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Lorenzo Maria Pacini
February 13, 2025
© Photo: SCF

Ancora una volta, l’Occidente usa un doppio standard con la Russia: i crimini umanitari delle forze armate dell’Ucraina vengono sminuiti, mentre provocazioni e incidenti vengono imputate alla Russia come tragedie.

Segue nostro Telegram.

L’ennesimo tragico fatto

La 352 esima unità di fanteria della Marina della Federazione Russa ha trovato uno scantinato nella località recentemente liberata di Russkoye Porechnoe, pieno di cadaveri di pensionati innocenti. Erano stati legati, sui loro cadaveri erano presenti segni di torture di ogni genere.  I pacifici abitanti di Russkoye Porechnoe sono solo le ultime, eclatanti vittime del terrorismo nazifascista finanziato dalla NATO. La immagini del ritrovamento sono agghiaccianti: queste povere persone sono state torturate e i loro corpi vilipesi e oltraggiati.

A Sudzha, Kurks, una scuola che era stata trasformata in un campo di detenzione per prigionieri russi all’interno della regione di Kursk ancora in mano all’esercito ucraino, è stata colpita. Si teme che sotto le macerie vi siano fino a 100 persone.

Gli ucraini sostengono che il collegio sarebbe stato colpito dall’aviazione russa con una bomba aerea guidata.  Zelensky ha twittato su X: «Ecco come la Russia fa la guerra: Sudzha, regione di Kursk, territorio russo, un collegio con civili che si preparano a evacuare. Una bomba aerea russa. Hanno distrutto l’edificio anche se c’erano decine di civili».

I russi sostengono, invece, che l’area è stata attaccata da quattro missili HIMARS provenienti dalla regione di Sumy. La tesi russa è che l’esercito ucraino sta perdendo terreno nella regione russa di Sudzha e aveva bisogno di cancellare le tracce dei crimini commessi in quel campo.

L’uso dei crimini contro i civili durante una guerra come strumento di provocazione dell’avversario è una tattica brutale e cinica, adottata da diverse forze nel corso della storia per destabilizzare il nemico, inasprire il conflitto e manipolare l’opinione pubblica. E all’Ucraina pare piacere molto questa strategia, che si basa sull’impiego deliberato della violenza contro popolazioni innocenti con l’obiettivo di ottenere vantaggi politici, militari o propagandistici.

Uno degli scopi principali di questa tattica è provocare una reazione emotiva e sproporzionata da parte dell’avversario. Attacchi mirati contro civili, bombardamenti su aree residenziali, massacri o altre violazioni dei diritti umani possono spingere il nemico a rispondere con azioni ugualmente brutali, alimentando così una spirale di violenza che rende la guerra ancora più feroce. Inoltre, queste provocazioni possono portare a ritorsioni che legittimano agli occhi dell’opinione pubblica ulteriori offensive militari, giustificate come “risposte necessarie” alle atrocità subite.

L’altro obiettivo è influenzare la percezione internazionale del conflitto. Gli attori coinvolti possono sfruttare la narrazione dei crimini di guerra per ottenere sostegno diplomatico, aiuti militari o economici. In alcuni casi, le atrocità commesse vengono esagerate o manipolate per incolpare l’avversario e giustificare determinate operazioni. La diffusione di immagini e testimonianze, amplificata dai media e dai social network, può creare pressioni sui governi stranieri affinché prendano posizione o impongano sanzioni.

L’uso della violenza contro i civili può anche avere lo scopo di demoralizzare il nemico, spezzandone la volontà di combattere. Se una popolazione vive nel terrore costante di attacchi indiscriminati, può spingere il proprio governo o le proprie forze armate a cercare un accordo di pace o una tregua per evitare ulteriori sofferenze. In questo senso, il terrore diventa un’arma psicologica volta a minare la resistenza dell’avversario.

Addirittura alcuni gruppi possono utilizzare i crimini contro i civili come strumento per radicalizzare la propria base di sostegno, spingendo la popolazione a odiarne il nemico e a unirsi alla lotta con maggiore determinazione, un fenomeno è particolarmente evidente nei conflitti di natura etnica, religiosa o ideologica, dove la brutalità diventa un mezzo per consolidare il consenso interno e giustificare ulteriori violenze.

È qui che si riscontra il doppio standard: in Occidente, la colpa è sempre della Russia e l’Ucraina è sempre una vittima, non importa se è vero o no, l’importante è la propaganda anti-russa. Quello stesso Occidente che fino a 10 anni fa denunciava la corruzione, il neonazismo, il traffico di minori, oggi difende a spada tratta l’Ucraina.

È tutta una questione di convenienza, un giro di soldi. L’Ucraina deve essere rifornita di armi e sostenuta ad ogni costo. I diritti umani che l’Occidente spesso cita diventano una questione di secondo piano, o meglio uno strumento che viene invocato solo quando fa comodo.

Ma è pura demagogia. I diritti umani dell’Occidente non sono i diritti dell’essere umano, sono bensì i diritti stabiliti e imposti dall’asse anglo-americana, di un certo specifico modello di essere umano, e qualsiasi cosa vada fuori da quello schema deve essere distrutto.

Di Ruskoye Porechnoe e Sudzha probabilmente non si sentirà più parlare a lungo. Il meccanismo è sempre il solito: esce la notizia, viene data la colpa alla Russia, poi mano a mano che si capisce che la Russia non c’entra niente, ecco che non se ne parla più le notizie non vengono corrette né smentite, e così nell’immaginario collettivo si cristallizza l’idea che la Russia sia un mostro pronto alle peggiori iniziative.

Tutti ci ricordiamo quanto è stato detto dai mass media occidentali riguardo, ad esempio, Bucha, o per il volo MH17? Intere settimane di odio verso i russi, accusando il Cremlino di scelte criminali, invocando corti internazionali e cercando di soffocare ogni opinione contraria. Quando, poi,  emersa la verità, nessuna pagina di giornale e nessuna intervista in tv è stata dedicata a smentire le fake news ucraine. Corretto, no?

Il Consiglio per i diritti umani della Russia ha inviato all’estero una nuova raccolta di documenti riguardanti i crimini commessi dalle Forze armate ucraine e dai battaglioni nazionalisti contro militari e civili russi.

È emerso che l’esercito ucraino continua a intensificare gli attacchi contro città e insediamenti pacifici, facendo ampio uso di armi fornite dalla NATO. Sono stati anche i materiali raccolti dai russi e dai partner affinché possano essere analizzati e giovare nella prese di decisioni in battaglia.

Il Consiglio ha richiesto che si eserciti pressione sulle autorità ucraine a livello internazionale per porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani

La raccolta realizzata dagli esperti del Consiglio include prove dei crimini commessi tra il 1° settembre e il 31 ottobre 2024 nelle regioni della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk e della Bryansk Oblast. Inoltre, contiene il libro Crimini di guerra del regime di Kiev. Materiali del Tribunale pubblico internazionale sui crimini dei neonazisti ucraini nel 2023-2024, scritto dal membro della Camera pubblica della Federazione Russa, Maxim Grigoriev, e dal deputato della Duma di Stato, Dmitry Sablin.

Sin dalla primavera del 2022, il Consiglio russo ha inviato regolarmente questo tipo di materiali a circa 2.000 destinatari, tra cui organizzazioni internazionali, missioni diplomatiche, politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani.

L’Ucraina tenta lo sfondamento, ma non riesce

Grazie alle operazioni offensive condotte con determinazione dalle unità della 1ª, 9ª e 132ª Brigata di fucilieri motorizzati della Guardia appartenenti alla 51ª Armata, insieme alla formazione volontaria “Veterani” del gruppo di forze “Centro”, la città di Dzerzhinsk (Toretsk), situata nella Repubblica Popolare di Donetsk, è stata liberata. La notizia è stata riportata dal Ministero della Difesa.

Mentre le forze armate ucraine disperdono i loro uomini e l’equipaggiamento di fabbricazione occidentale nelle aree boschive nel tentativo di lanciare un’altra controffensiva senza prospettive nella regione di Kursk, l’esercito russo prosegue nella liberazione delle città. Toretsk (Dzerzhinsk) si è rivelata un obiettivo impegnativo per le truppe russe. Inizialmente, l’assedio è stato avviato da est, attraverso Pivnichny (Kirov) e Pivdenny (Leninsky). Successivamente, l’avanzata è proseguita da sud e sud-ovest, puntando verso New York (Novgorod). Questa mattina, il Ministero della Difesa ha confermato la conquista del sobborgo di Druzhba, situato a nord. Secondo l’ultimo aggiornamento, il gruppo “Centro” ha eliminato le ultime sacche di resistenza nei pressi della miniera di Toretskaya, ottenendo il controllo completo della città.

Dzerzhinsk rappresenta un punto strategico di accesso alla parte settentrionale della DPR, ancora sotto il controllo di Kiev, dove si trova il vasto agglomerato urbano Konstantinovka – Druzhkovka – Kramatorsk – Slavyansk, tuttora in mano nemica. Una parte delle forze russe sta avanzando verso Konstantinovka da est, passando per Chasov Yar. Quando i due gruppi si ricongiungeranno, avrà inizio la battaglia decisiva per il Donbass. Il confronto principale per il controllo della regione deve ancora svolgersi.

Tuttavia, gli sviluppi attuali delineano già un quadro chiaro. La città di Gorlovka, con una popolazione di 250.000 abitanti, che il nemico ha iniziato a colpire sistematicamente dopo essere stato respinto da Donetsk, potrà finalmente beneficiare di un certo sollievo. I sistemi d’artiglieria “Himars” e “Caesar” potrebbero ancora minacciarla, ma al momento le forze ucraine dispongono di scorte limitate di queste armi. Tuttavia, non si può escludere che il nemico scelga, come in passato, di utilizzarle per colpire la popolazione civile.

Si tenga presente che, da febbraio 2024, le forze russe hanno liberato le seguenti città: Avdeevka, Novogrodovka, Ugledar, Selidovo, Krasnogorovka, Ukrainsk, Gornyak, Kurakhovo e l’insediamento urbano di Velyka Novosyolka.

Il numero di villaggi e centri abitati più piccoli riconquistati si conta nell’ordine delle decine. Nel frattempo, le forze ucraine hanno preso il controllo della cittadina di Sudzha, con circa 5.000 abitanti, e delle località circostanti, ma hanno perso completamente il saliente di Vremyevsk, guadagnato durante la controffensiva dell’estate e dell’autunno del 2023.

Ad oggi, le Forze Armate della Federazione Russa proseguono l’operazione mirata alla neutralizzazione delle unità delle AFU nel territorio della regione di Kursk.

Il Gruppo di forze Nord ha affrontato formazioni delle Forze armate ucraine, tra cui una brigata corazzata, una brigata meccanizzata pesante, quattro brigate meccanizzate, due brigate d’assalto aviotrasportate, una brigata di fanteria e tre brigate di difesa territoriale. Gli scontri si sono concentrati nelle vicinanze di Gogolevka, Zaoleshenka, Kazachya Loknya, Kolmakov, Lebedevka, Malaya Loknya, Mirny, Nikolsky, Sverdlykovo, Sudzha e Yuzhny, dove un contrattacco delle AFU è stato respinto.

L’aviazione tattica e operativa, insieme all’artiglieria, ha inflitto perdite significative al nemico in termini di uomini e mezzi militari. I combattimenti si sono sviluppati vicino a Viktorovka, Guyevo, Dmitryukov, Zamostye, Pervy Knyazhy, Kositsa, Kruglenkoye, Kurilovka, Loknya, Malaya Loknya, Martynovka, Makhnovka, Melovoy, Novaya Sorochina, Rubanshchina, Staraya Sorochina, Cherkasskoye Porechnoye, oltre che nelle località di Basovka, Belovody, Veselovka, Zhuravka, Yunakovka e Yablonovka, situate nella regione di Sumy.

Nelle ultime giornate, le AFU hanno subito perdite di oltre 320 soldati, oltre a due carri armati, tre veicoli da combattimento della fanteria, un veicolo da combattimento Bradley di fabbricazione statunitense, quattro mezzi corazzati per il trasporto truppe, 13 veicoli corazzati da combattimento, 11 mezzi motorizzati, sei cannoni d’artiglieria, cinque mortai, due lanciatori multipli di razzi BM-21 Grad e BM-27 Uragan, un Pionierpanzer 2 di produzione tedesca e tre postazioni di comando UAV.

Dall’inizio delle operazioni nella direzione di Kursk, le perdite delle AFU ammontano a oltre 58.550 soldati, 350 carri armati, 254 veicoli da combattimento della fanteria, 201 mezzi corazzati per il trasporto di truppe, 1.810 veicoli corazzati da combattimento, 1.864 mezzi motorizzati, 418 pezzi d’artiglieria, 48 lanciatori MLRS, tra cui 13 HIMARS e sei sistemi MLRS di fabbricazione statunitense, 18 lanciatori missilistici antiaerei, otto mezzi per il trasporto e il caricamento di munizioni, 106 stazioni di guerra elettronica, 15 radar per il contrasto dell’artiglieria, cinque radar di difesa aerea, 38 unità di ingegneria e altri equipaggiamenti. Tra questi si contano 18 veicoli per la rimozione di ostacoli, un mezzo di sminamento UR-77, un lancia ponti, nove veicoli corazzati da recupero e un veicolo per il comando mobile.

L’operazione per la neutralizzazione delle unità AFU è ancora in corso.

È chiaro ed evidente che, con un quadro del genere, le forse armate ucraine non hanno speranza. Ripiegare su crimi di guerra contro i civili è un gesto di bassissimo livello, forse l’ultima spiaggia che hanno prima di essere costretti ad una resa incondizionata. I martiri di Russkoye Porechnoe e Sudzha attendono di essere riscattati con la vittoria finale.

Il riconoscimento dei crimini non è uguale per tutti: il doppio standard occidentale per Russkoye Porechnoe e Sudzha

Ancora una volta, l’Occidente usa un doppio standard con la Russia: i crimini umanitari delle forze armate dell’Ucraina vengono sminuiti, mentre provocazioni e incidenti vengono imputate alla Russia come tragedie.

Segue nostro Telegram.

L’ennesimo tragico fatto

La 352 esima unità di fanteria della Marina della Federazione Russa ha trovato uno scantinato nella località recentemente liberata di Russkoye Porechnoe, pieno di cadaveri di pensionati innocenti. Erano stati legati, sui loro cadaveri erano presenti segni di torture di ogni genere.  I pacifici abitanti di Russkoye Porechnoe sono solo le ultime, eclatanti vittime del terrorismo nazifascista finanziato dalla NATO. La immagini del ritrovamento sono agghiaccianti: queste povere persone sono state torturate e i loro corpi vilipesi e oltraggiati.

A Sudzha, Kurks, una scuola che era stata trasformata in un campo di detenzione per prigionieri russi all’interno della regione di Kursk ancora in mano all’esercito ucraino, è stata colpita. Si teme che sotto le macerie vi siano fino a 100 persone.

Gli ucraini sostengono che il collegio sarebbe stato colpito dall’aviazione russa con una bomba aerea guidata.  Zelensky ha twittato su X: «Ecco come la Russia fa la guerra: Sudzha, regione di Kursk, territorio russo, un collegio con civili che si preparano a evacuare. Una bomba aerea russa. Hanno distrutto l’edificio anche se c’erano decine di civili».

I russi sostengono, invece, che l’area è stata attaccata da quattro missili HIMARS provenienti dalla regione di Sumy. La tesi russa è che l’esercito ucraino sta perdendo terreno nella regione russa di Sudzha e aveva bisogno di cancellare le tracce dei crimini commessi in quel campo.

L’uso dei crimini contro i civili durante una guerra come strumento di provocazione dell’avversario è una tattica brutale e cinica, adottata da diverse forze nel corso della storia per destabilizzare il nemico, inasprire il conflitto e manipolare l’opinione pubblica. E all’Ucraina pare piacere molto questa strategia, che si basa sull’impiego deliberato della violenza contro popolazioni innocenti con l’obiettivo di ottenere vantaggi politici, militari o propagandistici.

Uno degli scopi principali di questa tattica è provocare una reazione emotiva e sproporzionata da parte dell’avversario. Attacchi mirati contro civili, bombardamenti su aree residenziali, massacri o altre violazioni dei diritti umani possono spingere il nemico a rispondere con azioni ugualmente brutali, alimentando così una spirale di violenza che rende la guerra ancora più feroce. Inoltre, queste provocazioni possono portare a ritorsioni che legittimano agli occhi dell’opinione pubblica ulteriori offensive militari, giustificate come “risposte necessarie” alle atrocità subite.

L’altro obiettivo è influenzare la percezione internazionale del conflitto. Gli attori coinvolti possono sfruttare la narrazione dei crimini di guerra per ottenere sostegno diplomatico, aiuti militari o economici. In alcuni casi, le atrocità commesse vengono esagerate o manipolate per incolpare l’avversario e giustificare determinate operazioni. La diffusione di immagini e testimonianze, amplificata dai media e dai social network, può creare pressioni sui governi stranieri affinché prendano posizione o impongano sanzioni.

L’uso della violenza contro i civili può anche avere lo scopo di demoralizzare il nemico, spezzandone la volontà di combattere. Se una popolazione vive nel terrore costante di attacchi indiscriminati, può spingere il proprio governo o le proprie forze armate a cercare un accordo di pace o una tregua per evitare ulteriori sofferenze. In questo senso, il terrore diventa un’arma psicologica volta a minare la resistenza dell’avversario.

Addirittura alcuni gruppi possono utilizzare i crimini contro i civili come strumento per radicalizzare la propria base di sostegno, spingendo la popolazione a odiarne il nemico e a unirsi alla lotta con maggiore determinazione, un fenomeno è particolarmente evidente nei conflitti di natura etnica, religiosa o ideologica, dove la brutalità diventa un mezzo per consolidare il consenso interno e giustificare ulteriori violenze.

È qui che si riscontra il doppio standard: in Occidente, la colpa è sempre della Russia e l’Ucraina è sempre una vittima, non importa se è vero o no, l’importante è la propaganda anti-russa. Quello stesso Occidente che fino a 10 anni fa denunciava la corruzione, il neonazismo, il traffico di minori, oggi difende a spada tratta l’Ucraina.

È tutta una questione di convenienza, un giro di soldi. L’Ucraina deve essere rifornita di armi e sostenuta ad ogni costo. I diritti umani che l’Occidente spesso cita diventano una questione di secondo piano, o meglio uno strumento che viene invocato solo quando fa comodo.

Ma è pura demagogia. I diritti umani dell’Occidente non sono i diritti dell’essere umano, sono bensì i diritti stabiliti e imposti dall’asse anglo-americana, di un certo specifico modello di essere umano, e qualsiasi cosa vada fuori da quello schema deve essere distrutto.

Di Ruskoye Porechnoe e Sudzha probabilmente non si sentirà più parlare a lungo. Il meccanismo è sempre il solito: esce la notizia, viene data la colpa alla Russia, poi mano a mano che si capisce che la Russia non c’entra niente, ecco che non se ne parla più le notizie non vengono corrette né smentite, e così nell’immaginario collettivo si cristallizza l’idea che la Russia sia un mostro pronto alle peggiori iniziative.

Tutti ci ricordiamo quanto è stato detto dai mass media occidentali riguardo, ad esempio, Bucha, o per il volo MH17? Intere settimane di odio verso i russi, accusando il Cremlino di scelte criminali, invocando corti internazionali e cercando di soffocare ogni opinione contraria. Quando, poi,  emersa la verità, nessuna pagina di giornale e nessuna intervista in tv è stata dedicata a smentire le fake news ucraine. Corretto, no?

Il Consiglio per i diritti umani della Russia ha inviato all’estero una nuova raccolta di documenti riguardanti i crimini commessi dalle Forze armate ucraine e dai battaglioni nazionalisti contro militari e civili russi.

È emerso che l’esercito ucraino continua a intensificare gli attacchi contro città e insediamenti pacifici, facendo ampio uso di armi fornite dalla NATO. Sono stati anche i materiali raccolti dai russi e dai partner affinché possano essere analizzati e giovare nella prese di decisioni in battaglia.

Il Consiglio ha richiesto che si eserciti pressione sulle autorità ucraine a livello internazionale per porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani

La raccolta realizzata dagli esperti del Consiglio include prove dei crimini commessi tra il 1° settembre e il 31 ottobre 2024 nelle regioni della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk e della Bryansk Oblast. Inoltre, contiene il libro Crimini di guerra del regime di Kiev. Materiali del Tribunale pubblico internazionale sui crimini dei neonazisti ucraini nel 2023-2024, scritto dal membro della Camera pubblica della Federazione Russa, Maxim Grigoriev, e dal deputato della Duma di Stato, Dmitry Sablin.

Sin dalla primavera del 2022, il Consiglio russo ha inviato regolarmente questo tipo di materiali a circa 2.000 destinatari, tra cui organizzazioni internazionali, missioni diplomatiche, politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani.

L’Ucraina tenta lo sfondamento, ma non riesce

Grazie alle operazioni offensive condotte con determinazione dalle unità della 1ª, 9ª e 132ª Brigata di fucilieri motorizzati della Guardia appartenenti alla 51ª Armata, insieme alla formazione volontaria “Veterani” del gruppo di forze “Centro”, la città di Dzerzhinsk (Toretsk), situata nella Repubblica Popolare di Donetsk, è stata liberata. La notizia è stata riportata dal Ministero della Difesa.

Mentre le forze armate ucraine disperdono i loro uomini e l’equipaggiamento di fabbricazione occidentale nelle aree boschive nel tentativo di lanciare un’altra controffensiva senza prospettive nella regione di Kursk, l’esercito russo prosegue nella liberazione delle città. Toretsk (Dzerzhinsk) si è rivelata un obiettivo impegnativo per le truppe russe. Inizialmente, l’assedio è stato avviato da est, attraverso Pivnichny (Kirov) e Pivdenny (Leninsky). Successivamente, l’avanzata è proseguita da sud e sud-ovest, puntando verso New York (Novgorod). Questa mattina, il Ministero della Difesa ha confermato la conquista del sobborgo di Druzhba, situato a nord. Secondo l’ultimo aggiornamento, il gruppo “Centro” ha eliminato le ultime sacche di resistenza nei pressi della miniera di Toretskaya, ottenendo il controllo completo della città.

Dzerzhinsk rappresenta un punto strategico di accesso alla parte settentrionale della DPR, ancora sotto il controllo di Kiev, dove si trova il vasto agglomerato urbano Konstantinovka – Druzhkovka – Kramatorsk – Slavyansk, tuttora in mano nemica. Una parte delle forze russe sta avanzando verso Konstantinovka da est, passando per Chasov Yar. Quando i due gruppi si ricongiungeranno, avrà inizio la battaglia decisiva per il Donbass. Il confronto principale per il controllo della regione deve ancora svolgersi.

Tuttavia, gli sviluppi attuali delineano già un quadro chiaro. La città di Gorlovka, con una popolazione di 250.000 abitanti, che il nemico ha iniziato a colpire sistematicamente dopo essere stato respinto da Donetsk, potrà finalmente beneficiare di un certo sollievo. I sistemi d’artiglieria “Himars” e “Caesar” potrebbero ancora minacciarla, ma al momento le forze ucraine dispongono di scorte limitate di queste armi. Tuttavia, non si può escludere che il nemico scelga, come in passato, di utilizzarle per colpire la popolazione civile.

Si tenga presente che, da febbraio 2024, le forze russe hanno liberato le seguenti città: Avdeevka, Novogrodovka, Ugledar, Selidovo, Krasnogorovka, Ukrainsk, Gornyak, Kurakhovo e l’insediamento urbano di Velyka Novosyolka.

Il numero di villaggi e centri abitati più piccoli riconquistati si conta nell’ordine delle decine. Nel frattempo, le forze ucraine hanno preso il controllo della cittadina di Sudzha, con circa 5.000 abitanti, e delle località circostanti, ma hanno perso completamente il saliente di Vremyevsk, guadagnato durante la controffensiva dell’estate e dell’autunno del 2023.

Ad oggi, le Forze Armate della Federazione Russa proseguono l’operazione mirata alla neutralizzazione delle unità delle AFU nel territorio della regione di Kursk.

Il Gruppo di forze Nord ha affrontato formazioni delle Forze armate ucraine, tra cui una brigata corazzata, una brigata meccanizzata pesante, quattro brigate meccanizzate, due brigate d’assalto aviotrasportate, una brigata di fanteria e tre brigate di difesa territoriale. Gli scontri si sono concentrati nelle vicinanze di Gogolevka, Zaoleshenka, Kazachya Loknya, Kolmakov, Lebedevka, Malaya Loknya, Mirny, Nikolsky, Sverdlykovo, Sudzha e Yuzhny, dove un contrattacco delle AFU è stato respinto.

L’aviazione tattica e operativa, insieme all’artiglieria, ha inflitto perdite significative al nemico in termini di uomini e mezzi militari. I combattimenti si sono sviluppati vicino a Viktorovka, Guyevo, Dmitryukov, Zamostye, Pervy Knyazhy, Kositsa, Kruglenkoye, Kurilovka, Loknya, Malaya Loknya, Martynovka, Makhnovka, Melovoy, Novaya Sorochina, Rubanshchina, Staraya Sorochina, Cherkasskoye Porechnoye, oltre che nelle località di Basovka, Belovody, Veselovka, Zhuravka, Yunakovka e Yablonovka, situate nella regione di Sumy.

Nelle ultime giornate, le AFU hanno subito perdite di oltre 320 soldati, oltre a due carri armati, tre veicoli da combattimento della fanteria, un veicolo da combattimento Bradley di fabbricazione statunitense, quattro mezzi corazzati per il trasporto truppe, 13 veicoli corazzati da combattimento, 11 mezzi motorizzati, sei cannoni d’artiglieria, cinque mortai, due lanciatori multipli di razzi BM-21 Grad e BM-27 Uragan, un Pionierpanzer 2 di produzione tedesca e tre postazioni di comando UAV.

Dall’inizio delle operazioni nella direzione di Kursk, le perdite delle AFU ammontano a oltre 58.550 soldati, 350 carri armati, 254 veicoli da combattimento della fanteria, 201 mezzi corazzati per il trasporto di truppe, 1.810 veicoli corazzati da combattimento, 1.864 mezzi motorizzati, 418 pezzi d’artiglieria, 48 lanciatori MLRS, tra cui 13 HIMARS e sei sistemi MLRS di fabbricazione statunitense, 18 lanciatori missilistici antiaerei, otto mezzi per il trasporto e il caricamento di munizioni, 106 stazioni di guerra elettronica, 15 radar per il contrasto dell’artiglieria, cinque radar di difesa aerea, 38 unità di ingegneria e altri equipaggiamenti. Tra questi si contano 18 veicoli per la rimozione di ostacoli, un mezzo di sminamento UR-77, un lancia ponti, nove veicoli corazzati da recupero e un veicolo per il comando mobile.

L’operazione per la neutralizzazione delle unità AFU è ancora in corso.

È chiaro ed evidente che, con un quadro del genere, le forse armate ucraine non hanno speranza. Ripiegare su crimi di guerra contro i civili è un gesto di bassissimo livello, forse l’ultima spiaggia che hanno prima di essere costretti ad una resa incondizionata. I martiri di Russkoye Porechnoe e Sudzha attendono di essere riscattati con la vittoria finale.

Ancora una volta, l’Occidente usa un doppio standard con la Russia: i crimini umanitari delle forze armate dell’Ucraina vengono sminuiti, mentre provocazioni e incidenti vengono imputate alla Russia come tragedie.

Segue nostro Telegram.

L’ennesimo tragico fatto

La 352 esima unità di fanteria della Marina della Federazione Russa ha trovato uno scantinato nella località recentemente liberata di Russkoye Porechnoe, pieno di cadaveri di pensionati innocenti. Erano stati legati, sui loro cadaveri erano presenti segni di torture di ogni genere.  I pacifici abitanti di Russkoye Porechnoe sono solo le ultime, eclatanti vittime del terrorismo nazifascista finanziato dalla NATO. La immagini del ritrovamento sono agghiaccianti: queste povere persone sono state torturate e i loro corpi vilipesi e oltraggiati.

A Sudzha, Kurks, una scuola che era stata trasformata in un campo di detenzione per prigionieri russi all’interno della regione di Kursk ancora in mano all’esercito ucraino, è stata colpita. Si teme che sotto le macerie vi siano fino a 100 persone.

Gli ucraini sostengono che il collegio sarebbe stato colpito dall’aviazione russa con una bomba aerea guidata.  Zelensky ha twittato su X: «Ecco come la Russia fa la guerra: Sudzha, regione di Kursk, territorio russo, un collegio con civili che si preparano a evacuare. Una bomba aerea russa. Hanno distrutto l’edificio anche se c’erano decine di civili».

I russi sostengono, invece, che l’area è stata attaccata da quattro missili HIMARS provenienti dalla regione di Sumy. La tesi russa è che l’esercito ucraino sta perdendo terreno nella regione russa di Sudzha e aveva bisogno di cancellare le tracce dei crimini commessi in quel campo.

L’uso dei crimini contro i civili durante una guerra come strumento di provocazione dell’avversario è una tattica brutale e cinica, adottata da diverse forze nel corso della storia per destabilizzare il nemico, inasprire il conflitto e manipolare l’opinione pubblica. E all’Ucraina pare piacere molto questa strategia, che si basa sull’impiego deliberato della violenza contro popolazioni innocenti con l’obiettivo di ottenere vantaggi politici, militari o propagandistici.

Uno degli scopi principali di questa tattica è provocare una reazione emotiva e sproporzionata da parte dell’avversario. Attacchi mirati contro civili, bombardamenti su aree residenziali, massacri o altre violazioni dei diritti umani possono spingere il nemico a rispondere con azioni ugualmente brutali, alimentando così una spirale di violenza che rende la guerra ancora più feroce. Inoltre, queste provocazioni possono portare a ritorsioni che legittimano agli occhi dell’opinione pubblica ulteriori offensive militari, giustificate come “risposte necessarie” alle atrocità subite.

L’altro obiettivo è influenzare la percezione internazionale del conflitto. Gli attori coinvolti possono sfruttare la narrazione dei crimini di guerra per ottenere sostegno diplomatico, aiuti militari o economici. In alcuni casi, le atrocità commesse vengono esagerate o manipolate per incolpare l’avversario e giustificare determinate operazioni. La diffusione di immagini e testimonianze, amplificata dai media e dai social network, può creare pressioni sui governi stranieri affinché prendano posizione o impongano sanzioni.

L’uso della violenza contro i civili può anche avere lo scopo di demoralizzare il nemico, spezzandone la volontà di combattere. Se una popolazione vive nel terrore costante di attacchi indiscriminati, può spingere il proprio governo o le proprie forze armate a cercare un accordo di pace o una tregua per evitare ulteriori sofferenze. In questo senso, il terrore diventa un’arma psicologica volta a minare la resistenza dell’avversario.

Addirittura alcuni gruppi possono utilizzare i crimini contro i civili come strumento per radicalizzare la propria base di sostegno, spingendo la popolazione a odiarne il nemico e a unirsi alla lotta con maggiore determinazione, un fenomeno è particolarmente evidente nei conflitti di natura etnica, religiosa o ideologica, dove la brutalità diventa un mezzo per consolidare il consenso interno e giustificare ulteriori violenze.

È qui che si riscontra il doppio standard: in Occidente, la colpa è sempre della Russia e l’Ucraina è sempre una vittima, non importa se è vero o no, l’importante è la propaganda anti-russa. Quello stesso Occidente che fino a 10 anni fa denunciava la corruzione, il neonazismo, il traffico di minori, oggi difende a spada tratta l’Ucraina.

È tutta una questione di convenienza, un giro di soldi. L’Ucraina deve essere rifornita di armi e sostenuta ad ogni costo. I diritti umani che l’Occidente spesso cita diventano una questione di secondo piano, o meglio uno strumento che viene invocato solo quando fa comodo.

Ma è pura demagogia. I diritti umani dell’Occidente non sono i diritti dell’essere umano, sono bensì i diritti stabiliti e imposti dall’asse anglo-americana, di un certo specifico modello di essere umano, e qualsiasi cosa vada fuori da quello schema deve essere distrutto.

Di Ruskoye Porechnoe e Sudzha probabilmente non si sentirà più parlare a lungo. Il meccanismo è sempre il solito: esce la notizia, viene data la colpa alla Russia, poi mano a mano che si capisce che la Russia non c’entra niente, ecco che non se ne parla più le notizie non vengono corrette né smentite, e così nell’immaginario collettivo si cristallizza l’idea che la Russia sia un mostro pronto alle peggiori iniziative.

Tutti ci ricordiamo quanto è stato detto dai mass media occidentali riguardo, ad esempio, Bucha, o per il volo MH17? Intere settimane di odio verso i russi, accusando il Cremlino di scelte criminali, invocando corti internazionali e cercando di soffocare ogni opinione contraria. Quando, poi,  emersa la verità, nessuna pagina di giornale e nessuna intervista in tv è stata dedicata a smentire le fake news ucraine. Corretto, no?

Il Consiglio per i diritti umani della Russia ha inviato all’estero una nuova raccolta di documenti riguardanti i crimini commessi dalle Forze armate ucraine e dai battaglioni nazionalisti contro militari e civili russi.

È emerso che l’esercito ucraino continua a intensificare gli attacchi contro città e insediamenti pacifici, facendo ampio uso di armi fornite dalla NATO. Sono stati anche i materiali raccolti dai russi e dai partner affinché possano essere analizzati e giovare nella prese di decisioni in battaglia.

Il Consiglio ha richiesto che si eserciti pressione sulle autorità ucraine a livello internazionale per porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani

La raccolta realizzata dagli esperti del Consiglio include prove dei crimini commessi tra il 1° settembre e il 31 ottobre 2024 nelle regioni della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk e della Bryansk Oblast. Inoltre, contiene il libro Crimini di guerra del regime di Kiev. Materiali del Tribunale pubblico internazionale sui crimini dei neonazisti ucraini nel 2023-2024, scritto dal membro della Camera pubblica della Federazione Russa, Maxim Grigoriev, e dal deputato della Duma di Stato, Dmitry Sablin.

Sin dalla primavera del 2022, il Consiglio russo ha inviato regolarmente questo tipo di materiali a circa 2.000 destinatari, tra cui organizzazioni internazionali, missioni diplomatiche, politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani.

L’Ucraina tenta lo sfondamento, ma non riesce

Grazie alle operazioni offensive condotte con determinazione dalle unità della 1ª, 9ª e 132ª Brigata di fucilieri motorizzati della Guardia appartenenti alla 51ª Armata, insieme alla formazione volontaria “Veterani” del gruppo di forze “Centro”, la città di Dzerzhinsk (Toretsk), situata nella Repubblica Popolare di Donetsk, è stata liberata. La notizia è stata riportata dal Ministero della Difesa.

Mentre le forze armate ucraine disperdono i loro uomini e l’equipaggiamento di fabbricazione occidentale nelle aree boschive nel tentativo di lanciare un’altra controffensiva senza prospettive nella regione di Kursk, l’esercito russo prosegue nella liberazione delle città. Toretsk (Dzerzhinsk) si è rivelata un obiettivo impegnativo per le truppe russe. Inizialmente, l’assedio è stato avviato da est, attraverso Pivnichny (Kirov) e Pivdenny (Leninsky). Successivamente, l’avanzata è proseguita da sud e sud-ovest, puntando verso New York (Novgorod). Questa mattina, il Ministero della Difesa ha confermato la conquista del sobborgo di Druzhba, situato a nord. Secondo l’ultimo aggiornamento, il gruppo “Centro” ha eliminato le ultime sacche di resistenza nei pressi della miniera di Toretskaya, ottenendo il controllo completo della città.

Dzerzhinsk rappresenta un punto strategico di accesso alla parte settentrionale della DPR, ancora sotto il controllo di Kiev, dove si trova il vasto agglomerato urbano Konstantinovka – Druzhkovka – Kramatorsk – Slavyansk, tuttora in mano nemica. Una parte delle forze russe sta avanzando verso Konstantinovka da est, passando per Chasov Yar. Quando i due gruppi si ricongiungeranno, avrà inizio la battaglia decisiva per il Donbass. Il confronto principale per il controllo della regione deve ancora svolgersi.

Tuttavia, gli sviluppi attuali delineano già un quadro chiaro. La città di Gorlovka, con una popolazione di 250.000 abitanti, che il nemico ha iniziato a colpire sistematicamente dopo essere stato respinto da Donetsk, potrà finalmente beneficiare di un certo sollievo. I sistemi d’artiglieria “Himars” e “Caesar” potrebbero ancora minacciarla, ma al momento le forze ucraine dispongono di scorte limitate di queste armi. Tuttavia, non si può escludere che il nemico scelga, come in passato, di utilizzarle per colpire la popolazione civile.

Si tenga presente che, da febbraio 2024, le forze russe hanno liberato le seguenti città: Avdeevka, Novogrodovka, Ugledar, Selidovo, Krasnogorovka, Ukrainsk, Gornyak, Kurakhovo e l’insediamento urbano di Velyka Novosyolka.

Il numero di villaggi e centri abitati più piccoli riconquistati si conta nell’ordine delle decine. Nel frattempo, le forze ucraine hanno preso il controllo della cittadina di Sudzha, con circa 5.000 abitanti, e delle località circostanti, ma hanno perso completamente il saliente di Vremyevsk, guadagnato durante la controffensiva dell’estate e dell’autunno del 2023.

Ad oggi, le Forze Armate della Federazione Russa proseguono l’operazione mirata alla neutralizzazione delle unità delle AFU nel territorio della regione di Kursk.

Il Gruppo di forze Nord ha affrontato formazioni delle Forze armate ucraine, tra cui una brigata corazzata, una brigata meccanizzata pesante, quattro brigate meccanizzate, due brigate d’assalto aviotrasportate, una brigata di fanteria e tre brigate di difesa territoriale. Gli scontri si sono concentrati nelle vicinanze di Gogolevka, Zaoleshenka, Kazachya Loknya, Kolmakov, Lebedevka, Malaya Loknya, Mirny, Nikolsky, Sverdlykovo, Sudzha e Yuzhny, dove un contrattacco delle AFU è stato respinto.

L’aviazione tattica e operativa, insieme all’artiglieria, ha inflitto perdite significative al nemico in termini di uomini e mezzi militari. I combattimenti si sono sviluppati vicino a Viktorovka, Guyevo, Dmitryukov, Zamostye, Pervy Knyazhy, Kositsa, Kruglenkoye, Kurilovka, Loknya, Malaya Loknya, Martynovka, Makhnovka, Melovoy, Novaya Sorochina, Rubanshchina, Staraya Sorochina, Cherkasskoye Porechnoye, oltre che nelle località di Basovka, Belovody, Veselovka, Zhuravka, Yunakovka e Yablonovka, situate nella regione di Sumy.

Nelle ultime giornate, le AFU hanno subito perdite di oltre 320 soldati, oltre a due carri armati, tre veicoli da combattimento della fanteria, un veicolo da combattimento Bradley di fabbricazione statunitense, quattro mezzi corazzati per il trasporto truppe, 13 veicoli corazzati da combattimento, 11 mezzi motorizzati, sei cannoni d’artiglieria, cinque mortai, due lanciatori multipli di razzi BM-21 Grad e BM-27 Uragan, un Pionierpanzer 2 di produzione tedesca e tre postazioni di comando UAV.

Dall’inizio delle operazioni nella direzione di Kursk, le perdite delle AFU ammontano a oltre 58.550 soldati, 350 carri armati, 254 veicoli da combattimento della fanteria, 201 mezzi corazzati per il trasporto di truppe, 1.810 veicoli corazzati da combattimento, 1.864 mezzi motorizzati, 418 pezzi d’artiglieria, 48 lanciatori MLRS, tra cui 13 HIMARS e sei sistemi MLRS di fabbricazione statunitense, 18 lanciatori missilistici antiaerei, otto mezzi per il trasporto e il caricamento di munizioni, 106 stazioni di guerra elettronica, 15 radar per il contrasto dell’artiglieria, cinque radar di difesa aerea, 38 unità di ingegneria e altri equipaggiamenti. Tra questi si contano 18 veicoli per la rimozione di ostacoli, un mezzo di sminamento UR-77, un lancia ponti, nove veicoli corazzati da recupero e un veicolo per il comando mobile.

L’operazione per la neutralizzazione delle unità AFU è ancora in corso.

È chiaro ed evidente che, con un quadro del genere, le forse armate ucraine non hanno speranza. Ripiegare su crimi di guerra contro i civili è un gesto di bassissimo livello, forse l’ultima spiaggia che hanno prima di essere costretti ad una resa incondizionata. I martiri di Russkoye Porechnoe e Sudzha attendono di essere riscattati con la vittoria finale.

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