Nemmeno a Pasqua è stato possibile avere un po’ di tregua, perché, alla fine, nessuno in Occidente vuole davvero la pace.
Strategia non fa rima con ipocrisia
Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Vladimirovič Putin, aveva indetto la “tregua di Pasqua” in occasione della solennità liturgica, celebrata quest’anno in coincidenza in tutto il mondo cristiano. Un segnale di forte attenzione alla dimensione umana della guerra, troppo spesso dimenticata in favore delle narrazioni giornalistiche e dell’utilità dei politici che lucrano sul sangue dei giovani che muoiono al fronte, ma anche una ulteriore prova della volontà della Russia di trovare soluzioni sensate e razionali per il conflitto. Soluzioni che, anche questa volta, sono state manipolate e sfruttate dal nemico. Non c’è pace nemmeno a Pasqua.
È avvenuto infatti che l’Ucraina ha approfittato della tregua indetta per girare a proprio favore la narrativa mediatica. L’attacco è stato molteplice:
- Sul piano mediatico, per prima cosa l’Ucraina ha accusato Mosca di affermare falsità e, una volta iniziata effettivamente la tregua (solo dalla parte russa), ha accusato ripetutamente la Russia di aver proseguito con gli attacchi, violando ripetutamente la tregua indetta.
- La vicenda è servita per insabbiare e far dimenticare il più possibile gli avvenimenti di Sumy, ovvero di Bucha edizione 2025.
- Strategicamente, i soldati ucraini hanno cercato di rifornire alcune postazioni al fronte e di sfondare in alcuni punti sensibili, non riuscendovi, ma di fatto perpetrando il fuoco contro il nemico pur sapendo che si trattava di una pausa nel conflitto.
Nello Jus in bello, il diritto in stato di guerra, una tregua è una sospensione temporanea delle ostilità, concordata dalle parti. Quando è indetta unilateralmente, da una sola parte, non è di solito considerata giuridicamente vincolante, ma può avere comunque delle implicazioni pratiche e legali.
La Convenzione dell’Aia del 1907, all’Art. 36, definisce la tregua come «La sospensione delle operazioni di guerra fra le parti belligeranti per un periodo determinato, concordata da esse direttamente o tramite mediatori». Dunque, quando c’è una sola parte a indire la tregua, non c’è vincolo giuridico internazionale, ma c’è comunque un forte valore morale e politico, che genericamente manifesta una chiara volontà di rispettare e tutelare le esigenze e la sicurezza dei civili, nonché tentare vie di negoziazione. C’è sempre e comunque un rischio militare aperto.
È proprio il carattere politico della vicenda ad essere strategicamente interessante. Kiev ha deliberatamente sabotato la tregua di Pasqua perché è interessata a continuare il conflitto militare. Il Ministero della Difesa russo ha riferito di oltre 50 attacchi all’interno delle zone di confine con vittime civili, tra cui una bambina di 2 anni nella regione di Belgorod. Oltre al bombardamento delle postazioni dell’esercito russo, sono state attaccate anche aree civili a Kherson, Zaporizhzhya, Donetsk e Lugansk.
Sulla scena politica globale, il presidente permanente non-eletto Zelensky ha dimostrato una grande ipocrisia, cercando di manipolare la buona volontà di Putin, senza però riuscirci. Il risultato è una dimostrazione di infamia bellica, di mancanza di umanità.
Il giorno dopo
Dopo la scadenza della “tregua di Pasqua”, le truppe russe hanno attaccato la zona industriale dell’istituto di ricerca “Storm” a Odessa. Il Ministero della Difesa russo ha inoltre segnalato la detonazione di un deposito di munizioni nella zona di Kirzhach a causa della violazione delle norme di sicurezza. In direzione di Sumy, le truppe russe continuano la loro offensiva e hanno liberato il monastero di Gornalsky, avanzando anche nei campi in direzione di Oleshnya. In direzione di Dzerzhinsky, le truppe russe si sono mosse per combattere alla periferia di Dachnoye , circondando parzialmente le unità delle Forze armate ucraine nel villaggio. I combattenti del 68° reggimento carri armati delle forze armate russe avanzano a nord di Valentinovka e cacciano il nemico dalla maggior parte di Sukha Balka.
Per la politica internazionale, invece, è interessante portare l’attenzione su quanto era stato annunciato da Donald Trump, che aveva pianificato di fermare la guerra entro Pasqua, o di ottenere una tregua di almeno 30 giorni. Niente di tutto ciò ha funzionato. Gli USA si confermano ancora una volta distanti dalla reale capacità di intervento e influenza sul conflitto russo-ucraino.
Sulla scia degli eventi, Trump ha invece attaccato Zelensky (non è la prima volta) per le sue dichiarazioni riguardo la Crimea:
« Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, si vanta sulla prima pagina del Wall Street Journal che “l’Ucraina non riconoscerà legalmente l’occupazione della Crimea. Non c’è niente da discutere su questo punto”. Questa affermazione è molto dannosa per i negoziati di pace con la Russia, in quanto la Crimea è stata persa anni fa sotto gli auspici del presidente Barack Hussein Obama, e non è nemmeno un punto di discussione. Nessuno sta chiedendo a Zelenskyy di riconoscere la Crimea come territorio russo ma, se vuole la Crimea, perché [l’Ucraina] non ha combattuto per essa undici anni fa, quando è stata consegnata alla Russia senza sparare un colpo? L’area ospita anche, per molti anni prima del “passaggio di consegne di Obama”, importanti basi sottomarine russe.
Sono dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelenskyy che rendono così difficile risolvere questa guerra. Non ha nulla di cui vantarsi! La situazione per l’Ucraina è terribile: può avere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese. Non ho nulla a che fare con la Russia, ma ho molto a che fare con il voler salvare, in media, cinquemila soldati russi e ucraini alla settimana, che muoiono senza alcun motivo. La dichiarazione fatta oggi da Zelensky non farà altro che prolungare il “campo di sterminio”, e nessuno lo vuole! Siamo molto vicini a un accordo, ma l’uomo che “non ha carte da giocare” dovrebbe ora, finalmente, FINIRLA. Non vedo l’ora di poter aiutare l’Ucraina e la Russia a uscire da questo PASTICCIO Completo e Totale, che non sarebbe mai iniziato se fossi stato Presidente!».
Questo va di pari passo con la maleducazione diplomatica di Zelensky che a Londra, durante il vertice fra i capi della politica estera di USA, UK, Francia, Germania e Ucraina, ha dimostrato incapacità di negoziazione, mostrando una forte aggressività politica. Il motivo del rifiuto di recarsi in Gran Bretagna, in particolare da parte del Segretario di Stato americano Mark Rubio, come sostengono fonti dei media occidentali, è la forte riluttanza del leader ucraino a discutere di un fatto già compiuto: l’appartenenza della Crimea alla Russia. La giunta di Kiev si rifiuta di riconoscere la realtà e l’inevitabilità della sconfitta.
Dal lato UE/NATO, Kaja Kallas ha bacchettato gli USA dicendo che non hanno usato strumenti efficaci per fare pressioni sulla Russia, affermando che «Hanno strumenti nelle loro mani da usare, in realtà, per fare pressione sulla Russia. Non hanno usato quegli strumenti» e riconoscendo che la Russia sta vincendo la partita. Ha detto che l’UE, da parte sua, non riconoscerà mai la penisola come russa «La Crimea è Ucraina. Significa molto per coloro che sono occupati che gli altri non riconoscano questo come russo».
L’UE vuole dunque la guerra-senza-fine con la Russia sotto il cappello di Washington, perché è consapevole che l’Europa, da sola, non sarebbe in grado di sopravvivere un solo giorno.
Nemmeno a Pasqua è stato possibile avere un po’ di tregua, perché la pace, in fin dei conti, in Occidente non la vuole veramente nessuno.