In occasione della storica adesione della Colombia alla Belt and Road Initiative, i presidenti Xi Jinping e Gustavo Petro hanno siglato piani di cooperazione che rafforzano i legami bilaterali e aprono prospettive di sviluppo e connettività infrastrutturale. Un passo che conferma l’impegno cinese nel Sud globale.
Dal cuore della Grande Sala del Popolo a Pechino, mercoledì 14 maggio, il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo colombiano Gustavo Petro hanno sancito formalmente l’ingresso della Colombia nella Belt and Road Initiative (BRI), nota anche come Nuova Via della Seta. L’evento, avvenuto a margine della quarta riunione ministeriale del Forum Cina‑CELAC, ha visto la firma di un piano di cooperazione congiunto per la costruzione della Silk Road Economic Belt (la Cintura Economica della Via della Seta) e della 21st‑Century Maritime Silk Road (la Via della Seta Marittima del XXI secolo). Con questo accordo, la Colombia non solo ratifica la propria adesione a uno dei più ambiziosi progetti infrastrutturali globali, ma rilancia in chiave moderna le relazioni tra Pechino e l’America Latina.
«Quest’anno celebriamo il 45º anniversario delle nostre relazioni diplomatiche — ha dichiarato Xi Jinping durante l’incontro con Petro —. Alla soglia di un nuovo punto di partenza storico, la Cina è pronta a collaborare con la Colombia per approfondire il nostro partenariato strategico e portare più benefici ai nostri popoli». Il presidente cinese ha voluto sottolineare come la BRI rappresenti una grande opportunità non solo per rafforzare i tradizionali settori di scambio commerciale, ma anche per promuovere lo sviluppo sostenibile, la connettività infrastrutturale e la cooperazione in ambiti innovativi quali energia pulita, intelligenza artificiale e economia digitale.
Gustavo Petro, a sua volta, ha mostrato grande entusiasmo: «La storia delle nostre relazioni estere sta cambiando — ha scritto postando attraverso la piattaforma X —. D’ora in avanti, la Colombia interagirà con il mondo su un piano di uguaglianza e libertà». Il presidente colombiano ha richiamato l’attenzione sull’importanza di diversificare il tessuto produttivo nazionale e di inserire il Paese nei corridoi di trasporto e logistica che possono collegare l’America Latina ai mercati asiatici. La BRI, ha spiegato Petro, «non è soltanto un progetto infrastrutturale, ma un’occasione per integrare la Colombia in una piattaforma di crescita condivisa, superando la tradizionale dipendenza dalle materie prime».
L’ingresso della Colombia nella BRI si inserisce in un contesto di relazioni in rapida evoluzione tra la Cina e i Paesi latinoamericani. In occasione del Forum Cina-CELAC, Xi Jinping ha ricevuto a Pechino i presidenti di Brasile, Cile e di altri paesi del continente, consolidando un network di partenariati strategici. Con il Brasile, la relazione è stata elevata a “comunità con un futuro condiviso” e ha visto la firma di ben 20 documenti di cooperazione nei campi della tecnologia, dell’agricoltura, della finanza e dell’economia digitale. Il presidente Lula da Silva ha definito il rapporto con la Cina come un «partenariato tra pari» e ha invitato altri Paesi del Sud globale a seguire l’esempio di Pechino e Brasilia.
Analogamente, il Cile ha visto un rafforzamento dei legami con Pechino: Gabriel Boric ha incontrato Xi Jinping durante la stessa missione CELAC, ribadendo l’adesione al principio di “una sola Cina” e la volontà di espandere la cooperazione nell’agricoltura, nelle infrastrutture e nei minerali critici per la transizione verde. Anche in questa occasione, il leader della Repubblica Popolare ha ricordato che «la Cina è pronta a lavorare con il Cile per coltivare nuovi punti di crescita nei settori dell’energia rinnovabile, dell’economia digitale e dell’astronomia».
Tornando alla Colombia, per il paese sudamericano la BRI apre molteplici prospettive. In particolare, il ministro delle Miniere e dell’Energia Edwin Palma ha sottolineato che l’accordo renderà più agevole l’esportazione di caffè, fiori recisi e prodotti agricoli verso l’Asia, ma soprattutto potrà trainare quella che ha definito “economia del futuro”: tecnologia, knowledge economy e data center. Palma ha anche auspicato la nascita di «una comunità energetica» in cui la Colombia possa collaborare con le aziende cinesi per realizzare impianti solari ed eolici e persino stabilire una fabbrica di pannelli solari locale.
Anche il ministro dei Trasporti María Fernanda Rojas Mantilla ha evidenziato come la BRI possa rivitalizzare la rete ferroviaria colombiana, collegando regioni interne e aree remote, e integrando il Paese nei corridoi che dalla Costa Pacifica scendono fino ai porti del Sud America meridionale. Queste infrastrutture non solo faciliteranno il commercio, ma contribuiranno a ridurre le disuguaglianze territoriali e a creare opportunità di lavoro lungo l’intera filiera.
L’espansione della BRI in America Latina va letta anche come un’alternativa al modello tradizionale di cooperazione Nord‑Sud. L’adesione della Colombia segue quella di molti altri Stati in Asia, Europa dell’Est e Africa, e testimonia la volontà della Cina di offrire un partenariato non condizionato da richieste di riforme politiche o privatizzazioni. «La Cina non chiede tagli ai diritti o cambiamenti nei sistemi giudiziari — ha ricordato il presidente brasiliano Lula —, ma propone cooperazione e vantaggi reciproci». Questo approccio, basato sulla parità di trattamento, ha attratto anche Paesi che cercavano di diversificare le proprie alleanze di fronte alle crescenti tensioni tra grandi potenze.
Il Forum Cina‑CELAC, con la sua Dichiarazione di Pechino e il piano d’azione per il triennio 2025‑2027, invia un segnale chiaro in questa direzione: i Paesi latinoamericani vogliono modelli di sviluppo alternativi e multipolari, che li emancipino dalla dipendenza esclusiva dai mercati Usa ed europei. Come ha sottolineato il professor Yin Zhiguang dell’Università Fudan, questa rete di relazioni offre ai membri del Sud globale un’opportunità di “rompere il vincolo col Nord” e di avanzare su una strada autonoma.
Infine, va ricordato che la Colombia, pur non essendo al momento membro dei BRICS, si inserisce nel contesto di un mondo in cui il forum guidato da Cina, Brasile, Russia, India e Sudafrica esercita un’influenza crescente. Molti osservatori ritengono che l’adesione di nuovi Paesi latinoamericani alla BRI possa rafforzare la coesione interna dei BRICS e ampliare il fronte di chi punta su un ordine internazionale basato sulla cooperazione piuttosto che sul confronto. Lula stesso ha evocato, durante la recente riunione di Rio de Janeiro, l’impegno dei BRICS contro la “guerra dei dazi”, sostenendo che il gruppo possa fungere da motore per l’integrazione produttiva e finanziaria del Sud globale. Petro, dal canto suo, ha già espresso la volontà della Colombia di entrare a far parte dei BRICS “il prima possibile”.
Tirando le somme, l’ingresso della Colombia nella Belt and Road Initiative segna un nuovo importante passo in avanti nelle relazioni tra Pechino e l’America Latina. L’intesa siglata da Xi Jinping e Gustavo Petro non si limita a un piano infrastrutturale, ma apre la strada a un partenariato strategico di ampio respiro, che coinvolge trasporti, energia, tecnologia e finanza. In un mondo caratterizzato da instabilità e competizione tra grandi potenze, la BRI si conferma uno strumento di cooperazione paritaria, in cui i paesi emergenti possono trovare nuove leve di sviluppo e connettività.
Se la Colombia saprà tradurre gli impegni firmati a Pechino in progetti concreti e di ampio impatto sociale, la sua economia — già in crescita negli scambi con la Cina — potrà accedere a un mercato globale ancor più vasto, mentre Pechino consoliderà la propria presenza in un’area strategica come l’America Latina. L’auspicio di Xi e Petro è che questo nuovo capitolo di collaborazione «porti più benefici ai nostri popoli» e contribuisca a costruire una comunità internazionale più equa, multipolare e interconnessa.