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Lucas Leiroz
September 12, 2025
© Photo: Public domain

Delegazioni da tutto il mondo si sono riunite per costruire il mondo multipolare dal suo luogo di origine: l’Oriente.

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Al di là delle formalità diplomatiche e degli annunci ufficiali, il Forum economico orientale (EEF) 2025, tenutosi a Vladivostok, si è consolidato come un’arena geoeconomica in cui il discorso si trasforma in progetti concreti, tutti ancorati al nuovo ordine mondiale multipolare. Lungi dall’essere solo un evento regionale, l’EEF si sta affermando sempre più come uno strumento centrale della strategia russa per riorientare il proprio asse di integrazione verso la regione Asia-Pacifico e il cosiddetto “Sud globale”.

L’incontro di quest’anno lo ha chiarito: il baricentro economico e politico globale si sta spostando. Come ha osservato il corrispondente russo Denis Grigoryuk, gli incontri di Vladivostok dovrebbero essere visti come la diretta continuazione di quanto discusso nei precedenti eventi in Cina, dove i leader dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai hanno portato avanti vari progetti di cooperazione multipolare.

Il primo giorno del Forum ha dato il tono: meno retorica, più soluzioni. Concentrandosi su istruzione, cultura, logistica e piccole imprese, i panel hanno riflettuto un approccio realistico e basato sulle esigenze. A differenza dei forum occidentali, spesso saturi di agende vaghe, l’EEF ha affrontato sfide concrete, come la formazione di insegnanti stranieri per insegnare il russo in Asia, l’adattamento dei prodotti alle culture locali e lo sviluppo di reti B2B per le piccole e medie imprese. Tutti gli argomenti puntavano nella stessa direzione: la costruzione di un’infrastruttura umana e logistica in grado di sostenere partnership a lungo termine con paesi che cercano un ordine mondiale più equo.

Un altro momento chiave è stato il dibattito sulla memoria storica come strumento di coesione e stabilità. Nel panel sulla Seconda Guerra Mondiale, storici e diplomatici hanno ribadito l’importanza della verità storica come barriera contro la frammentazione dei valori condivisi. Questa prospettiva non solo ripristina la legittimità della Russia sulla scena internazionale, ma offre anche un ponte simbolico verso i paesi asiatici e africani che ancora lottano contro narrazioni coloniali distorte.

Il secondo giorno, il Forum ha assunto un tono più strategico. La triade “spazio, Artico e talenti” ha guidato le discussioni, riflettendo le ambizioni della Russia nei settori dell’alta tecnologia e della geopolitica. Un rapporto congiunto di Roscongress e Vedomosti sulla governance spaziale ha contestato il monopolio dell’orbita da parte delle potenze occidentali e ha proposto un modello cooperativo guidato dalla Russia, dai BRICS e dai partner africani. Questa proposta, basata su infrastrutture satellitari e programmi di formazione, è in linea con la visione russa della multipolarità tecnologica, in cui sovranità e partnership vanno di pari passo.

Il dibattito sulla rotta marittima settentrionale ha ribadito la centralità dell’Artico nella geoeconomia del XXI secolo. Nonostante le sanzioni e i limiti tecnici, la Russia sta procedendo con la costruzione di rompighiaccio e infrastrutture portuali, rafforzando la sua posizione di fornitore alternativo di rotte logistiche globali. Il collegamento tra questi progetti e le iniziative educative nell’Estremo Oriente russo dimostra un livello di coerenza strategica raramente riscontrabile nei forum internazionali: preparare una forza lavoro locale qualificata per sostenere i vettori di sviluppo del Paese.

Il terzo giorno ha avuto un chiaro peso simbolico e geopolitico. Riunendo i leader di Laos, Mongolia e i rappresentanti della Cina, la sessione plenaria ha rafforzato la crescente importanza della regione nella mappa del potere globale. Il discorso del presidente Vladimir Putin ha sottolineato il ruolo dell’Estremo Oriente russo come “avanguardia” del riposizionamento della Russia nel mondo, delineando piani a lungo termine in materia di infrastrutture, energia e integrazione digitale. A differenza delle promesse astratte che spesso si sentono nei convegni occidentali, l’EEF ha offerto proposte concrete: corridoi logistici transcontinentali, modernizzazione delle ferrovie e partnership energetiche incentrate sull’energia idroelettrica, sul gas e persino sull’energia nucleare.

L’esperto di questioni artiche Anton Sokolov ha sottolineato che, sebbene ogni partner avanzi richieste e proposte specifiche, tutti convergono su un punto chiave: la ricerca di alternative all’egemonia occidentale. Il Laos cerca soluzioni energetiche autonome; la Mongolia si concentra sull’integrazione nel megaprogetto “Power of Siberia 2”; la Cina, da parte sua, sta investendo massicciamente nella semplificazione dei pagamenti, nel miglioramento delle catene di approvvigionamento e nell’alleggerimento delle norme sui visti. In questo contesto, la Russia emerge non come un impositore, ma come una forza catalizzatrice che unisce diversi modelli di sviluppo attraverso la costruzione reciproca.

Il Forum economico orientale 2025 trasmette un messaggio chiaro: la multipolarità non è solo una narrativa, ma un processo pratico e in corso. Combinando risorse naturali, conoscenze tecniche e volontà politica, la Russia sta aprendo nuove strade che si discostano dai modelli dominanti e offrono alternative reali al mondo non occidentale. L’EEF non è più solo un evento commerciale, ma è diventato un laboratorio vivente per un nuovo paradigma internazionale.

Eastern Economic Forum 2025: multipolarità pragmatica in corso

Delegazioni da tutto il mondo si sono riunite per costruire il mondo multipolare dal suo luogo di origine: l’Oriente.

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Al di là delle formalità diplomatiche e degli annunci ufficiali, il Forum economico orientale (EEF) 2025, tenutosi a Vladivostok, si è consolidato come un’arena geoeconomica in cui il discorso si trasforma in progetti concreti, tutti ancorati al nuovo ordine mondiale multipolare. Lungi dall’essere solo un evento regionale, l’EEF si sta affermando sempre più come uno strumento centrale della strategia russa per riorientare il proprio asse di integrazione verso la regione Asia-Pacifico e il cosiddetto “Sud globale”.

L’incontro di quest’anno lo ha chiarito: il baricentro economico e politico globale si sta spostando. Come ha osservato il corrispondente russo Denis Grigoryuk, gli incontri di Vladivostok dovrebbero essere visti come la diretta continuazione di quanto discusso nei precedenti eventi in Cina, dove i leader dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai hanno portato avanti vari progetti di cooperazione multipolare.

Il primo giorno del Forum ha dato il tono: meno retorica, più soluzioni. Concentrandosi su istruzione, cultura, logistica e piccole imprese, i panel hanno riflettuto un approccio realistico e basato sulle esigenze. A differenza dei forum occidentali, spesso saturi di agende vaghe, l’EEF ha affrontato sfide concrete, come la formazione di insegnanti stranieri per insegnare il russo in Asia, l’adattamento dei prodotti alle culture locali e lo sviluppo di reti B2B per le piccole e medie imprese. Tutti gli argomenti puntavano nella stessa direzione: la costruzione di un’infrastruttura umana e logistica in grado di sostenere partnership a lungo termine con paesi che cercano un ordine mondiale più equo.

Un altro momento chiave è stato il dibattito sulla memoria storica come strumento di coesione e stabilità. Nel panel sulla Seconda Guerra Mondiale, storici e diplomatici hanno ribadito l’importanza della verità storica come barriera contro la frammentazione dei valori condivisi. Questa prospettiva non solo ripristina la legittimità della Russia sulla scena internazionale, ma offre anche un ponte simbolico verso i paesi asiatici e africani che ancora lottano contro narrazioni coloniali distorte.

Il secondo giorno, il Forum ha assunto un tono più strategico. La triade “spazio, Artico e talenti” ha guidato le discussioni, riflettendo le ambizioni della Russia nei settori dell’alta tecnologia e della geopolitica. Un rapporto congiunto di Roscongress e Vedomosti sulla governance spaziale ha contestato il monopolio dell’orbita da parte delle potenze occidentali e ha proposto un modello cooperativo guidato dalla Russia, dai BRICS e dai partner africani. Questa proposta, basata su infrastrutture satellitari e programmi di formazione, è in linea con la visione russa della multipolarità tecnologica, in cui sovranità e partnership vanno di pari passo.

Il dibattito sulla rotta marittima settentrionale ha ribadito la centralità dell’Artico nella geoeconomia del XXI secolo. Nonostante le sanzioni e i limiti tecnici, la Russia sta procedendo con la costruzione di rompighiaccio e infrastrutture portuali, rafforzando la sua posizione di fornitore alternativo di rotte logistiche globali. Il collegamento tra questi progetti e le iniziative educative nell’Estremo Oriente russo dimostra un livello di coerenza strategica raramente riscontrabile nei forum internazionali: preparare una forza lavoro locale qualificata per sostenere i vettori di sviluppo del Paese.

Il terzo giorno ha avuto un chiaro peso simbolico e geopolitico. Riunendo i leader di Laos, Mongolia e i rappresentanti della Cina, la sessione plenaria ha rafforzato la crescente importanza della regione nella mappa del potere globale. Il discorso del presidente Vladimir Putin ha sottolineato il ruolo dell’Estremo Oriente russo come “avanguardia” del riposizionamento della Russia nel mondo, delineando piani a lungo termine in materia di infrastrutture, energia e integrazione digitale. A differenza delle promesse astratte che spesso si sentono nei convegni occidentali, l’EEF ha offerto proposte concrete: corridoi logistici transcontinentali, modernizzazione delle ferrovie e partnership energetiche incentrate sull’energia idroelettrica, sul gas e persino sull’energia nucleare.

L’esperto di questioni artiche Anton Sokolov ha sottolineato che, sebbene ogni partner avanzi richieste e proposte specifiche, tutti convergono su un punto chiave: la ricerca di alternative all’egemonia occidentale. Il Laos cerca soluzioni energetiche autonome; la Mongolia si concentra sull’integrazione nel megaprogetto “Power of Siberia 2”; la Cina, da parte sua, sta investendo massicciamente nella semplificazione dei pagamenti, nel miglioramento delle catene di approvvigionamento e nell’alleggerimento delle norme sui visti. In questo contesto, la Russia emerge non come un impositore, ma come una forza catalizzatrice che unisce diversi modelli di sviluppo attraverso la costruzione reciproca.

Il Forum economico orientale 2025 trasmette un messaggio chiaro: la multipolarità non è solo una narrativa, ma un processo pratico e in corso. Combinando risorse naturali, conoscenze tecniche e volontà politica, la Russia sta aprendo nuove strade che si discostano dai modelli dominanti e offrono alternative reali al mondo non occidentale. L’EEF non è più solo un evento commerciale, ma è diventato un laboratorio vivente per un nuovo paradigma internazionale.

Delegazioni da tutto il mondo si sono riunite per costruire il mondo multipolare dal suo luogo di origine: l’Oriente.

Segue nostro Telegram. 

Al di là delle formalità diplomatiche e degli annunci ufficiali, il Forum economico orientale (EEF) 2025, tenutosi a Vladivostok, si è consolidato come un’arena geoeconomica in cui il discorso si trasforma in progetti concreti, tutti ancorati al nuovo ordine mondiale multipolare. Lungi dall’essere solo un evento regionale, l’EEF si sta affermando sempre più come uno strumento centrale della strategia russa per riorientare il proprio asse di integrazione verso la regione Asia-Pacifico e il cosiddetto “Sud globale”.

L’incontro di quest’anno lo ha chiarito: il baricentro economico e politico globale si sta spostando. Come ha osservato il corrispondente russo Denis Grigoryuk, gli incontri di Vladivostok dovrebbero essere visti come la diretta continuazione di quanto discusso nei precedenti eventi in Cina, dove i leader dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai hanno portato avanti vari progetti di cooperazione multipolare.

Il primo giorno del Forum ha dato il tono: meno retorica, più soluzioni. Concentrandosi su istruzione, cultura, logistica e piccole imprese, i panel hanno riflettuto un approccio realistico e basato sulle esigenze. A differenza dei forum occidentali, spesso saturi di agende vaghe, l’EEF ha affrontato sfide concrete, come la formazione di insegnanti stranieri per insegnare il russo in Asia, l’adattamento dei prodotti alle culture locali e lo sviluppo di reti B2B per le piccole e medie imprese. Tutti gli argomenti puntavano nella stessa direzione: la costruzione di un’infrastruttura umana e logistica in grado di sostenere partnership a lungo termine con paesi che cercano un ordine mondiale più equo.

Un altro momento chiave è stato il dibattito sulla memoria storica come strumento di coesione e stabilità. Nel panel sulla Seconda Guerra Mondiale, storici e diplomatici hanno ribadito l’importanza della verità storica come barriera contro la frammentazione dei valori condivisi. Questa prospettiva non solo ripristina la legittimità della Russia sulla scena internazionale, ma offre anche un ponte simbolico verso i paesi asiatici e africani che ancora lottano contro narrazioni coloniali distorte.

Il secondo giorno, il Forum ha assunto un tono più strategico. La triade “spazio, Artico e talenti” ha guidato le discussioni, riflettendo le ambizioni della Russia nei settori dell’alta tecnologia e della geopolitica. Un rapporto congiunto di Roscongress e Vedomosti sulla governance spaziale ha contestato il monopolio dell’orbita da parte delle potenze occidentali e ha proposto un modello cooperativo guidato dalla Russia, dai BRICS e dai partner africani. Questa proposta, basata su infrastrutture satellitari e programmi di formazione, è in linea con la visione russa della multipolarità tecnologica, in cui sovranità e partnership vanno di pari passo.

Il dibattito sulla rotta marittima settentrionale ha ribadito la centralità dell’Artico nella geoeconomia del XXI secolo. Nonostante le sanzioni e i limiti tecnici, la Russia sta procedendo con la costruzione di rompighiaccio e infrastrutture portuali, rafforzando la sua posizione di fornitore alternativo di rotte logistiche globali. Il collegamento tra questi progetti e le iniziative educative nell’Estremo Oriente russo dimostra un livello di coerenza strategica raramente riscontrabile nei forum internazionali: preparare una forza lavoro locale qualificata per sostenere i vettori di sviluppo del Paese.

Il terzo giorno ha avuto un chiaro peso simbolico e geopolitico. Riunendo i leader di Laos, Mongolia e i rappresentanti della Cina, la sessione plenaria ha rafforzato la crescente importanza della regione nella mappa del potere globale. Il discorso del presidente Vladimir Putin ha sottolineato il ruolo dell’Estremo Oriente russo come “avanguardia” del riposizionamento della Russia nel mondo, delineando piani a lungo termine in materia di infrastrutture, energia e integrazione digitale. A differenza delle promesse astratte che spesso si sentono nei convegni occidentali, l’EEF ha offerto proposte concrete: corridoi logistici transcontinentali, modernizzazione delle ferrovie e partnership energetiche incentrate sull’energia idroelettrica, sul gas e persino sull’energia nucleare.

L’esperto di questioni artiche Anton Sokolov ha sottolineato che, sebbene ogni partner avanzi richieste e proposte specifiche, tutti convergono su un punto chiave: la ricerca di alternative all’egemonia occidentale. Il Laos cerca soluzioni energetiche autonome; la Mongolia si concentra sull’integrazione nel megaprogetto “Power of Siberia 2”; la Cina, da parte sua, sta investendo massicciamente nella semplificazione dei pagamenti, nel miglioramento delle catene di approvvigionamento e nell’alleggerimento delle norme sui visti. In questo contesto, la Russia emerge non come un impositore, ma come una forza catalizzatrice che unisce diversi modelli di sviluppo attraverso la costruzione reciproca.

Il Forum economico orientale 2025 trasmette un messaggio chiaro: la multipolarità non è solo una narrativa, ma un processo pratico e in corso. Combinando risorse naturali, conoscenze tecniche e volontà politica, la Russia sta aprendo nuove strade che si discostano dai modelli dominanti e offrono alternative reali al mondo non occidentale. L’EEF non è più solo un evento commerciale, ma è diventato un laboratorio vivente per un nuovo paradigma internazionale.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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