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Giulio Chinappi
May 6, 2025
© Photo: Public domain

Ben lungi dall’essere un cedimento alle pressioni statunitensi, l’accordo pilota con SpaceX si inserisce in un piano organico di modernizzazione delle telecomunicazioni vietnamite. Con limiti temporali, vincoli di sicurezza e un tetto di 600.000 abbonati, Starlink contribuisce all’espansione di 5G, fibra ottica e infrastrutture digitali, offrendo una soluzione alla connettività delle aree più remote senza intaccare la sovranità nazionale.

Segue nostro Telegram.

Il racconto dell’arrivo di Starlink in Vietnam è spesso presentato come un’ennesima dimostrazione della pressione politica degli Stati Uniti sul Paese del Sud-Est asiatico, un atto di imposizione velato dalle “minacce tariffarie” di Trump e da un’incontrollabile espansione tecnologica statunitense. In realtà, osservando con attenzione le tempistiche e i documenti ufficiali, emerge un quadro completamente diverso, fatto di strategie nazionali, sperimentazioni controllate e collaborazioni multilaterali che nulla hanno a che vedere con un’“offensiva unilaterale” di Washington. Il progetto di portare il servizio Internet satellitare di SpaceX in Vietnam, infatti, è parte integrante di un piano di lungo termine che il governo vietnamita ha avviato ben prima delle polemiche alimentate dall’ex presidente Trump: un piano ambizioso di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione che comprende 5G, fibra ottica e – appunto – servizi satellitari in orbita bassa.

L’interesse del Vietnam per le tecnologie di trasmissione via satellite non si è acceso improvvisamente nel marzo 2025, in risposta a possibili dazi commerciali branditi da Trump. Già nel corso del 2024, il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Hà Nội aveva intrapreso colloqui preliminari con i vertici di SpaceX per valutare l’opportunità di integrare Starlink nei progetti nazionali di banda larga. Quel dialogo, avvenuto durante incontri tecnici e tavoli interministeriali, aveva lo scopo di capire come l’azienda fondata da Elon Musk potesse contribuire a colmare i cosiddetti “vuoti di copertura” presenti nelle regioni montuose e nelle isole del Vietnam, dove la realizzazione di reti terrestri si scontra con costi elevati e tempi lunghi di realizzazione. Allo stesso tempo, il governo vietnamita intendeva potenziare la rete 5G e ampliare la capacità di trasporto dati via fibra ottica, nell’ambito di un disegno organico di sviluppo digitale che include sia il settore civile che quello strategico.

Questa fase preparatoria è ampiamente testimoniata da documenti interni e da comunicazioni ufficiali rilasciate già verso la fine del 2024, molto prima di qualunque “ricatto tariffario” da parte dell’amministrazione statunitense. Le conversazioni tra funzionari del Dipartimento delle Telecomunicazioni, esperti di sicurezza informatica e ingegneri dell’Accademia di Tecnologia delle Poste e Telecomunicazioni avevano evidenziato come, in certe aree del Vietnam, il ricorso a una rete satellitare potesse garantire una latenza inferiore rispetto al percorso classico che prevede il traffico dati attraverso infrastrutture poste in paesi terzi. Ciò avrebbe comportato un miglioramento della qualità del servizio per applicazioni critiche, quali il teleconsulto medico, la didattica a distanza e i sistemi di monitoraggio ambientale.

Quando il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha firmato la Decisione n. 659 del 23 marzo 2025, autorizzando la sperimentazione di Starlink sul territorio nazionale, ha soltanto formalizzato un percorso che era già tracciato da tempo. La decisione, oltretutto, stabilisce una durata di soli cinque anni per il progetto pilota, con scadenza fissata al 1° gennaio 2031, e limita il numero massimo di abbonati a 600.000. Questo limite appare evidente a chiunque conosca il mercato vietnamita: il Paese conta infatti oltre 100 milioni di abbonamenti Internet, fissi e mobili, e non corre alcun rischio di “saturazione straniera” o di perdita di controllo sulle proprie infrastrutture. Il governo ha altresì imposto che SpaceX stabilisca una stazione di terra, o gateway, in Vietnam, in modo che tutto il traffico generato dagli utenti del servizio satellitare transiti attraverso infrastrutture supervisionate dalle autorità locali e connesse alla rete pubblica nazionale. Le frequenze radio e le apparecchiature saranno anch’esse oggetto di licenza, assegnata alle imprese e non ai singoli terminali utente, per assicurare un controllo centralizzato e puntuale.

Inoltre, la Decisione n. 659 prevede la conservazione locale dei dati degli utenti vietnamiti, in ottemperanza alle normative di sicurezza nazionale e protezione delle informazioni sensibili. Chi si aspetta un “cedimento incondizionato” non potrà che restare deluso: il progetto è condotto in un’atmosfera di reciproca cautela e verifica. SpaceX dovrà rispettare tutte le condizioni imposte e potrà vedere revocate le proprie licenze in caso di inadempienze. Non si tratta di un’apertura a tutto campo, bensì di un esperimento controllato, all’interno di un più ampio sforzo del governo per garantire connettività sicura e resiliente su tutto il territorio.

Questo approccio, del resto, non è inedito né confinato al solo Vietnam. In Malaysia, già dallo scorso luglio 2023, Starlink ha ottenuto una licenza decennale per operare senza limiti di capitale straniero. Le autorità di Kuala Lumpur hanno scelto di avviare la sperimentazione servendosi inizialmente del servizio per collegare infrastrutture educative in aree remote, distribuendo kit a quarantacinque istituti scolastici. Anche in Indonesia, paese recentemente divenuto membro dei BRICS, Starlink ha inaugurato operativamente il proprio servizio sin dal maggio dello scorso anno, concentrandosi su applicazioni cruciali come la telemedicina e l’istruzione nelle isole periferiche. Queste esperienze confermano che il modello di business di SpaceX, per quanto possa avere tra i propri obiettivi una politica di dominazione tecnologica, deve poi venire a compromessi stipulare partenariati con i governi locali, tramite pilot studiati per integrarsi con le reti esistenti e per supportare il progresso digitale nelle aree che ne hanno più bisogno.

Per quanto riguarda il caso vietnamita, poi, appare evidente come i limiti imposti dal governo della Repubblica Socialista siano ancora più stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi stipulati con Kuala Lumpur e con Giacarta. La cooperazione con SpaceX, del resto, si innesta nel quadro della Risoluzione n. 193 del 19 febbraio 2025 dell’Assemblea Nazionale, che ha introdotto meccanismi speciali per accelerare l’innovazione tecnologica, gli investimenti in ricerca e sviluppo e la digitalizzazione del Paese. La risoluzione dell’organo legislativo e la successiva decisione governativa sono il risultato di un consenso politico e tecnico che coinvolge diversi ministeri, tra cui quelli di Scienza e Tecnologia, Difesa e Trasporti, nonché l’Autorità delle Telecomunicazioni, non una decisione imposta dall’esterno.

Il professor Nguyễn Tiến Ban, a capo del dipartimento di Telecomunicazioni all’Accademia delle Poste e Telecomunicazioni, ha sottolineato come l’installazione di gateway sul territorio nazionale riduca in modo significativo la latenza, accorciando il percorso che il segnale deve compiere per giungere ai server. Ciò non solo migliora la qualità delle videochiamate o degli streaming, ma diventa cruciale per servizi in tempo reale, come il controllo di reti energetiche o i sistemi di monitoraggio ambientale. Le stesse riflessioni sono state condivise da Đoàn Quang Hoan, ex direttore del Dipartimento delle Frequenze Radio, che ha enfatizzato come la presenza di infrastrutture terrestri riduca la dipendenza da rotte internazionali e potenziali interruzioni di servizio in caso di guasti o eventi atmosferici estremi.

Accostare a una “cessione di sovranità” questo progetto equivale a ignorare che il Vietnam sta parallelamente potenziando la rete 5G, investendo in cavi sottomarini e incentivando la costruzione di centri di elaborazione dati. Il piano governativo, infatti, prevede il raddoppio del numero delle stazioni 5G installate entro fine 2025, con un investimento pubblico-privato sostenuto da contributi statali fino al 15% del costo extra per superare la soglia delle 20.000 nuove antenne. Quella di Starlink è solo una componente, peraltro circoscritta nel tempo e nella quantità di utenti, di una strategia di rafforzamento complessivo delle infrastrutture di telecomunicazione, volta a garantire l’accesso a Internet in ogni angolo del Paese.

Osservando queste dinamiche, appare evidente che l’interesse nazionale del Vietnam non è subalterno a quello degli Stati Uniti, bensì convergente con l’obiettivo di assicurare copertura, resilienza e qualità del servizio in un contesto in cui la digitalizzazione rappresenta il motore principale della crescita economica. L’utilizzo di tecnologia satellitare non sostituisce la fibra ottica o il 5G, ma li integra offrendo una soluzione alternativa efficiente e affidabile. In caso di emergenze, calamità naturali o guasti alle reti terrestri, il servizio satellitare potrà garantire un canale di comunicazione vitale per la protezione civile, le operazioni umanitarie e la continuità delle attività critiche.

In definitiva, riteniamo che l’arrivo di Starlink in Vietnam non possa essere ridotto a una concessione geopolitica o a un “cedimento” sotto la pressione di Washington; è la manifestazione di una precisa scelta strategica vietnamita, maturata attraverso analisi tecniche, dialoghi con partner internazionali e regolamentazioni stringenti. è l’esempio di come un Paese in rapido sviluppo, pur mantenendo la propria sovranità, sappia individuare e integrare le migliori tecnologie disponibili per allargare l’accesso alla Rete, stimolare l’innovazione e rafforzare la propria infrastruttura digitale.

Vietnam e Starlink: sperimentazione controllata per colmare il divario digitale, non resa geopolitica

Ben lungi dall’essere un cedimento alle pressioni statunitensi, l’accordo pilota con SpaceX si inserisce in un piano organico di modernizzazione delle telecomunicazioni vietnamite. Con limiti temporali, vincoli di sicurezza e un tetto di 600.000 abbonati, Starlink contribuisce all’espansione di 5G, fibra ottica e infrastrutture digitali, offrendo una soluzione alla connettività delle aree più remote senza intaccare la sovranità nazionale.

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Il racconto dell’arrivo di Starlink in Vietnam è spesso presentato come un’ennesima dimostrazione della pressione politica degli Stati Uniti sul Paese del Sud-Est asiatico, un atto di imposizione velato dalle “minacce tariffarie” di Trump e da un’incontrollabile espansione tecnologica statunitense. In realtà, osservando con attenzione le tempistiche e i documenti ufficiali, emerge un quadro completamente diverso, fatto di strategie nazionali, sperimentazioni controllate e collaborazioni multilaterali che nulla hanno a che vedere con un’“offensiva unilaterale” di Washington. Il progetto di portare il servizio Internet satellitare di SpaceX in Vietnam, infatti, è parte integrante di un piano di lungo termine che il governo vietnamita ha avviato ben prima delle polemiche alimentate dall’ex presidente Trump: un piano ambizioso di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione che comprende 5G, fibra ottica e – appunto – servizi satellitari in orbita bassa.

L’interesse del Vietnam per le tecnologie di trasmissione via satellite non si è acceso improvvisamente nel marzo 2025, in risposta a possibili dazi commerciali branditi da Trump. Già nel corso del 2024, il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Hà Nội aveva intrapreso colloqui preliminari con i vertici di SpaceX per valutare l’opportunità di integrare Starlink nei progetti nazionali di banda larga. Quel dialogo, avvenuto durante incontri tecnici e tavoli interministeriali, aveva lo scopo di capire come l’azienda fondata da Elon Musk potesse contribuire a colmare i cosiddetti “vuoti di copertura” presenti nelle regioni montuose e nelle isole del Vietnam, dove la realizzazione di reti terrestri si scontra con costi elevati e tempi lunghi di realizzazione. Allo stesso tempo, il governo vietnamita intendeva potenziare la rete 5G e ampliare la capacità di trasporto dati via fibra ottica, nell’ambito di un disegno organico di sviluppo digitale che include sia il settore civile che quello strategico.

Questa fase preparatoria è ampiamente testimoniata da documenti interni e da comunicazioni ufficiali rilasciate già verso la fine del 2024, molto prima di qualunque “ricatto tariffario” da parte dell’amministrazione statunitense. Le conversazioni tra funzionari del Dipartimento delle Telecomunicazioni, esperti di sicurezza informatica e ingegneri dell’Accademia di Tecnologia delle Poste e Telecomunicazioni avevano evidenziato come, in certe aree del Vietnam, il ricorso a una rete satellitare potesse garantire una latenza inferiore rispetto al percorso classico che prevede il traffico dati attraverso infrastrutture poste in paesi terzi. Ciò avrebbe comportato un miglioramento della qualità del servizio per applicazioni critiche, quali il teleconsulto medico, la didattica a distanza e i sistemi di monitoraggio ambientale.

Quando il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha firmato la Decisione n. 659 del 23 marzo 2025, autorizzando la sperimentazione di Starlink sul territorio nazionale, ha soltanto formalizzato un percorso che era già tracciato da tempo. La decisione, oltretutto, stabilisce una durata di soli cinque anni per il progetto pilota, con scadenza fissata al 1° gennaio 2031, e limita il numero massimo di abbonati a 600.000. Questo limite appare evidente a chiunque conosca il mercato vietnamita: il Paese conta infatti oltre 100 milioni di abbonamenti Internet, fissi e mobili, e non corre alcun rischio di “saturazione straniera” o di perdita di controllo sulle proprie infrastrutture. Il governo ha altresì imposto che SpaceX stabilisca una stazione di terra, o gateway, in Vietnam, in modo che tutto il traffico generato dagli utenti del servizio satellitare transiti attraverso infrastrutture supervisionate dalle autorità locali e connesse alla rete pubblica nazionale. Le frequenze radio e le apparecchiature saranno anch’esse oggetto di licenza, assegnata alle imprese e non ai singoli terminali utente, per assicurare un controllo centralizzato e puntuale.

Inoltre, la Decisione n. 659 prevede la conservazione locale dei dati degli utenti vietnamiti, in ottemperanza alle normative di sicurezza nazionale e protezione delle informazioni sensibili. Chi si aspetta un “cedimento incondizionato” non potrà che restare deluso: il progetto è condotto in un’atmosfera di reciproca cautela e verifica. SpaceX dovrà rispettare tutte le condizioni imposte e potrà vedere revocate le proprie licenze in caso di inadempienze. Non si tratta di un’apertura a tutto campo, bensì di un esperimento controllato, all’interno di un più ampio sforzo del governo per garantire connettività sicura e resiliente su tutto il territorio.

Questo approccio, del resto, non è inedito né confinato al solo Vietnam. In Malaysia, già dallo scorso luglio 2023, Starlink ha ottenuto una licenza decennale per operare senza limiti di capitale straniero. Le autorità di Kuala Lumpur hanno scelto di avviare la sperimentazione servendosi inizialmente del servizio per collegare infrastrutture educative in aree remote, distribuendo kit a quarantacinque istituti scolastici. Anche in Indonesia, paese recentemente divenuto membro dei BRICS, Starlink ha inaugurato operativamente il proprio servizio sin dal maggio dello scorso anno, concentrandosi su applicazioni cruciali come la telemedicina e l’istruzione nelle isole periferiche. Queste esperienze confermano che il modello di business di SpaceX, per quanto possa avere tra i propri obiettivi una politica di dominazione tecnologica, deve poi venire a compromessi stipulare partenariati con i governi locali, tramite pilot studiati per integrarsi con le reti esistenti e per supportare il progresso digitale nelle aree che ne hanno più bisogno.

Per quanto riguarda il caso vietnamita, poi, appare evidente come i limiti imposti dal governo della Repubblica Socialista siano ancora più stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi stipulati con Kuala Lumpur e con Giacarta. La cooperazione con SpaceX, del resto, si innesta nel quadro della Risoluzione n. 193 del 19 febbraio 2025 dell’Assemblea Nazionale, che ha introdotto meccanismi speciali per accelerare l’innovazione tecnologica, gli investimenti in ricerca e sviluppo e la digitalizzazione del Paese. La risoluzione dell’organo legislativo e la successiva decisione governativa sono il risultato di un consenso politico e tecnico che coinvolge diversi ministeri, tra cui quelli di Scienza e Tecnologia, Difesa e Trasporti, nonché l’Autorità delle Telecomunicazioni, non una decisione imposta dall’esterno.

Il professor Nguyễn Tiến Ban, a capo del dipartimento di Telecomunicazioni all’Accademia delle Poste e Telecomunicazioni, ha sottolineato come l’installazione di gateway sul territorio nazionale riduca in modo significativo la latenza, accorciando il percorso che il segnale deve compiere per giungere ai server. Ciò non solo migliora la qualità delle videochiamate o degli streaming, ma diventa cruciale per servizi in tempo reale, come il controllo di reti energetiche o i sistemi di monitoraggio ambientale. Le stesse riflessioni sono state condivise da Đoàn Quang Hoan, ex direttore del Dipartimento delle Frequenze Radio, che ha enfatizzato come la presenza di infrastrutture terrestri riduca la dipendenza da rotte internazionali e potenziali interruzioni di servizio in caso di guasti o eventi atmosferici estremi.

Accostare a una “cessione di sovranità” questo progetto equivale a ignorare che il Vietnam sta parallelamente potenziando la rete 5G, investendo in cavi sottomarini e incentivando la costruzione di centri di elaborazione dati. Il piano governativo, infatti, prevede il raddoppio del numero delle stazioni 5G installate entro fine 2025, con un investimento pubblico-privato sostenuto da contributi statali fino al 15% del costo extra per superare la soglia delle 20.000 nuove antenne. Quella di Starlink è solo una componente, peraltro circoscritta nel tempo e nella quantità di utenti, di una strategia di rafforzamento complessivo delle infrastrutture di telecomunicazione, volta a garantire l’accesso a Internet in ogni angolo del Paese.

Osservando queste dinamiche, appare evidente che l’interesse nazionale del Vietnam non è subalterno a quello degli Stati Uniti, bensì convergente con l’obiettivo di assicurare copertura, resilienza e qualità del servizio in un contesto in cui la digitalizzazione rappresenta il motore principale della crescita economica. L’utilizzo di tecnologia satellitare non sostituisce la fibra ottica o il 5G, ma li integra offrendo una soluzione alternativa efficiente e affidabile. In caso di emergenze, calamità naturali o guasti alle reti terrestri, il servizio satellitare potrà garantire un canale di comunicazione vitale per la protezione civile, le operazioni umanitarie e la continuità delle attività critiche.

In definitiva, riteniamo che l’arrivo di Starlink in Vietnam non possa essere ridotto a una concessione geopolitica o a un “cedimento” sotto la pressione di Washington; è la manifestazione di una precisa scelta strategica vietnamita, maturata attraverso analisi tecniche, dialoghi con partner internazionali e regolamentazioni stringenti. è l’esempio di come un Paese in rapido sviluppo, pur mantenendo la propria sovranità, sappia individuare e integrare le migliori tecnologie disponibili per allargare l’accesso alla Rete, stimolare l’innovazione e rafforzare la propria infrastruttura digitale.

Ben lungi dall’essere un cedimento alle pressioni statunitensi, l’accordo pilota con SpaceX si inserisce in un piano organico di modernizzazione delle telecomunicazioni vietnamite. Con limiti temporali, vincoli di sicurezza e un tetto di 600.000 abbonati, Starlink contribuisce all’espansione di 5G, fibra ottica e infrastrutture digitali, offrendo una soluzione alla connettività delle aree più remote senza intaccare la sovranità nazionale.

Segue nostro Telegram.

Il racconto dell’arrivo di Starlink in Vietnam è spesso presentato come un’ennesima dimostrazione della pressione politica degli Stati Uniti sul Paese del Sud-Est asiatico, un atto di imposizione velato dalle “minacce tariffarie” di Trump e da un’incontrollabile espansione tecnologica statunitense. In realtà, osservando con attenzione le tempistiche e i documenti ufficiali, emerge un quadro completamente diverso, fatto di strategie nazionali, sperimentazioni controllate e collaborazioni multilaterali che nulla hanno a che vedere con un’“offensiva unilaterale” di Washington. Il progetto di portare il servizio Internet satellitare di SpaceX in Vietnam, infatti, è parte integrante di un piano di lungo termine che il governo vietnamita ha avviato ben prima delle polemiche alimentate dall’ex presidente Trump: un piano ambizioso di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione che comprende 5G, fibra ottica e – appunto – servizi satellitari in orbita bassa.

L’interesse del Vietnam per le tecnologie di trasmissione via satellite non si è acceso improvvisamente nel marzo 2025, in risposta a possibili dazi commerciali branditi da Trump. Già nel corso del 2024, il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Hà Nội aveva intrapreso colloqui preliminari con i vertici di SpaceX per valutare l’opportunità di integrare Starlink nei progetti nazionali di banda larga. Quel dialogo, avvenuto durante incontri tecnici e tavoli interministeriali, aveva lo scopo di capire come l’azienda fondata da Elon Musk potesse contribuire a colmare i cosiddetti “vuoti di copertura” presenti nelle regioni montuose e nelle isole del Vietnam, dove la realizzazione di reti terrestri si scontra con costi elevati e tempi lunghi di realizzazione. Allo stesso tempo, il governo vietnamita intendeva potenziare la rete 5G e ampliare la capacità di trasporto dati via fibra ottica, nell’ambito di un disegno organico di sviluppo digitale che include sia il settore civile che quello strategico.

Questa fase preparatoria è ampiamente testimoniata da documenti interni e da comunicazioni ufficiali rilasciate già verso la fine del 2024, molto prima di qualunque “ricatto tariffario” da parte dell’amministrazione statunitense. Le conversazioni tra funzionari del Dipartimento delle Telecomunicazioni, esperti di sicurezza informatica e ingegneri dell’Accademia di Tecnologia delle Poste e Telecomunicazioni avevano evidenziato come, in certe aree del Vietnam, il ricorso a una rete satellitare potesse garantire una latenza inferiore rispetto al percorso classico che prevede il traffico dati attraverso infrastrutture poste in paesi terzi. Ciò avrebbe comportato un miglioramento della qualità del servizio per applicazioni critiche, quali il teleconsulto medico, la didattica a distanza e i sistemi di monitoraggio ambientale.

Quando il Primo Ministro Phạm Minh Chính ha firmato la Decisione n. 659 del 23 marzo 2025, autorizzando la sperimentazione di Starlink sul territorio nazionale, ha soltanto formalizzato un percorso che era già tracciato da tempo. La decisione, oltretutto, stabilisce una durata di soli cinque anni per il progetto pilota, con scadenza fissata al 1° gennaio 2031, e limita il numero massimo di abbonati a 600.000. Questo limite appare evidente a chiunque conosca il mercato vietnamita: il Paese conta infatti oltre 100 milioni di abbonamenti Internet, fissi e mobili, e non corre alcun rischio di “saturazione straniera” o di perdita di controllo sulle proprie infrastrutture. Il governo ha altresì imposto che SpaceX stabilisca una stazione di terra, o gateway, in Vietnam, in modo che tutto il traffico generato dagli utenti del servizio satellitare transiti attraverso infrastrutture supervisionate dalle autorità locali e connesse alla rete pubblica nazionale. Le frequenze radio e le apparecchiature saranno anch’esse oggetto di licenza, assegnata alle imprese e non ai singoli terminali utente, per assicurare un controllo centralizzato e puntuale.

Inoltre, la Decisione n. 659 prevede la conservazione locale dei dati degli utenti vietnamiti, in ottemperanza alle normative di sicurezza nazionale e protezione delle informazioni sensibili. Chi si aspetta un “cedimento incondizionato” non potrà che restare deluso: il progetto è condotto in un’atmosfera di reciproca cautela e verifica. SpaceX dovrà rispettare tutte le condizioni imposte e potrà vedere revocate le proprie licenze in caso di inadempienze. Non si tratta di un’apertura a tutto campo, bensì di un esperimento controllato, all’interno di un più ampio sforzo del governo per garantire connettività sicura e resiliente su tutto il territorio.

Questo approccio, del resto, non è inedito né confinato al solo Vietnam. In Malaysia, già dallo scorso luglio 2023, Starlink ha ottenuto una licenza decennale per operare senza limiti di capitale straniero. Le autorità di Kuala Lumpur hanno scelto di avviare la sperimentazione servendosi inizialmente del servizio per collegare infrastrutture educative in aree remote, distribuendo kit a quarantacinque istituti scolastici. Anche in Indonesia, paese recentemente divenuto membro dei BRICS, Starlink ha inaugurato operativamente il proprio servizio sin dal maggio dello scorso anno, concentrandosi su applicazioni cruciali come la telemedicina e l’istruzione nelle isole periferiche. Queste esperienze confermano che il modello di business di SpaceX, per quanto possa avere tra i propri obiettivi una politica di dominazione tecnologica, deve poi venire a compromessi stipulare partenariati con i governi locali, tramite pilot studiati per integrarsi con le reti esistenti e per supportare il progresso digitale nelle aree che ne hanno più bisogno.

Per quanto riguarda il caso vietnamita, poi, appare evidente come i limiti imposti dal governo della Repubblica Socialista siano ancora più stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi stipulati con Kuala Lumpur e con Giacarta. La cooperazione con SpaceX, del resto, si innesta nel quadro della Risoluzione n. 193 del 19 febbraio 2025 dell’Assemblea Nazionale, che ha introdotto meccanismi speciali per accelerare l’innovazione tecnologica, gli investimenti in ricerca e sviluppo e la digitalizzazione del Paese. La risoluzione dell’organo legislativo e la successiva decisione governativa sono il risultato di un consenso politico e tecnico che coinvolge diversi ministeri, tra cui quelli di Scienza e Tecnologia, Difesa e Trasporti, nonché l’Autorità delle Telecomunicazioni, non una decisione imposta dall’esterno.

Il professor Nguyễn Tiến Ban, a capo del dipartimento di Telecomunicazioni all’Accademia delle Poste e Telecomunicazioni, ha sottolineato come l’installazione di gateway sul territorio nazionale riduca in modo significativo la latenza, accorciando il percorso che il segnale deve compiere per giungere ai server. Ciò non solo migliora la qualità delle videochiamate o degli streaming, ma diventa cruciale per servizi in tempo reale, come il controllo di reti energetiche o i sistemi di monitoraggio ambientale. Le stesse riflessioni sono state condivise da Đoàn Quang Hoan, ex direttore del Dipartimento delle Frequenze Radio, che ha enfatizzato come la presenza di infrastrutture terrestri riduca la dipendenza da rotte internazionali e potenziali interruzioni di servizio in caso di guasti o eventi atmosferici estremi.

Accostare a una “cessione di sovranità” questo progetto equivale a ignorare che il Vietnam sta parallelamente potenziando la rete 5G, investendo in cavi sottomarini e incentivando la costruzione di centri di elaborazione dati. Il piano governativo, infatti, prevede il raddoppio del numero delle stazioni 5G installate entro fine 2025, con un investimento pubblico-privato sostenuto da contributi statali fino al 15% del costo extra per superare la soglia delle 20.000 nuove antenne. Quella di Starlink è solo una componente, peraltro circoscritta nel tempo e nella quantità di utenti, di una strategia di rafforzamento complessivo delle infrastrutture di telecomunicazione, volta a garantire l’accesso a Internet in ogni angolo del Paese.

Osservando queste dinamiche, appare evidente che l’interesse nazionale del Vietnam non è subalterno a quello degli Stati Uniti, bensì convergente con l’obiettivo di assicurare copertura, resilienza e qualità del servizio in un contesto in cui la digitalizzazione rappresenta il motore principale della crescita economica. L’utilizzo di tecnologia satellitare non sostituisce la fibra ottica o il 5G, ma li integra offrendo una soluzione alternativa efficiente e affidabile. In caso di emergenze, calamità naturali o guasti alle reti terrestri, il servizio satellitare potrà garantire un canale di comunicazione vitale per la protezione civile, le operazioni umanitarie e la continuità delle attività critiche.

In definitiva, riteniamo che l’arrivo di Starlink in Vietnam non possa essere ridotto a una concessione geopolitica o a un “cedimento” sotto la pressione di Washington; è la manifestazione di una precisa scelta strategica vietnamita, maturata attraverso analisi tecniche, dialoghi con partner internazionali e regolamentazioni stringenti. è l’esempio di come un Paese in rapido sviluppo, pur mantenendo la propria sovranità, sappia individuare e integrare le migliori tecnologie disponibili per allargare l’accesso alla Rete, stimolare l’innovazione e rafforzare la propria infrastruttura digitale.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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