La storia non sarà gentile con coloro che giocano con il futuro dell’umanità per il bene della propria vanità politica.
Il pericolo di una escalation nucleare è reale. L’equilibrio internazionale si è fino ad oggi basato sulla deterrenza come strumento di “garanzia”. Ma se questa cambia o viene a mancare, cosa succederà?
I fondamenti della deterrenza
La deterrenza nucleare è una strategia fondamentale nelle scienze strategiche e militari, che si basa sull’uso della minaccia di una risposta nucleare devastante per prevenire l’uso di armi nucleari o per scoraggiare attacchi strategici da parte di uno o più avversari. A pieno titolo, si inserisce nel più ampio contesto della strategia nucleare, che riguarda l’impiego di armi nucleari per proteggere gli interessi nazionali, difendere la sicurezza e influenzare il comportamento degli stati avversari. La deterrenza nucleare ha assunto un ruolo centrale durante la Guerra Fredda e continua a essere un elemento cruciale della politica di difesa delle molte potenze nucleari dell’intero pianeta.
Il concetto si basa su una psicologia delle relazioni internazionali che punta a rendere inaccettabili le conseguenze di un’azione ostile per l’avversario. Semplice ma molto, molto efficace. In termini nucleari, si tratta di fare in modo che il nemico percepisca che i costi di un attacco, o di un conflitto che porti all’uso di armi nucleari, superano di gran lunga i benefici che potrebbe ottenere da tale attacco.
La deterrenza nucleare può essere suddivisa in due principali forme:
Deterrenza diretta: riguarda la minaccia di utilizzare armi nucleari in risposta a un attacco nucleare o convenzionale da parte di un avversario. L’idea di base è che, se un avversario ritiene che l’attacco a un paese deterrente comporti la probabilità di una ritorsione nucleare devastante, sceglierà di non attaccare.
Deterrenza indiretta: si riferisce all’uso della minaccia nucleare per influenzare il comportamento di un nemico in contesti non direttamente legati all’uso di armi nucleari, come guerre convenzionali o confronti strategici. In questo caso, la minaccia di escalation nucleare funge da strumento per influenzare le decisioni di un nemico in situazioni di conflitto o crisi.
Una delle principali caratteristiche della deterrenza nucleare è la cosiddetta triade nucleare, un concetto sviluppato dagli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, la quale consiste nella combinazione di tre componenti principali:
Missili balistici intercontinentali (ICBM): sono missili lanciati da terra, con una gittata di oltre 5.500 km, che possono trasportare testate nucleari e colpire obiettivi strategici a lunga distanza, in particolare le capitali e i centri di comando nemici. Sono quelli di cui si sente parlare oggigiorno sempre di più e che rientrano, per esempio, nella riforma della dottrina nucleare russa promulgata da Vladimir Putin pochi giorni fa.
Forze di bombardieri strategici: velivoli a lungo raggio, come il bombardiere B-52 degli Stati Uniti, che possono trasportare testate nucleari e colpire bersagli strategici. Questi bombardieri possono essere utilizzati anche in una funzione di ritorsione, perché la loro mobilità consente di mantenere una minaccia credibile anche in caso di attacco preventivo.
Missili balistici lanciati da sottomarini (SLBM): i sottomarini nucleari, grazie alla loro capacità di operare silenziosamente e di rimanere nascosti nelle profondità marine, forniscono una risposta di “secondo colpo” altamente credibile e difficilmente distruttibile. La presenza di sottomarini nucleari nelle acque internazionali riduce la probabilità che un avversario possa distruggere l’intero arsenale nucleare prima di essere colpito a sua volta.
La triade nucleare è progettata per garantire che, indipendentemente dal tipo di attacco subito, almeno una parte significativa delle forze nucleari rimanga intatta, pronta a infliggere una punizione devastante in caso di attacco. Questo principio è noto come second strike capability” che è la base della deterrenza nucleare efficace: l’assicurazione che un attacco nucleare non resterà senza risposta.
La logica della distruzione mutua assicurata
Il concetto di Mutual Assured Destruction (MAD), o distruzione mutua assicurata, è una delle principali dottrine strategiche che definisce la deterrenza nucleare. Essa afferma che, in un conflitto nucleare tra due potenze nucleari, la probabilità di sopravvivenza di entrambe le parti sarebbe estremamente bassa, in quanto entrambe infliggerebbero danni irreversibili e catastrofici; di conseguenza, entrambe le parti sono fortemente dissuase dall’iniziare un conflitto nucleare.
La logica di MAD si basa su diversi principi fondamentali:
- Credibilità della minaccia: per essere efficace, una minaccia di ritorsione nucleare deve essere credibile. Ciò significa che una potenza nucleare deve possedere forze nucleari sufficienti e la volontà politica di utilizzarle in caso di attacco.
- Vulnerabilità reciproca: entrambe le potenze nucleari devono essere vulnerabili all’attacco nucleare dell’altra, il che significa che entrambe devono possedere forze nucleari sopravvissibili, come i sottomarini nucleari o i silos sotterranei di missili balistici.
- Incertezza sul risultato: anche se entrambe le potenze possono infliggere danni devastanti all’altro, nessuna delle due parte può sapere con certezza quale sarebbe l’esito di uno scambio nucleare, poiché le conseguenze potrebbero essere globalmente catastrofiche e imprevedibili.
Oltre ai principi di base, la deterrenza nucleare include anche concetti avanzati legati alla credibilità, alla comunicazione e all’innovazione tecnologica.
Deterrenza estesa: una nazione nucleare può estendere la propria deterrenza a paesi alleati, promettendo di difenderli con la propria capacità nucleare. Questo principio è alla base delle alleanze della NATO, dove gli Stati Uniti offrono la protezione nucleare agli alleati europei.
Disincentivazione tramite la non first use: alcune nazioni nucleari, come la Cina, hanno adottato politiche di “non first use” (NFU), impegnandosi a non utilizzare mai armi nucleari per prime, ma riservando il diritto di rispondere a un attacco nucleare con una rappresaglia nucleare. Questo approccio riduce il rischio di escalation, ma può anche essere visto come una debolezza, poiché potrebbe non offrire un deterrente sufficientemente forte.
Armi nucleari tattiche: oltre alle armi nucleari strategiche, esistono anche armi nucleari “tattiche”, ovvero armi di potenza ridotta, destinate a impieghi in teatri di guerra locali. Queste armi sollevano dibattiti sulla loro capacità di dissuadere un attacco, in quanto potrebbero abbassare la soglia dell’uso nucleare. Anche di queste abbiamo sentito molto parlare soprattutto dal 2022, con l’inizio della SMO russo-ucraina.
Sistema di comando e controllo: per garantire una deterrenza credibile, le potenze nucleari devono avere un sistema di comando e controllo estremamente robusto e sicuro, che impedisca l’accesso a comandi non autorizzati e protegga le forze nucleari da attacchi di sabotaggio o hackeraggio.
Rischio dopo rischio
La gestione della deterrenza nucleare continua a essere una sfida fondamentale per la sicurezza globale.
Lo stallo in corso sull’Ucraina è diventato di fatto un confronto diretto tra la Russia e la NATO, entrambe dotate di armi nucleari che ora operano senza le garanzie della diplomazia della Guerra Fredda. L’interruzione della comunicazione privata, un tempo pietra miliare della gestione della deterrenza nucleare, ha lasciato il posto a una comunicazione pubblica che si svolge in una guerra mediatica. Questo pericoloso cambiamento ha aumentato drasticamente la probabilità di errori di calcolo catastrofici. Molto peggio di un film di Hollywood.
Teniamo presente che, durante la Guerra Fredda, un sistema imperfetto ma funzionale di diplomazia discreta permetteva di inviare e ricevere segnali con chiarezza. La comprensione reciproca, anche tra nemici, aiutava a prevenire malintesi che avrebbero potuto sfociare in un conflitto nucleare. Oggi, questo cuscinetto critico è come se fosse evaporato. La Russia ha adottato un approccio diretto e privo di ambiguità, segnando pubblicamente le sue linee rosse in assenza di una diplomazia affidabile; le sue linee rosse sono messe a nudo per il mondo, non perché cerchi un’escalation, ma perché l’ambiguità si è dimostrata fatale di fronte al doppio linguaggio occidentale. Nel mentre, l’Occidente è pieno di contraddizioni e gossip mediaticamente alimentati fino a raggiungere un livello di confusone che rende difficile discernere le informazioni. Tuttavia, la deterrenza resta una questione di credibilità e quando la credibilità si gioca sotto gli occhi di tutti, il rischio che i leader siano costretti ad agire per “dimostrare le loro minacce” diventa esponenzialmente più alto.
La decisione dell’Occidente di abbandonare la diplomazia privata a favore di una postura da megafono rivela un pericoloso mix di arroganza e miopia. I leader occidentali non stanno semplicemente giocando con Mosca; stanno giocando con il loro pubblico interno, con i partner strategici e con i cittadini che osservano inesorabilmente.
La strategia dell’Occidente, costruita sull’illusione dell’esitazione russa, è un errore di calcolo catastrofico. Mosca non si fa illusioni sulla posta in gioco e le sue azioni riflettono la consapevolezza della minaccia esistenziale rappresentata dalle provocazioni della NATO.
A differenza della Guerra Fredda, questa non è più una partita a scacchi in cui un’attenta strategia e il rispetto reciproco delle linee rosse dettano le mosse. È una partita a poker, giocata con fiches nucleari, in cui il bluff e la strategia del rischio sostituiscono la logica e la moderazione. Gli Stati Uniti e la NATO, incoraggiati dalla loro stessa propaganda, scommettono che la Russia non si inasprirà; ma la Russia non rinuncia alla sua tradizionale difesa esistenziale, perciò è pronta a fare qualsiasi cosa.
La storia non sarà gentile con coloro che giocano con il futuro dell’umanità per il bene della propria vanità politica.