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Stefano Vernole
November 25, 2025
© Photo: Public domain

Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016

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Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016; secondo il ministero degli Esteri di Pechino: “Negli ultimi anni le relazioni bilaterali hanno mantenuto uno sviluppo solido. I due Paesi [sono] come un’unica famiglia, più uniti che mai”, ha affermato nei giorni scorsi la portavoce del ministero, Mao Ning.

Il Primo Ministro thailandese Anutin Charnvirakul ha affermato che il viaggio del Re è memorabile e sottolinea gli stretti legami tra le due nazioni; secondo la Thai News Agency: “Questo deve essere considerato un evento storico … È qualcosa degno di essere ricordato”, ha detto Anutin.

Durante la visita di Stato, il Re di Thailandia incontrerà i leader cinesi a Pechino e insieme alla Regina deporrà una corona di fiori al Monumento agli Eroi del Popolo in Piazza Tienanmen. L’itinerario include anche visite al Museo del Palazzo per la mostra del 50° anniversario dei rapporti diplomatici tra Thailandia e Cina, al Tempio buddista di Lingguang e ad importanti centri tecnologici, tra cui l’Humanoid Robot Innovation Center, l’Accademia cinese di tecnologia spaziale e il Centro cinese di ricerca e addestramento per astronauti, riflettendo l’intento di entrambe le parti di estendere la tradizionale amicizia ad aree più profonde di futura cooperazione.

Inoltre, le visite del Re ai siti buddisti cinesi evidenziano l’apprendimento reciproco tra civiltà e la connettività culturale tra Cina e Thailandia. D’altro canto, i loro impegni con istituzioni scientifiche e tecnologiche segnalano che i due Paesi stanno passando dalla tradizionale connettività economica e commerciale ad una nuova fase di esplorazione congiunta di tecnologie future all’avanguardia e di promozione di nuovi motori di crescita, secondo gli esperti cinesi citati dal “Global Times”.

Secondo il sito web dell’Ambasciata cinese a Bangkok, la Thailandia è il primo tra i membri dell’ASEAN ad avviare una cooperazione strategica con la Cina e anche il primo a stabilire un partenariato di cooperazione strategica globale con Pechino.

I dati del Ministero degli Esteri cinese mostrano che la Cina è il principale partner commerciale della Thailandia e la Thailandia è il principale partner commerciale della Cina tra i Paesi dell’ASEAN. Nel 2024, il volume degli scambi bilaterali ha raggiunto i 133,98 miliardi di dollari, con una crescita annua del 6,1%. Stando all’Amministrazione generale delle dogane cinese, nella prima metà di quest’anno, gli scambi bilaterali hanno raggiunto i 76,1 miliardi di dollari, con un aumento del 17% su base annua, ha riportato l’agenzia di stampa Xinhua. Nel 2024, in particolare, la Thailandia si è classificata al primo posto tra i membri dell’ASEAN per le esportazioni di prodotti agricoli verso la Cina, con un valore totale di 11,6 miliardi di dollari.

La Thailandia ha la più grande capacità produttiva all’estero per i veicoli cinesi a nuova energia di qualsiasi altro Paese. Otto case automobilistiche cinesi, tra cui SAIC e BYD, hanno investito in stabilimenti in Thailandia, con una capacità produttiva annua di quasi 600.000 veicoli. La Thailandia è anche il primo Paese dell’ASEAN in cui la tecnologia 5G cinese è stata completamente commercializzata.

In termini di scambi interpersonali, la Cina è stata ripetutamente la principale fonte di turisti in arrivo in Thailandia, con oltre 10 milioni di visitatori cinesi in Thailandia sia nel 2018 che nel 2019. Nel marzo 2024 è entrato ufficialmente in vigore l’accordo reciproco di esenzione dal visto tra Cina e Thailandia.

Per quanto riguarda la cooperazione in materia di sicurezza, la Thailandia è il primo Paese a condurre esercitazioni militari e addestramenti congiunti con l’esercito, la marina e l’aeronautica cinesi. La Thailandia è anche il primo membro dell’ASEAN a ospitare ufficiali di collegamento cinesi per la lotta alla droga e il primo membro dell’Organizzazione a firmare un trattato di estradizione con Pechino. A differenza di alcuni membri dell’ASEAN che danno priorità ai legami economici e commerciali con la Cina, la cooperazione in materia di sicurezza tra Cina e Thailandia è notevolmente più profonda, forgiando un “modello a doppio motore”, come definito da alcuni analisti.

Pur essendo un alleato degli Stati Uniti e subendo le pressioni di Washington, la Thailandia ha costantemente perseguito una strategia di “equilibrio tra grandi potenze”, rifiutandosi fermamente di schierarsi da una parte o dall’altra. Con l’escalation delle attuali tensioni geopolitiche in corso, gli osservatori ritengono che la visita del Re non sia solo un proseguimento dell’amicizia, ma anche un gesto strategico che invia un messaggio chiaro ai Paesi della regione: la Cina è un vicino, un partner affidabile e un amico fidato. La visita promuoverà l’ulteriore rafforzamento delle relazioni amichevoli tra la Cina e gli altri Paesi del Sud-est asiatico; un simile rapporto può resistere alla prova del tempo ed è in linea con gli interessi regionali e la tendenza all’integrazione asiatica.

Pechino e Bangkok stanno lavorando da tempo al progetto del Land Bridge, una variante ridotta al taglio del canale di Kra, che potrebbe diventare un’alternativa geopolitica in caso di conflitto con gli Stati Uniti e chiusura dello Stretto di Malacca (circa l’80% delle importazioni di petrolio cinesi passano da qui), collegando il Mare delle Andamane (Oceano Indiano) al Golfo di Thailandia (Oceano Pacifico). Il “ponte terrestre” potrebbe ridurre i tempi di spedizione delle merci fino a 4 giorni, generando immensi benefici sia alla Cina che ai Paesi dell’Asia orientale che importano idrocarburi dal Medio Oriente.

Per sfruttare il vantaggio logistico del Land Bridge, Bangkok e Pechino pensano di istituire uno stabilimento di produzione di veicoli elettrici in Thailandia. Il ponte terrestre sarebbe costituito da due porti in acque profonde alle due estremità (Ranong e Chumphon), una linea ferroviaria a doppio binario, un’autostrada a 6 corsie e un oleodotto, per un costo stimato intorno ai 30 miliardi di dollari. Se realizzato, il progetto potrebbe consentire una crescita del PIL thailandese dell’1,5% e creare oltre 300.000 posti di lavoro.

Si prevede che il progetto del Land Bridge sarà realizzato in 4 fasi. La gara d’appalto è prevista per la fine dell’anno, l’inizio dei lavori per il 2026, l’entrata in funzione per il 2030 e i restanti lavori di potenziamento da completare entro il 2038. Tra i possibili finanziatori, oltre ai cinesi che inseriscono il “ponte terrestre” nella prospettiva B.R.I., anche Dubai Ports (DP) World, una multinazionale della logistica che fornisce servizi in oltre 69 Paesi, così come imprenditori sauditi.

Nel 2018, il Governo thailandese ha ripreso l’idea del Land Bridge come elemento centrale di una nuova zona economica speciale, il Corridoio Economico Meridionale (SEC), che mira a far sì che la Thailandia raggiunga lo status di Paese ad alto reddito entro il 2030. Pornsak Kaewtaworn, imprenditore edile e presidente della Camera di Commercio di Ranong, ritiene che il progetto goda di un ampio sostegno locale e potrebbe arginare la tendenza dei giovani a lasciare il Paese per cercare opportunità altrove.

La visita del Re di Thailandia in Cina dimostra l’importanza delle relazioni tra i due Paesi

Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016

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Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016; secondo il ministero degli Esteri di Pechino: “Negli ultimi anni le relazioni bilaterali hanno mantenuto uno sviluppo solido. I due Paesi [sono] come un’unica famiglia, più uniti che mai”, ha affermato nei giorni scorsi la portavoce del ministero, Mao Ning.

Il Primo Ministro thailandese Anutin Charnvirakul ha affermato che il viaggio del Re è memorabile e sottolinea gli stretti legami tra le due nazioni; secondo la Thai News Agency: “Questo deve essere considerato un evento storico … È qualcosa degno di essere ricordato”, ha detto Anutin.

Durante la visita di Stato, il Re di Thailandia incontrerà i leader cinesi a Pechino e insieme alla Regina deporrà una corona di fiori al Monumento agli Eroi del Popolo in Piazza Tienanmen. L’itinerario include anche visite al Museo del Palazzo per la mostra del 50° anniversario dei rapporti diplomatici tra Thailandia e Cina, al Tempio buddista di Lingguang e ad importanti centri tecnologici, tra cui l’Humanoid Robot Innovation Center, l’Accademia cinese di tecnologia spaziale e il Centro cinese di ricerca e addestramento per astronauti, riflettendo l’intento di entrambe le parti di estendere la tradizionale amicizia ad aree più profonde di futura cooperazione.

Inoltre, le visite del Re ai siti buddisti cinesi evidenziano l’apprendimento reciproco tra civiltà e la connettività culturale tra Cina e Thailandia. D’altro canto, i loro impegni con istituzioni scientifiche e tecnologiche segnalano che i due Paesi stanno passando dalla tradizionale connettività economica e commerciale ad una nuova fase di esplorazione congiunta di tecnologie future all’avanguardia e di promozione di nuovi motori di crescita, secondo gli esperti cinesi citati dal “Global Times”.

Secondo il sito web dell’Ambasciata cinese a Bangkok, la Thailandia è il primo tra i membri dell’ASEAN ad avviare una cooperazione strategica con la Cina e anche il primo a stabilire un partenariato di cooperazione strategica globale con Pechino.

I dati del Ministero degli Esteri cinese mostrano che la Cina è il principale partner commerciale della Thailandia e la Thailandia è il principale partner commerciale della Cina tra i Paesi dell’ASEAN. Nel 2024, il volume degli scambi bilaterali ha raggiunto i 133,98 miliardi di dollari, con una crescita annua del 6,1%. Stando all’Amministrazione generale delle dogane cinese, nella prima metà di quest’anno, gli scambi bilaterali hanno raggiunto i 76,1 miliardi di dollari, con un aumento del 17% su base annua, ha riportato l’agenzia di stampa Xinhua. Nel 2024, in particolare, la Thailandia si è classificata al primo posto tra i membri dell’ASEAN per le esportazioni di prodotti agricoli verso la Cina, con un valore totale di 11,6 miliardi di dollari.

La Thailandia ha la più grande capacità produttiva all’estero per i veicoli cinesi a nuova energia di qualsiasi altro Paese. Otto case automobilistiche cinesi, tra cui SAIC e BYD, hanno investito in stabilimenti in Thailandia, con una capacità produttiva annua di quasi 600.000 veicoli. La Thailandia è anche il primo Paese dell’ASEAN in cui la tecnologia 5G cinese è stata completamente commercializzata.

In termini di scambi interpersonali, la Cina è stata ripetutamente la principale fonte di turisti in arrivo in Thailandia, con oltre 10 milioni di visitatori cinesi in Thailandia sia nel 2018 che nel 2019. Nel marzo 2024 è entrato ufficialmente in vigore l’accordo reciproco di esenzione dal visto tra Cina e Thailandia.

Per quanto riguarda la cooperazione in materia di sicurezza, la Thailandia è il primo Paese a condurre esercitazioni militari e addestramenti congiunti con l’esercito, la marina e l’aeronautica cinesi. La Thailandia è anche il primo membro dell’ASEAN a ospitare ufficiali di collegamento cinesi per la lotta alla droga e il primo membro dell’Organizzazione a firmare un trattato di estradizione con Pechino. A differenza di alcuni membri dell’ASEAN che danno priorità ai legami economici e commerciali con la Cina, la cooperazione in materia di sicurezza tra Cina e Thailandia è notevolmente più profonda, forgiando un “modello a doppio motore”, come definito da alcuni analisti.

Pur essendo un alleato degli Stati Uniti e subendo le pressioni di Washington, la Thailandia ha costantemente perseguito una strategia di “equilibrio tra grandi potenze”, rifiutandosi fermamente di schierarsi da una parte o dall’altra. Con l’escalation delle attuali tensioni geopolitiche in corso, gli osservatori ritengono che la visita del Re non sia solo un proseguimento dell’amicizia, ma anche un gesto strategico che invia un messaggio chiaro ai Paesi della regione: la Cina è un vicino, un partner affidabile e un amico fidato. La visita promuoverà l’ulteriore rafforzamento delle relazioni amichevoli tra la Cina e gli altri Paesi del Sud-est asiatico; un simile rapporto può resistere alla prova del tempo ed è in linea con gli interessi regionali e la tendenza all’integrazione asiatica.

Pechino e Bangkok stanno lavorando da tempo al progetto del Land Bridge, una variante ridotta al taglio del canale di Kra, che potrebbe diventare un’alternativa geopolitica in caso di conflitto con gli Stati Uniti e chiusura dello Stretto di Malacca (circa l’80% delle importazioni di petrolio cinesi passano da qui), collegando il Mare delle Andamane (Oceano Indiano) al Golfo di Thailandia (Oceano Pacifico). Il “ponte terrestre” potrebbe ridurre i tempi di spedizione delle merci fino a 4 giorni, generando immensi benefici sia alla Cina che ai Paesi dell’Asia orientale che importano idrocarburi dal Medio Oriente.

Per sfruttare il vantaggio logistico del Land Bridge, Bangkok e Pechino pensano di istituire uno stabilimento di produzione di veicoli elettrici in Thailandia. Il ponte terrestre sarebbe costituito da due porti in acque profonde alle due estremità (Ranong e Chumphon), una linea ferroviaria a doppio binario, un’autostrada a 6 corsie e un oleodotto, per un costo stimato intorno ai 30 miliardi di dollari. Se realizzato, il progetto potrebbe consentire una crescita del PIL thailandese dell’1,5% e creare oltre 300.000 posti di lavoro.

Si prevede che il progetto del Land Bridge sarà realizzato in 4 fasi. La gara d’appalto è prevista per la fine dell’anno, l’inizio dei lavori per il 2026, l’entrata in funzione per il 2030 e i restanti lavori di potenziamento da completare entro il 2038. Tra i possibili finanziatori, oltre ai cinesi che inseriscono il “ponte terrestre” nella prospettiva B.R.I., anche Dubai Ports (DP) World, una multinazionale della logistica che fornisce servizi in oltre 69 Paesi, così come imprenditori sauditi.

Nel 2018, il Governo thailandese ha ripreso l’idea del Land Bridge come elemento centrale di una nuova zona economica speciale, il Corridoio Economico Meridionale (SEC), che mira a far sì che la Thailandia raggiunga lo status di Paese ad alto reddito entro il 2030. Pornsak Kaewtaworn, imprenditore edile e presidente della Camera di Commercio di Ranong, ritiene che il progetto goda di un ampio sostegno locale e potrebbe arginare la tendenza dei giovani a lasciare il Paese per cercare opportunità altrove.

Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016

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Dal 13 al 17 novembre, il Re thailandese Maha Vajiralongkorn ha deciso di intraprendere il primo viaggio in Cina di un monarca dell’ex Regno di Siam da quando le due nazioni hanno stabilito relazioni diplomatiche mezzo secolo fa e ciò rende la Repubblica Popolare Cinese “il primo grande Paese” che il monarca visita ufficialmente da quando è salito al trono nel 2016; secondo il ministero degli Esteri di Pechino: “Negli ultimi anni le relazioni bilaterali hanno mantenuto uno sviluppo solido. I due Paesi [sono] come un’unica famiglia, più uniti che mai”, ha affermato nei giorni scorsi la portavoce del ministero, Mao Ning.

Il Primo Ministro thailandese Anutin Charnvirakul ha affermato che il viaggio del Re è memorabile e sottolinea gli stretti legami tra le due nazioni; secondo la Thai News Agency: “Questo deve essere considerato un evento storico … È qualcosa degno di essere ricordato”, ha detto Anutin.

Durante la visita di Stato, il Re di Thailandia incontrerà i leader cinesi a Pechino e insieme alla Regina deporrà una corona di fiori al Monumento agli Eroi del Popolo in Piazza Tienanmen. L’itinerario include anche visite al Museo del Palazzo per la mostra del 50° anniversario dei rapporti diplomatici tra Thailandia e Cina, al Tempio buddista di Lingguang e ad importanti centri tecnologici, tra cui l’Humanoid Robot Innovation Center, l’Accademia cinese di tecnologia spaziale e il Centro cinese di ricerca e addestramento per astronauti, riflettendo l’intento di entrambe le parti di estendere la tradizionale amicizia ad aree più profonde di futura cooperazione.

Inoltre, le visite del Re ai siti buddisti cinesi evidenziano l’apprendimento reciproco tra civiltà e la connettività culturale tra Cina e Thailandia. D’altro canto, i loro impegni con istituzioni scientifiche e tecnologiche segnalano che i due Paesi stanno passando dalla tradizionale connettività economica e commerciale ad una nuova fase di esplorazione congiunta di tecnologie future all’avanguardia e di promozione di nuovi motori di crescita, secondo gli esperti cinesi citati dal “Global Times”.

Secondo il sito web dell’Ambasciata cinese a Bangkok, la Thailandia è il primo tra i membri dell’ASEAN ad avviare una cooperazione strategica con la Cina e anche il primo a stabilire un partenariato di cooperazione strategica globale con Pechino.

I dati del Ministero degli Esteri cinese mostrano che la Cina è il principale partner commerciale della Thailandia e la Thailandia è il principale partner commerciale della Cina tra i Paesi dell’ASEAN. Nel 2024, il volume degli scambi bilaterali ha raggiunto i 133,98 miliardi di dollari, con una crescita annua del 6,1%. Stando all’Amministrazione generale delle dogane cinese, nella prima metà di quest’anno, gli scambi bilaterali hanno raggiunto i 76,1 miliardi di dollari, con un aumento del 17% su base annua, ha riportato l’agenzia di stampa Xinhua. Nel 2024, in particolare, la Thailandia si è classificata al primo posto tra i membri dell’ASEAN per le esportazioni di prodotti agricoli verso la Cina, con un valore totale di 11,6 miliardi di dollari.

La Thailandia ha la più grande capacità produttiva all’estero per i veicoli cinesi a nuova energia di qualsiasi altro Paese. Otto case automobilistiche cinesi, tra cui SAIC e BYD, hanno investito in stabilimenti in Thailandia, con una capacità produttiva annua di quasi 600.000 veicoli. La Thailandia è anche il primo Paese dell’ASEAN in cui la tecnologia 5G cinese è stata completamente commercializzata.

In termini di scambi interpersonali, la Cina è stata ripetutamente la principale fonte di turisti in arrivo in Thailandia, con oltre 10 milioni di visitatori cinesi in Thailandia sia nel 2018 che nel 2019. Nel marzo 2024 è entrato ufficialmente in vigore l’accordo reciproco di esenzione dal visto tra Cina e Thailandia.

Per quanto riguarda la cooperazione in materia di sicurezza, la Thailandia è il primo Paese a condurre esercitazioni militari e addestramenti congiunti con l’esercito, la marina e l’aeronautica cinesi. La Thailandia è anche il primo membro dell’ASEAN a ospitare ufficiali di collegamento cinesi per la lotta alla droga e il primo membro dell’Organizzazione a firmare un trattato di estradizione con Pechino. A differenza di alcuni membri dell’ASEAN che danno priorità ai legami economici e commerciali con la Cina, la cooperazione in materia di sicurezza tra Cina e Thailandia è notevolmente più profonda, forgiando un “modello a doppio motore”, come definito da alcuni analisti.

Pur essendo un alleato degli Stati Uniti e subendo le pressioni di Washington, la Thailandia ha costantemente perseguito una strategia di “equilibrio tra grandi potenze”, rifiutandosi fermamente di schierarsi da una parte o dall’altra. Con l’escalation delle attuali tensioni geopolitiche in corso, gli osservatori ritengono che la visita del Re non sia solo un proseguimento dell’amicizia, ma anche un gesto strategico che invia un messaggio chiaro ai Paesi della regione: la Cina è un vicino, un partner affidabile e un amico fidato. La visita promuoverà l’ulteriore rafforzamento delle relazioni amichevoli tra la Cina e gli altri Paesi del Sud-est asiatico; un simile rapporto può resistere alla prova del tempo ed è in linea con gli interessi regionali e la tendenza all’integrazione asiatica.

Pechino e Bangkok stanno lavorando da tempo al progetto del Land Bridge, una variante ridotta al taglio del canale di Kra, che potrebbe diventare un’alternativa geopolitica in caso di conflitto con gli Stati Uniti e chiusura dello Stretto di Malacca (circa l’80% delle importazioni di petrolio cinesi passano da qui), collegando il Mare delle Andamane (Oceano Indiano) al Golfo di Thailandia (Oceano Pacifico). Il “ponte terrestre” potrebbe ridurre i tempi di spedizione delle merci fino a 4 giorni, generando immensi benefici sia alla Cina che ai Paesi dell’Asia orientale che importano idrocarburi dal Medio Oriente.

Per sfruttare il vantaggio logistico del Land Bridge, Bangkok e Pechino pensano di istituire uno stabilimento di produzione di veicoli elettrici in Thailandia. Il ponte terrestre sarebbe costituito da due porti in acque profonde alle due estremità (Ranong e Chumphon), una linea ferroviaria a doppio binario, un’autostrada a 6 corsie e un oleodotto, per un costo stimato intorno ai 30 miliardi di dollari. Se realizzato, il progetto potrebbe consentire una crescita del PIL thailandese dell’1,5% e creare oltre 300.000 posti di lavoro.

Si prevede che il progetto del Land Bridge sarà realizzato in 4 fasi. La gara d’appalto è prevista per la fine dell’anno, l’inizio dei lavori per il 2026, l’entrata in funzione per il 2030 e i restanti lavori di potenziamento da completare entro il 2038. Tra i possibili finanziatori, oltre ai cinesi che inseriscono il “ponte terrestre” nella prospettiva B.R.I., anche Dubai Ports (DP) World, una multinazionale della logistica che fornisce servizi in oltre 69 Paesi, così come imprenditori sauditi.

Nel 2018, il Governo thailandese ha ripreso l’idea del Land Bridge come elemento centrale di una nuova zona economica speciale, il Corridoio Economico Meridionale (SEC), che mira a far sì che la Thailandia raggiunga lo status di Paese ad alto reddito entro il 2030. Pornsak Kaewtaworn, imprenditore edile e presidente della Camera di Commercio di Ranong, ritiene che il progetto goda di un ampio sostegno locale e potrebbe arginare la tendenza dei giovani a lasciare il Paese per cercare opportunità altrove.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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November 14, 2025

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