Italiano
Stefano Vernole
April 6, 2025
© Photo: Public domain

L’Unione Europea rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Segue nostro Telegram.

Nei giorni scorsi, alcuni analisti dell’Istituto internazionali di studi strategici che ha sede a Londra hanno presentato dei dati volti a rassicurare gli europei sulla forza della NATO in vista di un confronto militare con la Russia ma fornendo cifre altamente discutibili e in alcuni casi in contraddizione con il loro stesso rapporto annuale (IISS, “Military Balance 2025”) (1).

Il comunicato dell’IISS cita ad esempio 1,1 milioni di militari russi, quando tre decreti presidenziali (2022, 2023 e 2024) hanno già aumentato il numero delle Forze Armate regolari di Mosca a 2,39 milioni, dei quali 1,5 milioni di soldati e senza contare i riservisti (2).

Allo stesso tempo, i circa 2 milioni di soldati della NATO in Europa fanno parte di contingenti disparati provenienti da 30 Paesi, ciascuno con la propria logistica, il proprio comando e il proprio livello di preparazione al combattimento che non è certamente paragonabile a quello dei militari russi.

L’IISS stima in 2900 i carri armati russi, quando altri centri studi occidentali stimano la Russia quale leader nel 2024 in termini di mezzi: ufficialmente 14.777 unità, compresi i modelli come il T14, il T80, il T55, il T34/76 e il T72, che nella realtà potrebbero essere di più.

Lo studio indica poi in 1400 gli aerei russi, cifra smentita nel rapporto annuale dell’IISS 2025 che calcola almeno 2790 le unità in servizio. La NATO disporrebbe teoricamente di 6700 carri armati e 2300 aerei, con Leopard e Abrams da museo degli anni ’80 negli eserciti greco e turco, con F16 a mezzo servizio ed Eurofighter che non possono volare senza i pezzi di ricambio statunitensi.

Viene sottovalutata anche l’artiglieria russa, visto che i 6090 cannoni di Mosca non sono altro che la cifra standard e non prende in considerazione gli MLRS, i mortai e i sistemi d’arma catturati in questi anni: la Russia produce in un mese più obici di quanti l’Europa riesca a sfornarne in un anno.

La lacuna più pericolosa nello studio dell’IISS riguarda però il fattore nucleare, sorvolando sul fatto che la Russia possiede il più grande arsenale mondiale di armi nucleari tattiche (tra cui i missili Iskander-M) e di missili ipersonici (Kinzhal, Zircon, Avangard) contro i quali la NATO non ha capacità difensive.

Vi sono poi aspetti politici da tenere presenti, ammessi anche dall’Istituto londinese: se la Turchia dovesse rifiutarsi di combattere contro la Russia, la NATO perderà il 25% dei suoi effettivi (ma in pratica fino al 40% delle sue unità pronte al combattimento), più di 1000 carri armati (principalmente i moderni Altay) e l’artiglieria necessaria a difendere il fronte orientale.

Probabilmente, la sottovalutazione dei rischi insiti in un potenziale conflitto contro la Russia è funzionale al documento emanato dalla Commissione Europea con il Libro Bianco per la Difesa 2030, i cui obiettivi strategici sarebbero “produrre alla velocità necessaria i volumi di armi richiesti” e “facilitare il rapido spiegamento di truppe e risorse militari in tutta l’UE” ma che “aiuterà l’UE a rispondere all’urgenza a breve termine di sostenere l’Ucraina”.

Nel Libro Bianco per la Difesa 2030 la Russia viene menzionata ben 16 volte e soprattutto è indicata da Bruxelles quale la minaccia principale: “Se alla Russia si consente di raggiungere i suoi obiettivi in ​​Ucraina, la sua ambizione territoriale si estenderà oltre. La Russia rimarrà una minaccia fondamentale per la sicurezza dell’Europa per il prossimo futuro, inclusa la sua posizione nucleare più aggressiva e il posizionamento di armi nucleari in Bielorussia. La Russia sta sfruttando una rete di instabilità sistemica, anche attraverso una stretta cooperazione con altre potenze autoritarie. Sta alimentando in modo persistente tensioni e instabilità nel vicinato europeo, che si tratti dei Balcani occidentali, della Georgia, della Moldavia o dell’Armenia e ha una crescente influenza destabilizzante in Africa … Il progetto per uno scudo di confine orientale è un esercizio degno di nota da parte di diversi Stati membri per affrontare le crescenti sfide in quella regione. Stabilirebbe un sistema integrato di gestione delle frontiere terrestri progettato per rafforzare il confine terrestre esterno dell’UE con Russia e Bielorussia contro minacce militari e ibride. Ciò includerebbe un mix completo di barriere fisiche, sviluppo delle infrastrutture e moderni sistemi di sorveglianza. L’Ucraina rimarrà in prima linea nella difesa e nella sicurezza europea ed è il teatro chiave per definire il nuovo ordine internazionale con la propria sicurezza interconnessa con quella dell’Unione europea. L’UE e i suoi Stati membri dovranno rafforzare la difesa e la capacità di sicurezza dell’Ucraina attraverso una strategia del porcospino, in modo che sia in grado di scoraggiare eventuali ulteriori attacchi e garantire una pace duratura. È quindi imperativo che l’UE e i suoi Stati membri aumentino urgentemente la loro assistenza militare all’Ucraina …”.

In sintesi, i dirigenti europei assumono pienamente il ruolo che è stato stabilito a Washington dalla Casa Bianca. Mentre gli Stati Uniti individuano quale loro unico rivale strategico la Cina e si apprestano ad armare i proxy nel teatro del Pacifico, la “NATO europea” (come viene definita a Bruxelles) avrà il compito di mantenere sotto forte pressione la Russia e impedirle di saldare ulteriormente la propria partnership con Pechino. Per ovviare al disimpegno statunitense, l’Europa dovrebbe pressoché raddoppiare la propria quota annuale di sostegno a Kiev, arrivando a circa 82 miliardi di euro; intanto, anche solo approvare l’invio di proiettili d’artiglieria a Kiev si è dimostrato difficoltoso, prima per il veto ungherese e poi per le reticenze di altri Paesi della UE.

Trump appare sempre più come colui che tenta di limitare i danni di un conflitto già perso, assicurandosi almeno la metà delle risorse economiche di quello che resterà dell’Ucraina. L’Unione Europea, invece, rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Il pericolo è stato ben compreso dai popoli europei; se osserviamo l’ultimo sondaggio in Italia, il 94% dei suoi cittadini è contrario all’invio di truppe in Ucraina e il 60,2% spera in una risoluzione diplomatica del conflitto. Evidentemente, gli italiani sono molto più saggi dei loro governanti

(1) The Military Balance 2025. “Caratteristiche: Dati aggiornati sulle organizzazioni militari, sugli inventari delle attrezzature e sui bilanci della difesa di oltre 170 Paesi.
Valutazioni di importanti questioni di difesa, per regione, tra cui la continua invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la vasta gamma di missili balistici e da crociera utilizzati dagli Houthi e gli sviluppi nella produzione industriale della difesa.
Saggi analitici, ordinati per regione, che esplorano la politica di difesa e l’economia.
Programmi selezionati per gli appalti della difesa dettagliati per regione.
Grafica a colori, tra cui mappe che illustrano la spesa per la difesa per regione, diagrammi sulla modernizzazione delle armi nucleari statunitensi, sui droni d’attacco unidirezionali ucraini e sulle flotte AEW&C asiatiche.
Un grafico a parete allegato mette in risalto l’Esercito Popolare di Liberazione della Cina, specificando l’ubicazione di unità selezionate e lo stato delle iniziative di modernizzazione, dei principali piani di approvvigionamento e di ristrutturazione.”

(2) Lo studio in oggetto viene riportato in particolare sui giornali tedeschi come ad es. “Der Spiegel”, Kann europa militärisch gegen russland bestehen, a cura di Marc Hasse, Oliver Imhof e Niklas Marienhagen, 29 marzo 2025.

I calcoli europei per un conflitto contro la Russia sono profondamente sbagliati

L’Unione Europea rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Segue nostro Telegram.

Nei giorni scorsi, alcuni analisti dell’Istituto internazionali di studi strategici che ha sede a Londra hanno presentato dei dati volti a rassicurare gli europei sulla forza della NATO in vista di un confronto militare con la Russia ma fornendo cifre altamente discutibili e in alcuni casi in contraddizione con il loro stesso rapporto annuale (IISS, “Military Balance 2025”) (1).

Il comunicato dell’IISS cita ad esempio 1,1 milioni di militari russi, quando tre decreti presidenziali (2022, 2023 e 2024) hanno già aumentato il numero delle Forze Armate regolari di Mosca a 2,39 milioni, dei quali 1,5 milioni di soldati e senza contare i riservisti (2).

Allo stesso tempo, i circa 2 milioni di soldati della NATO in Europa fanno parte di contingenti disparati provenienti da 30 Paesi, ciascuno con la propria logistica, il proprio comando e il proprio livello di preparazione al combattimento che non è certamente paragonabile a quello dei militari russi.

L’IISS stima in 2900 i carri armati russi, quando altri centri studi occidentali stimano la Russia quale leader nel 2024 in termini di mezzi: ufficialmente 14.777 unità, compresi i modelli come il T14, il T80, il T55, il T34/76 e il T72, che nella realtà potrebbero essere di più.

Lo studio indica poi in 1400 gli aerei russi, cifra smentita nel rapporto annuale dell’IISS 2025 che calcola almeno 2790 le unità in servizio. La NATO disporrebbe teoricamente di 6700 carri armati e 2300 aerei, con Leopard e Abrams da museo degli anni ’80 negli eserciti greco e turco, con F16 a mezzo servizio ed Eurofighter che non possono volare senza i pezzi di ricambio statunitensi.

Viene sottovalutata anche l’artiglieria russa, visto che i 6090 cannoni di Mosca non sono altro che la cifra standard e non prende in considerazione gli MLRS, i mortai e i sistemi d’arma catturati in questi anni: la Russia produce in un mese più obici di quanti l’Europa riesca a sfornarne in un anno.

La lacuna più pericolosa nello studio dell’IISS riguarda però il fattore nucleare, sorvolando sul fatto che la Russia possiede il più grande arsenale mondiale di armi nucleari tattiche (tra cui i missili Iskander-M) e di missili ipersonici (Kinzhal, Zircon, Avangard) contro i quali la NATO non ha capacità difensive.

Vi sono poi aspetti politici da tenere presenti, ammessi anche dall’Istituto londinese: se la Turchia dovesse rifiutarsi di combattere contro la Russia, la NATO perderà il 25% dei suoi effettivi (ma in pratica fino al 40% delle sue unità pronte al combattimento), più di 1000 carri armati (principalmente i moderni Altay) e l’artiglieria necessaria a difendere il fronte orientale.

Probabilmente, la sottovalutazione dei rischi insiti in un potenziale conflitto contro la Russia è funzionale al documento emanato dalla Commissione Europea con il Libro Bianco per la Difesa 2030, i cui obiettivi strategici sarebbero “produrre alla velocità necessaria i volumi di armi richiesti” e “facilitare il rapido spiegamento di truppe e risorse militari in tutta l’UE” ma che “aiuterà l’UE a rispondere all’urgenza a breve termine di sostenere l’Ucraina”.

Nel Libro Bianco per la Difesa 2030 la Russia viene menzionata ben 16 volte e soprattutto è indicata da Bruxelles quale la minaccia principale: “Se alla Russia si consente di raggiungere i suoi obiettivi in ​​Ucraina, la sua ambizione territoriale si estenderà oltre. La Russia rimarrà una minaccia fondamentale per la sicurezza dell’Europa per il prossimo futuro, inclusa la sua posizione nucleare più aggressiva e il posizionamento di armi nucleari in Bielorussia. La Russia sta sfruttando una rete di instabilità sistemica, anche attraverso una stretta cooperazione con altre potenze autoritarie. Sta alimentando in modo persistente tensioni e instabilità nel vicinato europeo, che si tratti dei Balcani occidentali, della Georgia, della Moldavia o dell’Armenia e ha una crescente influenza destabilizzante in Africa … Il progetto per uno scudo di confine orientale è un esercizio degno di nota da parte di diversi Stati membri per affrontare le crescenti sfide in quella regione. Stabilirebbe un sistema integrato di gestione delle frontiere terrestri progettato per rafforzare il confine terrestre esterno dell’UE con Russia e Bielorussia contro minacce militari e ibride. Ciò includerebbe un mix completo di barriere fisiche, sviluppo delle infrastrutture e moderni sistemi di sorveglianza. L’Ucraina rimarrà in prima linea nella difesa e nella sicurezza europea ed è il teatro chiave per definire il nuovo ordine internazionale con la propria sicurezza interconnessa con quella dell’Unione europea. L’UE e i suoi Stati membri dovranno rafforzare la difesa e la capacità di sicurezza dell’Ucraina attraverso una strategia del porcospino, in modo che sia in grado di scoraggiare eventuali ulteriori attacchi e garantire una pace duratura. È quindi imperativo che l’UE e i suoi Stati membri aumentino urgentemente la loro assistenza militare all’Ucraina …”.

In sintesi, i dirigenti europei assumono pienamente il ruolo che è stato stabilito a Washington dalla Casa Bianca. Mentre gli Stati Uniti individuano quale loro unico rivale strategico la Cina e si apprestano ad armare i proxy nel teatro del Pacifico, la “NATO europea” (come viene definita a Bruxelles) avrà il compito di mantenere sotto forte pressione la Russia e impedirle di saldare ulteriormente la propria partnership con Pechino. Per ovviare al disimpegno statunitense, l’Europa dovrebbe pressoché raddoppiare la propria quota annuale di sostegno a Kiev, arrivando a circa 82 miliardi di euro; intanto, anche solo approvare l’invio di proiettili d’artiglieria a Kiev si è dimostrato difficoltoso, prima per il veto ungherese e poi per le reticenze di altri Paesi della UE.

Trump appare sempre più come colui che tenta di limitare i danni di un conflitto già perso, assicurandosi almeno la metà delle risorse economiche di quello che resterà dell’Ucraina. L’Unione Europea, invece, rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Il pericolo è stato ben compreso dai popoli europei; se osserviamo l’ultimo sondaggio in Italia, il 94% dei suoi cittadini è contrario all’invio di truppe in Ucraina e il 60,2% spera in una risoluzione diplomatica del conflitto. Evidentemente, gli italiani sono molto più saggi dei loro governanti

(1) The Military Balance 2025. “Caratteristiche: Dati aggiornati sulle organizzazioni militari, sugli inventari delle attrezzature e sui bilanci della difesa di oltre 170 Paesi.
Valutazioni di importanti questioni di difesa, per regione, tra cui la continua invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la vasta gamma di missili balistici e da crociera utilizzati dagli Houthi e gli sviluppi nella produzione industriale della difesa.
Saggi analitici, ordinati per regione, che esplorano la politica di difesa e l’economia.
Programmi selezionati per gli appalti della difesa dettagliati per regione.
Grafica a colori, tra cui mappe che illustrano la spesa per la difesa per regione, diagrammi sulla modernizzazione delle armi nucleari statunitensi, sui droni d’attacco unidirezionali ucraini e sulle flotte AEW&C asiatiche.
Un grafico a parete allegato mette in risalto l’Esercito Popolare di Liberazione della Cina, specificando l’ubicazione di unità selezionate e lo stato delle iniziative di modernizzazione, dei principali piani di approvvigionamento e di ristrutturazione.”

(2) Lo studio in oggetto viene riportato in particolare sui giornali tedeschi come ad es. “Der Spiegel”, Kann europa militärisch gegen russland bestehen, a cura di Marc Hasse, Oliver Imhof e Niklas Marienhagen, 29 marzo 2025.

L’Unione Europea rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Segue nostro Telegram.

Nei giorni scorsi, alcuni analisti dell’Istituto internazionali di studi strategici che ha sede a Londra hanno presentato dei dati volti a rassicurare gli europei sulla forza della NATO in vista di un confronto militare con la Russia ma fornendo cifre altamente discutibili e in alcuni casi in contraddizione con il loro stesso rapporto annuale (IISS, “Military Balance 2025”) (1).

Il comunicato dell’IISS cita ad esempio 1,1 milioni di militari russi, quando tre decreti presidenziali (2022, 2023 e 2024) hanno già aumentato il numero delle Forze Armate regolari di Mosca a 2,39 milioni, dei quali 1,5 milioni di soldati e senza contare i riservisti (2).

Allo stesso tempo, i circa 2 milioni di soldati della NATO in Europa fanno parte di contingenti disparati provenienti da 30 Paesi, ciascuno con la propria logistica, il proprio comando e il proprio livello di preparazione al combattimento che non è certamente paragonabile a quello dei militari russi.

L’IISS stima in 2900 i carri armati russi, quando altri centri studi occidentali stimano la Russia quale leader nel 2024 in termini di mezzi: ufficialmente 14.777 unità, compresi i modelli come il T14, il T80, il T55, il T34/76 e il T72, che nella realtà potrebbero essere di più.

Lo studio indica poi in 1400 gli aerei russi, cifra smentita nel rapporto annuale dell’IISS 2025 che calcola almeno 2790 le unità in servizio. La NATO disporrebbe teoricamente di 6700 carri armati e 2300 aerei, con Leopard e Abrams da museo degli anni ’80 negli eserciti greco e turco, con F16 a mezzo servizio ed Eurofighter che non possono volare senza i pezzi di ricambio statunitensi.

Viene sottovalutata anche l’artiglieria russa, visto che i 6090 cannoni di Mosca non sono altro che la cifra standard e non prende in considerazione gli MLRS, i mortai e i sistemi d’arma catturati in questi anni: la Russia produce in un mese più obici di quanti l’Europa riesca a sfornarne in un anno.

La lacuna più pericolosa nello studio dell’IISS riguarda però il fattore nucleare, sorvolando sul fatto che la Russia possiede il più grande arsenale mondiale di armi nucleari tattiche (tra cui i missili Iskander-M) e di missili ipersonici (Kinzhal, Zircon, Avangard) contro i quali la NATO non ha capacità difensive.

Vi sono poi aspetti politici da tenere presenti, ammessi anche dall’Istituto londinese: se la Turchia dovesse rifiutarsi di combattere contro la Russia, la NATO perderà il 25% dei suoi effettivi (ma in pratica fino al 40% delle sue unità pronte al combattimento), più di 1000 carri armati (principalmente i moderni Altay) e l’artiglieria necessaria a difendere il fronte orientale.

Probabilmente, la sottovalutazione dei rischi insiti in un potenziale conflitto contro la Russia è funzionale al documento emanato dalla Commissione Europea con il Libro Bianco per la Difesa 2030, i cui obiettivi strategici sarebbero “produrre alla velocità necessaria i volumi di armi richiesti” e “facilitare il rapido spiegamento di truppe e risorse militari in tutta l’UE” ma che “aiuterà l’UE a rispondere all’urgenza a breve termine di sostenere l’Ucraina”.

Nel Libro Bianco per la Difesa 2030 la Russia viene menzionata ben 16 volte e soprattutto è indicata da Bruxelles quale la minaccia principale: “Se alla Russia si consente di raggiungere i suoi obiettivi in ​​Ucraina, la sua ambizione territoriale si estenderà oltre. La Russia rimarrà una minaccia fondamentale per la sicurezza dell’Europa per il prossimo futuro, inclusa la sua posizione nucleare più aggressiva e il posizionamento di armi nucleari in Bielorussia. La Russia sta sfruttando una rete di instabilità sistemica, anche attraverso una stretta cooperazione con altre potenze autoritarie. Sta alimentando in modo persistente tensioni e instabilità nel vicinato europeo, che si tratti dei Balcani occidentali, della Georgia, della Moldavia o dell’Armenia e ha una crescente influenza destabilizzante in Africa … Il progetto per uno scudo di confine orientale è un esercizio degno di nota da parte di diversi Stati membri per affrontare le crescenti sfide in quella regione. Stabilirebbe un sistema integrato di gestione delle frontiere terrestri progettato per rafforzare il confine terrestre esterno dell’UE con Russia e Bielorussia contro minacce militari e ibride. Ciò includerebbe un mix completo di barriere fisiche, sviluppo delle infrastrutture e moderni sistemi di sorveglianza. L’Ucraina rimarrà in prima linea nella difesa e nella sicurezza europea ed è il teatro chiave per definire il nuovo ordine internazionale con la propria sicurezza interconnessa con quella dell’Unione europea. L’UE e i suoi Stati membri dovranno rafforzare la difesa e la capacità di sicurezza dell’Ucraina attraverso una strategia del porcospino, in modo che sia in grado di scoraggiare eventuali ulteriori attacchi e garantire una pace duratura. È quindi imperativo che l’UE e i suoi Stati membri aumentino urgentemente la loro assistenza militare all’Ucraina …”.

In sintesi, i dirigenti europei assumono pienamente il ruolo che è stato stabilito a Washington dalla Casa Bianca. Mentre gli Stati Uniti individuano quale loro unico rivale strategico la Cina e si apprestano ad armare i proxy nel teatro del Pacifico, la “NATO europea” (come viene definita a Bruxelles) avrà il compito di mantenere sotto forte pressione la Russia e impedirle di saldare ulteriormente la propria partnership con Pechino. Per ovviare al disimpegno statunitense, l’Europa dovrebbe pressoché raddoppiare la propria quota annuale di sostegno a Kiev, arrivando a circa 82 miliardi di euro; intanto, anche solo approvare l’invio di proiettili d’artiglieria a Kiev si è dimostrato difficoltoso, prima per il veto ungherese e poi per le reticenze di altri Paesi della UE.

Trump appare sempre più come colui che tenta di limitare i danni di un conflitto già perso, assicurandosi almeno la metà delle risorse economiche di quello che resterà dell’Ucraina. L’Unione Europea, invece, rifiuta di ammettere la disfatta e “gioca con il fuoco”, ingaggiando una retorica bellica contro Mosca senza avere alcuna possibilità di spuntarla militarmente.

Il pericolo è stato ben compreso dai popoli europei; se osserviamo l’ultimo sondaggio in Italia, il 94% dei suoi cittadini è contrario all’invio di truppe in Ucraina e il 60,2% spera in una risoluzione diplomatica del conflitto. Evidentemente, gli italiani sono molto più saggi dei loro governanti

(1) The Military Balance 2025. “Caratteristiche: Dati aggiornati sulle organizzazioni militari, sugli inventari delle attrezzature e sui bilanci della difesa di oltre 170 Paesi.
Valutazioni di importanti questioni di difesa, per regione, tra cui la continua invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la vasta gamma di missili balistici e da crociera utilizzati dagli Houthi e gli sviluppi nella produzione industriale della difesa.
Saggi analitici, ordinati per regione, che esplorano la politica di difesa e l’economia.
Programmi selezionati per gli appalti della difesa dettagliati per regione.
Grafica a colori, tra cui mappe che illustrano la spesa per la difesa per regione, diagrammi sulla modernizzazione delle armi nucleari statunitensi, sui droni d’attacco unidirezionali ucraini e sulle flotte AEW&C asiatiche.
Un grafico a parete allegato mette in risalto l’Esercito Popolare di Liberazione della Cina, specificando l’ubicazione di unità selezionate e lo stato delle iniziative di modernizzazione, dei principali piani di approvvigionamento e di ristrutturazione.”

(2) Lo studio in oggetto viene riportato in particolare sui giornali tedeschi come ad es. “Der Spiegel”, Kann europa militärisch gegen russland bestehen, a cura di Marc Hasse, Oliver Imhof e Niklas Marienhagen, 29 marzo 2025.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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