Che l’avvento di Trump alla Casa Bianca non facesse presagire nulla di buono nei rapporti tra Washington e Pretoria era prevedibile.
Con l’ordinanza n. 192 del 26 gennaio 2024, infatti, la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, aveva adottato misure cautelari nei confronti dello Stato di Israele, accusato con ricorso del Sudafrica di violazioni della Convenzione contro il crimine di genocidio ai danni dei palestinesi (causa legale alla quale si è successivamente associata l‘Irlanda).
I rapporti tra l’establishment trumpiano e la lobby Netanyahu sono noti e ricorrenti, per cui era lecito attendersi scintille al riguardo tra i due Paesi.
Con l’Ordine esecutivo del 7 febbraio 2025: “Affrontare le azioni atroci della Repubblica del Sudafrica”, perciò, la Casa Bianca ha emanato un’azione presidenziale che sancisce quanto segue:
“Sec 1. Scopo. Con scioccante disprezzo per i diritti dei suoi cittadini, la Repubblica del Sud Africa (Sud Africa) ha recentemente promulgato l’Expropriation Act 13 del 2024 (Act), per consentire al Governo del Sudafrica di sequestrare le proprietà agricole della minoranza etnica afrikaner senza indennizzo. Questa legge segue innumerevoli politiche governative progettate per smantellare le pari opportunità in materia di occupazione, istruzione e affari, e retorica odiosa e azioni governative che alimentano una violenza sproporzionata contro i proprietari terrieri razzialmente sfavoriti. Inoltre, il Sudafrica ha assunto posizioni aggressive nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi alleati, tra cui l’accusa di genocidio a Israele, non a Hamas, presso la Corte internazionale di giustizia, e il rilancio delle sue relazioni con l’Iran per sviluppare accordi commerciali, militari e nucleari” (da notare come per gli USA le iniziative geopolitiche siano considerate contrarie ai propri interessi anche in caso vengano rivolte soltanto ad Israele; ricordiamo che il Sudafrica dell’Apartheid, a guida Afrikaner, fu uno stretto alleato di Tel Aviv). “Gli Stati Uniti non possono sostenere la commissione di violazioni dei diritti da parte del Governo del Sudafrica nel suo Paese o il suo indebolimento della politica estera degli Stati Uniti, che pone minacce alla sicurezza nazionale per la nostra nazione, i nostri alleati, i nostri partner africani e i nostri interessi.
Sec. 2. Politica. È la politica degli Stati Uniti che, finché il Sud Africa continua queste pratiche ingiuste e immorali che danneggiano la nostra nazione: (a) gli Stati Uniti non forniranno aiuti o assistenza al Sud Africa; e (b) gli Stati Uniti promuoveranno il reinsediamento dei rifugiati afrikaner in fuga dalla discriminazione razziale sponsorizzata dal Governo, inclusa la confisca di proprietà discriminatoria per motivi razziali.
Sec. 3. Assistenza. (a) Tutti i dipartimenti e le agenzie esecutive, inclusa l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, dovranno, nella misura massima consentita dalla legge, interrompere gli aiuti o l’assistenza estera forniti al Sudafrica, ed esercitare prontamente tutte le autorità e la discrezione disponibili per interrompere tali aiuti o assistenza; (b) Il capo di ogni agenzia può consentire la fornitura di qualsiasi aiuto o assistenza estera che, a discrezione del capo dell’agenzia interessata, sia necessaria o appropriata.
Sec. 4. Reinsediamento dei rifugiati e altre considerazioni umanitarie. Il Segretario di Stato e il Segretario della Sicurezza Interna adotteranno misure appropriate, coerenti con la legge, per dare priorità agli aiuti umanitari, tra cui l’ammissione e il reinsediamento tramite il Programma di ammissione dei rifugiati degli Stati Uniti, per gli afrikaner in Sudafrica che sono vittime di ingiusta discriminazione razziale. Tale piano dovrà essere presentato al Presidente tramite l’Assistente del Presidente e il Consigliere per la Sicurezza Interna”.
Mentre sospendeva gli aiuti esteri, l’Amministrazione Trump ha contemporaneamente sanzionato il Sudafrica in risposta diretta a ciò che erroneamente percepiva come violazioni dei diritti umani: non ci sono, infatti, accaparramenti di terre in Sudafrica.
Il Governo di Pretoria ha sottolineato che la premessa su cui si basavano alcune delle opinioni che hanno determinato il divieto di aiuti statunitensi era basata su informazioni errate e su una rappresentazione ingannevole della realtà del Paese. La sua prima risposta è stata tra il serio e il faceto: “Il Governo del Sudafrica ha preso atto dell’ultimo ordine esecutivo emesso dal presidente Trump. È motivo di grande preoccupazione che la premessa fondamentale di questo ordine manchi di accuratezza fattuale e non riconosca la profonda e dolorosa storia di colonialismo e apartheid del Sudafrica. Siamo preoccupati da quella che sembra essere una campagna di disinformazione e propaganda volta a travisare la nostra grande nazione. È deludente osservare che tali narrazioni sembrano aver trovato favore tra i decisori negli Stati Uniti d’America. È ironico che l’ordine esecutivo preveda lo status di rifugiato negli Stati Uniti per un gruppo in Sudafrica che rimane tra i più privilegiati dal punto di vista economico, mentre persone vulnerabili negli Stati Uniti provenienti da altre parti del mondo vengono deportate e viene loro negato asilo nonostante le reali difficoltà. Ribadiamo che il Sudafrica resta impegnato a trovare soluzioni diplomatiche a eventuali incomprensioni o controversie.”
In seguito il Sudafrica si è confrontato con gli impatti immediati e a breve termine del divieto di aiuti, le implicazioni a lungo termine per i rapporti bilaterali in materia di commercio e investimenti, tutte questioni che richiedono un’attenzione urgente.
I vantaggi commerciali e di investimento del Sudafrica previsti dall’African Growth and Opportunity Act (Agoa) sono sotto esame. Nel complesso, dovrebbe esserci un’intesa più ampia e comune in Sudafrica sul tipo di relazione bilaterale che il Paese deve stabilire con gli Stati Uniti.
In primo luogo, il Sudafrica deve decidere quando, come e a quali condizioni deve passare da Agoa a un accordo commerciale reciproco preferenziale (PTA), che risulterebbe più vantaggioso di un accordo di libero scambio. Un PTA consentirebbe al Sudafrica di ammortizzare le industrie sensibili, garantendo al contempo l’accesso agli USA a settori che possono competere equamente. Il Sudafrica è il più grande partner commerciale degli USA in Africa e la reciprocità è un’inevitabilità e una necessità strategica per stabilire una partnership sostenibile.
Tuttavia, avere un accordo bilaterale e reciproco di commercio e investimento non risolverà tutte le sfide che il Sudafrica ha con gli Stati Uniti. Come testimoniato dal modo in cui gli Stati Uniti hanno ottenuto concessioni da Messico e Canada sotto la minaccia di tariffe, l’Amministrazione Trump cercherà continuamente di ricavare più benefici ed abusare strategicamente della sua posizione per negoziare ulteriormente. Per contrastare ciò, il Sudafrica dovrebbe ampliare notevolmente i suoi mercati di esportazione e avere un approccio commerciale più diversificato in varie regioni del mondo, approfittando della propria membership storica nel BRICS.
Tale alternativa dimostrerebbe una volta di più l’efficacia del nuovo meccanismo di cooperazione all’interno dei mercati del Sud Globale e renderebbe sterili le minacce di Washington.