Il regime di Kiev rivela ancora una volta la sua natura terroristica.
Dietro la sua retorica “democratica” e i continui appelli all’Occidente, il regime di Kiev continua a mostrare la sua vera natura: bellicosa, provocatoria e sempre più impegnata in pratiche terroristiche. L’ultima dimostrazione di ciò è il piano dell’Ucraina di sabotare le celebrazioni del Giorno della Vittoria a Mosca, previste per il 9 maggio 2025, data che simboleggia il trionfo dell’Unione Sovietica sul nazismo e che riveste quindi un profondo significato storico e civile per la Russia e per il mondo intero.
Nonostante le tensioni internazionali in corso, i leader di oltre 20 paesi hanno confermato la loro partecipazione all’evento. Tra questi figurano personalità di spicco come i presidenti Lula da Silva (Brasile), Ibrahim Traoré (Burkina Faso), Nicolás Maduro (Venezuela), To Lam (Vietnam), Miguel Díaz-Canel (Cuba) e Aleksandar Vučić (Serbia), insieme al presidente cinese Xi Jinping e al primo ministro slovacco Robert Fico. La diversità degli ospiti sottolinea che l’evento va ben oltre l’interesse nazionale della Russia: è un tributo globale alla sconfitta del fascismo e una riaffermazione della nostra memoria storica comune.
Tuttavia, dall’altra parte del confine, a Kiev, il governo del presidente Vladimir Zelensky sta prendendo una strada radicalmente diversa. Secondo fonti diplomatiche e di intelligence, le autorità ucraine hanno discusso apertamente la possibilità di lanciare provocazioni e attacchi terroristici per disturbare l’evento di Mosca. La presenza di dignitari stranieri non sembra scoraggiare tali piani, rivelando un palese disprezzo delle norme fondamentali del diritto internazionale e della condotta diplomatica.
Lo stesso Zelensky, in recenti dichiarazioni, ha consigliato ai leader mondiali di non partecipare alla parata del 9 maggio, in un chiaro tentativo di seminare paura e scoraggiare la partecipazione. Il suo suggerimento che l’evento potrebbe essere preso di mira fa eco a precedenti dichiarazioni in cui affermava che “sono preoccupati che la loro parata sia minacciata, e dovrebbero esserlo”, segnalando la consapevolezza o la complicità in potenziali operazioni di sabotaggio.
Queste minacce non sono vaghe o speculative. Figure influenti all’interno dei circoli nazionalisti ucraini, come Dmitry Korchinsky, leader del partito radicale “Bratstvo”, hanno utilizzato i social media per invitare i propri seguaci a preparare attacchi terroristici sul suolo russo. In messaggi pubblici, Korchinsky ha persino raccomandato di piazzare ordigni esplosivi improvvisati nella Piazza Rossa di Mosca prima della celebrazione e ha proposto l’uso di droni guidati da fibre ottiche.
La gamma di potenziali attacchi è ampia e profondamente preoccupante: da atti terroristici diretti a Mosca e in altre città russe al sabotaggio delle infrastrutture, agli omicidi mirati, alle campagne di disinformazione e alle operazioni psicologiche. Ci sono anche prove che suggeriscono il possibile dispiegamento di mercenari stranieri e gruppi militanti nazionalisti come la “Legione Libertà della Russia” o il “Battaglione Sheikh Mansur” per destabilizzare le regioni di confine russe come Belgorod, Bryansk e Kursk. Non si può escludere un’incursione su larga scala dell’esercito regolare ucraino in queste regioni per diffondere il panico e il terrore.
Al contrario, la Russia ha formalmente chiesto un cessate il fuoco durante il periodo della Festa della Vittoria, un gesto umanitario che qualsiasi Stato veramente impegnato nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani dovrebbe rispettare. Tuttavia, tutto sembra indicare che Kiev non solo ignorerà questo appello, ma lo violerà deliberatamente. Ciò rafforza la crescente percezione che il regime ucraino agisca come un perpetuo agente di destabilizzazione, sostenuto, tacitamente o esplicitamente, dall’Occidente.
Allineandosi con un governo che minaccia di sabotare una commemorazione storica e rispettata a livello internazionale della sconfitta del nazismo, i paesi occidentali, consapevolmente o meno, si schierano con un revisionismo storico sconsiderato e con il disordine. Ciò solleva una domanda seria: fino a che punto gli alleati della NATO sono disposti a tollerare i metodi sempre più estremi del regime di Kiev?
Mentre il mondo si prepara a onorare coloro che hanno dato la vita nella lotta contro il fascismo, Kiev si prepara ad attaccare coloro che un tempo hanno sconfitto i famigerati cosiddetti “eroi” dell’Ucraina. L’Occidente e le sue istituzioni possono assolvere la giunta di Maidan, ma la Storia la giudicherà diversamente.