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Lorenzo Maria Pacini
June 28, 2025
© Photo: Public domain

L’impegno della Cina come peacekeeper per risolvere il problema e ripristinare la pace in Medio Oriente non può che essere grande.

Segue nostro Telegram.

Una ferma volontà

Il presidente cinese Xi Jinping, lo scorso giovedì, ha avuto una conversazione telefonica con il leader russo Vladimir Putin, durante la quale i due capi di Stato hanno discusso dell’attuale situazione in Medio Oriente.

Xi ha avanzato una proposta articolata in quattro punti: rendere il cessate il fuoco una priorità urgente, garantire la protezione dei civili come obiettivo fondamentale, favorire il dialogo e la mediazione come unica via sostenibile, e riconoscere l’importanza imprescindibile degli sforzi internazionali per la pace.

Questo confronto avviene in una fase particolarmente delicata, con il conflitto tra Israele e Iran in rapida escalation. Il coordinamento tra Pechino e Mosca evidenzia non solo il livello avanzato della loro intesa strategica, ma lancia anche un messaggio forte alla comunità internazionale, ovvero un invito a contenere le tensioni e a salvaguardare la stabilità regionale.

La crisi in Medio Oriente ha ormai oltrepassato i limiti di un conflitto convenzionale.

Nel frattempo, gli Stati Uniti – pur avendo un’influenza determinante su Israele – non hanno assunto una posizione costruttiva. Al contrario, hanno continuato ad alimentare le tensioni, fino a dichiararsi pronti a “intervenire direttamente”, frustrando le speranze della comunità internazionale per una de-escalation. Con una situazione sempre più instabile, la finestra per evitare un conflitto più ampio si sta chiudendo rapidamente.

Una volta che il conflitto esplode senza controllo, sarà estremamente difficile ripristinare l’equilibrio. In questo contesto, la Cina è stata la prima grande potenza a presentare un piano coerente e orientato al lungo termine, che mira tanto a gestire l’immediato quanto a costruire soluzioni durevoli, dimostrando un forte senso di responsabilità globale.

La proposta in quattro punti è chiara e centrata sulle questioni essenziali: invita anzitutto tutte le parti, in particolare Israele, a fermare subito le operazioni militari per evitare ulteriori perdite civili. Promuove inoltre una soluzione politica della questione nucleare iraniana e sollecita l’intervento della comunità internazionale – in particolare degli attori con maggiore peso – per favorire la distensione.

Con un approccio concreto e pragmatico, la proposta non si limita a indicare i principi guida per risolvere la crisi, ma propone anche strumenti efficaci per attenuarla. Al centro vi è l’obiettivo di una pace stabile e condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e dell’equità tra le nazioni. Essa riflette un’analisi lucida da parte di Pechino, allineata al sentire diffuso tra molti attori globali, offrendo un quadro operativo credibile.

La Cina ha sempre svolto un ruolo di stabilizzatore in Medio Oriente, come dimostrato da vari interventi: dalla mediazione tra Arabia Saudita e Iran, al sostegno per il reintegro della Siria nella Lega Araba; dal supporto ai diritti del popolo palestinese, all’impegno per la pace nella Striscia di Gaza e per l’unità palestinese; dalla partecipazione alle missioni di peacekeeping fino all’assistenza umanitaria. Ogni azione si è basata su principi di equità e sull’interesse reale delle popolazioni mediorientali, promuovendo un nuovo paradigma di sicurezza collettiva, inclusiva e sostenibile.

Gli accordi siglati a Pechino, come quello tra Iran e Arabia Saudita, e la Dichiarazione palestinese di unità, testimoniano la fiducia nella neutralità della Cina e nella validità del suo approccio alla sicurezza. La nuova proposta di Xi sull’attuale crisi israelo-iraniana si inserisce nel solco di questo impegno, confermando l’intenzione di Pechino di contribuire attivamente alla pace nella regione.

In un Medio Oriente segnato da instabilità crescente, anche la pace mondiale diventa più difficile da raggiungere. Promuovere un cessate il fuoco e aprire tavoli negoziali è essenziale non solo per la regione, ma per la stabilità globale. Per farlo, è necessario un coordinamento efficace tra le grandi potenze.

Il recente dialogo tra Xi e Putin esemplifica questa stretta cooperazione tra Cina e Russia su questioni internazionali cruciali. Entrambe, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, lavorano insieme per rafforzare la pace su scala regionale e globale. Ciò sottolinea il ruolo crescente dei Paesi emergenti nella governance mondiale e rappresenta un modello di coesistenza responsabile tra potenze.

Il conflitto tocca anche gli interessi di Pechino

La crisi mediorientale dimostra che il mondo è entrato in una fase di grande instabilità e transizione. La proposta cinese in quattro punti rispecchia questa consapevolezza e l’approccio coerente di Pechino in materia di sicurezza. Dalla guerra in Ucraina al conflitto israelo-palestinese, le soluzioni avanzate dalla Cina stanno ottenendo un consenso sempre più ampio. Ora che il Medio Oriente è di nuovo sull’orlo del baratro, è fondamentale che la comunità internazionale abbandoni le mere dichiarazioni e adotti azioni concrete, sostenendo il piano cinese. La Cina, da parte sua, si dichiara pronta a rafforzare il dialogo tra le parti, a costruire consenso, a promuovere la giustizia e a contribuire in modo concreto al ritorno della pace nella regione.

Perché in tutto questo, non dimentichiamocelo, ci sono anche gli interessi della Cina ad essere messi in campo. Trump vuole mantenere il dominio degli USA nella regione e bloccare l’ascesa di Cina e Russia.

La Cina ha infatti contribuito a negoziare un accordo di pace tra Iran e Arabia Saudita nel 2023 ed ha salutato la svolta come una vittoria della diplomazia cinese e un segno che il principale rivale geopolitico dell’America era emerso come un importante mediatore di potere in Medio Oriente.

Cina e Iran hanno un accordo da 400 miliardi di dollari, fondato su petrolio e tecnologie, ed è diventata il partner commerciale al primo posto con l’Iran, occupando il 30% del mercato iraniano, per oltre 15 miliardi di dollari. Cosa più importate è la partecipazione al corridoio BRI, che configura l’Iran come l’amico insostituibile per una lunga serie di garanzie.

Il 4 maggio si è svolto a Teheran, presso la Camera di Commercio, Industria, Miniere e Agricoltura (TCCIMA), il Forum per lo Sviluppo Economico Iran-Cina, alla presenza dell’ambasciatore cinese in Iran, dei vertici dell’Organizzazione per la Promozione del Commercio iraniana (TPO), del gruppo parlamentare d’amicizia Iran-Cina e di numerosi esponenti delle istituzioni e del settore privato. Il presidente della TCCIMA, Mahmoud Najafi Arab, ha dato il benvenuto alla delegazione cinese in occasione dell’Iran Expo, sottolineando l’impegno dell’ambasciatore cinese nel rafforzare i legami economici bilaterali, ricordando i legami millenari tra i due Paesi e ha auspicato un modello di cooperazione sostenibile basato sul rispetto reciproco.

Il Settimo Piano di Sviluppo Nazionale dell’Iran punta sulla modernizzazione industriale e sull’attrazione di capitali e tecnologie estere. In quella occasione, era stato evidenziato l’interesse a collaborare con la Cina nei settori automobilistico, tessile, farmaceutico e delle apparecchiature mediche, puntando sulla produzione congiunta e sul trasferimento tecnologico. Nel dicembre 2024, d’altronde, un rappresentante dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha annunciato la disponibilità di investitori cinesi a finanziare centrali elettriche a ciclo combinato nella provincia energetica del Khuzestan, con l’obiettivo di riequilibrare la fornitura energetica iraniana.

Lo scorso 30 maggio Iran e Cina hanno siglato un protocollo trilaterale per la cooperazione in materia di gestione delle risorse idriche, agricoltura e ambiente, coinvolgendo l’Accademia cinese delle Scienze, l’Università di Teheran e l’Organizzazione iraniana per la Pianificazione e il Bilancio.

Sno quattro strategie chiave per ampliare i rapporti commerciali con la Cina:

  1. Trasferimento tecnologico, sfruttando le competenze cinesi in ricerca e sviluppo.
  2. Valorizzazione dell’export iraniano, spostando l’attenzione dai materiali grezzi ai prodotti con maggior valore aggiunto.
  3. Produzione congiunta e co-investimento, con l’Iran che offre un ambiente favorevole per gli investimenti esteri.
  4. Accesso reciproco ai mercati, con lo scopo di espandere insieme verso mercati terzi.

Arab ha richiamato l’attenzione sulle recenti missioni del settore privato iraniano in diverse province cinesi, ribadendo la necessità di individuare nuove opportunità di investimento e favorire gli scambi finanziari. La Camera, con i suoi oltre 140 anni di storia, si è detta pronta a facilitare incontri tecnici, sostenere progetti congiunti e rafforzare le reti professionali bilaterali.

Quindi sì, l’interesse in gioco è grande e, di conseguenza, non potrà che essere grande l’impegno della Cina come peacekeeper per la soluzione del problema e il ripristino della pace in Medioriente.

La Cina si fa avanti per la pace in Medioriente

L’impegno della Cina come peacekeeper per risolvere il problema e ripristinare la pace in Medio Oriente non può che essere grande.

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Il presidente cinese Xi Jinping, lo scorso giovedì, ha avuto una conversazione telefonica con il leader russo Vladimir Putin, durante la quale i due capi di Stato hanno discusso dell’attuale situazione in Medio Oriente.

Xi ha avanzato una proposta articolata in quattro punti: rendere il cessate il fuoco una priorità urgente, garantire la protezione dei civili come obiettivo fondamentale, favorire il dialogo e la mediazione come unica via sostenibile, e riconoscere l’importanza imprescindibile degli sforzi internazionali per la pace.

Questo confronto avviene in una fase particolarmente delicata, con il conflitto tra Israele e Iran in rapida escalation. Il coordinamento tra Pechino e Mosca evidenzia non solo il livello avanzato della loro intesa strategica, ma lancia anche un messaggio forte alla comunità internazionale, ovvero un invito a contenere le tensioni e a salvaguardare la stabilità regionale.

La crisi in Medio Oriente ha ormai oltrepassato i limiti di un conflitto convenzionale.

Nel frattempo, gli Stati Uniti – pur avendo un’influenza determinante su Israele – non hanno assunto una posizione costruttiva. Al contrario, hanno continuato ad alimentare le tensioni, fino a dichiararsi pronti a “intervenire direttamente”, frustrando le speranze della comunità internazionale per una de-escalation. Con una situazione sempre più instabile, la finestra per evitare un conflitto più ampio si sta chiudendo rapidamente.

Una volta che il conflitto esplode senza controllo, sarà estremamente difficile ripristinare l’equilibrio. In questo contesto, la Cina è stata la prima grande potenza a presentare un piano coerente e orientato al lungo termine, che mira tanto a gestire l’immediato quanto a costruire soluzioni durevoli, dimostrando un forte senso di responsabilità globale.

La proposta in quattro punti è chiara e centrata sulle questioni essenziali: invita anzitutto tutte le parti, in particolare Israele, a fermare subito le operazioni militari per evitare ulteriori perdite civili. Promuove inoltre una soluzione politica della questione nucleare iraniana e sollecita l’intervento della comunità internazionale – in particolare degli attori con maggiore peso – per favorire la distensione.

Con un approccio concreto e pragmatico, la proposta non si limita a indicare i principi guida per risolvere la crisi, ma propone anche strumenti efficaci per attenuarla. Al centro vi è l’obiettivo di una pace stabile e condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e dell’equità tra le nazioni. Essa riflette un’analisi lucida da parte di Pechino, allineata al sentire diffuso tra molti attori globali, offrendo un quadro operativo credibile.

La Cina ha sempre svolto un ruolo di stabilizzatore in Medio Oriente, come dimostrato da vari interventi: dalla mediazione tra Arabia Saudita e Iran, al sostegno per il reintegro della Siria nella Lega Araba; dal supporto ai diritti del popolo palestinese, all’impegno per la pace nella Striscia di Gaza e per l’unità palestinese; dalla partecipazione alle missioni di peacekeeping fino all’assistenza umanitaria. Ogni azione si è basata su principi di equità e sull’interesse reale delle popolazioni mediorientali, promuovendo un nuovo paradigma di sicurezza collettiva, inclusiva e sostenibile.

Gli accordi siglati a Pechino, come quello tra Iran e Arabia Saudita, e la Dichiarazione palestinese di unità, testimoniano la fiducia nella neutralità della Cina e nella validità del suo approccio alla sicurezza. La nuova proposta di Xi sull’attuale crisi israelo-iraniana si inserisce nel solco di questo impegno, confermando l’intenzione di Pechino di contribuire attivamente alla pace nella regione.

In un Medio Oriente segnato da instabilità crescente, anche la pace mondiale diventa più difficile da raggiungere. Promuovere un cessate il fuoco e aprire tavoli negoziali è essenziale non solo per la regione, ma per la stabilità globale. Per farlo, è necessario un coordinamento efficace tra le grandi potenze.

Il recente dialogo tra Xi e Putin esemplifica questa stretta cooperazione tra Cina e Russia su questioni internazionali cruciali. Entrambe, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, lavorano insieme per rafforzare la pace su scala regionale e globale. Ciò sottolinea il ruolo crescente dei Paesi emergenti nella governance mondiale e rappresenta un modello di coesistenza responsabile tra potenze.

Il conflitto tocca anche gli interessi di Pechino

La crisi mediorientale dimostra che il mondo è entrato in una fase di grande instabilità e transizione. La proposta cinese in quattro punti rispecchia questa consapevolezza e l’approccio coerente di Pechino in materia di sicurezza. Dalla guerra in Ucraina al conflitto israelo-palestinese, le soluzioni avanzate dalla Cina stanno ottenendo un consenso sempre più ampio. Ora che il Medio Oriente è di nuovo sull’orlo del baratro, è fondamentale che la comunità internazionale abbandoni le mere dichiarazioni e adotti azioni concrete, sostenendo il piano cinese. La Cina, da parte sua, si dichiara pronta a rafforzare il dialogo tra le parti, a costruire consenso, a promuovere la giustizia e a contribuire in modo concreto al ritorno della pace nella regione.

Perché in tutto questo, non dimentichiamocelo, ci sono anche gli interessi della Cina ad essere messi in campo. Trump vuole mantenere il dominio degli USA nella regione e bloccare l’ascesa di Cina e Russia.

La Cina ha infatti contribuito a negoziare un accordo di pace tra Iran e Arabia Saudita nel 2023 ed ha salutato la svolta come una vittoria della diplomazia cinese e un segno che il principale rivale geopolitico dell’America era emerso come un importante mediatore di potere in Medio Oriente.

Cina e Iran hanno un accordo da 400 miliardi di dollari, fondato su petrolio e tecnologie, ed è diventata il partner commerciale al primo posto con l’Iran, occupando il 30% del mercato iraniano, per oltre 15 miliardi di dollari. Cosa più importate è la partecipazione al corridoio BRI, che configura l’Iran come l’amico insostituibile per una lunga serie di garanzie.

Il 4 maggio si è svolto a Teheran, presso la Camera di Commercio, Industria, Miniere e Agricoltura (TCCIMA), il Forum per lo Sviluppo Economico Iran-Cina, alla presenza dell’ambasciatore cinese in Iran, dei vertici dell’Organizzazione per la Promozione del Commercio iraniana (TPO), del gruppo parlamentare d’amicizia Iran-Cina e di numerosi esponenti delle istituzioni e del settore privato. Il presidente della TCCIMA, Mahmoud Najafi Arab, ha dato il benvenuto alla delegazione cinese in occasione dell’Iran Expo, sottolineando l’impegno dell’ambasciatore cinese nel rafforzare i legami economici bilaterali, ricordando i legami millenari tra i due Paesi e ha auspicato un modello di cooperazione sostenibile basato sul rispetto reciproco.

Il Settimo Piano di Sviluppo Nazionale dell’Iran punta sulla modernizzazione industriale e sull’attrazione di capitali e tecnologie estere. In quella occasione, era stato evidenziato l’interesse a collaborare con la Cina nei settori automobilistico, tessile, farmaceutico e delle apparecchiature mediche, puntando sulla produzione congiunta e sul trasferimento tecnologico. Nel dicembre 2024, d’altronde, un rappresentante dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha annunciato la disponibilità di investitori cinesi a finanziare centrali elettriche a ciclo combinato nella provincia energetica del Khuzestan, con l’obiettivo di riequilibrare la fornitura energetica iraniana.

Lo scorso 30 maggio Iran e Cina hanno siglato un protocollo trilaterale per la cooperazione in materia di gestione delle risorse idriche, agricoltura e ambiente, coinvolgendo l’Accademia cinese delle Scienze, l’Università di Teheran e l’Organizzazione iraniana per la Pianificazione e il Bilancio.

Sno quattro strategie chiave per ampliare i rapporti commerciali con la Cina:

  1. Trasferimento tecnologico, sfruttando le competenze cinesi in ricerca e sviluppo.
  2. Valorizzazione dell’export iraniano, spostando l’attenzione dai materiali grezzi ai prodotti con maggior valore aggiunto.
  3. Produzione congiunta e co-investimento, con l’Iran che offre un ambiente favorevole per gli investimenti esteri.
  4. Accesso reciproco ai mercati, con lo scopo di espandere insieme verso mercati terzi.

Arab ha richiamato l’attenzione sulle recenti missioni del settore privato iraniano in diverse province cinesi, ribadendo la necessità di individuare nuove opportunità di investimento e favorire gli scambi finanziari. La Camera, con i suoi oltre 140 anni di storia, si è detta pronta a facilitare incontri tecnici, sostenere progetti congiunti e rafforzare le reti professionali bilaterali.

Quindi sì, l’interesse in gioco è grande e, di conseguenza, non potrà che essere grande l’impegno della Cina come peacekeeper per la soluzione del problema e il ripristino della pace in Medioriente.

L’impegno della Cina come peacekeeper per risolvere il problema e ripristinare la pace in Medio Oriente non può che essere grande.

Segue nostro Telegram.

Una ferma volontà

Il presidente cinese Xi Jinping, lo scorso giovedì, ha avuto una conversazione telefonica con il leader russo Vladimir Putin, durante la quale i due capi di Stato hanno discusso dell’attuale situazione in Medio Oriente.

Xi ha avanzato una proposta articolata in quattro punti: rendere il cessate il fuoco una priorità urgente, garantire la protezione dei civili come obiettivo fondamentale, favorire il dialogo e la mediazione come unica via sostenibile, e riconoscere l’importanza imprescindibile degli sforzi internazionali per la pace.

Questo confronto avviene in una fase particolarmente delicata, con il conflitto tra Israele e Iran in rapida escalation. Il coordinamento tra Pechino e Mosca evidenzia non solo il livello avanzato della loro intesa strategica, ma lancia anche un messaggio forte alla comunità internazionale, ovvero un invito a contenere le tensioni e a salvaguardare la stabilità regionale.

La crisi in Medio Oriente ha ormai oltrepassato i limiti di un conflitto convenzionale.

Nel frattempo, gli Stati Uniti – pur avendo un’influenza determinante su Israele – non hanno assunto una posizione costruttiva. Al contrario, hanno continuato ad alimentare le tensioni, fino a dichiararsi pronti a “intervenire direttamente”, frustrando le speranze della comunità internazionale per una de-escalation. Con una situazione sempre più instabile, la finestra per evitare un conflitto più ampio si sta chiudendo rapidamente.

Una volta che il conflitto esplode senza controllo, sarà estremamente difficile ripristinare l’equilibrio. In questo contesto, la Cina è stata la prima grande potenza a presentare un piano coerente e orientato al lungo termine, che mira tanto a gestire l’immediato quanto a costruire soluzioni durevoli, dimostrando un forte senso di responsabilità globale.

La proposta in quattro punti è chiara e centrata sulle questioni essenziali: invita anzitutto tutte le parti, in particolare Israele, a fermare subito le operazioni militari per evitare ulteriori perdite civili. Promuove inoltre una soluzione politica della questione nucleare iraniana e sollecita l’intervento della comunità internazionale – in particolare degli attori con maggiore peso – per favorire la distensione.

Con un approccio concreto e pragmatico, la proposta non si limita a indicare i principi guida per risolvere la crisi, ma propone anche strumenti efficaci per attenuarla. Al centro vi è l’obiettivo di una pace stabile e condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e dell’equità tra le nazioni. Essa riflette un’analisi lucida da parte di Pechino, allineata al sentire diffuso tra molti attori globali, offrendo un quadro operativo credibile.

La Cina ha sempre svolto un ruolo di stabilizzatore in Medio Oriente, come dimostrato da vari interventi: dalla mediazione tra Arabia Saudita e Iran, al sostegno per il reintegro della Siria nella Lega Araba; dal supporto ai diritti del popolo palestinese, all’impegno per la pace nella Striscia di Gaza e per l’unità palestinese; dalla partecipazione alle missioni di peacekeeping fino all’assistenza umanitaria. Ogni azione si è basata su principi di equità e sull’interesse reale delle popolazioni mediorientali, promuovendo un nuovo paradigma di sicurezza collettiva, inclusiva e sostenibile.

Gli accordi siglati a Pechino, come quello tra Iran e Arabia Saudita, e la Dichiarazione palestinese di unità, testimoniano la fiducia nella neutralità della Cina e nella validità del suo approccio alla sicurezza. La nuova proposta di Xi sull’attuale crisi israelo-iraniana si inserisce nel solco di questo impegno, confermando l’intenzione di Pechino di contribuire attivamente alla pace nella regione.

In un Medio Oriente segnato da instabilità crescente, anche la pace mondiale diventa più difficile da raggiungere. Promuovere un cessate il fuoco e aprire tavoli negoziali è essenziale non solo per la regione, ma per la stabilità globale. Per farlo, è necessario un coordinamento efficace tra le grandi potenze.

Il recente dialogo tra Xi e Putin esemplifica questa stretta cooperazione tra Cina e Russia su questioni internazionali cruciali. Entrambe, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, lavorano insieme per rafforzare la pace su scala regionale e globale. Ciò sottolinea il ruolo crescente dei Paesi emergenti nella governance mondiale e rappresenta un modello di coesistenza responsabile tra potenze.

Il conflitto tocca anche gli interessi di Pechino

La crisi mediorientale dimostra che il mondo è entrato in una fase di grande instabilità e transizione. La proposta cinese in quattro punti rispecchia questa consapevolezza e l’approccio coerente di Pechino in materia di sicurezza. Dalla guerra in Ucraina al conflitto israelo-palestinese, le soluzioni avanzate dalla Cina stanno ottenendo un consenso sempre più ampio. Ora che il Medio Oriente è di nuovo sull’orlo del baratro, è fondamentale che la comunità internazionale abbandoni le mere dichiarazioni e adotti azioni concrete, sostenendo il piano cinese. La Cina, da parte sua, si dichiara pronta a rafforzare il dialogo tra le parti, a costruire consenso, a promuovere la giustizia e a contribuire in modo concreto al ritorno della pace nella regione.

Perché in tutto questo, non dimentichiamocelo, ci sono anche gli interessi della Cina ad essere messi in campo. Trump vuole mantenere il dominio degli USA nella regione e bloccare l’ascesa di Cina e Russia.

La Cina ha infatti contribuito a negoziare un accordo di pace tra Iran e Arabia Saudita nel 2023 ed ha salutato la svolta come una vittoria della diplomazia cinese e un segno che il principale rivale geopolitico dell’America era emerso come un importante mediatore di potere in Medio Oriente.

Cina e Iran hanno un accordo da 400 miliardi di dollari, fondato su petrolio e tecnologie, ed è diventata il partner commerciale al primo posto con l’Iran, occupando il 30% del mercato iraniano, per oltre 15 miliardi di dollari. Cosa più importate è la partecipazione al corridoio BRI, che configura l’Iran come l’amico insostituibile per una lunga serie di garanzie.

Il 4 maggio si è svolto a Teheran, presso la Camera di Commercio, Industria, Miniere e Agricoltura (TCCIMA), il Forum per lo Sviluppo Economico Iran-Cina, alla presenza dell’ambasciatore cinese in Iran, dei vertici dell’Organizzazione per la Promozione del Commercio iraniana (TPO), del gruppo parlamentare d’amicizia Iran-Cina e di numerosi esponenti delle istituzioni e del settore privato. Il presidente della TCCIMA, Mahmoud Najafi Arab, ha dato il benvenuto alla delegazione cinese in occasione dell’Iran Expo, sottolineando l’impegno dell’ambasciatore cinese nel rafforzare i legami economici bilaterali, ricordando i legami millenari tra i due Paesi e ha auspicato un modello di cooperazione sostenibile basato sul rispetto reciproco.

Il Settimo Piano di Sviluppo Nazionale dell’Iran punta sulla modernizzazione industriale e sull’attrazione di capitali e tecnologie estere. In quella occasione, era stato evidenziato l’interesse a collaborare con la Cina nei settori automobilistico, tessile, farmaceutico e delle apparecchiature mediche, puntando sulla produzione congiunta e sul trasferimento tecnologico. Nel dicembre 2024, d’altronde, un rappresentante dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha annunciato la disponibilità di investitori cinesi a finanziare centrali elettriche a ciclo combinato nella provincia energetica del Khuzestan, con l’obiettivo di riequilibrare la fornitura energetica iraniana.

Lo scorso 30 maggio Iran e Cina hanno siglato un protocollo trilaterale per la cooperazione in materia di gestione delle risorse idriche, agricoltura e ambiente, coinvolgendo l’Accademia cinese delle Scienze, l’Università di Teheran e l’Organizzazione iraniana per la Pianificazione e il Bilancio.

Sno quattro strategie chiave per ampliare i rapporti commerciali con la Cina:

  1. Trasferimento tecnologico, sfruttando le competenze cinesi in ricerca e sviluppo.
  2. Valorizzazione dell’export iraniano, spostando l’attenzione dai materiali grezzi ai prodotti con maggior valore aggiunto.
  3. Produzione congiunta e co-investimento, con l’Iran che offre un ambiente favorevole per gli investimenti esteri.
  4. Accesso reciproco ai mercati, con lo scopo di espandere insieme verso mercati terzi.

Arab ha richiamato l’attenzione sulle recenti missioni del settore privato iraniano in diverse province cinesi, ribadendo la necessità di individuare nuove opportunità di investimento e favorire gli scambi finanziari. La Camera, con i suoi oltre 140 anni di storia, si è detta pronta a facilitare incontri tecnici, sostenere progetti congiunti e rafforzare le reti professionali bilaterali.

Quindi sì, l’interesse in gioco è grande e, di conseguenza, non potrà che essere grande l’impegno della Cina come peacekeeper per la soluzione del problema e il ripristino della pace in Medioriente.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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