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Davide Rossi
September 19, 2025
© Photo: Public domain

Oggi la Germania con il cancelliere Merz e la presidentessa della Commissione Europea Von der Leyen progetta terribili scenari di guerra contro la Russia e probabilmente contro la Cina in combutta con il presidente francese Macron e il primo ministro britannico Starmer.

Segue nostro Telegram.  

Nel 1945 gli auspici di Iosif Stalin di una Germania disarmata, neutrale, unificata e capace di pagare i risarcimenti di guerra all’Unione Sovietica viene frantumata dagli anglo – statunitensi, decisi a riciclare, nell’esercito come in politica, decine di nazisti al fine di costruire una Germania Occidentale anti – comunista e anti – sovietica, pronta a puntare i missili della NATO contro Mosca.

A malincuore Stalin si piega a questa arbitraria e violenta scelta occidentale e acconsente, sei mesi dopo la nascita della Repubblica Federale Tedesca, alla nascita il 7 ottobre 1949 della Repubblica Democratica Tedesca, meglio nota come DDR, nazione a cui offrono un portentoso contributo donne e uomini di cultura come Anna Seghers, Bertolt Brecht, Johannes Becher, Slatan Dudow e molte e molti altri, ma che in ogni caso sarà una piccola Germania di diciassette milioni di donne e uomini, chiamata a costruire il primo stato socialista sul suolo tedesco, nel solco degli insegnamenti di Karl Marx, ma fortemente dipendente dalla cooperazione economica con il blocco sovietico.

La Casa Bianca sceglie come cancelliere Konrad Adenauer, settantenne democristiano già sindaco di Colonia prima del nazismo, anche per il suo conclamato odio verso Mosca e la sua disponibilità a mantenere nelle istituzioni e nell’esercito parecchi passati nazisti.

Adenauer tuttavia deve imparare presto quanto Washington si occupi dei suoi interessi e non di quelli della Germania o del cancelliere, il quale si spende pubblicamente per una riunificazione ottenuta con le armi della NATO, che lui erroneamente immagina pronte a servire la causa dell’unità tedesca e di Berlino.

Le ambizioni di Adenauer ancorché deluse, tuttavia rimangono di grande portata, così accetta di buon gradi di portare la Germania Federale dentro la NATO nel maggio 1955, passando da nazione formalmente occupata dai liberatori ad alleato degli stessi, forse, così auspica il cancelliere, con qualche diritto in più.

Per i sovietici è l’evidente trasformazione di una situazione de facto già ostile a Mosca, tuttavia l’intelligenza politica del grande ministro degli esteri Vjačeslav Molotov porta a un inaspettato avvenimento.

Intanto Molotov decide di trasmettere attraverso l’ambasciata sovietica di Parigi il 7 giugno 1955 una lettera all’ambasciata della Germania Federale, il contenuto è del tutto imprevisto per il governo di Bonn, Molotov a nome del governo sovietico propone di ipotizzare un percorso che porti allo stabilimento di relazioni diplomatiche ufficiali tra i due stati. La nota contiene anche un invito a Konrad Adenauer a recarsi a Mosca per negoziati volti a un accordo commerciale di interscambio tra le due nazioni. Tuttavia Molotov compie almeno un ulteriore passo, del tutto diplomatico, volto a porre sul tavolo anche l’eventuale dialogo sul futuro della Germania, scrive il ministro degli Esteri sovietico: “vogliamo contribuire alla soluzione delle questioni ancora irrisolte riguardanti la Germania nel suo complesso e quindi persino facilitare la soluzione del più importante problema nazionale del popolo tedesco, ovvero il ripristino dell’unità di uno Stato tedesco democratico.” Le parole e l’invito al dialogo di Molotov sono un segno di pace in tempi certamente difficili.

Adenauer di fronte all’invito tentenna dubbioso, poi il 30 giugno 1955 informa la controparte sovietica della disponibilità a discutere la questione dell’instaurazione di relazioni diplomatiche, commerciali e culturali, è anche consapevole delle preoccupazioni sovietiche rispetto all’integrazione dell’esercito tedesco-occidentale, per altro guidato da ex ufficiali della Wehrmacht, e immagina che nuove relazioni bilaterali possano smorzare la contrarietà di Mosca.

Il riconoscimento reciproco delle due Germanie avverrà solo alla fine del 1973, in altra temperie storica, politica e culturale, sotto l’insegna dell’Ostpolitik di Willy Brandt e porterà le due nazioni a entrare finalmente nelle Nazioni Unite, il contesto del 1955 è tutt’altro, di netta contrapposizione tra i blocchi della Guerra Fredda, al punto che la nascita nel 1957 a Roma del Mercato Comune Europeo obbligherà i contraenti a interrompere ogni relazione con la Germania Democratica al punto da vietare la vendita dei libri della Seghers, di Brecht e di tutti gli altri scrittori che avevano scelto la DDR.

Adenauer cerca un argomento che lo trasformi da invitato a protagonista di un eventuale incontro moscovita ed ecco che decide di porre al centro dei negoziati la questione del “ritorno dei prigionieri di guerra”, definiti dai sovietici con molte ragioni criminali di guerra. I sovietici accettano di discutere del tema e così il cancelliere tedesco a metà settembre del 1955 sbarca nella capitale sovietica, in omaggio alla collegialità, che non sarà rispettata da Nikita Chruščëv, Vjačeslav Molotov pur essendo il grande artefice dell’incontro, accompagna il primo ministro Nikolaj Bulganin, di cui ricorre quest’anno il 130° della nascita e il 50° della scomparsa, a cui lasca l’onere e l’onore di condurre la conversazione con l’ospite tedesco.

I colloqui portano diversi risultati, si decide di aprire l’interscambio commerciale tra le due Germanie e tra ottobre 1955 e gennaio 1956 diecimila tedeschi rientrano a casa, ma soprattutto la Germania Federale e l’Unione Sovietica aprono ufficialmente le relazioni diplomatiche e Mosca ottiene almeno un implicito riconoscimento da parte di Bonn della Germania Democratica, iniziando anche l’interscambio commerciale tra le due Germanie.

Tra coloro che lasciano l’Unione Sovietica non c’è il feldmaresciallo Friedrich Paulus, il grande sconfitto di Stalingrado, perché fin dall’inizio della sua prigionia si unisce nel 1943 al “Comitato nazionale per la Germania Libera” formato dai comunisti tedeschi presenti a Mosca e nel 1953 raggiunge la Germania Democratica, dopo aver ripetutamente confermato la sua amicizia per la Russia e i popoli sovietici. A Dresda diventa direttore dell’Accademia di Storia Militare, la sua lealtà al sistema socialista gli consente di firmare le missive come “Feldmaresciallo Generale dell’ex esercito tedesco”, nel decennale della pace nel maggio 1955 tiene a Berlino importanti discorsi contro la NATO e per una Germania unificata e neutrale.

Nel documento conclusivo dell’accordo del 1955 si legge: “L’esperienza storica insegna che il mantenimento e il consolidamento della pace in Europa dipendono in modo cruciale dall’esistenza di normali e buone relazioni tra i popoli sovietico e tedesco. D’altra parte, l’assenza di tali relazioni tra i due popoli non può che provocare disordini in Europa e aggravare la generale tensione internazionale. È noto che negli anni in cui esistevano relazioni amichevoli e di cooperazione tra i nostri popoli, entrambi i Paesi ne hanno tratto grandi benefici. D’altra parte, le relazioni ostili e le guerre tra i nostri popoli in passato hanno portato loro incommensurabili disastri, difficoltà e sofferenze.”

Parole che sarebbe bene i politici europei ricordassero, quando invece pare che le abbiano del tutto dimenticate, dato il loro persistente odio verso la Russia e i loro propositi di guerra.

1955: la Germania riconosce nell’amicizia con Mosca il baluardo della pace in Europa, un insegnamento dimenticato

Oggi la Germania con il cancelliere Merz e la presidentessa della Commissione Europea Von der Leyen progetta terribili scenari di guerra contro la Russia e probabilmente contro la Cina in combutta con il presidente francese Macron e il primo ministro britannico Starmer.

Segue nostro Telegram.  

Nel 1945 gli auspici di Iosif Stalin di una Germania disarmata, neutrale, unificata e capace di pagare i risarcimenti di guerra all’Unione Sovietica viene frantumata dagli anglo – statunitensi, decisi a riciclare, nell’esercito come in politica, decine di nazisti al fine di costruire una Germania Occidentale anti – comunista e anti – sovietica, pronta a puntare i missili della NATO contro Mosca.

A malincuore Stalin si piega a questa arbitraria e violenta scelta occidentale e acconsente, sei mesi dopo la nascita della Repubblica Federale Tedesca, alla nascita il 7 ottobre 1949 della Repubblica Democratica Tedesca, meglio nota come DDR, nazione a cui offrono un portentoso contributo donne e uomini di cultura come Anna Seghers, Bertolt Brecht, Johannes Becher, Slatan Dudow e molte e molti altri, ma che in ogni caso sarà una piccola Germania di diciassette milioni di donne e uomini, chiamata a costruire il primo stato socialista sul suolo tedesco, nel solco degli insegnamenti di Karl Marx, ma fortemente dipendente dalla cooperazione economica con il blocco sovietico.

La Casa Bianca sceglie come cancelliere Konrad Adenauer, settantenne democristiano già sindaco di Colonia prima del nazismo, anche per il suo conclamato odio verso Mosca e la sua disponibilità a mantenere nelle istituzioni e nell’esercito parecchi passati nazisti.

Adenauer tuttavia deve imparare presto quanto Washington si occupi dei suoi interessi e non di quelli della Germania o del cancelliere, il quale si spende pubblicamente per una riunificazione ottenuta con le armi della NATO, che lui erroneamente immagina pronte a servire la causa dell’unità tedesca e di Berlino.

Le ambizioni di Adenauer ancorché deluse, tuttavia rimangono di grande portata, così accetta di buon gradi di portare la Germania Federale dentro la NATO nel maggio 1955, passando da nazione formalmente occupata dai liberatori ad alleato degli stessi, forse, così auspica il cancelliere, con qualche diritto in più.

Per i sovietici è l’evidente trasformazione di una situazione de facto già ostile a Mosca, tuttavia l’intelligenza politica del grande ministro degli esteri Vjačeslav Molotov porta a un inaspettato avvenimento.

Intanto Molotov decide di trasmettere attraverso l’ambasciata sovietica di Parigi il 7 giugno 1955 una lettera all’ambasciata della Germania Federale, il contenuto è del tutto imprevisto per il governo di Bonn, Molotov a nome del governo sovietico propone di ipotizzare un percorso che porti allo stabilimento di relazioni diplomatiche ufficiali tra i due stati. La nota contiene anche un invito a Konrad Adenauer a recarsi a Mosca per negoziati volti a un accordo commerciale di interscambio tra le due nazioni. Tuttavia Molotov compie almeno un ulteriore passo, del tutto diplomatico, volto a porre sul tavolo anche l’eventuale dialogo sul futuro della Germania, scrive il ministro degli Esteri sovietico: “vogliamo contribuire alla soluzione delle questioni ancora irrisolte riguardanti la Germania nel suo complesso e quindi persino facilitare la soluzione del più importante problema nazionale del popolo tedesco, ovvero il ripristino dell’unità di uno Stato tedesco democratico.” Le parole e l’invito al dialogo di Molotov sono un segno di pace in tempi certamente difficili.

Adenauer di fronte all’invito tentenna dubbioso, poi il 30 giugno 1955 informa la controparte sovietica della disponibilità a discutere la questione dell’instaurazione di relazioni diplomatiche, commerciali e culturali, è anche consapevole delle preoccupazioni sovietiche rispetto all’integrazione dell’esercito tedesco-occidentale, per altro guidato da ex ufficiali della Wehrmacht, e immagina che nuove relazioni bilaterali possano smorzare la contrarietà di Mosca.

Il riconoscimento reciproco delle due Germanie avverrà solo alla fine del 1973, in altra temperie storica, politica e culturale, sotto l’insegna dell’Ostpolitik di Willy Brandt e porterà le due nazioni a entrare finalmente nelle Nazioni Unite, il contesto del 1955 è tutt’altro, di netta contrapposizione tra i blocchi della Guerra Fredda, al punto che la nascita nel 1957 a Roma del Mercato Comune Europeo obbligherà i contraenti a interrompere ogni relazione con la Germania Democratica al punto da vietare la vendita dei libri della Seghers, di Brecht e di tutti gli altri scrittori che avevano scelto la DDR.

Adenauer cerca un argomento che lo trasformi da invitato a protagonista di un eventuale incontro moscovita ed ecco che decide di porre al centro dei negoziati la questione del “ritorno dei prigionieri di guerra”, definiti dai sovietici con molte ragioni criminali di guerra. I sovietici accettano di discutere del tema e così il cancelliere tedesco a metà settembre del 1955 sbarca nella capitale sovietica, in omaggio alla collegialità, che non sarà rispettata da Nikita Chruščëv, Vjačeslav Molotov pur essendo il grande artefice dell’incontro, accompagna il primo ministro Nikolaj Bulganin, di cui ricorre quest’anno il 130° della nascita e il 50° della scomparsa, a cui lasca l’onere e l’onore di condurre la conversazione con l’ospite tedesco.

I colloqui portano diversi risultati, si decide di aprire l’interscambio commerciale tra le due Germanie e tra ottobre 1955 e gennaio 1956 diecimila tedeschi rientrano a casa, ma soprattutto la Germania Federale e l’Unione Sovietica aprono ufficialmente le relazioni diplomatiche e Mosca ottiene almeno un implicito riconoscimento da parte di Bonn della Germania Democratica, iniziando anche l’interscambio commerciale tra le due Germanie.

Tra coloro che lasciano l’Unione Sovietica non c’è il feldmaresciallo Friedrich Paulus, il grande sconfitto di Stalingrado, perché fin dall’inizio della sua prigionia si unisce nel 1943 al “Comitato nazionale per la Germania Libera” formato dai comunisti tedeschi presenti a Mosca e nel 1953 raggiunge la Germania Democratica, dopo aver ripetutamente confermato la sua amicizia per la Russia e i popoli sovietici. A Dresda diventa direttore dell’Accademia di Storia Militare, la sua lealtà al sistema socialista gli consente di firmare le missive come “Feldmaresciallo Generale dell’ex esercito tedesco”, nel decennale della pace nel maggio 1955 tiene a Berlino importanti discorsi contro la NATO e per una Germania unificata e neutrale.

Nel documento conclusivo dell’accordo del 1955 si legge: “L’esperienza storica insegna che il mantenimento e il consolidamento della pace in Europa dipendono in modo cruciale dall’esistenza di normali e buone relazioni tra i popoli sovietico e tedesco. D’altra parte, l’assenza di tali relazioni tra i due popoli non può che provocare disordini in Europa e aggravare la generale tensione internazionale. È noto che negli anni in cui esistevano relazioni amichevoli e di cooperazione tra i nostri popoli, entrambi i Paesi ne hanno tratto grandi benefici. D’altra parte, le relazioni ostili e le guerre tra i nostri popoli in passato hanno portato loro incommensurabili disastri, difficoltà e sofferenze.”

Parole che sarebbe bene i politici europei ricordassero, quando invece pare che le abbiano del tutto dimenticate, dato il loro persistente odio verso la Russia e i loro propositi di guerra.

Oggi la Germania con il cancelliere Merz e la presidentessa della Commissione Europea Von der Leyen progetta terribili scenari di guerra contro la Russia e probabilmente contro la Cina in combutta con il presidente francese Macron e il primo ministro britannico Starmer.

Segue nostro Telegram.  

Nel 1945 gli auspici di Iosif Stalin di una Germania disarmata, neutrale, unificata e capace di pagare i risarcimenti di guerra all’Unione Sovietica viene frantumata dagli anglo – statunitensi, decisi a riciclare, nell’esercito come in politica, decine di nazisti al fine di costruire una Germania Occidentale anti – comunista e anti – sovietica, pronta a puntare i missili della NATO contro Mosca.

A malincuore Stalin si piega a questa arbitraria e violenta scelta occidentale e acconsente, sei mesi dopo la nascita della Repubblica Federale Tedesca, alla nascita il 7 ottobre 1949 della Repubblica Democratica Tedesca, meglio nota come DDR, nazione a cui offrono un portentoso contributo donne e uomini di cultura come Anna Seghers, Bertolt Brecht, Johannes Becher, Slatan Dudow e molte e molti altri, ma che in ogni caso sarà una piccola Germania di diciassette milioni di donne e uomini, chiamata a costruire il primo stato socialista sul suolo tedesco, nel solco degli insegnamenti di Karl Marx, ma fortemente dipendente dalla cooperazione economica con il blocco sovietico.

La Casa Bianca sceglie come cancelliere Konrad Adenauer, settantenne democristiano già sindaco di Colonia prima del nazismo, anche per il suo conclamato odio verso Mosca e la sua disponibilità a mantenere nelle istituzioni e nell’esercito parecchi passati nazisti.

Adenauer tuttavia deve imparare presto quanto Washington si occupi dei suoi interessi e non di quelli della Germania o del cancelliere, il quale si spende pubblicamente per una riunificazione ottenuta con le armi della NATO, che lui erroneamente immagina pronte a servire la causa dell’unità tedesca e di Berlino.

Le ambizioni di Adenauer ancorché deluse, tuttavia rimangono di grande portata, così accetta di buon gradi di portare la Germania Federale dentro la NATO nel maggio 1955, passando da nazione formalmente occupata dai liberatori ad alleato degli stessi, forse, così auspica il cancelliere, con qualche diritto in più.

Per i sovietici è l’evidente trasformazione di una situazione de facto già ostile a Mosca, tuttavia l’intelligenza politica del grande ministro degli esteri Vjačeslav Molotov porta a un inaspettato avvenimento.

Intanto Molotov decide di trasmettere attraverso l’ambasciata sovietica di Parigi il 7 giugno 1955 una lettera all’ambasciata della Germania Federale, il contenuto è del tutto imprevisto per il governo di Bonn, Molotov a nome del governo sovietico propone di ipotizzare un percorso che porti allo stabilimento di relazioni diplomatiche ufficiali tra i due stati. La nota contiene anche un invito a Konrad Adenauer a recarsi a Mosca per negoziati volti a un accordo commerciale di interscambio tra le due nazioni. Tuttavia Molotov compie almeno un ulteriore passo, del tutto diplomatico, volto a porre sul tavolo anche l’eventuale dialogo sul futuro della Germania, scrive il ministro degli Esteri sovietico: “vogliamo contribuire alla soluzione delle questioni ancora irrisolte riguardanti la Germania nel suo complesso e quindi persino facilitare la soluzione del più importante problema nazionale del popolo tedesco, ovvero il ripristino dell’unità di uno Stato tedesco democratico.” Le parole e l’invito al dialogo di Molotov sono un segno di pace in tempi certamente difficili.

Adenauer di fronte all’invito tentenna dubbioso, poi il 30 giugno 1955 informa la controparte sovietica della disponibilità a discutere la questione dell’instaurazione di relazioni diplomatiche, commerciali e culturali, è anche consapevole delle preoccupazioni sovietiche rispetto all’integrazione dell’esercito tedesco-occidentale, per altro guidato da ex ufficiali della Wehrmacht, e immagina che nuove relazioni bilaterali possano smorzare la contrarietà di Mosca.

Il riconoscimento reciproco delle due Germanie avverrà solo alla fine del 1973, in altra temperie storica, politica e culturale, sotto l’insegna dell’Ostpolitik di Willy Brandt e porterà le due nazioni a entrare finalmente nelle Nazioni Unite, il contesto del 1955 è tutt’altro, di netta contrapposizione tra i blocchi della Guerra Fredda, al punto che la nascita nel 1957 a Roma del Mercato Comune Europeo obbligherà i contraenti a interrompere ogni relazione con la Germania Democratica al punto da vietare la vendita dei libri della Seghers, di Brecht e di tutti gli altri scrittori che avevano scelto la DDR.

Adenauer cerca un argomento che lo trasformi da invitato a protagonista di un eventuale incontro moscovita ed ecco che decide di porre al centro dei negoziati la questione del “ritorno dei prigionieri di guerra”, definiti dai sovietici con molte ragioni criminali di guerra. I sovietici accettano di discutere del tema e così il cancelliere tedesco a metà settembre del 1955 sbarca nella capitale sovietica, in omaggio alla collegialità, che non sarà rispettata da Nikita Chruščëv, Vjačeslav Molotov pur essendo il grande artefice dell’incontro, accompagna il primo ministro Nikolaj Bulganin, di cui ricorre quest’anno il 130° della nascita e il 50° della scomparsa, a cui lasca l’onere e l’onore di condurre la conversazione con l’ospite tedesco.

I colloqui portano diversi risultati, si decide di aprire l’interscambio commerciale tra le due Germanie e tra ottobre 1955 e gennaio 1956 diecimila tedeschi rientrano a casa, ma soprattutto la Germania Federale e l’Unione Sovietica aprono ufficialmente le relazioni diplomatiche e Mosca ottiene almeno un implicito riconoscimento da parte di Bonn della Germania Democratica, iniziando anche l’interscambio commerciale tra le due Germanie.

Tra coloro che lasciano l’Unione Sovietica non c’è il feldmaresciallo Friedrich Paulus, il grande sconfitto di Stalingrado, perché fin dall’inizio della sua prigionia si unisce nel 1943 al “Comitato nazionale per la Germania Libera” formato dai comunisti tedeschi presenti a Mosca e nel 1953 raggiunge la Germania Democratica, dopo aver ripetutamente confermato la sua amicizia per la Russia e i popoli sovietici. A Dresda diventa direttore dell’Accademia di Storia Militare, la sua lealtà al sistema socialista gli consente di firmare le missive come “Feldmaresciallo Generale dell’ex esercito tedesco”, nel decennale della pace nel maggio 1955 tiene a Berlino importanti discorsi contro la NATO e per una Germania unificata e neutrale.

Nel documento conclusivo dell’accordo del 1955 si legge: “L’esperienza storica insegna che il mantenimento e il consolidamento della pace in Europa dipendono in modo cruciale dall’esistenza di normali e buone relazioni tra i popoli sovietico e tedesco. D’altra parte, l’assenza di tali relazioni tra i due popoli non può che provocare disordini in Europa e aggravare la generale tensione internazionale. È noto che negli anni in cui esistevano relazioni amichevoli e di cooperazione tra i nostri popoli, entrambi i Paesi ne hanno tratto grandi benefici. D’altra parte, le relazioni ostili e le guerre tra i nostri popoli in passato hanno portato loro incommensurabili disastri, difficoltà e sofferenze.”

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