Il suo obiettivo iniziale è collegare le risorse della Nigeria con il Marocco e trasformarlo in un hub regionale chiave, ma si tratta, in effetti, uno dei progetti energetici più costosi e ambiziosi nella storia dell’Africa.
Il progetto della African Atlantic Gas Pipeline (AAGP) è ora pronto a diventare realtà: 25 miliardi di dollari, 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno e un tracciato che dal Golfo di Guinea arriva quasi allo Stretto di Gibilterra, attraversando 13 Paesi e aprendo una nuova dorsale energetica per l’Africa occidentale. Stanno iniziando ufficialmente i lavori di costruzione del tratto marocchino che collegherà il porto di Nador (a nord) con la città di Dakhla (a sud e nel Sahara Occidentale occupato).
Il NMGP è progettato per attraversare 13 diversi Paesi africani, tra cui potenze regionali come Ghana, Costa d’Avorio e Senegal. Secondo i Governi di Lagos e Rabat, il gasdotto raggiungerà il Marocco e da lì rifornirà i clienti europei.
Tre motivi per cui è un progetto destinato a lasciare il segno (*):
Integrazione regionale senza precedenti
Collegando Nigeria e Marocco, il gasdotto attraverserà Stati costieri e Paesi senza sbocco sul mare come Niger, Burkina Faso e Mali, offrendo accesso energia ad oltre 500 milioni di persone e promuovendo cooperazione economica in un’area spesso segnata da instabilità. L’accordo intergovernativo, che stabilisce i diritti e gli obblighi dei Paesi partecipanti, è stato adottato nel dicembre 2024 e le recenti riunioni tenutesi a Rabat hanno confermato l’adesione formale delle tredici nazioni coinvolte: Mauritania, Nigeria, Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo e Benin.
Proiezione geopolitica autonoma
Il progetto, sostenuto da fondi emiratini e forniture industriali cinesi, riflette la volontà di Nigeria e Marocco di giocare un ruolo da protagonisti, senza farsi schiacciare dalla competizione tra potenze esterne, e di rafforzare posizioni strategiche (come nel Sahara Occidentale). Tra i soggetti coinvolti nel finanziamento figurano anche la Banca europea per gli investimenti (Bei), la Banca islamica di sviluppo (IsDB) e il Fondo Opec per lo sviluppo internazionale.
Connessione con l’Europa e transizione energetica
Oltre al gas, la pipeline potrà trasportare in futuro idrogeno verde dal Marocco all’Europa, integrando le reti energetiche e accelerando gli obiettivi climatici, in linea con le agende della UE e dell’Africa. Promosso dal re Mohammed VI per una “regionalizzazione energetica” africana, il gasdotto è considerato un motore di sviluppo socio-economico per l’intero continente. L’impianto si collegherà inoltre alla rete europea tramite il gasdotto Maghreb-Europa, consolidando il ruolo dell’Africa come fornitore affidabile di idrocarburi.
Problemi geostrategici
L’Algeria, inizialmente avrebbe dovuto sostituire il Marocco, ma ha problemi sia con il Niger che con il Mali. Algeri deve anche tenere conto della Libia, dove il maresciallo Haftar controlla i principali giacimenti, e dello sfruttamento congiunto da parte di Senegal e Mauritania dell’importante riserva di gas di Turtle Island.
E qui entra in gioco la questione del Sahara Occidentale, un problema ancora irrisolto: a lungo termine, sarà collegato al gasdotto Maghreb-Europa e alla rete del gas europea. La CEDEAO e tutti i Paesi attraversati dal gasdotto si sono impegnati a contribuire alla fattibilità, agli studi tecnici, alla mobilitazione delle risorse e alla sua realizzazione, anche se non sarà facile armonizzare le differenti legislazioni nazionali in materia. E’ stata costituita una holding multinazionale che supervisionerà sia il finanziamento che la costruzione; lo sviluppo, diviso in tre segmenti, sarà gestito da una società di progetto dedicata per garantire un’esecuzione semplificata nelle diverse giurisdizioni.
Dal lato marocchino, il Direttore Generale dell’Ufficio Nazionale degli Idrocarburi e delle Miniere (ONHYM) ha presentato gli importanti progressi del Gasdotto Africa-Atlantico (GAA) nel marzo 2025 a Washington D.C., in occasione di un evento organizzato dal think tank americano Atlantic Council. Da parte sua, il Ministro delle Finanze nigeriano Wale Edun ha recentemente annunciato l’interesse degli Stati Uniti a investire nel GAA.
La riuscita finale del progetto dipende essenzialmente da quattro condizioni.
In primo luogo, la redditività, basata sulla concorrenza, sui costi e sull’andamento dei prezzi del gas. È stato necessario uno studio di mercato per valutare la domanda di gas prima di decidere se avviare o meno un progetto di questo tipo, che richiede investimenti considerevoli.
In secondo luogo, la sicurezza è un problema importante, poiché il progetto attraversa alcune aree instabili lungo il percorso che attraversa il Marocco, in particolare quella del Sahara occidentale. Queste zone critiche potrebbero comprometterne l’affidabilità a causa della presenza di gruppi armati che potrebbero interrompere le forniture e la distribuzione di gas. E’ quindi necessario coinvolgere i Paesi attraversati nei negoziati per la concessione del diritto di passaggio (pagamento delle royalties) e valutare i rischi economici, politici, legali e di sicurezza.
In terzo luogo, mobilitare competenze e finanziamenti rappresenta una sfida, soprattutto data la situazione economica, sociale e politica dei diversi Paesi. Ciò ha richiesto partenariati e finanziamenti internazionali, che non sono stati facili da ottenere nelle attuali circostanze.
In quarto luogo, è essenziale che il partner europeo, il principale cliente del gasdotto, rimanga pienamente coinvolto nel progetto e lo sostenga convintamente.
Inoltre, il gasdotto Nigeria-Marocco dipende, al suo termine, dalla riattivazione del Gasdotto Maghreb-Europa (GME), la cui attività è stata sospesa dall’Algeria nel 2021 a causa di una crisi diplomatica con Rabat. Questo gasdotto, attraverso il quale il Marocco estraeva oltre 500 milioni di m³ di gas algerino all’anno, forniva parte della produzione elettrica del Paese. Dalla risoluzione del contratto, il Marocco ha dovuto ricorrere alle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Spagna, utilizzando il GME al contrario, simbolo di resilienza, ma anche di dipendenza. A partire da giugno 2022, il Regno ha invertito con successo il flusso. Il gas naturale liquefatto (GNL), rigassificato in Spagna, viene ora immesso nel GME per rifornire il territorio nazionale. Questo “flusso inverso” è stato formalizzato da un contratto firmato il 22 ottobre 2024 tra ONHYM e ONEE, garantendo la sostenibilità di questo schema di approvvigionamento.
* Andrea Muratore, Dalla Nigeria al Marocco a tutto gas: il “tubo” da 6 mila km è pronto a diventare realtà, “Inside Over”, 9 agosto 2025.