La trasformazione della società passa anche attraverso alcuni esperimenti. In materia economica, negli USA sta succedendo qualcosa di interessante che merita di essere compreso.
I Bitcoin furono il primo esperimento
Ad essere onesti, bisogna ammettere che quando le criptovalute vennero lanciare più di 10 anni fa, probabilmente nessuno si immaginava che avrebbero avuto un vero successo. Oggi, invece, sono alla portata di tutti, sono usate da quasi tutti e stanno entrando anche nei sistemi della pubblica amministrazione degli Stati.
Sicuramente la cripto più conosciuta e discussa è il Bitcoin.
I Bitcoin sono una forma di valuta digitale decentralizzata, creata nel 2009 da un individuo o un gruppo noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. A differenza delle valute tradizionali, non esistono in forma fisica e non sono emessi o regolati da alcuna banca centrale o governo. Funzionano attraverso una tecnologia chiamata blockchain, un registro digitale distribuito che tiene traccia di tutte le transazioni in modo trasparente e sicuro.
La blockchain è composta da una serie di blocchi collegati tra loro, ognuno dei quali contiene un elenco di transazioni. Siffatta struttura garantisce che le informazioni siano immutabili e accessibili a tutti i partecipanti della rete. Le transazioni sono verificate dai cosiddetti “miner”, vale a dire individui o gruppi che utilizzano potenti computer per risolvere complessi problemi matematici.
I Bitcoin possono essere utilizzati per acquistare beni e servizi, trasferire denaro in modo rapido e anonimo o come investimento. La loro quantità è limitata a 21 milioni, il che li rende una risorsa finita e teoricamente resistente all’inflazione.
Chi è avvezzo alle cripto sa benissimo che il loro peso nel mercato globale è tutt’altro che marginale e che c’è un collegamento diretto con la politica e la geopolitica: al variare degli eventi, variano immediatamente le quotazioni delle cripto. Osservare l’andamento delle cripto permette ad alcuni analisti di indovinare operazioni vantaggiose, ma anche di leggere le trasformazioni globali con un certo anticipo sul loro accadimento.
I Bitcoin hanno dimostrato non solo di essere i primi inter pares del mondo delle criptovalute, ma anche di avere un peso decisionale nelle politiche economiche di alcun Paesi e di poter far muovere ingenti quantità di denaro nel mondo. Un caso esemplare recentissimo è quello delle elezioni americane, in cui la vittoria di Donald Trump ha provocato una impennata vertiginosa del valore dei Bitcoin, toccando un nuovo record.
È curioso che si faccia poco caso ad un dettaglio molto significativo dei Bitcoin: fintanto che sono utilizzati come “gioco” dai comuni cittadini, poco cambia; ma quando cominciano ad essere usati come valuta alternativa da parte di uno Stato, significa che sta succedendo qualcosa di importante.
Una criptovaluta, infatti, permette di decentralizzare una certa quantità di capitale. Ciò significa poter “togliere” alle banche e controllare direttamente, fuori dal circuito “tradizionale”.
Questo è un passaggio politico fondamentale. Capendo questo, capiremo alcune delle prossime probabili mosse che avverranno in vari Paesi del mondo.
Qualcosa di simile lo abbiamo visto quando i BRICS+ hanno proposto e sperimentato Brics Pay, eludendo nel giro di pochi click il complesso sistema SWIFT. Non è affatto un atto di poco conto.
Provate a immaginare un impiego su larga scala di uno strumento simile: un intero Paese investe in grandi quantità di criptovalute e amministra i conti pubblici con esse; o, ancora, un privato fa la stessa cosa, con il risultato di eludere il controllo del fisco del proprio Paese; oppure, come nel caso degli Stati Uniti d’America, un singolo Stato federale cambia in cripto i propri conti ed evade dal controllo centrale di Washington. Un affare del genere potrebbe far crollare un Governo nel giro di poche ore.
Ecco perché per un Governo è fondamentale mettere le mani su questo sistema, perché è realmente possibile che avvenga una variazione di questo tipo nei complessi equilibri nazionali e internazionali. Ne va della sicurezza economica, ma anche del successo politico.
Il Texas ci riprova
Della stessa idea, a quanto pare, è il Texas, che già da un po’ di tempo sta provando a fare questo passaggio.
Nel 2023, una commissione del Senato del Texas aveva esaminato una proposta interessante: una nuova moneta digitale sostenuta dall’oro.
Il Senate Bill 2334 propone di:
- Stabilire una nuova moneta digitale basata sull’oro e sull’argento attraverso l’ufficio del Controllore dei Conti Pubblici del Texas.
- Sostenere ogni unità di moneta digitale emessa con una corrispondente frazione di oncia troy d’oro o d’argento tenuta in deposito.
- Consentire la creazione di conti individuali presso il Texas Bullion Depository che potrebbero essere utilizzati per effettuare transazioni.
La proposta del senatore Bryan Hughes, R-Mineola, darebbe ai cittadini la possibilità di depositare oro o argento presso il deposito di lingotti dello Stato e di poter spendere dal proprio conto, proprio come avviene con una carta di debito o di credito. Un’idea brillante che venne salutata come un ottimo escamotage per salvarsi dall’inflazione e affermare i diritti degli Stati nel dibattito federale sulla regolamentazione delle valute digitali.
Pochi giorni fa, la proposta è stata ripresentata sotto simili forme: istituire una riserva di Bitcoin, che potrebbe servire come terreno di prova per il Tesoro degli Stati Uniti. La proposta di legge consentirebbe allo Stato del Texas di iniziare a costruire una riserva strategica di bitcoin accettando tasse, imposte e donazioni in bitcoin che verrebbero conservati per un minimo di cinque anni, nell’ottica di rafforzare la stabilità fiscale del Paese. Il Texas non è solo la seconda economia degli Stati Uniti e l’ottava del mondo, ma ha anche la più alta concentrazione di minatori di bitcoin del Paese. La speranza è che alcuni di loro inizino a pagare le tasse in criptovaluta. La proposta iniziale non prevede una strategia di acquisto diretto di bitcoin. La richiesta di una riserva strategica nazionale di bitcoin – una delle promesse elettorali del presidente eletto Donald Trump- si è fatta più forte dopo le elezioni.
Qualcosa di simile si è visto anche nello Stato della Pennsylvania, che ha introdotto una legge sulla riserva strategica di Bitcoin lo scorso novembre, e sono ancora 10 gli Stati federali che stanno discutendo una soluzione simile (in più ad altri 4 Paesi nel mondo).
Si tenga in considerazione che la creazione di una moneta digitale emessa dallo Stato e sostenuta dall’oro creerebbe una concorrenza valutaria con le banconote della Federal Reserve e minerebbe il monopolio monetario della Fed e, di più, fornirebbe un’alternativa nel caso in cui la Federal Reserve implementasse una moneta digitale della banca centrale.
Rendendo l’oro comodamente disponibile per le transazioni regolari e quotidiane del grande pubblico, la moneta digitale supportata dall’oro creerebbe il potenziale per un effetto di vasta portata. In poche parole – e un po’ di fortuna – nel corso del tempo, quando i residenti dello Stato utilizzeranno sia le banconote della Federal Reserve sia le monete d’oro e d’argento, il fatto che le monete mantengano il loro valore più di quanto non facciano le banconote della Federal Reserve porterà a un effetto “legge di Gresham inversa”, in cui il denaro buono (monete d’oro e d’argento) scaccerà il denaro cattivo (banconote della Federal Reserve).
La Legge di Gresham sostiene che “il denaro cattivo scaccia quello buono”. Il motivo per cui la moneta cattiva scaccia quella buona è che i governi erigono barriere all’uso di denaro sano nella vita quotidiana. Questo rende più costoso spendere l’oro e incentiva la tesaurizzazione. Quando si eliminano le barriere, si livella il campo di gioco e si permette all’oro e all’argento di competere testa a testa con le banconote della Federal Reserve. In condizioni di parità, l’oro batte sempre la moneta fiat.
La creazione di una moneta digitale sostenuta dall’oro compirebbe un ulteriore passo avanti nel processo di abolizione del sistema della Federal Reserve, attaccandolo dal basso verso l’alto.
Stiamo parlando letteralmente ci una rivoluzione di portata mondiale. Uno di quei passaggi che costringerebbe molti altri Paesi – soprattutto i principali competitor – a riformulare la propria economia e a correre dietro alle modificazioni repentine del mercato.
Una bella mano di poker, in perfetto bluff americano.
Vedremo se sarà effettivamente così. Di certo una mossa di questo tipo permetterebbe alla nuova Presidenza americana di risolvere alcuni problemi interni e fare un bel dispetto agli avversari dell’Est.