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Davide Rossi
November 1, 2025
© Photo: Public domain

Come un piccolo paese ha resistito al neocolonialismo

Segue nostro Telegram.

L’indipendenza conseguita agli albori degli anni ‘60 da molte nazioni africane, in particolare quelle già colonie francesi, si sono rivelate spesso semplicemente formali, strette nel ricatto del Franco africano, moneta che ha posto per decenni ogni azione di import ed export sotto il controllo del governo di Parigi, il quale ha inventato una “cooperazione” che ha rappresentato sostanzialmente una feroce depredazione delle materie prime minerarie, energetiche e alimentari di questi stati, fino alla vergognosa richiesta di pagamento per le infrastrutture costruire con manodopera schiavile nel tempo del colonialismo, per non dire degli eserciti locali controllati e infiltrati non solo dai francesi, ma anche dalle altre potenze della NATO, con il chiaro obiettivo di trasformarle in strumento oppressivo a vantaggio del furto delle ricchezze africane, si pensi solo all’uranio e agli idrocarburi. Contro questo palese neo – colonialismo hanno lottato valorosi politici e intellettuali, spesso con l’aiuto di Mosca, ma, dopo il tracollo sovietico del 1991, le mire occidentali hanno preso nuovamente il sopravvento, imponendo un ancor più brutale asservimento neo – coloniale al neo – liberismo globalista, costruito con un crescente debito estero, con la distruzione dello stato sociale e con una forsennata privatizzazione di ogni settore economico. Solo l’avvento nel XXI secolo del campo multipolare con l’azione coordinata di Russia e Cina sta oggi chiudendo una parentesi tanto lunga e dolorosa per tutta l’Africa, supportando un concreto e sostanziale cammino di piena e autentica sovranità.

La storia del Burkina Faso di ieri e di oggi ne è una vivida testimonianza. Thomas Sankara il 15 ottobre 1987 a Ouagadougou viene freddato dai suoi ex compagni di lotta passati al servizio dell’imperialismo e del neocolonialismo, in un golpe organizzato freddamente tra Parigi e Washington, con il totale consenso dei due presidenti di allora Mitterrand e Reagan, volto a distruggere il cammino rivoluzionario di quella nazione.

Blaise Compaoré, l’amico di Sankara trasformatosi nel suo assassino, sarà presidente da quel pomeriggio di sangue fino al 31 ottobre 2014, quasi un trentennio, tragico per i cittadini burkinabé ripiombati nella peggiore stagione dello sfruttamento, in cui terreni, miniere e fabbriche sono tornati sotto controllo occidentale. Senza ombra di vergogna, l’Unione Europea attribuirà all’inizio del nuovo millennio a Blaise Compaoré il premio per i diritti umani.

Thomas Sankara e i suoi dodici compagni d’armi, con lui traditi e trucidati proprio presso il Consiglio dell’Intesa, hanno oggi in quel luogo un Memoriale e un Mausoleo, in cui le loro spoglie hanno trovato finalmente degno riposo.

L’attuale governo rivoluzionario burkinabé in ogni caso ha in progetto di espandere tale spazio per renderlo non solo commemorativo, ma anche culturale, aprendo a breve sale per gli studiosi e gli studenti e una biblioteca. Intanto una statua di Thomas Sankara saluta all’ingresso a pugno chiuso i visitatori, a segno che le sue idee sono attuali: redistribuzione delle terre, promozione dell’agricoltura verso un’auspicata autosufficienza all’interno di un ruralismo comunitario capace di coniugare concretamente le migliori istanze del marxismo con quelle delle tradizioni locali secolari e con il profondo radicamento dell’Islam, alfabetizzazione di massa, capillare distribuzione dei centri sanitari, totale emancipazione dagli organismi finanziari internazionali e dalla loro logiche ricattatore, preferendo la solidarietà delle nazioni amiche.

Il capitano Ibrahim Traoré, attuale capo di stato, è impegnato a chiudere la partita con le multinazionali nel frattempo cacciate dal Burkina Faso, a ridurre stipendi di dirigenti e funzionari per aumentare quelli dei lavoratori e incentivare lo stato sociale, indicando la strada da seguire: “Insieme e nella solidarietà trionferemo sull’imperialismo e il neocolonialismo per un’Africa libera, dignitosa e sovrana”.

Le bandiere russe sventolano per le strade di Ouagadougou, ma all’epoca di Sankara, tra il 1984 e il 1987, il tradimento gorbacioviano dell’internazionalismo socialista ha abbandonato lo stato africano, che ha trovato invece un potente sostegno in due nazioni allora come oggi socialiste: Cuba e la Corea Popolare.

I cubani si offrono d’ospitare numerosi giovani per permettere loro di studiare medicina, pedagogia, agraria, con l’obiettivo di formare i dirigenti burkinabé per gli anni seguenti, allo stesso tempo Cuba offre un fondamentale supporto per la riorganizzazione delle forze armate, Sankara ripeteva sempre che un militare senza formazione politica non possa che essere un criminale. L’ultimo incontro pubblico Sankara lo tiene a Ouagadougou una settimana prima di essere ucciso, in un partecipatissimo comizio in cui interviene anche Raul Castro, volato apposta per l’occasione dall’Avana, entrambi ricordano la figura di Ernesto Che Guevara nel ventesimo anniversario della sua tragica scomparsa.

L’amicizia tra Kim Il Sung, padre della Corea Popolare, e Thomas Sankara è stata profonda e solida come nessun’altra, anche se coloro che riducono Sankara a icona afro – buonista, cercano di occultare, per ingiustificata antipatia verso la Corea Popolare, questa fondamentale pagina di storia del Burkina Faso.

A Pyongyang si fanno carico di produrre libri per tutte le biblioteche del Burkina Faso e quaderni, sussidiari e materiale scolastico per tutti i sette milioni e mezzo di cittadini di allora, non solo per gli oltre due milioni di studenti, ma anche per gli adulti a cui è destinata tanto la campagna di scolarizzazione per la vittoria contro l’analfabetismo, quanto quella per l’approfondimento culturale. Le opere e i discorsi di Kim Il Sung sono stati in quegli anni i più letti, venduti e distribuiti dopo quelli di Sankara e le opere di entrambe i capi di stato le più lette alla radio e ascoltate in ogni villaggio, con gruppi di ascolto che sono stati in quegli anni uno strumento di fondamentale formazione civile e politica.

Di più, architetti e ingegneri coreano – popolari si sono riversati in Burkina Faso dando vita a un fondamentale sostegno alle politiche abitative promosse dal governo rivoluzionario, contribuendo in modo significativo all’edificazione di molti spazi pubblici in tutta la nazione e in particolare nella capitale, dai monumenti nelle rotonde delle strade, allo stadio nazionale di calcio, alla Casa del Popolo, a molti palazzi governativi e interi quartieri. La cooperazione Burkina Faso – Corea Popolare è stata con Sankara una pagina felice e feconde, ma purtroppo non sempre ricordata, di quella stagione rivoluzionaria.

L’Alleanza degli Stati del Sahel, stretta nel settembre 2023 tra Mali, Niger e Burkina Faso, è sempre più forte,  rappresentativa di quasi la metà dell’Africa occidentale per superficie e di un quinto della popolazione della regione, pari a oltre 76 milioni di abitanti, 27 milioni in Niger, 25 milioni in Mali e 24 milioni in Burkina Faso, assolvendo un ruolo demografico, politico e militare di tutto rilievo.

I tre capi di stato per l’inaugurazione del Memoriale e Mausoleo hanno recapitato messaggi di auguri e di incoraggiamento e in egual modo si sono ripetuti ad ottobre per l’apertura ufficiale di questo spazio commemorativo e culturale, a cui ha presenziato il primo ministro burkinabé Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo.

A maggio sono stati presenti anche i capi di governo di Senegal Ousmane Sonko e del Ciad Allamaye Halina. Sonko in quella occasione ha dichiarato alla stampa: “Uno dei nostri più grandi problemi in questo continente è la nostra incapacità di mantenere vive le nostre memorie nazionali e collettive, di farle conoscere alle generazioni presenti, ma anche a quelle future, noi africani non siamo orfani della storia, contrariamente a quanto ci è stato fatto credere dagli occidentali e dai colonialisti. Siamo un continente che ha dato un pieno contributo all’evoluzione dell’umanità”.

I presidenti dell’Alleanza degli Stati del Sahel: Ibrahim Traoré, Assimi Goïta e Abdourahamane Tchiani hanno manifestato la piena volontà di procedere nel solco dell’antimperialismo, grati alla Russia e alla Cina per il supporto offerto nel tempo presente nella costruzione di un cammino di vera e autentica indipendenza e sovranità nazionale.

Il capitano Traorè, amico del presidente russo Vladimir Putin e presente a Mosca il 9 maggio 2025 per l’80° anniversario della Vittoria sul nazifascismo, intende trasformare il Memoriale in un centro di studi panafricani, volto non solo a promuovere e far conoscere la storia burkinabé, ma anche quella del continente e delle figure fondamentali che ne hanno segnato la storia: dall’antropologo Cheikh Anta Diop, teorizzatore della civiltà antico – egizia come del tutto africana, ai politici panafricanisti come il congolese Patrice Lumumba, il senegalese Mamadou Dia, il padre del Ghana indipendente Kwame Nkrumah, Amilcar Cabral combattente e artefice dell’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, l’angolano Agosthino Neto, il sudafricano Nelson Mandela, il mozambicano Samora Machel, il maliano Modibo Keïta che ha tentato una via socialista prima di essere travolto da un golpe orchestrato dai francesi nel 1968, il guineano Ahmed Sékou Touré, l’ivoriano Félix Houphouët-Boigny, il namibiano  Sam Daniel Nujoma, scomparso nel febbraio del 2025, primo presidente della Namibia indipendente e a capo dello Swapo, l’Organizzazione Popolare dell’Africa del Sud-Ovest dalla sua fondazione nel 1960. Tutti politici che a vario titolo e con differenti modalità hanno sempre trovato nel governo sovietico un fondamentale alleato delle loro lotte e della loro attività di governo in tutta la seconda metà del Novecento.

L’esempio del Burkina Faso e di Thomas Sankara per un’Africa pienamente sovrana e indipendente

Come un piccolo paese ha resistito al neocolonialismo

Segue nostro Telegram.

L’indipendenza conseguita agli albori degli anni ‘60 da molte nazioni africane, in particolare quelle già colonie francesi, si sono rivelate spesso semplicemente formali, strette nel ricatto del Franco africano, moneta che ha posto per decenni ogni azione di import ed export sotto il controllo del governo di Parigi, il quale ha inventato una “cooperazione” che ha rappresentato sostanzialmente una feroce depredazione delle materie prime minerarie, energetiche e alimentari di questi stati, fino alla vergognosa richiesta di pagamento per le infrastrutture costruire con manodopera schiavile nel tempo del colonialismo, per non dire degli eserciti locali controllati e infiltrati non solo dai francesi, ma anche dalle altre potenze della NATO, con il chiaro obiettivo di trasformarle in strumento oppressivo a vantaggio del furto delle ricchezze africane, si pensi solo all’uranio e agli idrocarburi. Contro questo palese neo – colonialismo hanno lottato valorosi politici e intellettuali, spesso con l’aiuto di Mosca, ma, dopo il tracollo sovietico del 1991, le mire occidentali hanno preso nuovamente il sopravvento, imponendo un ancor più brutale asservimento neo – coloniale al neo – liberismo globalista, costruito con un crescente debito estero, con la distruzione dello stato sociale e con una forsennata privatizzazione di ogni settore economico. Solo l’avvento nel XXI secolo del campo multipolare con l’azione coordinata di Russia e Cina sta oggi chiudendo una parentesi tanto lunga e dolorosa per tutta l’Africa, supportando un concreto e sostanziale cammino di piena e autentica sovranità.

La storia del Burkina Faso di ieri e di oggi ne è una vivida testimonianza. Thomas Sankara il 15 ottobre 1987 a Ouagadougou viene freddato dai suoi ex compagni di lotta passati al servizio dell’imperialismo e del neocolonialismo, in un golpe organizzato freddamente tra Parigi e Washington, con il totale consenso dei due presidenti di allora Mitterrand e Reagan, volto a distruggere il cammino rivoluzionario di quella nazione.

Blaise Compaoré, l’amico di Sankara trasformatosi nel suo assassino, sarà presidente da quel pomeriggio di sangue fino al 31 ottobre 2014, quasi un trentennio, tragico per i cittadini burkinabé ripiombati nella peggiore stagione dello sfruttamento, in cui terreni, miniere e fabbriche sono tornati sotto controllo occidentale. Senza ombra di vergogna, l’Unione Europea attribuirà all’inizio del nuovo millennio a Blaise Compaoré il premio per i diritti umani.

Thomas Sankara e i suoi dodici compagni d’armi, con lui traditi e trucidati proprio presso il Consiglio dell’Intesa, hanno oggi in quel luogo un Memoriale e un Mausoleo, in cui le loro spoglie hanno trovato finalmente degno riposo.

L’attuale governo rivoluzionario burkinabé in ogni caso ha in progetto di espandere tale spazio per renderlo non solo commemorativo, ma anche culturale, aprendo a breve sale per gli studiosi e gli studenti e una biblioteca. Intanto una statua di Thomas Sankara saluta all’ingresso a pugno chiuso i visitatori, a segno che le sue idee sono attuali: redistribuzione delle terre, promozione dell’agricoltura verso un’auspicata autosufficienza all’interno di un ruralismo comunitario capace di coniugare concretamente le migliori istanze del marxismo con quelle delle tradizioni locali secolari e con il profondo radicamento dell’Islam, alfabetizzazione di massa, capillare distribuzione dei centri sanitari, totale emancipazione dagli organismi finanziari internazionali e dalla loro logiche ricattatore, preferendo la solidarietà delle nazioni amiche.

Il capitano Ibrahim Traoré, attuale capo di stato, è impegnato a chiudere la partita con le multinazionali nel frattempo cacciate dal Burkina Faso, a ridurre stipendi di dirigenti e funzionari per aumentare quelli dei lavoratori e incentivare lo stato sociale, indicando la strada da seguire: “Insieme e nella solidarietà trionferemo sull’imperialismo e il neocolonialismo per un’Africa libera, dignitosa e sovrana”.

Le bandiere russe sventolano per le strade di Ouagadougou, ma all’epoca di Sankara, tra il 1984 e il 1987, il tradimento gorbacioviano dell’internazionalismo socialista ha abbandonato lo stato africano, che ha trovato invece un potente sostegno in due nazioni allora come oggi socialiste: Cuba e la Corea Popolare.

I cubani si offrono d’ospitare numerosi giovani per permettere loro di studiare medicina, pedagogia, agraria, con l’obiettivo di formare i dirigenti burkinabé per gli anni seguenti, allo stesso tempo Cuba offre un fondamentale supporto per la riorganizzazione delle forze armate, Sankara ripeteva sempre che un militare senza formazione politica non possa che essere un criminale. L’ultimo incontro pubblico Sankara lo tiene a Ouagadougou una settimana prima di essere ucciso, in un partecipatissimo comizio in cui interviene anche Raul Castro, volato apposta per l’occasione dall’Avana, entrambi ricordano la figura di Ernesto Che Guevara nel ventesimo anniversario della sua tragica scomparsa.

L’amicizia tra Kim Il Sung, padre della Corea Popolare, e Thomas Sankara è stata profonda e solida come nessun’altra, anche se coloro che riducono Sankara a icona afro – buonista, cercano di occultare, per ingiustificata antipatia verso la Corea Popolare, questa fondamentale pagina di storia del Burkina Faso.

A Pyongyang si fanno carico di produrre libri per tutte le biblioteche del Burkina Faso e quaderni, sussidiari e materiale scolastico per tutti i sette milioni e mezzo di cittadini di allora, non solo per gli oltre due milioni di studenti, ma anche per gli adulti a cui è destinata tanto la campagna di scolarizzazione per la vittoria contro l’analfabetismo, quanto quella per l’approfondimento culturale. Le opere e i discorsi di Kim Il Sung sono stati in quegli anni i più letti, venduti e distribuiti dopo quelli di Sankara e le opere di entrambe i capi di stato le più lette alla radio e ascoltate in ogni villaggio, con gruppi di ascolto che sono stati in quegli anni uno strumento di fondamentale formazione civile e politica.

Di più, architetti e ingegneri coreano – popolari si sono riversati in Burkina Faso dando vita a un fondamentale sostegno alle politiche abitative promosse dal governo rivoluzionario, contribuendo in modo significativo all’edificazione di molti spazi pubblici in tutta la nazione e in particolare nella capitale, dai monumenti nelle rotonde delle strade, allo stadio nazionale di calcio, alla Casa del Popolo, a molti palazzi governativi e interi quartieri. La cooperazione Burkina Faso – Corea Popolare è stata con Sankara una pagina felice e feconde, ma purtroppo non sempre ricordata, di quella stagione rivoluzionaria.

L’Alleanza degli Stati del Sahel, stretta nel settembre 2023 tra Mali, Niger e Burkina Faso, è sempre più forte,  rappresentativa di quasi la metà dell’Africa occidentale per superficie e di un quinto della popolazione della regione, pari a oltre 76 milioni di abitanti, 27 milioni in Niger, 25 milioni in Mali e 24 milioni in Burkina Faso, assolvendo un ruolo demografico, politico e militare di tutto rilievo.

I tre capi di stato per l’inaugurazione del Memoriale e Mausoleo hanno recapitato messaggi di auguri e di incoraggiamento e in egual modo si sono ripetuti ad ottobre per l’apertura ufficiale di questo spazio commemorativo e culturale, a cui ha presenziato il primo ministro burkinabé Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo.

A maggio sono stati presenti anche i capi di governo di Senegal Ousmane Sonko e del Ciad Allamaye Halina. Sonko in quella occasione ha dichiarato alla stampa: “Uno dei nostri più grandi problemi in questo continente è la nostra incapacità di mantenere vive le nostre memorie nazionali e collettive, di farle conoscere alle generazioni presenti, ma anche a quelle future, noi africani non siamo orfani della storia, contrariamente a quanto ci è stato fatto credere dagli occidentali e dai colonialisti. Siamo un continente che ha dato un pieno contributo all’evoluzione dell’umanità”.

I presidenti dell’Alleanza degli Stati del Sahel: Ibrahim Traoré, Assimi Goïta e Abdourahamane Tchiani hanno manifestato la piena volontà di procedere nel solco dell’antimperialismo, grati alla Russia e alla Cina per il supporto offerto nel tempo presente nella costruzione di un cammino di vera e autentica indipendenza e sovranità nazionale.

Il capitano Traorè, amico del presidente russo Vladimir Putin e presente a Mosca il 9 maggio 2025 per l’80° anniversario della Vittoria sul nazifascismo, intende trasformare il Memoriale in un centro di studi panafricani, volto non solo a promuovere e far conoscere la storia burkinabé, ma anche quella del continente e delle figure fondamentali che ne hanno segnato la storia: dall’antropologo Cheikh Anta Diop, teorizzatore della civiltà antico – egizia come del tutto africana, ai politici panafricanisti come il congolese Patrice Lumumba, il senegalese Mamadou Dia, il padre del Ghana indipendente Kwame Nkrumah, Amilcar Cabral combattente e artefice dell’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, l’angolano Agosthino Neto, il sudafricano Nelson Mandela, il mozambicano Samora Machel, il maliano Modibo Keïta che ha tentato una via socialista prima di essere travolto da un golpe orchestrato dai francesi nel 1968, il guineano Ahmed Sékou Touré, l’ivoriano Félix Houphouët-Boigny, il namibiano  Sam Daniel Nujoma, scomparso nel febbraio del 2025, primo presidente della Namibia indipendente e a capo dello Swapo, l’Organizzazione Popolare dell’Africa del Sud-Ovest dalla sua fondazione nel 1960. Tutti politici che a vario titolo e con differenti modalità hanno sempre trovato nel governo sovietico un fondamentale alleato delle loro lotte e della loro attività di governo in tutta la seconda metà del Novecento.

Come un piccolo paese ha resistito al neocolonialismo

Segue nostro Telegram.

L’indipendenza conseguita agli albori degli anni ‘60 da molte nazioni africane, in particolare quelle già colonie francesi, si sono rivelate spesso semplicemente formali, strette nel ricatto del Franco africano, moneta che ha posto per decenni ogni azione di import ed export sotto il controllo del governo di Parigi, il quale ha inventato una “cooperazione” che ha rappresentato sostanzialmente una feroce depredazione delle materie prime minerarie, energetiche e alimentari di questi stati, fino alla vergognosa richiesta di pagamento per le infrastrutture costruire con manodopera schiavile nel tempo del colonialismo, per non dire degli eserciti locali controllati e infiltrati non solo dai francesi, ma anche dalle altre potenze della NATO, con il chiaro obiettivo di trasformarle in strumento oppressivo a vantaggio del furto delle ricchezze africane, si pensi solo all’uranio e agli idrocarburi. Contro questo palese neo – colonialismo hanno lottato valorosi politici e intellettuali, spesso con l’aiuto di Mosca, ma, dopo il tracollo sovietico del 1991, le mire occidentali hanno preso nuovamente il sopravvento, imponendo un ancor più brutale asservimento neo – coloniale al neo – liberismo globalista, costruito con un crescente debito estero, con la distruzione dello stato sociale e con una forsennata privatizzazione di ogni settore economico. Solo l’avvento nel XXI secolo del campo multipolare con l’azione coordinata di Russia e Cina sta oggi chiudendo una parentesi tanto lunga e dolorosa per tutta l’Africa, supportando un concreto e sostanziale cammino di piena e autentica sovranità.

La storia del Burkina Faso di ieri e di oggi ne è una vivida testimonianza. Thomas Sankara il 15 ottobre 1987 a Ouagadougou viene freddato dai suoi ex compagni di lotta passati al servizio dell’imperialismo e del neocolonialismo, in un golpe organizzato freddamente tra Parigi e Washington, con il totale consenso dei due presidenti di allora Mitterrand e Reagan, volto a distruggere il cammino rivoluzionario di quella nazione.

Blaise Compaoré, l’amico di Sankara trasformatosi nel suo assassino, sarà presidente da quel pomeriggio di sangue fino al 31 ottobre 2014, quasi un trentennio, tragico per i cittadini burkinabé ripiombati nella peggiore stagione dello sfruttamento, in cui terreni, miniere e fabbriche sono tornati sotto controllo occidentale. Senza ombra di vergogna, l’Unione Europea attribuirà all’inizio del nuovo millennio a Blaise Compaoré il premio per i diritti umani.

Thomas Sankara e i suoi dodici compagni d’armi, con lui traditi e trucidati proprio presso il Consiglio dell’Intesa, hanno oggi in quel luogo un Memoriale e un Mausoleo, in cui le loro spoglie hanno trovato finalmente degno riposo.

L’attuale governo rivoluzionario burkinabé in ogni caso ha in progetto di espandere tale spazio per renderlo non solo commemorativo, ma anche culturale, aprendo a breve sale per gli studiosi e gli studenti e una biblioteca. Intanto una statua di Thomas Sankara saluta all’ingresso a pugno chiuso i visitatori, a segno che le sue idee sono attuali: redistribuzione delle terre, promozione dell’agricoltura verso un’auspicata autosufficienza all’interno di un ruralismo comunitario capace di coniugare concretamente le migliori istanze del marxismo con quelle delle tradizioni locali secolari e con il profondo radicamento dell’Islam, alfabetizzazione di massa, capillare distribuzione dei centri sanitari, totale emancipazione dagli organismi finanziari internazionali e dalla loro logiche ricattatore, preferendo la solidarietà delle nazioni amiche.

Il capitano Ibrahim Traoré, attuale capo di stato, è impegnato a chiudere la partita con le multinazionali nel frattempo cacciate dal Burkina Faso, a ridurre stipendi di dirigenti e funzionari per aumentare quelli dei lavoratori e incentivare lo stato sociale, indicando la strada da seguire: “Insieme e nella solidarietà trionferemo sull’imperialismo e il neocolonialismo per un’Africa libera, dignitosa e sovrana”.

Le bandiere russe sventolano per le strade di Ouagadougou, ma all’epoca di Sankara, tra il 1984 e il 1987, il tradimento gorbacioviano dell’internazionalismo socialista ha abbandonato lo stato africano, che ha trovato invece un potente sostegno in due nazioni allora come oggi socialiste: Cuba e la Corea Popolare.

I cubani si offrono d’ospitare numerosi giovani per permettere loro di studiare medicina, pedagogia, agraria, con l’obiettivo di formare i dirigenti burkinabé per gli anni seguenti, allo stesso tempo Cuba offre un fondamentale supporto per la riorganizzazione delle forze armate, Sankara ripeteva sempre che un militare senza formazione politica non possa che essere un criminale. L’ultimo incontro pubblico Sankara lo tiene a Ouagadougou una settimana prima di essere ucciso, in un partecipatissimo comizio in cui interviene anche Raul Castro, volato apposta per l’occasione dall’Avana, entrambi ricordano la figura di Ernesto Che Guevara nel ventesimo anniversario della sua tragica scomparsa.

L’amicizia tra Kim Il Sung, padre della Corea Popolare, e Thomas Sankara è stata profonda e solida come nessun’altra, anche se coloro che riducono Sankara a icona afro – buonista, cercano di occultare, per ingiustificata antipatia verso la Corea Popolare, questa fondamentale pagina di storia del Burkina Faso.

A Pyongyang si fanno carico di produrre libri per tutte le biblioteche del Burkina Faso e quaderni, sussidiari e materiale scolastico per tutti i sette milioni e mezzo di cittadini di allora, non solo per gli oltre due milioni di studenti, ma anche per gli adulti a cui è destinata tanto la campagna di scolarizzazione per la vittoria contro l’analfabetismo, quanto quella per l’approfondimento culturale. Le opere e i discorsi di Kim Il Sung sono stati in quegli anni i più letti, venduti e distribuiti dopo quelli di Sankara e le opere di entrambe i capi di stato le più lette alla radio e ascoltate in ogni villaggio, con gruppi di ascolto che sono stati in quegli anni uno strumento di fondamentale formazione civile e politica.

Di più, architetti e ingegneri coreano – popolari si sono riversati in Burkina Faso dando vita a un fondamentale sostegno alle politiche abitative promosse dal governo rivoluzionario, contribuendo in modo significativo all’edificazione di molti spazi pubblici in tutta la nazione e in particolare nella capitale, dai monumenti nelle rotonde delle strade, allo stadio nazionale di calcio, alla Casa del Popolo, a molti palazzi governativi e interi quartieri. La cooperazione Burkina Faso – Corea Popolare è stata con Sankara una pagina felice e feconde, ma purtroppo non sempre ricordata, di quella stagione rivoluzionaria.

L’Alleanza degli Stati del Sahel, stretta nel settembre 2023 tra Mali, Niger e Burkina Faso, è sempre più forte,  rappresentativa di quasi la metà dell’Africa occidentale per superficie e di un quinto della popolazione della regione, pari a oltre 76 milioni di abitanti, 27 milioni in Niger, 25 milioni in Mali e 24 milioni in Burkina Faso, assolvendo un ruolo demografico, politico e militare di tutto rilievo.

I tre capi di stato per l’inaugurazione del Memoriale e Mausoleo hanno recapitato messaggi di auguri e di incoraggiamento e in egual modo si sono ripetuti ad ottobre per l’apertura ufficiale di questo spazio commemorativo e culturale, a cui ha presenziato il primo ministro burkinabé Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo.

A maggio sono stati presenti anche i capi di governo di Senegal Ousmane Sonko e del Ciad Allamaye Halina. Sonko in quella occasione ha dichiarato alla stampa: “Uno dei nostri più grandi problemi in questo continente è la nostra incapacità di mantenere vive le nostre memorie nazionali e collettive, di farle conoscere alle generazioni presenti, ma anche a quelle future, noi africani non siamo orfani della storia, contrariamente a quanto ci è stato fatto credere dagli occidentali e dai colonialisti. Siamo un continente che ha dato un pieno contributo all’evoluzione dell’umanità”.

I presidenti dell’Alleanza degli Stati del Sahel: Ibrahim Traoré, Assimi Goïta e Abdourahamane Tchiani hanno manifestato la piena volontà di procedere nel solco dell’antimperialismo, grati alla Russia e alla Cina per il supporto offerto nel tempo presente nella costruzione di un cammino di vera e autentica indipendenza e sovranità nazionale.

Il capitano Traorè, amico del presidente russo Vladimir Putin e presente a Mosca il 9 maggio 2025 per l’80° anniversario della Vittoria sul nazifascismo, intende trasformare il Memoriale in un centro di studi panafricani, volto non solo a promuovere e far conoscere la storia burkinabé, ma anche quella del continente e delle figure fondamentali che ne hanno segnato la storia: dall’antropologo Cheikh Anta Diop, teorizzatore della civiltà antico – egizia come del tutto africana, ai politici panafricanisti come il congolese Patrice Lumumba, il senegalese Mamadou Dia, il padre del Ghana indipendente Kwame Nkrumah, Amilcar Cabral combattente e artefice dell’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, l’angolano Agosthino Neto, il sudafricano Nelson Mandela, il mozambicano Samora Machel, il maliano Modibo Keïta che ha tentato una via socialista prima di essere travolto da un golpe orchestrato dai francesi nel 1968, il guineano Ahmed Sékou Touré, l’ivoriano Félix Houphouët-Boigny, il namibiano  Sam Daniel Nujoma, scomparso nel febbraio del 2025, primo presidente della Namibia indipendente e a capo dello Swapo, l’Organizzazione Popolare dell’Africa del Sud-Ovest dalla sua fondazione nel 1960. Tutti politici che a vario titolo e con differenti modalità hanno sempre trovato nel governo sovietico un fondamentale alleato delle loro lotte e della loro attività di governo in tutta la seconda metà del Novecento.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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