Intanto, piaccia o no, una bella lezione di sovranità ci arriva proprio da uno di quei Paesi considerati a lungo come “inferiori”, che adesso con voce autorevole ha detto ai politicanti euroinomani “Accomodatevi pure all’uscita”.
La ruota gira, prima o dopo
Talvolta capitano eventi del tutto inaspettati. È il caso dei dichiarati “migranti irregolari” che, stavolta, sono i rappresentanti dell’Unione Europea: il Commissario europeo per la Migrazione Magnus Brunner, il Ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, e i colleghi omologhi di Grecia e Malta, Thanos Plevris e Byron Camilleri. Ironia della sorte: partiti per parlare di migranti “fuori regola”, si sono ritrovati a essere trattati alla stregua di clandestini e mandati via senza troppi complimenti. Tutto ciò è avvenuto in Libia, anno 2025.
Una notizia che, per alcuni, suona come una rivincita. La Libia guidata dal Generale Khalifa Haftar ha dichiarato “non graditi” i funzionari dell’Unione Europea e li ha rispediti al mittente. A quanto pare, il gruppo si era recato nel Paese per discutere del problema dei flussi migratori verso Lampedusa, e… niente, la ruota gira per tutti. L’Unione Europea ne esce malconcia. Il resto è fumo.
I funzionari europei sono stati cacciati, e con loro è stata colpita l’immagine dell’Unione. Ora si tenta di minimizzare, con la consueta propaganda da parte della sinistra italiana, che cerca di scaricare tutto sulla figuraccia di Piantedosi. Ma la verità è più dura: Haftar ha respinto un rappresentante europeo e tre ministri Ue. E l’ambasciatore Orlando? Non ha certo brillato. A peggiorare le cose, il fatto che il gruppo si fosse prima incontrato con Dbeibah, rivale politico di Haftar e leader di una delle fazioni libiche. Un gesto che, in un contesto geopolitico come quello attuale, equivaleva quasi a un’autodenuncia. L’Ue, inoltre, è vista da Tripoli come ostile per la sua posizione sull’Ucraina e il sostegno incondizionato contro Mosca. La loro espulsione era in un certo senso prevedibile, e così è stato.
Haftar manda un messaggio chiaro: l’Ue non ha più potere in Libia. E, forse, nemmeno in Africa.
Il generale viene visto da alcuni come una figura forte, capace di sfidare apertamente l’Unione Europea, considerata inefficace e dannosa, e forse capace di trainare anche altri Stati del Mediterraneo verso Sud, verso un’Africa sostenuta da Mosca e Pechino.
Bisogna ammetterlo: i tempi delle bombe occidentali su Gheddafi sono passati, oggi è l’Europa a perdere terreno.
Le reazioni della sinistra italiana cercano di spostare il dibattito sull’aspetto diplomatico, ma l’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie che mostra come l’Ue stia perdendo ogni influenza nel continente africano. Francia, Stati Uniti ed Europa un tempo imponevano governi e guerre: oggi sono sempre più messi alla porta. Il colonialismo economico francese è stato in gran parte smantellato. Il “Piano Mattei” si rivela, secondo molti, poco più che un’illusione. Ormai, in Africa, hanno diritto di parole Mosca e Pechino, insieme agli attori locali. Persino Washington, sotto la guida incerta di Biden, ha visto sfumare le sue ultime possibilità.
Così come sta fallendo in Ucraina, Bruxelles rischia di essere estromessa anche in Africa. E con essa, le imprese europee che ancora operano nel continente. Quanto ai migranti che l’Europa vorrebbe fermare, continua la retorica doppiogiochista, con i rimbalzi di responsabilità e le lungaggini burocratiche, mentre il grande impero economico delle migrazioni irregolari prosegue, addirittura ricevendo la benedizione delle finanziarie e dei Primi Ministri. Un circo senza fine, quest’Europa.
Intanto, piaccia o no, una bella lezione di sovranità ci arriva proprio da uno di quei Paesi considerati a lungo come “inferiori”, che adesso con voce autorevole ha detto ai politicanti euroinomani “Accomodatevi pure all’uscita”.