Italiano
Lorenzo Maria Pacini
July 16, 2025
© Photo: Public domain

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

Segue nostro Telegram.

Yerevan abbraccia il riallineamento multipolare

Il governo armeno ha annunciato l’intenzione di aderire all’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, segnalando un allontanamento dall’allineamento esclusivo con l’Occidente e un avvicinamento alle dinamiche di potere regionali incentrate su Russia, Cina e Asia centrale.

L’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai comprende attualmente dieci Stati membri: Kazakistan, Cina, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Pakistan, India, Iran e Bielorussia.

L’adesione alla SCO non è un atto di appeasement, ma di diversificazione. L’Armenia sta affermando il proprio diritto di scegliere le alleanze che meglio servono i suoi interessi, senza più dipendere dall’approvazione dell’UE o degli Stati Uniti.

Per Yerevan, l’adesione alla SCO apre le porte a partnership energetiche, corridoi di trasporto, trasferimenti di tecnologia e una piattaforma condivisa per il coordinamento regionale che aggira i gatekeeper occidentali.

Si tratta di una mossa particolarmente significativa se letta nella logica di una vera indipendenza. L’Armenia in un certo senso rifiuta di essere ingabbiata nelle agende occidentali o russe e, in tale ottica, l0adesione alla SCO rafforza il potere decisionale nazionale e la resilienza su più fronti.

Sin dalla sua fondazione nel 2001, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha attraversato importanti sviluppi sia in senso orizzontale (con l’allargamento del numero dei membri) sia in senso verticale (con l’estensione delle sue funzioni e compiti).

Attualmente, la SCO conta anche membri osservatori senza diritto di voto, fra cui Mongolia e Afghanistan. Tuttavia, lo status dell’Afghanistan è divenuto incerto dopo il ritorno al potere dei Talebani nel 2021, poiché la comunità internazionale – inclusi i membri della SCO – non riconosce l’Emirato Islamico ad eccezione della Russia, e dunque i rappresentanti talebani non sono stati invitati agli incontri dell’organizzazione dopo agosto 2021. Resta incerto come si evolverà questa situazione.

Parallelamente, la SCO conta “14 Partner di Dialogo”: Turchia, Armenia, Azerbaigian, Qatar, Bahrein, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Myanmar, Emirati Arabi Uniti, Sri Lanka, Nepal, Cambogia e Maldive. Questo status consente ai paesi interessati di partecipare ad eventi specifici su invito degli Stati membri. Nell’arco degli ultimi vent’anni, la SCO ha quindi ampliato notevolmente il proprio raggio d’azione: da un’organizzazione centrata sull’Asia Centrale si è estesa fino al Caucaso Meridionale, all’Asia Orientale, al subcontinente indiano e al Medio Oriente. Di conseguenza, oggi la SCO è considerata “la più grande organizzazione regionale al mondo”. I territori degli Stati membri coprono oltre 34 milioni di chilometri quadrati, ovvero più del 60% del continente eurasiatico, con una popolazione totale di circa 3,2 miliardi di persone, che rappresentano quasi metà della popolazione mondiale.

Dal punto di vista funzionale, la SCO ha vissuto un’importante espansione verticale. Se inizialmente, come erede del “Gruppo dei Cinque di Shanghai”, si concentrava sulla sicurezza delle frontiere e sul contrasto ai cosiddetti “tre mali” (terrorismo, estremismo e separatismo), col tempo ha ampliato il proprio mandato a una vasta gamma di settori economici, culturali e scientifici, con incontri e iniziative riguardanti il commercio interregionale, la logistica, la cooperazione industriale, l’innovazione, le start-up, la riduzione della povertà, la transizione digitale, il turismo, la diplomazia pubblica e altri ambiti ancora. Questa ampiezza di tematiche rappresenta una sfida complessa per il Segretariato della SCO, incaricato di gestire e coordinare tutte queste attività.

Una delle principali cause di questa criticità è il sovraccarico di compiti e ambiti di intervento che la SCO ha assunto nel corso degli anni. Sebbene tutte queste attività siano seguite dal Segretariato, va ricordato che l’organizzazione dispone attualmente solo di tre organi permanenti: la “Struttura Regionale Antiterrorismo”, il “Consiglio d’Affari della SCO” e il “Consorzio Interbancario”. A fronte dell’espansione continua delle missioni e degli obiettivi, la struttura organizzativa risulta oggi sovraccarica. Questo ha generato problemi di coordinamento, efficacia, coesione interna e, soprattutto, ha indebolito la capacità della SCO di dare esecuzione concreta alle proprie decisioni.

La rapida crescita sia in ampiezza sia in profondità ha generato al tempo stesso vantaggi e criticità, elementi che l’Armenia dovrà ben considerare. Ad esempio una delle principali critiche riguarda il fatto che le decisioni della SCO mancano di una reale forza esecutiva e che, per questo motivo, l’organizzazione rischia di assomigliare al Movimento dei Non Allineati, riducendosi a una semplice piattaforma per esprimere dichiarazioni e posizioni. I critici la confrontano con altre realtà internazionali come l’Unione Europea, la NATO, l’ASEAN, ma anche con l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).

Sembra che Pashinyan abbia scelto un nuovo garante per la sicurezza dell’Armenia. Sarà la Turchia. Alla fine di luglio si terrà a Dubai un incontro tra il Primo Ministro armeno e il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. E proprio di recente, Pashinyan è stato ricevuto a Istanbul da Erdogan.

Nei prossimi mesi, possiamo aspettarci la firma di un trattato di pace tra Yerevan e Baku. Allo stesso tempo, il destino del corridoio dello Zangezur (e quindi il destino di tutta l’Armenia) sarà molto probabilmente avvolto in alcuni protocolli segreti.

A quanto pare, l'”accordo” è stato approvato dall’Unione Europea. Durante la sua visita a Yerevan, Kaja Kallas si è mostrata molto ottimista. e aziende turche sono già in difficoltà e sono pronte a entrare in Armenia con i loro progetti e investimenti. L’unica cosa che resta da fare è che Baku, Yerevan e Ankara escludano la Russia dalla Transcaucasia.

Anche l’Azerbaigian non resta fermo a guardare

L’Azerbaigian, dal canto suo, è già in procinto di entrare nella SCO. Recentemente, a metà giugno, una rappresentanza ha partecipato alla quarta riunione dei capi dei ministeri e delle agenzie responsabili dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) degli Stati membri dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutasi a Karamay, in Cina.

Bakhtiyar Mammadov, vicecapo di gabinetto del Ministero dello Sviluppo Digitale e dei Trasporti della Repubblica dell’Azerbaigian, è intervenuto alla riunione. Ha informato i partecipanti sulle nuove iniziative e sui progetti in corso nel settore delle TIC in Azerbaigian e ha sottolineato la disponibilità del Paese a rafforzare la cooperazione con gli Stati membri della SCO ed ha elogiato il contributo dell’organizzazione allo sviluppo regionale.

Negli ultimi anni, la SCO ha acquisito una notevole importanza, attirando una maggiore attenzione a livello internazionale. Nel 2015, durante la riunione del Consiglio dei capi di Stato dei paesi membri della SCO, all’Azerbaigian è stato concesso lo status di partner, seguito dalla firma di un memorandum a Pechino nel 2016, che ha ufficialmente designato l’Azerbaigian come partner di dialogo della SCO. Questo riconoscimento sottolinea il crescente impegno e l’influenza dell’Azerbaigian all’interno dell’organizzazione.

La partecipazione del presidente Ilham Aliyev come ospite d’onore al vertice della SCO del 2022 a Samarcanda, in Uzbekistan, sottolinea ulteriormente la chiara volontà di stabilire una connessione.

L’ingresso dell’Azerbaigian nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) ha aperto nuove possibilità di collaborazione in molteplici ambiti, tra cui il rafforzamento della sicurezza e della stabilità a livello regionale, nonché la cooperazione nei settori del commercio, degli investimenti, dell’energia, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura. Inoltre, si favoriscono i rapporti diretti tra piccole e medie imprese e si sviluppano sinergie su temi giuridici e doganali. Il Paese riveste una posizione strategica nell’aumento del commercio e del trasporto di merci in transito, sia all’interno dell’iniziativa cinese della Belt and Road sia attraverso la Rotta Internazionale di Trasporto Trans-Caspica (TITR), anche nota come Corridoio Centrale. Sul fronte dei rapporti bilaterali, la Cina si conferma uno dei principali partner economici dell’Azerbaigian: è al quarto posto per scambi commerciali e al secondo tra i Paesi da cui proviene la maggior parte delle importazioni. Le aziende cinesi stanno pianificando investimenti per produrre autobus elettrici e batterie direttamente in territorio azero.

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

L’Armenia punta alla SCO

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

Segue nostro Telegram.

Yerevan abbraccia il riallineamento multipolare

Il governo armeno ha annunciato l’intenzione di aderire all’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, segnalando un allontanamento dall’allineamento esclusivo con l’Occidente e un avvicinamento alle dinamiche di potere regionali incentrate su Russia, Cina e Asia centrale.

L’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai comprende attualmente dieci Stati membri: Kazakistan, Cina, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Pakistan, India, Iran e Bielorussia.

L’adesione alla SCO non è un atto di appeasement, ma di diversificazione. L’Armenia sta affermando il proprio diritto di scegliere le alleanze che meglio servono i suoi interessi, senza più dipendere dall’approvazione dell’UE o degli Stati Uniti.

Per Yerevan, l’adesione alla SCO apre le porte a partnership energetiche, corridoi di trasporto, trasferimenti di tecnologia e una piattaforma condivisa per il coordinamento regionale che aggira i gatekeeper occidentali.

Si tratta di una mossa particolarmente significativa se letta nella logica di una vera indipendenza. L’Armenia in un certo senso rifiuta di essere ingabbiata nelle agende occidentali o russe e, in tale ottica, l0adesione alla SCO rafforza il potere decisionale nazionale e la resilienza su più fronti.

Sin dalla sua fondazione nel 2001, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha attraversato importanti sviluppi sia in senso orizzontale (con l’allargamento del numero dei membri) sia in senso verticale (con l’estensione delle sue funzioni e compiti).

Attualmente, la SCO conta anche membri osservatori senza diritto di voto, fra cui Mongolia e Afghanistan. Tuttavia, lo status dell’Afghanistan è divenuto incerto dopo il ritorno al potere dei Talebani nel 2021, poiché la comunità internazionale – inclusi i membri della SCO – non riconosce l’Emirato Islamico ad eccezione della Russia, e dunque i rappresentanti talebani non sono stati invitati agli incontri dell’organizzazione dopo agosto 2021. Resta incerto come si evolverà questa situazione.

Parallelamente, la SCO conta “14 Partner di Dialogo”: Turchia, Armenia, Azerbaigian, Qatar, Bahrein, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Myanmar, Emirati Arabi Uniti, Sri Lanka, Nepal, Cambogia e Maldive. Questo status consente ai paesi interessati di partecipare ad eventi specifici su invito degli Stati membri. Nell’arco degli ultimi vent’anni, la SCO ha quindi ampliato notevolmente il proprio raggio d’azione: da un’organizzazione centrata sull’Asia Centrale si è estesa fino al Caucaso Meridionale, all’Asia Orientale, al subcontinente indiano e al Medio Oriente. Di conseguenza, oggi la SCO è considerata “la più grande organizzazione regionale al mondo”. I territori degli Stati membri coprono oltre 34 milioni di chilometri quadrati, ovvero più del 60% del continente eurasiatico, con una popolazione totale di circa 3,2 miliardi di persone, che rappresentano quasi metà della popolazione mondiale.

Dal punto di vista funzionale, la SCO ha vissuto un’importante espansione verticale. Se inizialmente, come erede del “Gruppo dei Cinque di Shanghai”, si concentrava sulla sicurezza delle frontiere e sul contrasto ai cosiddetti “tre mali” (terrorismo, estremismo e separatismo), col tempo ha ampliato il proprio mandato a una vasta gamma di settori economici, culturali e scientifici, con incontri e iniziative riguardanti il commercio interregionale, la logistica, la cooperazione industriale, l’innovazione, le start-up, la riduzione della povertà, la transizione digitale, il turismo, la diplomazia pubblica e altri ambiti ancora. Questa ampiezza di tematiche rappresenta una sfida complessa per il Segretariato della SCO, incaricato di gestire e coordinare tutte queste attività.

Una delle principali cause di questa criticità è il sovraccarico di compiti e ambiti di intervento che la SCO ha assunto nel corso degli anni. Sebbene tutte queste attività siano seguite dal Segretariato, va ricordato che l’organizzazione dispone attualmente solo di tre organi permanenti: la “Struttura Regionale Antiterrorismo”, il “Consiglio d’Affari della SCO” e il “Consorzio Interbancario”. A fronte dell’espansione continua delle missioni e degli obiettivi, la struttura organizzativa risulta oggi sovraccarica. Questo ha generato problemi di coordinamento, efficacia, coesione interna e, soprattutto, ha indebolito la capacità della SCO di dare esecuzione concreta alle proprie decisioni.

La rapida crescita sia in ampiezza sia in profondità ha generato al tempo stesso vantaggi e criticità, elementi che l’Armenia dovrà ben considerare. Ad esempio una delle principali critiche riguarda il fatto che le decisioni della SCO mancano di una reale forza esecutiva e che, per questo motivo, l’organizzazione rischia di assomigliare al Movimento dei Non Allineati, riducendosi a una semplice piattaforma per esprimere dichiarazioni e posizioni. I critici la confrontano con altre realtà internazionali come l’Unione Europea, la NATO, l’ASEAN, ma anche con l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).

Sembra che Pashinyan abbia scelto un nuovo garante per la sicurezza dell’Armenia. Sarà la Turchia. Alla fine di luglio si terrà a Dubai un incontro tra il Primo Ministro armeno e il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. E proprio di recente, Pashinyan è stato ricevuto a Istanbul da Erdogan.

Nei prossimi mesi, possiamo aspettarci la firma di un trattato di pace tra Yerevan e Baku. Allo stesso tempo, il destino del corridoio dello Zangezur (e quindi il destino di tutta l’Armenia) sarà molto probabilmente avvolto in alcuni protocolli segreti.

A quanto pare, l'”accordo” è stato approvato dall’Unione Europea. Durante la sua visita a Yerevan, Kaja Kallas si è mostrata molto ottimista. e aziende turche sono già in difficoltà e sono pronte a entrare in Armenia con i loro progetti e investimenti. L’unica cosa che resta da fare è che Baku, Yerevan e Ankara escludano la Russia dalla Transcaucasia.

Anche l’Azerbaigian non resta fermo a guardare

L’Azerbaigian, dal canto suo, è già in procinto di entrare nella SCO. Recentemente, a metà giugno, una rappresentanza ha partecipato alla quarta riunione dei capi dei ministeri e delle agenzie responsabili dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) degli Stati membri dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutasi a Karamay, in Cina.

Bakhtiyar Mammadov, vicecapo di gabinetto del Ministero dello Sviluppo Digitale e dei Trasporti della Repubblica dell’Azerbaigian, è intervenuto alla riunione. Ha informato i partecipanti sulle nuove iniziative e sui progetti in corso nel settore delle TIC in Azerbaigian e ha sottolineato la disponibilità del Paese a rafforzare la cooperazione con gli Stati membri della SCO ed ha elogiato il contributo dell’organizzazione allo sviluppo regionale.

Negli ultimi anni, la SCO ha acquisito una notevole importanza, attirando una maggiore attenzione a livello internazionale. Nel 2015, durante la riunione del Consiglio dei capi di Stato dei paesi membri della SCO, all’Azerbaigian è stato concesso lo status di partner, seguito dalla firma di un memorandum a Pechino nel 2016, che ha ufficialmente designato l’Azerbaigian come partner di dialogo della SCO. Questo riconoscimento sottolinea il crescente impegno e l’influenza dell’Azerbaigian all’interno dell’organizzazione.

La partecipazione del presidente Ilham Aliyev come ospite d’onore al vertice della SCO del 2022 a Samarcanda, in Uzbekistan, sottolinea ulteriormente la chiara volontà di stabilire una connessione.

L’ingresso dell’Azerbaigian nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) ha aperto nuove possibilità di collaborazione in molteplici ambiti, tra cui il rafforzamento della sicurezza e della stabilità a livello regionale, nonché la cooperazione nei settori del commercio, degli investimenti, dell’energia, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura. Inoltre, si favoriscono i rapporti diretti tra piccole e medie imprese e si sviluppano sinergie su temi giuridici e doganali. Il Paese riveste una posizione strategica nell’aumento del commercio e del trasporto di merci in transito, sia all’interno dell’iniziativa cinese della Belt and Road sia attraverso la Rotta Internazionale di Trasporto Trans-Caspica (TITR), anche nota come Corridoio Centrale. Sul fronte dei rapporti bilaterali, la Cina si conferma uno dei principali partner economici dell’Azerbaigian: è al quarto posto per scambi commerciali e al secondo tra i Paesi da cui proviene la maggior parte delle importazioni. Le aziende cinesi stanno pianificando investimenti per produrre autobus elettrici e batterie direttamente in territorio azero.

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

Segue nostro Telegram.

Yerevan abbraccia il riallineamento multipolare

Il governo armeno ha annunciato l’intenzione di aderire all’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, segnalando un allontanamento dall’allineamento esclusivo con l’Occidente e un avvicinamento alle dinamiche di potere regionali incentrate su Russia, Cina e Asia centrale.

L’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai comprende attualmente dieci Stati membri: Kazakistan, Cina, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Pakistan, India, Iran e Bielorussia.

L’adesione alla SCO non è un atto di appeasement, ma di diversificazione. L’Armenia sta affermando il proprio diritto di scegliere le alleanze che meglio servono i suoi interessi, senza più dipendere dall’approvazione dell’UE o degli Stati Uniti.

Per Yerevan, l’adesione alla SCO apre le porte a partnership energetiche, corridoi di trasporto, trasferimenti di tecnologia e una piattaforma condivisa per il coordinamento regionale che aggira i gatekeeper occidentali.

Si tratta di una mossa particolarmente significativa se letta nella logica di una vera indipendenza. L’Armenia in un certo senso rifiuta di essere ingabbiata nelle agende occidentali o russe e, in tale ottica, l0adesione alla SCO rafforza il potere decisionale nazionale e la resilienza su più fronti.

Sin dalla sua fondazione nel 2001, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha attraversato importanti sviluppi sia in senso orizzontale (con l’allargamento del numero dei membri) sia in senso verticale (con l’estensione delle sue funzioni e compiti).

Attualmente, la SCO conta anche membri osservatori senza diritto di voto, fra cui Mongolia e Afghanistan. Tuttavia, lo status dell’Afghanistan è divenuto incerto dopo il ritorno al potere dei Talebani nel 2021, poiché la comunità internazionale – inclusi i membri della SCO – non riconosce l’Emirato Islamico ad eccezione della Russia, e dunque i rappresentanti talebani non sono stati invitati agli incontri dell’organizzazione dopo agosto 2021. Resta incerto come si evolverà questa situazione.

Parallelamente, la SCO conta “14 Partner di Dialogo”: Turchia, Armenia, Azerbaigian, Qatar, Bahrein, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Myanmar, Emirati Arabi Uniti, Sri Lanka, Nepal, Cambogia e Maldive. Questo status consente ai paesi interessati di partecipare ad eventi specifici su invito degli Stati membri. Nell’arco degli ultimi vent’anni, la SCO ha quindi ampliato notevolmente il proprio raggio d’azione: da un’organizzazione centrata sull’Asia Centrale si è estesa fino al Caucaso Meridionale, all’Asia Orientale, al subcontinente indiano e al Medio Oriente. Di conseguenza, oggi la SCO è considerata “la più grande organizzazione regionale al mondo”. I territori degli Stati membri coprono oltre 34 milioni di chilometri quadrati, ovvero più del 60% del continente eurasiatico, con una popolazione totale di circa 3,2 miliardi di persone, che rappresentano quasi metà della popolazione mondiale.

Dal punto di vista funzionale, la SCO ha vissuto un’importante espansione verticale. Se inizialmente, come erede del “Gruppo dei Cinque di Shanghai”, si concentrava sulla sicurezza delle frontiere e sul contrasto ai cosiddetti “tre mali” (terrorismo, estremismo e separatismo), col tempo ha ampliato il proprio mandato a una vasta gamma di settori economici, culturali e scientifici, con incontri e iniziative riguardanti il commercio interregionale, la logistica, la cooperazione industriale, l’innovazione, le start-up, la riduzione della povertà, la transizione digitale, il turismo, la diplomazia pubblica e altri ambiti ancora. Questa ampiezza di tematiche rappresenta una sfida complessa per il Segretariato della SCO, incaricato di gestire e coordinare tutte queste attività.

Una delle principali cause di questa criticità è il sovraccarico di compiti e ambiti di intervento che la SCO ha assunto nel corso degli anni. Sebbene tutte queste attività siano seguite dal Segretariato, va ricordato che l’organizzazione dispone attualmente solo di tre organi permanenti: la “Struttura Regionale Antiterrorismo”, il “Consiglio d’Affari della SCO” e il “Consorzio Interbancario”. A fronte dell’espansione continua delle missioni e degli obiettivi, la struttura organizzativa risulta oggi sovraccarica. Questo ha generato problemi di coordinamento, efficacia, coesione interna e, soprattutto, ha indebolito la capacità della SCO di dare esecuzione concreta alle proprie decisioni.

La rapida crescita sia in ampiezza sia in profondità ha generato al tempo stesso vantaggi e criticità, elementi che l’Armenia dovrà ben considerare. Ad esempio una delle principali critiche riguarda il fatto che le decisioni della SCO mancano di una reale forza esecutiva e che, per questo motivo, l’organizzazione rischia di assomigliare al Movimento dei Non Allineati, riducendosi a una semplice piattaforma per esprimere dichiarazioni e posizioni. I critici la confrontano con altre realtà internazionali come l’Unione Europea, la NATO, l’ASEAN, ma anche con l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).

Sembra che Pashinyan abbia scelto un nuovo garante per la sicurezza dell’Armenia. Sarà la Turchia. Alla fine di luglio si terrà a Dubai un incontro tra il Primo Ministro armeno e il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. E proprio di recente, Pashinyan è stato ricevuto a Istanbul da Erdogan.

Nei prossimi mesi, possiamo aspettarci la firma di un trattato di pace tra Yerevan e Baku. Allo stesso tempo, il destino del corridoio dello Zangezur (e quindi il destino di tutta l’Armenia) sarà molto probabilmente avvolto in alcuni protocolli segreti.

A quanto pare, l'”accordo” è stato approvato dall’Unione Europea. Durante la sua visita a Yerevan, Kaja Kallas si è mostrata molto ottimista. e aziende turche sono già in difficoltà e sono pronte a entrare in Armenia con i loro progetti e investimenti. L’unica cosa che resta da fare è che Baku, Yerevan e Ankara escludano la Russia dalla Transcaucasia.

Anche l’Azerbaigian non resta fermo a guardare

L’Azerbaigian, dal canto suo, è già in procinto di entrare nella SCO. Recentemente, a metà giugno, una rappresentanza ha partecipato alla quarta riunione dei capi dei ministeri e delle agenzie responsabili dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) degli Stati membri dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutasi a Karamay, in Cina.

Bakhtiyar Mammadov, vicecapo di gabinetto del Ministero dello Sviluppo Digitale e dei Trasporti della Repubblica dell’Azerbaigian, è intervenuto alla riunione. Ha informato i partecipanti sulle nuove iniziative e sui progetti in corso nel settore delle TIC in Azerbaigian e ha sottolineato la disponibilità del Paese a rafforzare la cooperazione con gli Stati membri della SCO ed ha elogiato il contributo dell’organizzazione allo sviluppo regionale.

Negli ultimi anni, la SCO ha acquisito una notevole importanza, attirando una maggiore attenzione a livello internazionale. Nel 2015, durante la riunione del Consiglio dei capi di Stato dei paesi membri della SCO, all’Azerbaigian è stato concesso lo status di partner, seguito dalla firma di un memorandum a Pechino nel 2016, che ha ufficialmente designato l’Azerbaigian come partner di dialogo della SCO. Questo riconoscimento sottolinea il crescente impegno e l’influenza dell’Azerbaigian all’interno dell’organizzazione.

La partecipazione del presidente Ilham Aliyev come ospite d’onore al vertice della SCO del 2022 a Samarcanda, in Uzbekistan, sottolinea ulteriormente la chiara volontà di stabilire una connessione.

L’ingresso dell’Azerbaigian nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) ha aperto nuove possibilità di collaborazione in molteplici ambiti, tra cui il rafforzamento della sicurezza e della stabilità a livello regionale, nonché la cooperazione nei settori del commercio, degli investimenti, dell’energia, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura. Inoltre, si favoriscono i rapporti diretti tra piccole e medie imprese e si sviluppano sinergie su temi giuridici e doganali. Il Paese riveste una posizione strategica nell’aumento del commercio e del trasporto di merci in transito, sia all’interno dell’iniziativa cinese della Belt and Road sia attraverso la Rotta Internazionale di Trasporto Trans-Caspica (TITR), anche nota come Corridoio Centrale. Sul fronte dei rapporti bilaterali, la Cina si conferma uno dei principali partner economici dell’Azerbaigian: è al quarto posto per scambi commerciali e al secondo tra i Paesi da cui proviene la maggior parte delle importazioni. Le aziende cinesi stanno pianificando investimenti per produrre autobus elettrici e batterie direttamente in territorio azero.

In questa fase di conflittualità fra i due Paesi, Armenia e Azerbaigian, il rischio di una escalation si fa sempre più forte e, se non scoppierà niente di eclatante, è però possibile che il fronte venga aperto tramite i metodi già noti all’Occidente per destabilizzare il Caucaso, con effetti anche sulle grandi potenze eurasiatiche in gioco.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

See also

See also

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.