Come la SCO lavorerà alla creazione di un sistema di governance globale più equo e paritario e avanzerà verso una comunità con un futuro comune per tutta l’umanità.
All’ultimo vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai tenutosi a Tianjin lo scorso 1 settembre, il “padrone di casa” e presidente cinese Xi Jinping ha delineato quelle che devono essere le linee guida dell’OCS, sottolineando che ad ottant’anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale il mondo continua ad essere ancora scosso dal protezionismo e dall’unilateralismo: “Nuove minacce e sfide non hanno fatto che aumentare. Il mondo si è trovato in un nuovo periodo di turbolenza e trasformazione. La governance globale è giunta a un nuovo bivio. La storia ci insegna che nei momenti difficili dobbiamo mantenere il nostro impegno originario per la coesistenza pacifica, rafforzare la nostra fiducia nella cooperazione reciprocamente vantaggiosa, procedere in linea con le tendenze della storia e prosperare al passo con i tempi. A tal fine, desidero proporre l’Iniziativa di Sicurezza Globale (ISG). Non vedo l’ora di lavorare con tutti i Paesi per un sistema di governance globale più giusto ed equo e di progredire verso una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. In primo luogo, dovremmo aderire all’uguaglianza sovrana. Dovremmo sostenere che tutti i Paesi, indipendentemente da dimensioni, forza e ricchezza, siano partecipanti, decisori e beneficiari paritari della governance globale. Dovremmo promuovere una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali e aumentare la rappresentanza e la voce dei Paesi in via di sviluppo. In secondo luogo, dovremmo rispettare lo stato di diritto internazionale. Gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e altre norme fondamentali universalmente riconosciute in materia di relazioni internazionali devono essere rispettati in modo completo, completo e nella loro interezza. Il diritto e le norme internazionali dovrebbero essere applicati in modo equo e uniforme. Non dovrebbero esserci doppi standard e le regole interne di alcuni Paesi non devono essere imposte ad altri.”
Il 25° Vertice a Tianjin ha adottato la storica Dichiarazione di Tianjin e la Strategia di Sviluppo dell’OCS 2035, segnando un passaggio dalla sicurezza allo sviluppo regionale globale. Il Pakistan, Paese storicamente amico della Cina, ha assunto la presidenza della SCO-RATS e si è posizionato come un fondamentale connettore regionale attraverso l’integrazione del CPEC.
La dichiarazione fondativa e lo Statuto dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai hanno contribuito a promuovere un ordine politico ed economico internazionale più democratico, giusto ed equo. Negli ultimi 24 anni, l’OCS ha aderito fedelmente allo “Spirito di Shanghai” basato sulla fiducia reciproca, sul reciproco vantaggio, sull’uguaglianza, sulla consultazione, sul rispetto per la diversità delle civiltà e sul perseguimento di uno sviluppo comune. L’OCS è diventata sempre più un catalizzatore per lo sviluppo e la riforma del sistema di governance mondiale e secondo Pechino dovrebbe ora assumere un ruolo guida per attuare la sua Iniziativa di Sicurezza Globale.
La Cina, inoltre, promuove l’OCS nell’ampliamento della cooperazione con altre istituzioni multilaterali, come l’ONU, l’ASEAN, l’Unione economica eurasiatica e la Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia, per sostenere congiuntamente l’ordine economico e commerciale internazionale e migliorare la governance globale e regionale.
La Dichiarazione ufficiale del recente Vertice dell’OCS include due questioni rilevanti che meritano di essere evidenziate. La prima è la riaffermazione dell’obiettivo comune di rafforzare la cooperazione tra i suoi membri nel campo dell’intelligenza artificiale. La seconda è l’espressione di profonda disapprovazione e preoccupazione per le attuali politiche statunitensi in materia di commercio e tariffe doganali.
Sulla carta, il vertice dell’OCS di quest’anno è stato storico e ricco di successi. Xi ha utilizzato il palco per presentare una visione ambiziosa dell’Organizzazione come forza trainante per rimodellare l’ordine mondiale. Anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha partecipato al vertice, conferendo all’evento un’immagine istituzionale. L’alternativa di Xi al bullismo di Washington è l’auspicio di un multilateralismo incentrato sul cosiddetto Sud del mondo, svelando una serie di proposte operative: una nuova Banca di sviluppo della SCO, impegni finanziari per miliardi di yuan e un quadro di cooperazione sull’intelligenza artificiale. Per Pechino, questo avrebbe dovuto segnare il momento in cui l’OCS si espande oltre il suo originale focus sulla sicurezza, estendendosi a economia, tecnologia e governance.
Eppure, dietro l’apparenza diplomatica si cela una realtà più moderata; sebbene l’Organizzazione stia compiendo progressi graduali, si sia evoluta come istituzione e abbia aumentato il numero dei suoi membri, la sua capacità di trasformarsi in un vero e proprio contrappeso alle istituzioni dell’ordine liberale internazionale rimane discutibile, almeno finchè non riuscirà ad integrarsi con il formato dei Paesi BRICS plus.
Le categorie di appartenenza sono state semplificate, unendo le categorie di “osservatore” e “partner di dialogo”, a dimostrazione di una maturazione amministrativa: se un’organizzazione mira a crescere, deve avere status di appartenenza standardizzati. Il Laos, che svolge un ruolo chiave come partner di Pechino in Indocina, un’area recentemente diventata altamente instabile a causa della guerra civile in Myanmar e degli scontri tra Thailandia e Cambogia, è diventato un partner di dialogo, a dimostrazione di un suo maggiore coinvolgimento nell’OCS. Inoltre, al Kirghizistan è stata affidata la presidenza dell’Organizzazione per il prossimo mandato, scegliendo il tema “Insieme per un mondo stabile, sviluppo e prosperità”, a dimostrazione dell’ampliamento della portata dell’OCS.
La Guerra dei Dodici Giorni tra Israele e Iran è stata indicata come un buon esempio dei limiti dell’Organizzazione. Teheran ha ottenuto la piena adesione all’OCS nel 2023, ma, quando le forze israeliane e statunitensi hanno attaccato le postazioni nucleari iraniane all’inizio di quest’anno, l’OCS non ha risposto. Tuttavia, proprio nei giorni scorsi, Olarbek Sharshiev, direttore del comitato esecutivo della struttura antiterrorismo regionale (RATS) dell’OCS, ha dichiarato durante una conferenza stampa che l’esercitazione militare congiunta, intitolata “Sahand–Counterterrorism–2025”, si svolgerà nei pressi della città iraniana nord-occidentale di Tabriz il prossimo 4 dicembre. Sharshiev ha sottolineato che gli inviti formali e i calendari dettagliati saranno presto inviati sia agli Stati membri che agli Stati osservatori. L’esercitazione su larga scala mira a migliorare il coordinamento e la prontezza tra i membri dell’OCS in risposta alle minacce terroristiche transfrontaliere, che spesso colpiscono più nazioni contemporaneamente. Questa è solo la seconda esercitazione antiterrorismo congiunta condotta nell’ambito dell’OCS dalla fondazione dell’organizzazione nel 1996, ed è significativo che si tenga proprio in Iran: se ci fosse un’altra aggressione di Tel Aviv e Washington senza preavviso, stavolta la risposta potrebbe essere più letale (la prima esercitazione, “Interazione antiterrorismo – 2024”, si è tenuta lo scorso anno nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang, in Cina).
In definitiva, ciò che Xi sta realmente chiedendo è un riequilibrio della governance globale a favore del Sud del Mondo e una maggiore influenza all’interno delle istituzioni internazionali esistenti, il che non semplifica certo le cose per l’Occidente. La verità è che tale riequilibrio potrebbe essere già in atto. Pechino e la sua coalizione di nazioni in via di sviluppo hanno da tempo aumentato il loro peso nella Banca Mondiale, nel FMI e nell’ONU. La commemorazione della resa del Giappone da parte della Cina dovrebbe essere letta meno come l’annuncio di un nuovo ordine mondiale, quanto come l’affermazione del suo legittimo ruolo di co-fondatore dell’attuale sistema postbellico, con diritto alla stessa posizione di cui Washington e Mosca hanno goduto in passato.


 
             
             
                             
                        
 
            
         
                 
                                     
                                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                     
                                    
