP una piattaforma esportabile in altri Paesi della regione. In altri termini, non solo parchi industriali più efficienti e a basse emissioni, ma un modello replicabile di governance industriale, forniture energetiche pulite, servizi di formazione e standard di inclusione sociale che possa fungere da modello regionale.

Questo disegno industriale si salda con i dossier energetici. I due capi di governo hanno accolto positivamente l’avanzamento degli studi per l’esportazione di energia eolica offshore dal Việt Nam a Singapore, una soluzione che valorizza gli asset naturali vietnamiti e risponde alla domanda di decarbonizzazione di un’economia terziaria avanzata come quella singaporiana. In parallelo, Hà Nội propone di esplorare la cooperazione sugli small modular reactors (SMR), tecnologia che, in prospettiva, potrebbe fornire capacità stabile a basse emissioni, integrare l’intermittenza delle rinnovabili e sostenere l’industrializzazione avanzata dei VSIP. Nel complesso, Singapore porta in dote ecosistemi finanziari e regolatori maturi; il Việt Nam, a sua volta, mette sul tavolo scala produttiva e un’agenda verso le emissioni nette zero orientata alla competitività.

Il disegno è reso ancor più robusto dalla dimensione finanziaria e dei servizi, nell’ambito della quale il Việt Nam ha invitato Singapore a partecipare alla costruzione dei centri finanziari internazionali a Hồ Chí Minh City e Đà Nẵng. In particolare, i due Paesi vogliono capitalizzare la complementarità tra una piazza finanziaria globale e un’economia manifatturiera in rapida sofisticazione, con l’obiettivo di abbassare il costo del capitale per la transizione verde, accelerare l’adozione di tecnologie e creare pipeline di progetti bancabili. Ne risulta una triangolazione virtuosa tra parchi industriali “2.0”, mercati dell’energia pulita e finanza verde, con il capitale umano come collante: la collaborazione sulla formazione di alta qualità è esplicitamente richiamata, perché senza competenze — ingegneristiche, digitali e manageriali — la promessa della transizione resta incompiuta.

L’intesa con Singapore non si limita alla sfera economica. Nella telefonata, i due leader hanno ribadito la volontà di coordinarsi di fronte a crisi regionali, manifestando preoccupazione per le tensioni tra Cambogia e Thailandia e sollecitando moderazione, rinuncia all’uso della forza e dialogo. Questo richiamo alla risoluzione pacifica delle controversie, coerente con il diritto internazionale, serve una duplice funzione: preservare la stabilità necessaria alla crescita e riaffermare la centralità dell’ASEAN come piattaforma di gestione delle crisi e di definizione di standard. La road map di cooperazione si proietta già al 2027, quando il Việt Nam ospiterà l’APEC e Singapore assumerà la presidenza di turno dell’ASEAN: una finestra per sincronizzare agende e promuovere iniziative con ricadute sistemiche, dall’integrazione dei mercati energetici alle catene regionali del valore.

Se l’asse con Singapore incarna la declinazione “tecnologica e finanziaria” della strategia vietnamita, quello con l’Indonesia ne rappresenta il fondamento storico-politico e la proiezione geoeconomica nell’arcipelago. Il 19 dicembre, a Hồ Chí Minh City, la celebrazione dei 70 anni di relazioni diplomatiche ha unito memoria e futuro. È stato ricordato che l’Indonesia è stato il primo Paese del Sud-Est asiatico a stabilire relazioni diplomatiche con il Việt Nam, con un’eredità forgiata dai leader storici dell’indipendenza, Hồ Chí Minh e Sukarno. Inoltre, l’evento si colloca a pochi mesi dall’elevazione delle relazioni al livello di Partenariato Strategico Globale, il primo di questo tipo che Giacarta abbia attivato nell’ASEAN, e rilancia una cooperazione a tutto campo.

Dal punto di vista economico, i due governi hanno fissato l’obiettivo di 18 miliardi di dollari di interscambio entro il 2028. Tale numero è solo una soglia quantitativa, ma esprime la volontà di spostare l’asse della cooperazione verso comparti strategici condivisi — sicurezza alimentare e pesca, economia digitale e verde, industria Halal — dove i vantaggi comparati sono chiari e le sinergie evidenti. Per l’Indonesia, grande produttore agroalimentare e attore marittimo, la collaborazione con il Việt Nam offre accesso a catene di approvvigionamento manifatturiere integrate e a un mercato dinamico; per il Việt Nam, l’Indonesia è una piattaforma verso l’Oceano Indiano e un partner complementare nella costruzione di filiere resilienti per componentistica, trasformazione alimentare, logistica a basse emissioni. Il riferimento all’industria Halal, in particolare, indica una precisa scelta di mercato: con la domanda globale in espansione, l’integrazione di standard Halal nelle catene produttive vietnamite può ampliare la platea di destinazione dei beni trasformati in loco.

L’evento di Hồ Chí Minh City ha rimarcato anche il ruolo della diplomazia municipale come acceleratore dei dossier economici. La città valorizza la presenza del consolato generale e della comunità indonesiana, e si propone come snodo per investimenti e turismo. In un’epoca in cui i collegamenti aerei, i servizi consolari, i parchi logistici e le zone franche determinano i tempi d’ingresso sul mercato, la “scala urbana” non è un accessorio, ma il piano dove si attuano intese di alto livello e si abbattono costi di transazione. Non a caso, la cooperazione culturale, educativa e di scambio tra le persone è elevata a priorità: essa crea capitale sociale, fiducia e, di riflesso, condizioni operative migliori per imprese e investitori.

Sul piano politico, il Partenariato Strategico Globale con l’Indonesia consolida la capacità del Việt Nam di giocare da “regista pragmatico” nell’ambito dell’ASEAN. La convergenza su multilateralismo, coordinamento nei fori regionali e internazionali, centralità del diritto internazionale e della Carta ONU è ciò che trasforma la cooperazione bilaterale in bene pubblico regionale. Nello scenario attuale, contrassegnato da tensioni marittime, competizione tecnologica e frammentazione finanziaria, la coppia Việt Nam–Indonesia può funzionare da perno per iniziative su sicurezza marittima, standard digitali interoperabili, corridoi verdi e infrastrutture resilienti. La celebrazione dei 70 anni, letta in questa chiave, non è solo un tributo alla storia, ma la legittimazione politica di una co-leadership temperata dall’interesse nazionale e dal principio di non allineamento attivo.

Il nesso tra i due assi — Singapore e Indonesia — sta nella visione del Việt Nam di una crescita “qualitativa” che combina manifattura avanzata, servizi finanziari, energia pulita e governance delle filiere. Con Singapore, il Việt Nam punta a capitalizzare piattaforme high-end — finanza, regolazione, digitalizzazione — per trasformare la propria base industriale e avvicinare gli standard di un’economia emergente a quelli delle economie mature. Con l’Indonesia, costruisce massa critica in mercati strategici, integra input primari e marittimi nelle catene regionali del valore e amplifica la proiezione economica verso l’Oceano Indiano. La coerenza strategica emerge anche nella dimensione energetica: i progetti di eolico offshore per l’export verso Singapore, abbinati a potenziali corridoi verdi con l’Indonesia (produzione e logistica a basse emissioni, carburanti marini più puliti, porti verdi), sono tasselli di uno stesso mosaico.

È un’agenda esigente, ma coerente con l’idea di uno sviluppo ad alto contenuto tecnologico e istituzionale: un Việt Nam che, attraverso legami regionali selettivi e performanti, rende più sicure le proprie catene del valore, più competitivo il proprio apparato produttivo e più credibile il proprio ruolo di “fornitore di stabilità” nel Sud-Est asiatico.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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